Come percepire il proprio Guru?

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Come percepire il proprio Guru?

di Guido Da Todi

Vi è molta incertezza nel mondo soggettivo dell’uomo, quando egli
cerca di affrontare concetti come il monismo dell’essere, la non
separazione, l’amore e la dedizione al Guru, la visione impersonale di
Dio e quella personale.

Tale incertezza nasce in lui, non appena si fa spazio nel proprio
intimo l’orizzonte di una mutazione del proprio io: quella che prelude
l’illuminazione sull’essenza delle cose.

Che cosa lo attende dietro l’angolo dei suoi sforzi sul sentiero e
della sua costante ricerca della verità?

Egli di sicuro non lo sa, in assoluto, se non come riferimento mentale
a delle indicazioni che legge sui libri, o che gli vengono date da
amici “più avanzati”.

Intuisce che sta sopravvenendo per tutta l’umanità una liberazione dai
vincoli della materia; uno stato di equilibrio stabile e magico, in
cui vi sarà un’immensa padronanza delle energie cosmiche.

Certamente, egli è convinto che quello stato è di grazia; e che la
felicità comune assurgerà a fasi indicibili ed incomprensibili a mente
umana.

Tralasceremo, per il momento, di occuparci degli obiettivi che
riguardano il futuro relativamente prossimo dell’umanità per
analizzare, invece, una chiave di volta tradizionale della ricerca sul
sentiero: il Guru.

È consuetudine largamente accettata che l’umanità, lungo le epoche,
abbia ricevuto un dono costante alla sua evoluzione: quello di Anime
Superiori che ne abbiano guidato il cammino di sofferenza e di
conoscenza.

Come da un arazzo dorato che faccia da sfondo alla storia, emergono
figure che sono riuscite ad ammorbidire la tensione delle catene a cui
l’uomo era legato: Buddha, Krishna, Gesù, Babaji, Sai Baba, Lahiri
Mahasaya.

Ma, dal fatto, è nato anche un ripetuto fenomeno di maya, o di
illusione mentale.

L’approccio dello spiritualista a tali Presenze stabili nel pianeta
(anche se unite a lui con parametri di natura metafisica) è vibrante
di sentimenti illogici, di emozionalità, di un sottile, o potente
fanatismo; cose, tutte, che gli impediscono un maggiore utilizzo
dell’incalcolabile potenziale di gioia, libertà e unione che gli
deriverebbe altrimenti.

La natura stessa provvede a vincolare le infinite scaglie dell’unità
dell’essere con la legge olistica.

Questo lo sta cominciando a provare la fisica moderna; e lo afferma
perentoriamente la dottrina dell’esoterismo illuminato.
Non esiste un aspetto parziale, o distaccato dagli altri,
nell’universo. E scopo di ogni scienza e di ogni filosofia è appunto
quello di rivelare l’ancora enigmatica connessione che salda ogni
apparente diversità.

Con l’identificazione del tempo e dello spazio in una nuova formula
spirituale monistica si penetra in una dimensione di vita equiparabile
a quella che si evidenziò quando dal sistema euclideo si entrò nella
realtà einsteniana.

Il fenomeno, allora, avviene automaticamente e senza sforzo.

I limiti di ogni individualità (situazionale, o umana) iniziano a
mostrare successivi, interminabili aspetti ben identificabili della
propria natura.

Le impronte di espansione espressiva che le essenze della vita
lasciano ovunque le si osservi in manifestazione vengono riconosciute
come ulteriori aspetti, sottili o massicci, del loro io; aspetti non
diversi dal nucleo immaginario che sembrava esserne il baricentro.

In tal modo è un’affermazione squisitamente magica, ad esempio, dire
che un nostro caro trapassato vive sempre con noi, anche se la sua e
la nostra coscienza non ne sono ancora consapevoli.

Ogni oggetto caro a lui/lei, che rimane nella nostra casa, conterrà un
lembo del suo io, a chi sappia penetrare nel monismo olistico di cui
parliamo; conterrà, se vogliamo spingere più arditamente innanzi la
verità che stiamo analizzando, tutto il suo io.

Ma anche il pensiero è materia sottile. Quindi, solo il pensare alla
dimensione che fa da sfondo ad ogni altra, alla dimensione dell’
unità soggiacente alle cose, ci salda, di conseguenza, a tutto ciò che
esiste.

Il coraggio dell’attuale ricercatore si dimostra nell’iniziare a
sperimentare il senso di vero e di esperienza riscontrabile che emana
– prima come aspetto radiante, poi come identificazione totale – dalla
dimensione che stiamo indicando.

Per colui che avrà abbandonato la consuetudine a vivere nella sua
precedente e potente illusione mentale della separazione tra tempo e
spazio, tra materia ed energia, tra monismo e dualismo, tra prima e
poi inizierà, allora, la realizzazione dell’illuminato.

Ogni frammento dell’essere gli si mostrerà, in assoluto, come unione
diretta all’interezza della vita; gli si mostrerà come la Vita Una.

Sotto tale prospettiva riusciamo, quindi, a valutare le immense, nuove
possibilità che abbiamo di una fusione reale con il Guru da noi amato.

Buddha, Krishna, Gesù, Babaji, Sai Baba, Lahiri Mahasaya non sono
scomparsi dallo scenario della vita; né ci continuano a indurre ad
indicibili e sofferti sforzi per rapire un briciolo della loro lontana
e trascorsa presenza, nella sfera della nostra individualità.

Secondo la legge dell’unità delle cose – se realizzata nel nostro
cuore – il Guru che il karma ed il dharma di ognuno ci ha spinto a
privilegiare come la nostra Guida personale è totalmente e
integralmente presente in noi, avanti a noi, dentro di noi, e dietro
di noi.

Un fenomeno di stupenda e misteriosofica realtà che, d’altronde, ogni
Avatar ha inteso, sempre, indicare all’uomo, prima della sua
scomparsa dal mondo delle forme.

La scienza del contatto è quella nuova possibilità di scoperte e di
gioia irrefrenabile che dovrà venire sviluppata dall’Uomo della Nuova
Era, nell’ambito delle qualità divine che stanno da lui emergendo…

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