di Jack Kornfield
Uno dei miei dubbi più frequenti un theravadin lo chiamerebbe un
ostacolo/impedimento rispetto alla pratica di meditazione è sempre stato
quello della relazione tra pensiero utile/sano e consapevolezza/meditazione.
Per un occidentale medio, con una istruzione media, ed una intelligenza
media, luso massiccio e prolungato delle facoltà intellettuali a scapito
di altre è spesso oramai una necessità imprescindibile: necessario per
studiare, necessario per lavorare, necessario per cogliere le tante
opportunità che ci offre questa società sempre più tecnologica (vedi questo
fantastico blog [image: :-)] .
E naturale quindi, per questo tipo di persone tra le quali mi annovero,
domandarsi come conciliare le proprie quotidiane imprescindibili attività
di pianificazione, organizzazione, analisi, decisione con le esigenze,
apparentemente antitetiche, della pacificazione mentale, della pratica di
consapevolezza continua e della cosiddetta meditazione in azione.
Forse è solo un modo diverso di vedere il classico problema del rapporto
tra evoluzione materiale/tecnologica ed evoluzione spirituale/umana? A
livello intellettualle possiamo anche sapere che non cè dissidio tra le
due, ma poi nella realltà dei fatti quanti di noi riescono a gestire
entrambe le dimensioni della vita in modo armonico, sinergico ed efficace?
In ogni caso trovo meravigliosamente chiarificatrici e illuminanti le
parole, ancora una volta (si sono ripetitivo, ma questa è la mia fase
Kornfieldiana [image: :-)] ) del nostro amico Jack, che dirime egregiamente
la questione in questo capitoletto intitolato:
Il bambino, lacqua del bagno e il pensiero abile.
Nella pratica della consapevolezza il punto non è sbarazzarsi del pensiero
ma imparare a vederlo in modo abile. La tradizione buddhista allena la
mente pensante e lintelletto a pensare bene e con chiarezza. Pianificare,
ragionare, organizzare, immaginare e creare ci sono necessari. I pensieri
ben ponderati sono un dono. I nostri pensieri possono stabilire la
direzione da prendere, possono farci capire, analizzare e discernere,
possono metterci in sintonia con la vita che abbiamo intorno. Quando
dimoriamo in pace nel nostro cuore possiamo utilizzare la facoltà di
pensiero in modo saggio, possiamo pianificare e immaginare con benevolenza.
Un professore di matematica e topografia che si era avvicinato alla
meditazione era preoccupato perchè il suo lavoro implicava ore e ore di
attività di pensiero. Mi chiese in che modo praticare la meditazione e
allo stesso tempo pensare a fondo a quei complessi problemi matematici:
doveva cercare di fare un passo indietro ed essere sempre deliberatamente
conscio della sua attività di pensiero?
Questo lo imbarazzava e disorientava. Risposi
dandogli unistruzione semplice: innanzitutto verifica la motivazione.
Avvicina la matematica in modo creativo e positivo. Poi, mentre pensi alla
matematica, pensa soltanto alla matematica: se diventi competitivo e ti
preoccupi di pubblicare il tuo teorema prima di un altro collega, quella
non è matematica; se ti trovi a sognare di vincere il Nobel o
unonorificenza sul campo, quella non è matematica. Trovati una motivazione
abile. Poi lavora alla matematica e goditi la creatività della mente.
La chiave al pensiero saggio è percepire lo stato di energia che sta
dietro al pensiero. Se prestiamo attenzione notiamo che certi pensieri
sono generati dalla paura e da una scarsa considerazione di sè: possono
accommpagnarsi ad attaccamento, rigidità, senso di indegnità, atteggiamenti
difensivi, aggressività, ansia. Ne possiamo sentire gli effetti sul cuore e
sul corpo. Quando notiamo questa sofferenza possiamo rilassarci, respirare,
sciogliere le identificazioni; con questa consapevolezza la mente si fa più
aperta e malleabile, il che ci ferma e riporta alla nostra natura di
Buddha. A questo punto possiamo lo stesso pensare, immaginare e pianificare
ma a partire da uno stato di agio e di benevolenza. E semplicissimo.
Da Il Cuore Saggio di Jack Kornfield
Lascia un commento