Come si diventa ape regina

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Come si diventa ape regina

Un anno nell’alveare: come si diventa (ape) regina

Privilegi e doveri, amori, congiure e destituzioni: la dolce vita ben poco invidiabile di una
sovrana “sorvegliata speciale” dalle sue stesse suddite, e della complessa famiglia che riesce a
creare.

05 LUGLIO 2019 | ELISABETTA INTINI

Un’ape regina: la sua salute è la priorità assoluta dell’intera popolazione dell’alveare. Curiosità:
per le società delle api valgono le stesse regole del cervello umano.

È il motore (spesso) immobile dell’alveare, madre di tutte le api della colonia, leader indiscusso
dell’arnia: è l’ape regina, cardine di una delle società più perfette del regno animale.

La sua è una vita all’insegna delle differenze. Diversa è la cella in cui cresce: la cella reale, un
incavo di forma e dimensioni simili a quelle di un ditale, si sviluppa ai margini dei favi, i muri
di cera suddivisi in migliaia di celle in successione che contengono le larve delle api e che
fungono da dispensa per immagazzinare il miele.

UNA CULLA EXTRALARGE. Se le celle delle operaie sono esagoni di forma regolare ben allineati sullo
stesso piano, il primo trono della regina somiglia più a un bozzolo allungato, adatto a ospitare un
individuo più grande degli altri. Tra le api da miele (Apis mellifera) la regina, unica femmina
fertile dell’alveare, raggiunge i 18-20 mm di lunghezza; le operaie, i 10-15 mm; i fuchi – i maschi
di ape, che hanno un ruolo marginale in questa storia – i 15-17 mm.

MAESTÀ, LA CENA. Il motivo delle notevoli dimensioni della sovrana è semplice: è libera di
svilupparsi più a lungo e in modo più completo, grazie a una dieta esclusiva di pappa reale, una
secrezione altamente proteica prodotta dalle ghiandole delle giovani operaie. L’uovo “prescelto”
viene alloggiato nella cella reale e nutrito dalle operaie con pappa reale per 16 giorni; tutte le
altre uova, alloggiate nelle cellette esagonali in serie, riceveranno pappa reale per i primi tre
giorni, e saranno poi sfamate con polline e nettare.

La pappa reale “fa miracoli”: grazie alle sue proprietà nutrienti, le api che diverranno regine
incrementano il loro peso larvale di 1500-2000 volte. La regina, alimentata per tutta la vita a
pappa reale, vivrà 3-4 anni; le operaie, soltanto per 45, faticosissimi giorni. Dopo 16 giorni di
metamorfosi (per la regina), 21 (per le operaie) o 24 (per i fuchi), le larve raggiungono la piena
maturità, ma già entro i primi 10 giorni, l’ape regina si accoppia con uno o più fuchi.

UNA MACCHINA DA RIPRODUZIONE. Da quel momento e fino alla fine della sua vita, l’unica funzione
della regina sarà quella di produrre uova in quantità sufficiente a moltiplicare le api operaie, a
ritmi “industriali”: durante le grandi stagioni di bottinatura (cioè di raccolta di nettare e
polline, da aprile ad agosto) muoiono ogni giorno, di sfinimento, anche 3000 api operaie. La regina
le sostituisce con nuove generazioni, deponendo quotidianamente 1500-3000 uova.

Quando una regina vergine è pronta all’accoppiamento, emette un richiamo olfattivo che attira tutti
i maschi di colonie vicine, nell’arco di un chilometro. Ha così inizio il volo nuziale: i fuchi più
forti, quelli che riescono a salire con lei fino a 600-700 metri d’altezza, avranno l’onore di
fecondarla. In un solo volo la regina riuscirà a immagazzinare, nella sua spermateca, spermatozoi
per fecondare uova per tre anni, per almeno per 5 mesi all’anno (da aprile ad agosto).

SPERIAMO CHE SIA FEMMINA. La fecondazione avviene in seguito, durante il passaggio dell’uovo
dall’ovidotto e verso l’uscita. Dalle uova fecondate (diploidi, cioè con i caratteri genetici del
padre e della madre) nasceranno nuove operaie, da quelle non fecondate (aploidi, con i caratteri
genetici della madre soltanto) avranno origine nuovi fuchi.

I fuchi che riescono ad accoppiarsi muoiono subito dopo. Agli altri non va molto meglio: incapaci di
nutrirsi da soli, dipendono per il loro sostentamento interamente dalle operaie, che alla fine
dell’estate smettono di nutrirli. In autunno, passato il periodo fertile della regina, vengono
scacciati e muoiono di freddo: la loro vita media è di tre mesi.

LUNGA VITA ALLA REGINA. Durante l’inverno, finita la stagione delle fioriture, l’unico compito delle
operaie è tenere in vita la regina, dalla cui fecondità e sopravvivenza dipende l’esistenza
dell’intero alveare. La chiave di tutto è mantenere l’ape regina a una temperatura di almeno 18 °C,
necessaria alla sopravvivenza delle sue funzioni riproduttive.

Le api ci riescono accalcandosi in un ammasso (il glomere), con l’ape regina e le api più giovani al
centro, e quelle più vecchie e “sacrificabili” all’esterno – anche se, per sopravvivere più a lungo,
le api più all’esterno cambiano continuamente di posto con api più all’interno. Con movimenti del
corpo e delle ali, le api riescono a mantenere all’interno del glomere una temperatura anche di
24-30 °C, anche quando il termometro fuori segna lo zero.

In questo periodo la popolazione dell’alveare si riduce di un terzo arrivando a circa 15-20 mila
esemplari, e il miele viene usato come scorta di cibo. Finché la temperatura, all’esterno, è sotto i
10 °C nessuno esce dall’alveare, e la regina non riprende a deporre uova: per un segnale di
risveglio dell’arnia occorre aspettare temperature più miti.

PASSAGGIO DI SCETTRO. Quando la regina non è più in grado di sostenere ritmi così serrati di
produzione delle uova – in genere, dopo 3 anni di “onorato servizio” – viene sostituita o
intraprende una sorta di fuga in grande stile, la sciamatura. La regina comunica con le operaie
attraverso sostanze chimiche, i feromoni, con i quali, tra le altre cose, inibisce la costruzione di
nuove celle reali (in cui possano crescere nuove regine). Quando la sovrana invecchia o le operaie
sono troppe, i feromoni che produce non bastano a inibire del tutto la costruzione di celle reali:
inizia così la “febbre sciamatoria”.

SCIAME CERCA CASA. La vecchia regina riceve meno nutrimento dalle nutrici, il suo addome si riduce
in dimensioni e smette di produrre uova. Le operaie si fanno irrequiete: dopo 15 giorni dalla
deposizione del nuovo uovo reale, parte di esse lascerà l’alveare con una piccola scorta di miele,
seguendo la vecchia regina. Il nuovo sciame stazionerà per un paio di giorni su un tronco, o in un
altro riparo provvisorio, mentre le api esploratrici cercheranno un nuovo riparo. Nel vecchio
alveare, la nuova regina inizierà il volo nuziale e… la storia si ripete.

L’EREDE AL TRONO. Il nuovo sciame può essere paragonato a un figlio del primo alveare, partorito e
lasciato al mondo, giovane e pieno di energia costruttiva. Può sembrare un controsenso che a
iniziarlo sia un’ape vecchia, ma la regina “matura” è l’unica già in grado di produrre velocemente
nuove operaie senza bisogno di accoppiarsi di nuovo. Una volta stabilita una colonia
autosufficiente, dopo un anno al massimo, morirà e sarà sostituita da una nuova leader, giovane e
con tutta la vita davanti.

da focus.it

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