COME GESTIRE E SUPERARE LA CRISI

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COME GESTIRE E SUPERARE LA CRISI

di Marco Ferrini

La vita umana, inutile nasconderlo, è una vita di crisi, che cominciano dalla nascita, con la prima
boccata di ossigeno e gli strilli del neonato, e finiscono con l’ultimo respiro, nella stragrande
maggioranza dei casi reso con dolore, sofferenza e spavento. Nel frattempo l’esistenza umana è
costellata da una serie di prove più meno dure, raramente intervallate da un po’ di piacere qua e
là. E’ pur vero che chi vive una vita profondamente virtuosa, sperimenta anche molta gioia, ma non è
tuttavia esente dalla sofferenza, che da sempre colpisce perfino grandi eroi, grandi santi e grandi
re. Nella propria vita, dunque, ciascun individuo ha da confrontarsi con crisi, tensioni e conflitti
emotivi, ma questi non sono di per sé negativi; lo diventano solo nel momento in cui non si riescono
a gestire e, rimanendo irrisolti, producono nevrosi. Se vengono invece affrontati con la giusta
attitudine, con consapevolezza e motivazione elevata, possono rappresentare persino l’indispensabile
stimolo evolutivo per rafforzare le proprie qualità e per giungere ad equilibri superiori attraverso
il riconoscimento e il superamento di alcuni propri limiti. Riesce infatti a sviluppare una
personalità sempre più matura e integrata colui che impara a risolvere le naturali tensioni che
emergono nel proprio intimo e quelle prodotte dall’esterno, facendo sì che non si cronicizzino ma
anzi risultino occasioni importanti per acquisire ulteriori esperienze formative. A questo proposito
Adler spiegava: “Difficoltà piccola, uguale normalità; difficoltà grande, uguale nevrosi”. Chi sa
riconoscere le particolari crisi emotive e tendenze nevrotiche cui è soggetto, sarà maggiormente in
grado di evitare che esse degenerino in veri e propri disturbi della personalità.

Tutti siamo continuamente alle prese con il processo di riadattamento delle nostre tensioni interne.
Nessuno dovrebbe sentirsi al di sopra di tali tensioni; dovremmo piuttosto imparare a gestirle in
maniera costruttiva, evolutiva, mettendo in pratica un processo di trasformazione e rieducazione
interiore che ci permetta di armonizzarle e trascenderle. Ciò è possibile soprattutto attraverso gli
insegnamenti e lo stimolante esempio di vita di persone equilibrate, con elevato livello di
coscienza, che possono essere modelli di riferimento nel lavoro che dobbiamo fare su noi stessi. Il
termine ‘crisi’ è di origine greca, significa ‘cambiamento’. I cinesi per rappresentare il concetto
di ‘crisi’ utilizzano due ideogrammi: il primo esprime il concetto di ‘pericolo’, il secondo quello
di ‘opportunità’. In entrambe le civiltà, quella greca e quella cinese, vediamo che il fenomeno
implica la necessità di scegliere, discernere, separare, decidere. La crisi è dunque un punto
decisivo di cambiamento che si presenta, improvvisamente o gradualmente, e che può risolversi in
senso favorevole o sfavorevole. Si tratta di un fenomeno comunque caratterizzato dalla rottura
dell’equilibro precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di
comportamento, che non si rivelano più adeguati per far fronte alla situazione presente. Nella
crisi, quando soprattutto è profonda e acuta, è come se tutto subisse un repentino cambiamento dal
quale l’individuo può uscire trasformato in meglio, se dà origine a nuove soluzioni, oppure diretto
verso l’incapacità di adattamento e la degenerazione.

Nelle crisi di tipo fisiologico, dette anche evolutive o di sviluppo, il soggetto sperimenta il
cambiamento passando dall’infanzia all’adolescenza, dall’adolescenza all’età adulta, dall’età adulta
alla senescenza e dalla senescenza alla morte, ovvero al trapasso da una dimensione di esistenza ad
un’altra. Queste crisi generalmente avvengono in maniera graduale e l’individuo può più facilmente
predisporsi per fare un percorso di crescita interiore e di auto-consapevolezza. La crisi evolutiva
è evidentemente di natura inarrestabile. Altra categoria di crisi è quella accidentale, provocata ad
esempio da un’ingente perdita economica, un grave infortunio sul lavoro, un incidente
automobilistico che può creare una disabilità permanente, un lutto, la perdita di una persona cara,
un abbandono o un tradimento. Nella crisi evolutiva la persona ha la possibilità di procurarsi, con
il progressivo mutare delle proprie condizioni di vita, tutti gli strumenti che le occorrono per
gestire e superare il cambiamento. La crisi accidentale irrompe invece in maniera subitanea e
minacciosa, compromettendo la salute fisica, l’equilibrio psicologico, lo status sociale ed
economico, ecc. Essa implica da parte del soggetto maggiori risorse interiori e una più pronta e
matura capacità d’intervento. In genere la crisi accidentale si manifesta attraverso le seguenti
dinamiche:

Il verificarsi di un evento imprevisto.
La connessione tra questo evento e precedenti tensioni che avevano già determinato una situazione
conflittuale nel soggetto.
L’incapacità della persona di affrontare la crisi in modo adeguato servendosi dei suoi consueti
meccanismi di comprensione ed elaborazione degli eventi.
A seconda del livello socio-culturale e soprattutto di quello evolutivo dell’individuo, si possono
presentare differenti scenari di risposta alla crisi. I due principali possono essere così
sintetizzati:

Stato di massima apertura al cambiamento verso situazioni sia positive che negative.
Incapacità di accettare il cambiamento a causa di chiusure e blocchi emozionali e cognitivi
dell’individuo.
Elementi determinanti nel fenomeno crisi sono il fattore tempo (durata) e l’intensità (carica
energetica), ovvero la rilevanza dei cambiamenti affettivi, cognitivi e relazionali che sono messi
in gioco. Nella valutazione generale del fenomeno è inoltre importante prendere in considerazione se
si tratta di una crisi una tantum o se invece è legata ad un’esperienza che, se non risolta in
maniera adeguata, tende a riproporsi nel tempo, come può essere quella associata al fenomeno morte,
ovvero al trapasso da una dimensione di esistenza ad un’altra. La crisi può essere affrontata
principalmente in due modi:

Con un pronto intervento che mira semplicemente a ridurne gli effetti dannosi sul momento, quasi una
sorta di “trattamento” temporaneo volto a salvare il soggetto da pericoli immediati.
Attraverso l’intenzione e l’impegno a sanarne le cause profonde, affinché si risolva completamente e
definitivamente.

Nello stato di crisi è altamente richiesta la capacità di adattarsi alla nuova situazione,
elaborando giudizi pertinenti al mutato contesto e assumendo una posizione confacente e matura. E’
proprio questa capacità che costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti
delle esperienze e anche relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali. Imparare a
gestire la crisi significa imparare a gestire gli eventi, anche quelli più negativi, senza rimanerne
travolti, ma cogliendo la preziosa opportunità di elevare la propria consapevolezza, facendo
riferimento a quei valori universali che permettono di andare con la coscienza e con il cuore oltre
l’ostacolo. Occorre essere capaci, se è il caso, di prendere anche le distanze da certe proprie
opinioni e convinzioni, sapendo che in buona parte esse riflettono il mondo culturale ed affettivo
in cui si è vissuti e che sono dunque sempre suscettibili di miglioramento. L’autocritica, la
capacità di assumere un altro punto di vista, di distanziarsi dai propri vissuti per riuscire ad
analizzarli e ad elaborarli in modo appropriato, è più che mai indispensabile nella gestione della
crisi, il cui superamento necessita il pieno sviluppo delle facoltà metacognitive. Ricordiamo che
non sono mai gli eventi di per sé la causa delle nostre disgrazie o delle nostre fortune; quel che
veramente è determinante è il nostro atteggiamento, ovvero l’attitudine con la quale ci poniamo di
fronte a persone, situazioni e accadimenti. Se lo desideriamo intensamente e ci predisponiamo nella
maniera corretta, anche un evento di per sé negativo può trasformarsi in una preziosa e salvifica
opportunità di crescita e di elevazione. Nell’elaborazione della problematica della crisi è
importante tener di conto di alcuni importanti fattori:

Nessuno di noi può sfuggire alla crisi. La crisi è una normalità nella vita umana. Realizzare ciò è
molto positivo, poiché evita di incorrere in sentimenti di rabbia, sfiducia o ingiustizia di fronte
a nostre debolezze o a difficoltà apparentemente esterne (è infatti una visione distorta quella che
ci fa credere che i problemi siano fuori di noi. In realtà possiamo ben capire che le loro cause,
dirette o indirette, sono comunque da ricercarsi dentro noi stessi).
Occorre portare allo scoperto le nostre problematiche; rimuoverle significherebbe potenziarle,
diventare nei loro confronti ancora più fragili, deboli e indifesi, poiché il nemico è quanto più
pericoloso quanto più agisce non visto. Il nostro sforzo dovrebbe essere quello di affrontare ogni
crisi non appena essa si manifesti, non appena la si riconosca come tale. Negare la crisi creandosi
false giustificazioni o alibi, vuol dire far crescere e strutturare il problema in profondità, fino
a che la ricerca di una soluzione diventa sempre più difficile ed impegnativa, sia in termini di
tempo che di sforzi ed energie.

Il nostro futuro è sempre modificabile, dunque la cosa più importante e davvero determinante sarà la
nostra reazione alla crisi. Il passato è un percorso concluso, ma tutto ciò che sta nel futuro è
aperto alla trasformazione. Non c’è dunque niente di fisso o di prestabilito irrevocabilmente.
Dovremmo prendere le distanze emotive dalla crisi, capirne l’entità, comprendere la sua funzionalità
evolutiva, considerarla come l’occasione per risolvere i problemi, superare i propri limiti e
ascendere a piani superiori di consapevolezza, gioia e amore.
In sintesi la crisi è uno squilibrio, una disarmonia che ci chiama ad un cambiamento, che spesso
richiede raccoglimento, trasformazione, sublimazione e trascendimento degli opposti. La crisi può
essere definitivamente superata verso l’alto soltanto grazie alle facoltà più elevate
dell’individuo, alla sua adesione all’ordine etico universale (dharma) e alla riscoperta della
bhakti, il rapporto di Amore con Dio nella Sua triplice espressione: Creatore-creato-creature. Per
risolvere la crisi occorre situarsi su di un piano di consapevolezza che trascende l’ego e penetrare
lo spazio della coscienza profonda di sé, della propria essenza spirituale, laddove disarmonie ed
opposti si ricongiungono in una superiore e sublime armonia. A tal fine non servono tanto la cultura
o la mera acquisizione di dati quanto la saggezza, quel bene inestimabile che scaturisce dalla
gloriosa unione di alta conoscenza, esperienza e coerenza di vita, attraverso la quale si raggiunge
la felicità intrinseca, che non dipende da ciò che accade all’esterno. La felicità non è un’utopia
se impariamo a camminare nel mondo in armonia con l’Ordine divino che regola la vita del cosmo e di
ogni essere. Allora, ogni passo che compiamo su questo illuminato sentiero rompe un equilibrio, ma
soltanto per costruirne uno superiore.

da psicologiaespiritualita.blogspot.com/

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