Come trasformare il timore e la disperazione – Dalai Lama

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Come trasformare il timore e la disperazione

del Dalai Lama

Tratto da: “Il valore della vita”

LE EMOZIONI UMANE – Come trasformare il timore e la disperazione

D: Può una persona normale trasformare la propria paura e disperazione? E come?

R: Certo che può. Per esempio, quando ero piccolo avevo paura delle
stanze buie, ma crescendo la paura se n’è andata.

Per quanto riguarda i rapporti con le altre persone, più siamo chiusi
e più ci sentiamo imbarazzati e a disagio. Se invece affrontiamo il
nostro prossimo con allegria e cordialità, che davanti a noi ci sia il
presidente della repubblica, un mendicante o una persona qualunque non
fa differenza: ci sentiamo comunque a nostro agio.

Le differenze religiose, culturali, linguistiche, razziali non hanno
alcuna importanza. L’importante é affrontare il mondo in modo positivo
e anche gli altri reagiranno con disponibilità e simpatia. Bisogna
vincere la paura.

Poiché nella nostra mente si affollano molte speranze, il fatto che
una di esse non si avveri non significa che tutte faranno la stessa
fine: ho conosciuto persone che cedono alla disperazione più completa
quando si trovano a dover affrontare una delusione. Ma la natura umana
é molto complessa e le nostre speranze e paure sono così svariate e
numerose che é pericoloso puntare tutte le proprie aspettative su una
sola aspirazione e lasciarsi sopraffare dalla delusione in caso di
fallimento.

– Sull’attaccamento ai beni materiali e alle persone care –

D: Come dobbiamo comportarci quando ci rendiamo conto di essere troppo
attaccati a cose e persone?

R: Chi accetta la rinascita, o qualsiasi altra forma di esistenza dopo
la morte, dovrebbe riflettere sulla futilità dell’essere troppo
attaccati a persone o beni materiali e sulla transitorietà di questa
vita.

– L’eccessivo attaccamento a persone fisiche e oggetti materiali può
intensificare le emozioni spiacevoli e determinare frustrazione e
depressione –

Sia che siate non credenti o veri e propri atei, riflettendo sullo
scopo della vostra vita, vi renderete conto che non esistono soltanto
la ricchezza o le persone care. Anche i noncredenti possono dedicarsi
a un certo tipo di contemplazione, che li aiuti a ridurre l’eccessiva
dipendenza nei confronti di persone e beni materiali.

Per esempio, basterebbe pensare che la ricchezza e gli amici sono sì
importanti per il raggiungimento della felicità, ma non rappresentano
gli unici elementi di realizzazione e soddisfazione personale.

Non ha senso investire tutta la propria energia nell’attaccamento a
persone e cose, poiché non rappresentano l’unica condizione necessaria
per condurre una vita felice e appagante.

-Sull’autentica tolleranza –

D: Che cos’altro può dirci sui rapporti interpersonali in relazione al
karma personale?

– Com’è possibile capire la differenza fra tolleranza e stupidità? –

R: La vera tolleranza è la posizione o l’atteggiamento che un
individuo adotta in relazione a un particolare avvenimento, un fatto o
una persona. In seguito a determinate considerazioni, dopo aver
riflettuto su diversi elementi, l’individuo decide di non
intraprendere azioni negative. Questa è la vera tolleranza.

– Tutt’altra cosa è quando un soggetto non ha la capacità di prendere
una decisa contromisura e trovandosi in una situazione di impotenza
non può agire diversamente.-

La differenza fra tolleranza e stupidità viene messa in rilievo nel
Compendium of Deeds, una delle opere scritte dal maestro indiano
Shantideva. In quest’ottica, anche la mia tolleranza nei confronti dei
cinesi è messa in discussione: è vera tolleranza o no?

– Sul modo di vincere la paura –

D: Com’è possibile superare la paura come abituale stato mentale,
soprattutto quando sembra non esserci una causa apparente?

R: Bisogna innanzitutto precisare che, in questo caso, la differenza
consiste nel modo di vedere e in quello di pensare dell’individuo.
Spesso veniamo colti da un improvviso pensiero o sentimento, quale la
paura, che, se lasciamo entrare in noi senza opporre alcuna
resistenza, comincerà ben presto ad attaccare il nostro essere.

– In situazioni simili è fondamentale soffermarsi a ragionare per non
ritrovarsi in potere di pensieri o sentimenti negativi –

Al contrario, se la paura è sorta per un motivo ben preciso, allora ci
aiuta a creare misure preventive, divenendo quindi positiva.

Se invece è immotivata, ragionando con serenità riusciremo a sconfiggerla.

– Sulla spontaneità della compassione –

D: Può la compassione insorgere spontaneamente dopo aver sviluppato
una comprensione intuitiva?

R: Molto dipende dal proprio orientamento spirituale e dalla
motivazione di base. È sicuramente possibile per coloro che hanno
sviluppato una certa familiarità con i diversi principi del Mahayana.

Man mano che l’individuo acquista maggiore comprensione della natura
della realtà, aumenta il potere della sua compassione e del suo
altruismo, poiché si rende finalmente conto di come gli esseri umani
girino su loro stessi nel ciclo dell’esistenza a causa della loro
ignoranza nei confronti della natura della realtà.

Queste persone, una volta acquisita una profonda comprensione della
natura della realtà, scoprono l’esistenza di una via di uscita dallo
stato di sofferenza e la compassione nei confronti degli altri esseri
umani diviene maggiore, poiché capiscono la situazione dei loro simili
(anche questi ultimi potrebbero venirne fuori, se non fossero ancora
imprigionati nel ciclo dell’esistenza).

Ma l’acquisizione di un certo grado di comprensione della natura della
realtà non assicura automaticamente la nascita della compassione.

Questo perché gli individui, nel loro agire, possono essere spinti da
diverse motivazioni: dal desiderio altruistico diaiutare il proprio
prossimo, ma anche da quello egoistico di liberarsi dall’esistenza
ciclica.

Il semplice svilupparsi della comprensione della natura della realtà
non è quindi condizione sufficiente per la nascita di un sentimento di
vera compassione; ad essa si devono infatti aggiungere altre
particolari condizioni.

– Sul perdono –

D: Che cosa pensa del perdono?

Se in passato ho agito in modo sbagliato e discutibile e da allora un
persistente sentimento di colpa distrugge la mia pace mentale, sebbene
faccia di tutto per riparare al male commesso, come devo comportarmi
per farmi perdonare?

R: Se si è buddhisti può essere utile cimentarsi in una sorta di rito
di purificazione che richiede l’applicazione dei cosiddetti Quattro
Poteri, uno dei quali é costituito da un senso di pentimento per
l’azione commessa.

A questo si deve aggiungere l’impegno a non ripetere mai più un’azione simile.

L’effettiva pratica di purificazione potrebbe richiedere il rifugiarsi
nei Tre Gioielli e quindi l’impegnarsi in alcune pratiche religiose,
come il fare atto di prostrazione, il recitare mantra, il meditare
sull’amore e la compassione o sul Vuoto, la natura ultima della
realtà.

– Sulla manifestazione positiva della collera –

D: Esistono esempi di espressione positiva della rabbia basata sulla
compassione e l’autocomprensione?

R: Si, esistono circostanze in cui la motivazione di base può essere
compassionevole, ma l’immediato catalizzatore può essere la rabbia,
intesa come una potente forza della mente.

Come guarire le ferite della violenza subita nell’infanzia

D: Se un individuo viene violentato durante l’infanzia e a causa di
quella drammatica esperienza la depressione e le emozioni negative si
impossessano della sua vita di adulto, è possibile vincere la
sofferenza attraverso la meditazione?

La psicoterapia può essere d’aiuto?

R: Ritengo sia meglio utilizzare entrambe le tecniche. È vero che ogni
caso è diverso dall’altro ma, in generale, queste tecniche sono
complementari.

Come reagire alle proprie emozioni

D: Com’è possibile esprimere le proprie emozioni senza esserne spaventati?

Spesso controllo i miei sentimenti al punto tale da rinchiudermi in me
stesso ed essere incapace di amare.

R: Quando parlo di amore e compassione abitualmente distinguo il
normale sentimento di amore e ciò che io intendo per amore, e cioè
un’emozione che nasce nel momento in cui si riconosce l’esistenza
dell’altra persona e si rispettano il benessere e i diritti altrui.

L’amore basato su un forte attaccamento nei confronti di una persona
vicina, se considerato dal punto di vista della pratica religiosa,
deve essere purificato per permettere lo sviluppo di un certo grado di
distacco.

A livello iniziale probabilmente si soffrirà di solitudine.

La conquista di tali sentimenti rappresenta uno degli scopi della vita
di suore e monaci e, se da una parte una simile esistenza può sembrare
monotona e priva di qualsiasi attrattiva, dall’altra può apparire
l’esatto contrario.

In realtà, sono convinto che, se una forma di felicità è troppo
fluttuante, l’altro tipo, sebbene meno emozionante, è almeno stabile.

– Come comportarsi con chi è disperato e depresso –

D: Come pensa si possa aiutare una persona, che soffre di depressione
e che non desidera altro che la morte, a diventare più stabile e
positiva?

R: Nel caso si tratti di un individuo privo di fede religiosa non
saprei proprio che cosa consigliare. Ma se la persona in questione è
credente o addirittura buddhista, allora può essere utile pensare alla
Natura di Buddha, alle potenzialità del corpo e della mente umani.

Di grande aiuto può essere anche leggere la vita dei grandi religiosi
del passato, molti dei quali erano uomini privi di istruzione, che
soffrivano di depressione o che vivevano nell’indigenza più totale, ma
che grazie alla determinazione e alla fiducia in loro stessi erano
infine riusciti a realizzarsi.

Non bisogna mai dimenticare che la depressione e la perdita di ogni
speranza non aiutano certo a migliorare la situazione.

– Sulla trasformazione dell’energia dell’ira e del desiderio –

D: Lei ha parlato delle divinità irate. Può dire qualcosa di più sulla
trasformazione dell’energia della rabbia e del desiderio attraverso la
pratica tantrica?

R: È innanzitutto necessario fare alcune precisazioni per quanto
riguarda l’individuo in grado di trasformare l’energia di emozioni
negative quali la collera e il.desiderio.

Un simile individuo deve avere ben chiaro il cammino e il metodo per
giungere alla saggezza.

Oltre a ciò, deve possedere un certo grado di conoscenza della
meditazione yoga della divinità: concentrazione e un’idea precisa
sull’identità della divinità stessa.

Inoltre, ci sono alcune forme di attività che la persona può
intraprendere e che possono permetterle di trasformare tali energie,
inclusa l’azione spinta dall’ira.

Per intraprendere azioni simili, è necessaria una motivazione forte,
quale una certa rabbia, interamente basata sul karma o compassione.

Una spiegazione più approfondita richiederebbe molto tempo.

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