23 aprile 2018
L’attivazione delle aree cerebrali durante l’ascolto di un brano musicale cambia se il soggetto è
convinto che a eseguirlo sia uno studente di conservatorio oppure un musicista di fama
internazionale. A documentarlo sono le scansioni di risonanza magnetica condotte su alcuni volontari
durante una ricerca sperimentale(red)
da lescienze.it/news
Nel 2007, Joshua Bell, un violinista di fama internazionale, si mise a suonare con uno Stradivari
nella metropolitana di Washington. E non fu degnato nemmeno di uno sguardo dai passanti distratti.
È questo uno dei tanti esempi che dimostrano come laspettativa e i pregiudizi plasmano la
percezione, influenzando addirittura il funzionamento del cervello. Una nuova conferma del fenomeno
viene ora da una sperimentazione in laboratorio condotta da ricercatori dellUniversità
dellArkansas, dellArizona State University e dellUniversità del Connecticut e descritta sulle
pagine di Scientific Reports. Gli autori hanno concluso che la semplice informazione su chi sta
eseguendo un brano musicale a prescindere che sia vera o falsa – basta a cambiare il modo in cui
il cervello risponde alla musica.
Nello studio sono stati coinvolti 20 soggetti senza una formazione in campo musicale, impegnati ad
ascoltare otto coppie di brani musicali da 70 secondi mentre erano sottoposti a risonanza magnetica
funzionale.
Questa tecnica di imaging cerebrale consente di evidenziale le aree del cervello che si attivano
mentre il soggetto è impegnato in un compito. In questo caso, le aree di interesse erano la
corteccia uditiva e le regioni cerebrali coinvolte nel piacere e nella ricompensa, ma anche quelle
che sovraintendono al controllo cognitivo.
Prima del test, ai volontari veniva spiegato che uno dei due esecutori della coppia di brani era uno
studente di piano al conservatorio e laltro era un pianista di fama internazionale. Durante il test
le attribuzioni delle esecuzioni venivano scambiate, in modo da essere sicuri di studiare leffetto
dellinformazione data ai partecipanti e non della performance dellesecutore. Al termine
dellascolto i soggetti dovevano classificare il gradimento del brano su una scala da da 1 a 10 e
indicare quale dei due esecutori avevano preferito.
I ricercatori hanno poi confrontato le scansioni cerebrali dei soggetti che preferivano i brani
eseguiti dal pianista di fama con quelle dei soggetti che preferivano quelli eseguiti dallo studente
di conservatorio. Hanno così scoperto che quando un soggetto preferiva il professionista, lattività
della corteccia uditiva primaria aumentava in modo significativo, così come quella delle regioni
associate al piacere e alla ricompensa.
Questattività iniziava quando i partecipanti erano informati che si trattava di un professionista,
cioè ancora prima che la musica iniziasse, e rimaneva costante durante tutta lesecuzione. Gli
autori hanno quindi ipotizzato che fosse linformazione a stimolare il soggetto a una maggiore
attenzione, influenzando così lascolto del brano sulla base di un pregiudizio.
Diversi i risultati riscontrati nel cervello dei soggetti che preferivano lesecuzione dello
studente di conservatorio. Quando ascoltavano il brano eseguito dal professionista di fama, le
scansioni di risonanza magnetica mostravano una attività più elevata nella regione correlata al
controllo cognitivo e al pensiero deliberativo, cioè legato alla decisione, per tutto il corso del
brano. Hanno anche scoperto che questi soggetti avevano una maggiore densità di connessioni tra le
regioni cerebrali coinvolte nei processi di ricompensa e quelle legate al controllo cognitivo.
I dati raccolti dimostrano fino a che punto fattori che non centrano nulla con le note, come le
informazioni sugli esecutori, possono influenzare ciò che riusciamo a sentire come valutiamo la
prestazione musicale, ha spiegato Elizabeth Margulis, professoressa di teoria musicale dell
Università dellArkansas e coautrice dello studio.
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