Come trovare un genuino maestro spirituale?
di Mariana Caplan
Pochi argomenti nel campo della spiritualità contemporanea suscitano tante
difficoltà, controversie e discussioni come il ruolo dell’insegnante
spirituale. Grazie a carismatici ciarlatani che scorrazzano nel mondo
spirituale, entrando in tutte le case attraverso i periodici a larga
tiratura e gli spettacoli televisivi, termini come “guru” e insegnante
spirituale sono entrati nel nostro vocabolario di tutti i giorni. Tuttavia,
nonostante le campagne pubblicitarie New Age, restiamo avvolti nella
confusione e nell’ignoranza per tutto quello che riguarda il valore e la
funzione dell’insegnante spirituale. Mentre prima, giustamente, affrontavamo
l’argomento dei maestri spirituali con la dovuta cautela, oggi tutti pensano
di sapere che cos’è un guru o un maestro spirituale, e come relazionarsi a
lui o lei.
La varietà dei cosiddetti maestri spirituali è grande. A un estremo abbiamo
individui capaci di guadagnare 50.000 dollari per un fine settimana in cui
insegnano alle coppie pratiche sessuali tantriche vecchie di quattromila
anni (Asra Nomani, Naked Ambition, “The Wall Street Journal”, 7 dicembre
1998); dall’altro, grandi maestri e leader spirituali di indiscutibile
onestà come il Karmapa, il Dalai Lama e santi orientali e occidentali meno
conosciuti.
Ma i ricercatori spirituali alle prime armi etichettano tutti come “guru” e
nutrono per essi un’adorazione infantile o un grande scetticismo. Tali
giudizi derivano per lo più da informazioni molto superficiali raccolte
nell’ambiente
sociale, nei media o in chiesa.
Uno dei nostri principali compiti di ricercatori spirituali è imparare
l’esercizio
della discriminazione. Potremmo pensare che il nostro primo compito sia
svuotare la mente, rilassarci nella beatitudine onnipresente e prendere
dimora nel Sé autentico, ma se affrontiamo il cammino spirituale con
serietà, comprendiamo presto di avere altre priorità. Arrancando nelle
paludi dell’ego, una delle qualità più preziose è imparare a distinguere ciò
che è reale da ciò che non lo è.
Prima di imparare a discriminare tra un insegnante falso e uno autentico, è
necessario sapere cosa vogliamo da un insegnante. Se vogliamo imparare a
rilassare la mente o a migliorare la relazione con il coniuge o i figli,
probabilmente qualsiasi psicoterapeuta spirituale andrà bene. Se vogliamo
percorrere un cammino tradizionale con un certo grado di rigore e serietà,
avremo bisogno di una guida o un insegnante di buona preparazione e onestà.
Se quello che vogliamo è realizzare il nostro potenziale più elevato di
esseri umani, allora non dobbiamo trovare solo un insegnante: dobbiamo
trovare qualcuno che sappiamo (ai limiti delle nostre possibilità) essere
capace e disponibile ad aiutarci in questo scopo.
Non c’è dubbio che molte persone si volgono a un maestro spirituale nel
tentativo inconscio di risolvere conflitti psicologici rimasti in sospeso
con i genitori. Il guru maschile o femminile rappresenta il genitore
spirituale assoluto, colui che alla fine ci darà l’amore incondizionato che
abbiamo tanto implorato da bambini. Se però ci volgiamo all’insegnante con
l’atteggiamento
di un bambino, anche se le nostre motivazioni sono inconsce, lo stiamo
implorando di tirare fuori tutti i latenti desideri di potere o di conferma
che restano in lui. Tenderemo anche a dare un’interpretazione molto distorta
di lui, osservando ogni cosa che dice e fa dal punto di vista dei desideri
infantili insoddisfatti. “Non esiste peccato, esiste solo l’infantilismo”,
sostiene il maestro spirituale francese Arnauld Desjardins. Riconoscere di
avere una relazione infantile con il cammino e il maestro spirituali è
essenziale per riuscire a cogliere fino in fondo l’opportunità che ci viene
offerta.
Quando andiamo al mercato spirituale, occorre essere consapevoli della
grande differenza di qualità tra i tantissimi insegnanti disponibili. Il
settore dei maestri spirituali non è ciò che appare al primo sguardo, e
prima di fare un acquisto impulsivo, è necessario un approfondito studio
della mercanzia.
Un altro fattore critico è la difficoltà di tradurre dall’oriente
all’occidente
la funzione dell’insegnante spirituale. Se è vero che nella tradizione
occidentale esistono esempi di relazione insegnante-studente (i nativi
americani, i rabbini ebrei, i preti cattolici), la cultura contemporanea è
per lo più influenzata da una religione dogmatica (o addirittura meccanica)
che fornisce pochi precedenti a una relazione con un maestro spirituale.
Importare semplicemente le tradizioni orientali nella cultura occidentale,
senza considerare le grandi differenze psicologiche e culturali, non
funziona. Da una parte abbiamo i maestri delle tradizioni monastiche
asiatiche che sono venuti in occidente e sono crollati di fronte alle
lusinghe della ricchezza, del potere e del sesso; da un’altra, i numerosi
aspiranti maestri occidentali, dai nomi sanscriti e dalle tuniche
stravaganti, che cercano disperatamente di creare monasteri tradizionali in
una cultura che non è pronta per essi; da un’altra parte ancora, coloro che
cercano di prendere il meglio da tutte le tradizioni per creare la loro
personale spiritualità eclettica, dove tutti e tutto – inclusi gli alberi,
le montagne e le stelle – fungono da insegnanti. Come il pittore che mischia
tutti i colori in una tavolozza e ottiene il grigio, quando mischiamo le
tradizioni a nostro piacimento, il risultato è una spiritualità New Age
estremamente confusa.
Abbiamo di fronte a noi il difficile compito di preservare il senso e il
contesto del tradizionale rapporto insegnante-studente, ma anche di operare
i necessari adattamenti alla nostra psicologia e cultura occidentali.
Sebbene il compito è certamente difficile e gli errori sono inevitabili,
questo deve restare l’obiettivo.
Una delle principali difficoltà che incontriamo quando abbracciamo la
nozione orientale dell’insegnante spirituale, è l’aspettativa che
quest’ultimo
sia perfetto. Le traduzioni delle scritture orientali definiscono
l’insegnante
“trascendente”, “essere perfetto”, “angelico” e “al di là dell’al di là”. Il
rigido perfezionismo della tradizione occidentale, unito alla nostra
ingenuità spirituale, interpreta tutto ciò nel senso che l’insegnante è una
sorta di Superman o di Wonder Woman cosmici. Non comprendiamo che per le
leggi dell’incarnazione umana tutti gli esseri umani sono semplicemente
questo: umani. Anche se hanno trasceso l’attaccamento alla forma umana, sono
ancora incarnati in un corpo soggetto alla malattia, con una mente che può
essere libera o meno da disfunzioni o aberrazioni psicologiche.
Molti studenti hanno provato disillusione di fronte a un insegnante che,
nella circostanza di un terribile dolore fisico, non è riuscito a
“trascendere il corpo”.
Desjardins racconta che una volta il suo maestro, Swami Prajnanpad, era
gravemente malato. A un certo punto chiamò uno studente, un noto medico,
chiedendogli degli antidolorifici. Tale evento provocò enorme sconcerto in
molti studenti di Swami Prajnanpad. “Se è un maestro autentico”, pensarono,
“perché non riesce a trascendere il dolore fisico?”; “Se è oltre il corpo,
come ha potuto ammalarsi?”. Ma forse questo episodio rivela, in realtà, un
fraintendimento su ciò che è un maestro autentico. È possibile che l’idea
occidentale di perfezione non sia identica a quella suggerita dalle antiche
scritture.
Un argomento ancora più delicato, soprattutto tra gli insegnanti spirituali
occidentali, è quello dei difetti psicologici. Per gli occidentali,
percorrere un cammino spirituale con insegnanti occidentali è molto
vantaggioso. Non solo questi ultimi parlano la stessa lingua, ma (fatto più
importante) hanno una comprensione della psicologia occidentale di cui molti
insegnanti orientali comprensibilmente non dispongono. Comunque, data la
situazione attuale della cultura occidentale (una cultura in cui quasi
nessuno supera l’infanzia senza qualche disfunzione psicologica), è
improbabile che anche i migliori insegnanti occidentali siano immuni da
nevrosi, nonostante i loro risultati spirituali. Se non riusciamo ad
accettare questo fatto (o se nelle nostre iniziali, ingenue proiezioni
sull’insegnante
non riusciamo a vederlo), al primo segno di comportamento in contrasto con
le nostre aspettative (una relazione extraconiugale, una sgridata ai figli,
delle vacanze dispendiose), proviamo spesso disillusione non solo verso
l’insegnante,
ma verso tutti gli insegnanti e gli insegnamenti spirituali.
Abbiamo di fronte a noi una grande responsabilità non solo nella scelta di
un maestro spirituale, ma anche nella creazione di un rapporto soddisfacente
e produttivo con quest’ultimo/a. Non dobbiamo allontanarci dagli
insegnamenti per qualche secondario problema psicologico di un insegnante,
ma allo stesso tempo non dobbiamo ignorare evidenti tendenze all’abuso. In
modo simile, dobbiamo imparare (spesso dopo molti anni) a distinguere tra la
psicologia del nostro insegnante e gli insegnamenti che lui o lei è in grado
di trasmettere davvero, nonostante tale psicologia. A prescindere
dall’autenticità
dell’insegnante, dobbiamo essere onesti con noi stessi riguardo ciò che
possiamo imparare vivendo con lui.
Criteri pratici, fissi, per valutare l’autenticità di un dato maestro hanno
poco valore, ma possono tornare di qualche utilità. Il limite ovvio è che
criteri sviluppati da una consapevolezza terrena non possono essere
completamente affidabili per giudicare colui che per definizione è al di là
di tale consapevolezza. È come chiedere a un arbitro di baseball che non ha
mai visto una partita di calcio di arbitrare i campionati mondiali. Anche se
molte rispettabili istituzioni spirituali hanno cercato di stilare liste di
criteri, se dobbiamo attenerci strettamente a una di esse (per quanto
raffinata), potremmo farci sfuggire alcuni dei più grandi maestri del nostro
tempo, in quanto spesso tali maestri ricadono all’esterno del dominio dei
parametri prestabiliti.
Molte persone sostengono che non occorre essere “illuminati” per essere
validi insegnanti spirituali, e che un valido studente può imparare anche da
un pessimo insegnante.
Un insegnante zen contemporaneo scoprì, mentre stava studiando con il suo
maestro in Giappone, che in zona esisteva un “roshi” molto migliore. Quando
lasciò l’insegnante più debole per quello più forte, venne molto criticato
dal giapponese, secondo il quale era dovere di un valido studente restare
con un insegnante debole, per aiutare quest’ultimo a migliorare.
Anche se i criteri per valutare gli insegnanti spirituali possono essere
utili, è molto facile – troppo facile, in effetti – criticare insegnanti
famosi e far risaltare i loro difetti. Molto più difficile è giudicare se
stessi in quanto discepoli. “I guru non sono molto comuni, ma non lo sono
nemmeno i discepoli”, afferma Desjardins. Il compianto Swami Muktananda
disse che il mercato dei falsi insegnanti era in crescita, perché era in
crescita il mercato dei discepoli falsi e ignoranti. Quando cominciamo a
considerare i falsi insegnanti dal punto di vista del nostro discepolato
incerto, ci sfidiamo ad abbracciare una prospettiva molto più ampia di
quella della comune critica spirituale.
Tutte le antiche scritture sostengono che quando il discepolo è pronto, il
maestro appare. A molti studenti spirituali piace lamentarsi: “Per me non è
vero. Il maestro non è apparso”. Ma è molto probabile che essi non siano
pronti per il maestro, e che devono insistere nella loro disciplina
spirituale fino a quando il maestro apparirà.
Lo scrittore e insegnante Gilles Farcet suggerisce che, invece di chiederci:
“Sarà questo il maestro adatto a me?”, dovremmo piuttosto domandarci: “Quali
sono le mie qualità di discepolo?”. Cosa abbiamo da offrire al nostro
cammino spirituale e all’insegnante spirituale? Come occidentali, siamo
condizionati a credere che tutto ci debba essere offerto su un vassoio a
prezzo di saldo. Ma le leggi sul rapporto maestro-discepolo sono comparse
molto prima della nostra complicata psiche, e anche se siamo in un nuovo
millennio, l’appagamento spirituale e un maestro genuino hanno un “prezzo”
non inferiore a quello che avevano nel passato o che avranno nel futuro.
“Hai ciò che meriti”, commenta lo psicologo transpersonale Charles Tart.
Questo è un punto di vista impopolare, ma resta il fatto che se ci
ritroviamo con un insegnante che compie abusi, un ciarlatano o qualcuno che
ci “lava il cervello”, siamo noi stessi a esserci messi in quella
situazione. Possiamo incolpare l’insegnante di tutto ciò che vogliamo per i
suoi difetti, e le nostre accuse possono anche essere vere, ma siamo sempre
noi che abbiamo abboccato all’amo. Nella nostra ingenuità spirituale è
probabile che a volte ci ritroveremo nelle mani di tali ciarlatani, ma non
dovremmo giudicarci “cattivi” o “sbagliati” per questo. Il processo naturale
per sviluppare la discriminazione spirituale ci farà spesso incontrare falsi
insegnanti, mettendoci di fronte alle nostre illusioni sul cammino
spirituale.
Nel mondo della spiritualità contemporanea, i falsi insegnanti sono
chiaramente in numero maggiore di quelli autentici, e in misura
sconfortante. “Ma perché preoccuparsi di un insegnante?”, potremmo
chiederci, dal momento che molti testi New Age ci garantiscono spesso e
volentieri che il maestro sta dentro di noi ed è il nostro sé autentico, e
che quindi non abbiamo bisogno di aiuti esterni. La risposta è: sì, il guru
interiore è vivo e vegeto dentro di noi, ma altrettanto lo è l’ego nella sua
infinita varietà di forme, costumi e maschere.
Anche se alla fine scopriamo che il maestro è semplicemente il nostro sé
autentico, abbiamo bisogno dell’aiuto della guida esterna che ci faccia da
specchio per ciò che non vogliamo vedere, ma che è assolutamente necessario
conoscere. L’ego non provocherà mai la sua distruzione: per lui è
illegittimo e impossibile agire così. Perciò, contrariamente a ogni
aspettativa, ci volgiamo – con occhi aperti e facoltà di discriminazione
intatta – all’insegnante spirituale qualificato, affinché ci aiuti a
scoprire ciò che cerchiamo nella vita spirituale.
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