Di: Edith Gaggiani
Due amici si incontrano. Dopo cinque minuti, uno dei due resta frastornato e senza parole di fronte
alle continue lamentele del suo interlocutore. Lamentele riguardo i suoi genitori, suo fratello,
lassenza di un lavoro, lamore che non trova, i servizi sanitari pessimi, la mancata consapevolezza
dei suoi vicini e le misure arbitrarie prese dal governo.
Esistono situazioni nella vita per le quali è giusto lamentarsi, quasi come una reazione naturale e
liberatoria per tutta la tensione accumulata a causa dellevento in sé. La perdita di una persona
cara, un licenziamento improvviso dovuto ai tagli al personale, un divorzio o una grave malattia,
sono tutte esperienze dolorose per le quali lamentarsi può servire a risvegliare la nostra empatia.
Eppure, esistono persone che fanno delle lamentele il loro pane quotidiano. Sono convinte, inoltre,
che tutte le persone buone al mondo siano obbligate ad ascoltarle sempre, altrimenti sono pronte
ad etichettarle come insensibili o egoiste.
Le lamentele contemporanee
La vita al giorno doggi non è semplice. Siamo costantemente sovrastati da notizie, la maggior parte
delle quali dolorose e preoccupanti. In più, dobbiamo tollerare capi sempre di malumore e colleghi
frustrati, senza contare tutte le problematiche personali a cui dobbiamo far fronte le perdite, le
malattie e tutta una serie di altre situazioni che possono diventare opprimenti.
Di fronte a un simile panorama, di solito, abbiamo due opzioni: analizzare ciascuna situazione allo
scopo di trovare la più rapida via di fuga oppure resistere e iniziare a lamentarci. Laspetto più
preoccupante di questultima alternativa è che qualora si trasformasse in abitudine, potrebbe
limitare le nostre potenzialità e generare turbamento nelle persone che ci circondano.
È facile credere che lamentarsi funzioni come una sorta di catarsi dalla pressione a cui siamo
sottoposti, e a volte potrebbe essere proprio così. Tuttavia, la lamentela può trasformarsi, senza
accorgercene in unabitudine che si instaura in noi come un circolo vizioso, diventando con il tempo
la nostra risposta automatica di fronte alle difficoltà.
Conseguenze sul nostro cervello
Secondo ricerche sostenute da vari neuroscienziati, in base alla frequenza e allintensità emotiva
con cui ci lamentiamo dipendono i cambiamenti significativi che il nostro cervello può subire. Ciò
si deve al fatto che durante questa condizione di frustrazione e impotenza costanti, il cervello
sprigiona ormoni quali la noradrenalina, il cortisolo e ladrenalina, che alla lunga alterano il
normale funzionamento dellorgano.
Alcuni studiosi affermano anche che lesposizione ripetuta alle lamentele deteriora o annulla le
connessioni neuronali presenti nellippocampo del nostro cervello. È esattamente questa la zona
incaricata di trovare una soluzione ai problemi che ci affliggono.
Linsistenza delle lamentele è un modo di condizionare negativamente se stessi, generando negli
altri un senso di rifiuto e finendo per nuocere alle proprie relazioni familiari, di coppia o
lavorative. Si tratta di una condizione di dipendenza, dunque di immaturità e passività di fronte ai
problemi.
Cosa possiamo fare?
Difficilmente le cose andranno sempre come vorremmo, dunque perché frustrarsi e affliggersi per
qualcosa che non cambierà in quanto al di fuori della nostra capacità di controllo? Non sarebbe più
ragionevole assumere un atteggiamento flessibile e adattabile, che ci consenta di valutare il
maggior numero di alternative possibile?
Lenergia che si spreca nellatto di lamentarsi è quella che ci serve per superare le avversità.
Modificare una condotta di questo tipo è sempre unopzione valida. Naturalmente, di fronte a
determinate situazioni è lecito reclamare, anche questo è un nostro diritto e fa parte delle nostre
opzioni, oltre a rafforzare la nostra autostima.
Per superare la logorante mania di lamentarsi, è importante cominciare ad analizzare i problemi a
mente fredda, valutando cosa possiamo fare, come e quando. Imparare ad interpretare le cose da
unaltra prospettiva, meno autodistruttiva e più propositiva. Non pretendete cambiare il mondo degli
altri, fate uno sforzo per cambiare il vostro.
Ricordate
Ci sono situazioni in cui la lamentela si trasforma in una strategia più o meno cosciente di
manipolazione. Il trasgressore prova un senso di colpa e cerca di mascherare tale sentimento
risvegliando negli altri un senso di compassione e di solidarietà, così da non dover assumere la
responsabilità e le conseguenze delle sue azioni.
La lamentela è uno stato di malessere che tende a ripetersi, una condizione che causa sofferenza, ma
allo stesso tempo un sadico senso di piacere. Questa sorta di dubbia soddisfazione può essere
eliminata tramite terapie apposite che le faranno assumere una connotazione positiva,
trasformandola, in altre parole, nel desiderio di mettersi in moto per superare quello stato di
passività riguardo la vita.
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