24 luglio 2014
Quando facciamo una scelta, siamo portati a sopravvalutare i benefici che ne abbiamo ricavato per effetto di uno specifico meccanismo di rinforzo delle connessioni neurali, che avviene in seguito al rilascio del neurotrasmettitore dopamina. Un nuovo studio ha permesso di chiarire che le regioni cerebrali coinvolte in questo fenomeno sono il corpo striato e due diverse porzioni della substantia nigra (red)
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“Dove hai passato le vacanze, al mare o in montagna?” Chiunque debba rispondere a questa domanda, tenderà a ricordare gli aspetti positivi della scelta fatta, dimenticando magari che qualcosa è andato storto. Al contempo, tenderà a disconoscere i lati positivi dell’opzione che ha escluso, esagerandone gli inconvenienti. Questo fenomeno, che si manifesta quando pensiamo a una scelta fatta in passato, è detto “bias di supporto della scelta”.
Un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della Brown University e pubblicato sulla rivista “Neuron” ha ora scoperto che questo fenomeno è correlato a livello neurale a un processo fondamentale denominato “attribuzione del credito”, grazie al quale il nostro cervello rafforza solo i circuiti specifici che si sono attivati in un’azione che ha determinato una ricompensa, al fine di riuscire a ripeterla con maggiore probabilità.
Il modello sviluppato dagli autori è basato su una precedente ricerca sulla funzione del corpo striato, la regione del cervello che si attiva quando il soggetto valuta il valore della ricompensa di una scelta fatta in passato e delle alternative che sono state scartate.
“A moderare il processo decisionale interviene un meccanismo di questo tipo: una piccola porzione della substantia nigra, denominata pars compacta, rilascia dopamina nello striato per rafforzare le connessioni tra la corteccia e lo striato stesso”, ha spiegato Jeffrey Cockburn, primo autore dello studio. “Questo fa sì che le azioni ricompensate meglio abbiano maggiore probabilità di essere ripetute in futuro”.
Ma in che modo la pars compacta rinforza proprio i circuiti legati alle scelte che hanno portato a una ricompensa? I ricercatori ipotizzano che nel meccanismo sia coinvolta un’altra parte della substantia nigra, la pars reticulata, il cui compito è rilevare quando le azioni scelte hanno dato un risultato positivo e, simultaneamente, amplificare lo specifico segnale dopaminergico di rinforzo prodotto dalla pars compacta.
“Quando la pars reticulata decide che i segnali di valutazione dello striato sono abbastanza forti da motivare un’azione, da essa partono i segnali verso le strutture a valle che permettono l’esecuzione dell’azione e verso il sistema dopaminergico della pars compacta, in modo che il segnale associato alla ricompensa venga amplificato”.
Da questo meccanismo di rinforzo delle connessioni neurali associate a una scelta effettuata in passato deriva il fatto che tendenzialmente il valore della ricompensa ottenuta sia sovrastimato rispetto alle altre opzioni: secondo lo studio, dunque, il bias di supporto della scelta non sarebbe altro che un sottoprodotto dell’attribuzione del credito.
Cockburn e colleghi hanno anche chiarito il contributo del DNA nel determinare in che misura una persona mostra il bias di supporto della scelta, sottoponendo 80 volontari a un test comportamentale e al contempo a un’analisi genetica.
I ricercatori hanno verificato in particolare la versione posseduta da ogni soggetto del gene DARPP-32, che determina il livello di sensibilità delle cellule dello striato all’azione di rinforzo della dopamina.
Una precedente ricerca ha mostrato che una particolare versione del gene predispone i soggetti all’apprendimento mediato dalla ricompensa, mentre un’altra versione li rende meno inclini a questo tipo di processo. Grazie al test comportamentale, gli autori hanno scoperto che i primi sono anche quelli in cui si mostra più chiaramente il bias di supporto della scelta, corroborando l’ipotesi che dipenda da un meccanismo neurologico di rinforzo mediato dalla dopamina.
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