Come si diventa portatori di pace? (parte seconda)

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Come si diventa portatori di pace? (parte seconda)

di MARCO FERRINI

Ogni religione, se autentica e se autenticamente vissuta, è portatrice di una visione universale,
poiché insegna, seppur in termini e modi diversi, che niente è separato dal resto, che la parte è
collegata al tutto e che il tutto è collegato alla parte. Il sostantivo “religione” deriva per
l’appunto dal latino religere che significa ‘raccogliere, unire’, così come il termine Yoga deriva
dalla radice sanscrita yuj avente lo stesso significato: ‘collegare, unire’. Senza Yoga, ovvero
senza la ricongiunzione della coscienza individuale alla Coscienza cosmica, non può sussistere vera
pace, poiché quest’ultima si realizza soltanto quando la persona ha acquisito una consapevolezza
profonda dell’unitarietà di tutto ciò che esiste, quando percepisce la Sorgente comune che tutto
collega e avverte che il proprio benessere non è separato da quello altrui.

L’amore per Dio costituisce la massima garanzia di pace, poiché amare Dio significa amare anche
tutti gli esseri viventi, considerando la loro comune provenienza e l’indissolubile unione con Lui.
Nella Bhagavad-gita (V.29), uno dei testi fondamentali della spiritualità indovedica, si spiega
infatti che raggiungeranno la pace coloro che, riconoscendo Dio quale il beneficiario ultimo di
tutti i sacrifici e di tutte le ascesi e il supremo amico di tutti gli esseri viventi, offriranno a
Lui il loro servizio e la loro pura devozione. Essenza stessa della Bhagavad-gita è proprio la
bhakti o amore per Dio, che include l’amore per il creato e per le creature tutte, in quanto
espansioni ed epifania dell’Assoluto. In questa tradizione il valore di ahimsa o ‘non violenza’ non
viene esercitato soltanto nei confronti degli umani, ma nei confronti di tutti gli esseri, poiché la
compassione, la solidarietà e la misericordia non possono e non debbono essere riservate ad una sola
razza o specie. La strada che porta alla pace passa inevitabilmente per questa presa di coscienza,
poiché essa non può prescindere da una visione universale, dalla consapevolezza che legami
indissolubili collegano l’uomo al tutto.

Lo sviluppo di tale comprensione e il comportamento ad essa coerente contribuiscono al ripristino
dell’armonia tra Creatore, creato e creature, favorendo l’evoluzione e il benessere di tutti gli
esseri viventi. Questo esercizio di comprensione dovrebbe essere svolto nel rispetto e
nell’apprezzamento per ogni percorso autentico, sul piano laico e religioso, che uno scelga di
intraprendere per farsi testimone e portatore di pace, nella consapevolezza che esistono modalità
differenti e molteplici sentieri per avvicinarsi progressivamente a quella somma Realtà che è perno
di tutto ciò che esiste, nelle sue infinite manifestazioni, e che infine ci consente di realizzare
il Divino quale suprema origine della vita, supremo principio di armonizzazione, unità e pace.

Marco Ferrini

– Matsyavatara das –

www.marcoferrini.net

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