Come il cervello compone le idee complesse

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Come il cervello compone le idee complesse

26 agosto 2015

La capacità di creare e di comprendere idee di elevata complessità a partire da un numero finito di concetti semplici è gestita a livello cerebrale da alcune sottoregioni della corteccia temporale superiore dell’emisfero sinistro(red)

da lescienze.it

E’ in una parte della corteccia temporale superiore dell’emisfero sinistro (lmSTC) che il nostro cervello costruisce ed elabora significati complessi a partire da concetti semplici. A mostrarlo è una ricerca condotta da Steven M. Frankland e Joshua D. Greene della Harvard University, che firmano un articolo sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Nel XVIII secolo il filosofo e naturalista Wilhelm von Humbolt osservò che il linguaggio naturale fa un “uso infinito di mezzi finiti”: a partire da un insieme finito di parole è in grado di esprimere efficacemente un’infinità di idee complesse. Per esempio, da idee semplici come quelle “donna, serenata ed elefante” possiamo capire il significato di una frase complessa e bizzarra come “Ieri, 30 elefanti rosa hanno fatto una serenata alla donna più alta del mondo”.

Come il cervello riesca in questa impresa non è ancora chiaro, ma è probabile che usi un sistema flessibile che gli permette di combinare gli stessi significati in modi diversi, così da produrre molti significati complessi distinti.

Per testare questa ipotesi Frankland e Greene hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale 40 soggetti mentre leggevano semplici frasi costruite con la stesse parole, ma di significato differente, come “il nonno ha dato un calcio al bambino” e “il bambino ha dato un calcio al nonno”.

Dall’analisi dei risultati è emerso che frasi speculari come queste attivavano in modo differente i circuiti della lmSTC secondo uno schema particolare: alcune sottoaree “rispondono” alla domanda “Chi fa qualcosa?”, altre alla domanda “A chi viene fatto?”. In pratica, queste aree sono dedicate alla codifica di variabili semantiche differenti che permettono di costruire significati complessi distinti. Sono cioè “spazi” per variabili coinvolte in differenti operazioni, che vengono occupati di volta in volta da significati differenti.

Per confermare la capacità dei circuiti dell’area lmSTC di distinguere tra frasi dai significati speculari i ricercatori hanno anche confrontato i modelli di attività di questa regione con quelli dell’amigdala, che gestisce il valore emotivo dei diversi stimoli.

Infatti, se sono le sottoaree della lmSTC a comporre i diversi significati, la risposta dell’amigdala allo schema di attivazione legato a frasi come “il bambino ha dato un calcio al nonno” dovrebbe essere moderata, dato che la frase esprime un comportamento deprecabile, ma in qualche misura normale. La risposta agli schemi di attivazione legati alla frase speculare “il nonno ha dato un calcio al bambino” – un atto che turba maggiormente – dovrebbe invece essere molto più sostenuta. I dati rilevati da Frankland e Greene hanno confermato esattamente questi modelli differenziali di attivazione.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1421236112

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