Sono stati fatti molti studi per capire come mai il cervello di alcune persone apprende più
facilmente le lingue mentre altri faticano.
Sembra che nel mondo vi siano più di 6.000 lingue. Nel XIX secolo Paul Broca fu il primo a sostenere
l’esistenza di un’asimmetria funzionale tra gli emisferi cerebrali dell’uomo e a ritenere che, nella
maggioranza degli individui, l’emisfero sinistro presiede alla facoltà del linguaggio articolato.
Seguirono altre ricerche, utilizzando soprattutto l’osservazione di pazienti affetti da lesioni di
uno o dell’altro emisfero cerebrale. Inoltre si sa che L’abilità di comprendere il linguaggio è una
caratteristica della nostra specie. Le aree specifiche del linguaggio sono situate nell’emisfero
dominante (sinistro) e comprendono:
l’area corticale anteriore di Broca
l’area corticale posteriore di Wernicke
l’area corticale superiore
Tuttavia, all’elaborazione del linguaggio partecipano anche altre aree come le aree associative
parietali di sinistra. Le ricerche hanno evidenziato che in genere la lingua madre ha una
rappresentazione corticale più centrale nell’emisfero dominante sinistro, mentre le altre lingue
hanno una rappresentazione corticale più estesa rispetto alla prima lingua.
L’acquisizione precoce (fino all’età di sette anni) e contemporanea di più lingue determina una
lateralizzazione all’emisfero sinistro rispetto all’apprendimento tardivo (dopo il settimo anno di
età) di una seconda o terza lingua, in tal caso la loro rappresentazione non riguarda solo
l’emisfero dominante sinistro, ma anche l’emisfero destro.
Da studi sembra che la predisposizione nei confronti dell’apprendimento delle lingue dipenda dalla
struttura del cervello. In una riceca è emerso che nell’apprendimento di una lingua straniera, entra
in gioco una zona dell’encefalo localizzata presso la parte sinistra dell’insula, sede della
cosiddetta memoria fonologica, una specie di rubrica per annotare temporaneamente semplici
informazioni. Per condurre questo studio lo scienziato ha preso in esame due gruppi di bilingue
inglese/cinese che erano equamente bravi in entrambi gli idiomi, i soggetti erano di madrelingua
inglese.
I ricercatori hanno sottoposto i volontari ad un esercizio di ascolto per la memorizzazione di
parole francesi non comuni o di numeri. Mentre i soggetti eseguivano la prova, gli scienziati hanno
osservato in tempo reale l’attività del cervello dei bilingue con la risonanza magnetica funzionale
per immagini.
Si è constatato che il cervello degli individui nel corso di una prova linguistica auditiva funziona
in maniera differente: mentre nei bilingue molto bravi sia in inglese che in cinese si accende di
più la zona della memoria fonologica, in quelli più bravi nell’inglese questa è meno attiva e viene
rimpiazzata dall’attività di altre zone, che concentrano lo sforzo cognitivo sul compito eseguito.
È quindi possibile che la memoria a breve termine sia più efficiente nelle persone inclini a
imparare le lingue con facilità.
da ecplanet.org
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