Come seguire un maestro spirituale – Dalai Lama

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Come seguire un maestro spirituale

del Dalai Lama

Dovete seguire, nel modo migliore, un nobile maestro.

Al cuore del sentiero che conduce all’Illuminazione, c’è la questione
di sapere come seguire un maestro spirituale. In ogni sistema
educativo, perfino quando stiamo imparando quello di cui abbiamo
bisogno nella vita quotidiana, la cosa principale è lo studio con un
valido insegnante. Lui ci guida mentre noi dobbiamo sforzarci di
studiare; questo è il pro­cesso dell’apprendimento. In modo simile,
quando stiamo percorrendo il sentiero verso l’Illuminazione e
l’onniscienza, abbiamo bisogno di un maestro che ci indica la via; da
par­te nostra, dobbiamo mostrare interesse e impegnarci. Quin­di
affermando: «Dovete seguire, nel modo migliore, un no­bile maestro»,
il testo ci ricorda quanto dipendiamo dal no­stro insegnante, e
definendolo «nobile» intende che lui (o lei) deve essere perfettamente
qualificato per insegnare.

L’ «Ornamento dei Sutra Mahayana» afferma che un maestro deve
possedere dieci qualità:

Si deve seguire un insegnante spirituale che sia:

‘…disciplinato, pacifico, sereno,
Dotato di speciali qualità, diligente, esperto
delle scritture,
Altamente realizzato riguardo la natura della realtà,
dall’eloquio fluente,
Incarnazione dell’amore e infaticabile.’

Quando, nel Grande Trattato sugli Stadi del Sentiero, Tsongkhapa
spiega questo verso, afferma che chi non è in grado di controllare la
mente non può guidare gli altri. Dun­que quanti vogliono essere di
guida agli altri devono comin­ciare con il domare la propria mente.
Rispetto a questo, egli dice, non basta ottenere due o tre buone
qualità e chiamarle genuine qualità della realizzazione. Piuttosto
dobbiamo di­sciplinare la mente in accordo con gli insegnamenti del
Buddha. Vale a dire con la pratica dei tre addestramenti: di­sciplina,
meditazione e saggezza. Ci si riferisce a essi quando si descrive il
maestro come «disciplinato, pacifico e sereno».”

L’aver praticato il triplice addestramento, però, non è an­cora una
qualifica sufficiente per poter guidare gli altri. Un vero maestro
deve anche avere una buona comprensione di tutte le differenti
categorie degli insegnamenti. Per questo si dice «esperto delle
scritture», vale a dire che ha studiato molti insegnamenti.

Un maestro dovrebbe amare la gente e avere a cuore la felicità altrui.
Queste caratteristiche non devono assoluta­mente mancare, non importa
quanto erudito possa essere o quanto abile nell’esporre gli
insegnamenti. La compassione altruistica è indispensabile, in sua
assenza l’azione del mae­stro non avrà alcun effetto sulle menti dei
suoi discepoli. Ovviamente la compassione deve essere accompagnata
dalla saggezza. Non stiamo parlando di una semplice compassio­ne ma di
quella che comprende la visione dell’autentica realtà o almeno di una
buona comprensione intellettuale di essa. La generazione della
compassione sulla base di un’au­tentica comprensione è molto potente
al fine di ottenere sia la liberazione sia l’onniscienza. Per questo
il testo afferma che l’insegnante deve essere realizzato e
compassionevole. E dovrebbe essere anche «dall’eloquio fluente» e
«infaticabi­le», vale a dire che possiede la capacità di insegnare
senza mai sentirsi stanco o frustrato. Un vero maestro spirituale deve
possedere tutte queste caratteristiche.

Il Buddha considerava di estrema importanza, nel pro­cesso di
insegnamento, comprendere cosa deve essere ab­bandonato e cosa
coltivato e quindi aveva spiegato detta­gliatamente quali devono
essere le qualifiche di un inse­gnante. Diede una completa descrizione
delle qualità di un maestro, dai livelli del codice monastico, Vinaya,
fino a quelli degli insegnamenti Vajrayana. La fondamentale
im­portanza che riveste la figura dell’insegnante ha fatto sì che il
Buddha abbia parlato così diffusamente delle caratteristi­che che
questi deve possedere, sia nei sutra sia nei tantra.

Dunque è essenziale seguire un maestro che possieda tut­te le
necessarie qualità. Sta a noi esaminare l’insegnante e verificare che
le abbia o meno. Non dobbiamo accettare qualcuno come nostro
insegnante e cominciare a ricevere le sue istruzioni senza averlo
prima accuratamente esaminato. Ovviamente, dobbiamo conoscere almeno
un poco gli inse­gnamenti del Buddha, così da essere in grado di
giudicarlo.

A volte scherzo dicendo che dobbiamo spiare il maestro. Dobbiamo
esaminarlo di fronte, da dietro, da sotto e da so­pra. Non farlo è un
errore. Altrimenti può capitare che all’i­nizio abbiamo una grande
fiducia, ma in seguito, quando qualcosa va storto, perdiamo
completamente la fede e pen­siamo: Peccato! Mi ero proprio sbagliato.
In effetti il mae­stro non è cambiato. Se era una persona ordinaria
all’inizio, lo è rimasto anche in seguito. Siamo stati noi a
sbagliare, a non averlo esaminato con attenzione. Abbiamo bisogno di
controllare se un maestro segue o no un approccio in sinto­nia con gli
insegnamenti del Buddha. Una volta eseguita questa disamina, e
compreso che si tratta di un vero inse­gnante, allora possiamo
decidere di seguirlo.

Comunque, per cominciare, dobbiamo considerare l’in­segnante come il
nostro amico di Dharma e ascoltare gli in­segnamenti. Per questo non
c’è problema. In seguito, se de­cidessimo di separarci dal nostro
amico spirituale non sa­rebbe una tragedia. Ma se decidiamo
precipitosamente che

qualcuno è il nostro maestro e poi perdiamo la fede in lui, non è una
cosa positiva. Quindi cerchiamo di fare in modo, fin dall’inizio, che
questo non accada.

Negli insegnamenti si dice che è importante seguire un maestro con
devozione e considerare positivo ogni suo at­to. Questo riguarda una
genuina relazione spirituale tra un autentico insegnante e uno
studente che possiede le ca­ratteristiche di un autentico discepolo.
Tale genere di rela­zione è cruciale nel sentiero Vajrayana del mantra
segreto, quando la pratica del guru-yoga assume una speciale
im­portanza. Una forte devozione verso il nostro maestro gio­ca un
ruolo vitale nella pratica dello Dzogchen e della Mahamudra, ed è
essenziale per raggiungere l’Illuminazio­ne e realizzare nella nostra
esperienza la fondamentale e innata mente di chiara luce. A questo
punto la devozione nei confronti del maestro diventa fondamentale.
Natural­mente è bellissimo quando ciò accade fin dall’inizio, ma non è
essenziale.

A partire dal Vinaya, tutti i livelli degli insegnamenti del Buddha
descrivono il modo in cui si dovrebbe seguire un in­segnante. Il
Vinaya afferma che se un maestro ci chiedesse di fare delle cose
contrarie al Dharma dovremmo rifiutar­ci.” Anche dopo aver scelto
qualcuno come nostro inse­gnante, se questi dice qualcosa in contrasto
con gli insegna­menti, dovremmo non tener conto delle sue parole.
Voglio dire che non si deve vedere tutto quello che il maestro fa
sotto una luce positiva. Anche nei Sutra Mahayana si affer­ma che
dobbiamo seguire le istruzioni dell’insegnante fino a quando esse sono
virtuose. Se il maestro che ci guida lungo il sentiero sostiene idee
compatibili con gli insegnamenti, dovremmo metterle in pratica, ma in
caso contrario no. Dobbiamo seguire tutto quello di virtuoso che il
maestro ci insegna ma rigettare quanto non lo è. Anche nei tantra più
elevati viene detto:

‘Se la ragione non ti consente di fare quello che il guru ti chiede
Scusati con parole educate e rispettose!’

In ogni caso dobbiamo capire da noi stessi quello che è giusto o
sbagliato. Non si deve pensare che non esista spa­zio per un parere
indipendente e personale basato sull’intel­ligenza e il discernimento.
Sto sottolineando questo aspetto perché ritengo che sia un punto molto
importante da capire.

Un tempo vissero leggendari maestri e discepoli come Ti­lopa e Naropa,
Marpa e Milarepa e molte delle loro azioni erano poco convenzionali.
Però si trattava di maestri dotati di altissime realizzazioni. E i
loro studenti avevano tutte le caratteristiche di un autentico
discepolo. Francamente riten­go che sia difficile paragonare i guru e
gli studenti odierni con i grandi maestri e i loro discepoli del
passato.

Questo è il motivo per cui il Buddha insegnò su questo argomento in
modo tanto preciso e dettagliato. Per riassu­mere, all’inizio dovete
vedere se un insegnante possiede o meno tutte le indispensabili
qualifiche. Quindi, anche dopo averlo riconosciuto come vostro
maestro, dovreste verifica­re se c’è in lui qualcosa che sia in
contrasto con l’insegna­mento del Buddha; in caso affermativo dovreste
ritenere di esservi sbagliati.

Quindi:

Seguire, nel modo migliore, un nobile maestro.

Ci sono tre principali modi di servire e accontentare un maestro
qualificato. Il primo è fargli delle offerte materiali; il secondo è
servirlo e prendersi cura di lui; il terzo mettere in pratica le sue
istruzioni. Quest’ultimo è il più importante. Vale a dire che dovete
entrare in contatto con un autentico insegnante in possesso di tutte
le caratteristiche dei tre adde­stramenti più elevati e che ha
ottenuto l’onniscienza e la buddità o è molto avanti sulla strada per
ottenerle. Quando un tale maestro ci consiglia di non rimanere
intrappolati nelle emozioni distruttive ma di concentrare la mente
sulla liberazione e l’onniscienza, riusciamo a mettere diligente­mente
in pratica i suoi insegnamenti: ecco, questo è il modo migliore per
accontentarlo. È la migliore offerta che possia­mo fare ai Buddha e ai
bodhisattva. Non esiste miglior mo­do per accumulare meriti e
purificare gli offuscamenti. Nes­suna pratica è migliore, in questa
vita così come in quelle future.

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