Come imparare a stare da soli e trovare appagamento

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Come imparare a stare da soli e trovare appagamento

A volte, non sapere come stare da soli può farti finire in relazioni dannose. Inoltre, potresti
perdere l’opportunità di connetterti con te per soddisfare le tue esigenze. Scopri come abilitarti
in quest’area.

Il cervello è un organo programmato per i legami e le connessioni sociali. Dobbiamo creare legami e
interagire con le persone che ci circondano. Ma il benessere emotivo e neurologico parte anche dalla
sottile capacità di imparare a stare soli. E la pienezza sta nel gestire bene entrambe le sfere.

Ma il problema, tante volte, è che non sappiamo stare senza qualcuno al nostro fianco. Dietro questa
realtà si nascondono spesso problemi di attaccamento. Se ritieni necessario lavorare su questa
dimensione, condividiamo alcune raccomandazioni.

Come imparare a stare da soli

Gli estremi non vanno bene. La pienezza si raggiunge raggiungendo un equilibrio tra l’accettazione
della nostra solitudine e l’imparare a vivere in modo sano con le persone che ci circondano. Essere
soli è, dopotutto, un rifugio di introspezione in cui bisogna immergersi di tanto in tanto.

In questo senso, un articolo pubblicato su Scientific Reports descrive che il benessere sta nel
saper coniugare tempi di socializzazione con tempi di solitudine. Non si tratta di isolarti, ma di
deliziarti di quei momenti che hai scelto per stare senza compagnia. Qualcosa di così elementare di
solito è difficile per alcune persone ed è per questo che è necessario integrare alcuni strumenti.

Sviluppare una mentalità di cura di sé e autocompassione

Spesso, non sapere come stare da soli ti fa vivere la vita con il “pilota automatico”. Ti limiti a
lasciarti andare, al punto da dare priorità ai bisogni e alle decisioni degli altri rispetto alle
tue. Una delle motivazioni potrebbe essere che hai il terrore di non circondarti di altre persone,
al punto da allontanarti completamente da ciò che desideri, senti e di cui hai bisogno.

Il primo passo per ottenere benessere e qualità della vita è sviluppare un approccio mentale
auto-compassionevole. Solo quando inizi a trattarti con affetto e compassione scopri che, di tanto
in tanto, stare da solo è catartico e confortante. È un atto di cura di sé con cui ascolti la tua
voce interiore, quella che per troppo tempo hai trascurato.

Imparare a stare da soli incoraggia l’introspezione

Per imparare a stare da soli, metti in pratica una meravigliosa funzione esecutiva: l’introspezione.
Dalla psicologia esistenziale si sostiene che la solitudine sia uno spazio ideale per riflettere sui
propri scopi e significati vitali.

Attivi questo esercizio di auto-riflessione attraverso varie tecniche. La chiave è concentrarsi su
coloro che sono più in sintonia con i tuoi interessi, bisogni e caratteristiche particolari. Vi
mostriamo alcune proposte:

Leggere e apprendere: la lettura ti offre nuove prospettive su diversi ambiti dell’esistenza, che
potrebbero innescare in te un’introspezione profonda e soddisfacente.
Journaling o scrittura riflessiva: introdurre nella propria routine l’abitudine di scrivere ciò che
si sente, si pensa o si sperimenta può portare alla scoperta di sé e a una connessione più profonda
con se stessi.
Passeggiate nella natura: passeggiare in un bosco, in montagna, camminare vicino a un fiume, un lago
o un ambiente marino, permette di essere più presenti, connettersi con il qui e ora per spegnere il
rumore mentale e favorire la calma riflessiva.
Attività artistiche: la pittura, la musica o anche la scrittura di poesie fungono da canali molto
arricchenti per esprimere emozioni, connettersi con se stessi e riflettere. In quello spazio di
creatività, i piccoli momenti di solitudine sono sempre gratificanti.

Rafforza l’autostima

Molte volte, la paura di restare sole è legata alle persone con problemi di autostima, poiché di
solito hanno bisogno di una costante conferma da parte degli altri per sentirsi apprezzati.
Pertanto, lavorare sulla tua autostima ti permetterà di acquisire indipendenza e di indebolire la
paura di sentirti insufficiente o di temere l’abbandono. Prendi nota di alcune raccomandazioni:

Goditi la tua compagnia: trova attività che ti piace fare da solo, come leggere, fare sport, andare
al cinema, ecc. Questo ti aiuterà a sviluppare una relazione più sana con te stesso e a provare
piacere nel tempo trascorso da solo.
Autoconvalida: invece di cercare rinforzi esterni, esercitati a riconoscere il tuo valore. Fai un
elenco delle tue qualità, risultati e aspetti positivi. Ricorda che il tuo valore non dipende
dall’essere accompagnato o dall’approvazione degli altri.
Rafforza la tua autonomia: l’indipendenza emotiva consiste nel poterti sentire realizzato da solo
senza dipendere dagli altri per la tua felicità. Coltiva abitudini che ti permettano di provare
sicurezza interiore, come la meditazione, l’esercizio fisico o la creazione di obiettivi personali.
Ricorda che il tuo ambiente influenza la tua autostima: chiunque faccia parte della tua vita integra
in te narrazioni su come sei. Se sei sottovalutato o svalutato, ciò influenzerà la tua identità e
autostima. A volte, allontanandosi dalle figure più scomode, si ottiene libertà, soddisfazione e
indipendenza.

Imparare a stare da soli: crea una routine in solitudine

Tieni sempre a mente una cosa: devi stare da solo di tanto in tanto per rafforzare la tua salute
mentale, come suggerisce una ricerca nel Personality & Social Psychology Bulletin. Ciò può aumentare
la sensazione di rilassamento e ridurre lo stress.

Idealmente, dovresti stabilire determinati orari durante la giornata in cui stare da solo. A volte
basta un’ora o anche solo venti minuti. Questo dipende dalle esigenze di ogni persona. Alcuni fanno
jogging, altri fanno yoga, ballano o ascoltano musica. Ci sono molte dinamiche che hanno la virtù di
fungere da canali interni per connetterci con te senza paura e senza il bisogno di stare con
nessuno.

Pratica la consapevolezza e la solitudine cosciente

La consapevolezza ti consente di ridurre l’ansia associata alla solitudine. Puoi farlo concentrando
la tua attenzione sul momento presente, nel qui e ora. Questa antica pratica ti rende più facile
entrare in contatto con parti di te stesso che forse non avevi esplorato. Tutto ciò rende più
semplice godersi la propria compagnia da un livello più confortevole, concentrato e rilassato.

Metti in discussione le tue convinzioni sulla solitudine

Per imparare a essere solo e a non dipendere da nessuno, sfida le tue convinzioni. Ad esempio, una
parte della nostra società crede che essere soli sia sinonimo di essere strani o di fallire. Non
dare valore a queste idee e sfidare tali pensieri nel modo seguente:

Analizzalo: “Quello che penso riguardo alla solitudine è vero?” In questo momento ti avvantaggia di
più pensare che la solitudine che si sceglie di volta in volta agisce come un esercizio sano e
arricchente che dovresti praticare.
Riformulare le idee: “Penso ancora che la solitudine risponda a comportamenti asociali o di rifiuto,
che qualcuno sia strano solo per stare con se stesso?” Forse hai bisogno di ricostruire quelle
narrazioni che l’ambiente ha integrato in te.
Metti in discussione le tue paure: “È vero, mi sento ancora a disagio ad andare al cinema da solo,
perché la gente potrebbe credere che non ho amici o che sono strano”. Il modo migliore per
affrontarlo è fare tutto ciò che ti provoca paura. In questo caso, osare andare al cinema o cenare
da soli può essere utile.

Comprendi la causa della paura per liberarti

La paura della solitudine ha solitamente un’origine che si rivela in un contesto psicoterapeutico.
Pertanto, ti consigliamo di approfondire questa paura per capirla meglio. Spesso, disattivando la
radice del problema, si trova la forza per imparare a stare con se stessi senza dipendere dagli
altri. Spieghiamo le cause principali.

Paura del rifiuto o dell’abbandono

La paura di restare soli potrebbe essere collegata a esperienze passate di rifiuto o abbandono. Se
qualcuno è stato sostituito dalle proprie figure di attaccamento primarie in momenti chiave, può
sviluppare la convinzione che la solitudine sia pericolosa o traumatica. Ciò è legato alla teoria
dell’attaccamento, la quale suggerisce che le persone che non hanno avuto un attaccamento sicuro
durante l’infanzia possono coltivare la paura della separazione.

Dipendenza emotiva

La dipendenza emotiva si verifica quando una persona sente di aver bisogno della presenza costante
di un altro per sentirsi sicura o completa. Essere senza nessuno al tuo fianco significa perdere
l’accesso alle emozioni positive o al sostegno che ottieni dalle tue relazioni, il che può farti
paura.

Esperienze traumatiche

Questa paura sarebbe legata anche ad esperienze traumatiche di abbandono, trascuratezza o solitudine
forzata durante l’infanzia o in altre fasi della vita. Chi ha a che fare con una lesione traumatica
tende ad associare la solitudine al pericolo o alla mancanza di protezione.

Imparare a stare da soli: vuoto esistenziale

C’è chi prova ansia per la solitudine perché questa li mette di fronte e genera un vuoto emotivo o
esistenziale. Essere soli può innescare in alcune persone domande profonde sul significato della
vita, sull’identità personale o sullo scopo, che trovano scomode o spaventose.

Solitudine scelta e puntuale: un sano esercizio
Imparare a stare da soli è un’abilità essenziale per il benessere emotivo e psicologico. In un mondo
che valorizza l’interazione costante e la conferma esterna, la solitudine può essere percepita come
qualcosa di negativo. Tuttavia, come già saprai, offre un’opportunità unica di conoscenza di sé,
riflessione e crescita personale.

A questo punto, non esitate ad affrontare questa paura. Attraverso l’introspezione, nuove attività o
supporto terapeutico, diventerai più resiliente e costruirai una vita più piena ed equilibrata.

Bibliografia

Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità,
l’affidabilità, l’attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata
affidabile e di precisione accademica o scientifica.

Nguyen, T.-V. T., Ryan, R. M., & Deci, E. L. (2018). Solitude as an approach to affective
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Weinstein, N., Vuorre, M., Adams, M., & Nguyen, T.-V. (2023). Balance between solitude and
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21160. www.nature.com/articles/s41598-023-44507-7

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