Comicoterapia e clown-terapia: La salute vien ridendo

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Comicoterapia e clown-terapia: La salute vien ridendo

(di Giampiero Cara)

Ridere cambia l’atteggiamento mentale. La mappa che ognuno, attraverso traumi e dolori si è formata
nella mente, attraverso il riso e la positività muta colore, dimensione, suono.

E’ per questo che, anche alla luce del Pensiero Positivo e dei suoi insegnamenti, nell’ambito delle
nuove terapie alternative alla medicina tradizionale è nata la “Comicoterapia”, un metodo di
guarigione che trova le sue basi nella Gelotologia (dal greco “gelos”, che vuol dire “riso”), ma
anche nella medicina psicosomatica e nell’immunologia neuro-psichica.

Come scrivono Sonia Fioravanti e Leonardo Spina dell’Associazione Ridere per Vivere nel libro “La
terapia del Ridere” (Ed. RED, £ 26.000), “si sa ormai da tempo che moltissimi malanni hanno cause
nervose; sono le cosiddette malattie psicosomatiche: gastriti ulcerose da capufficio, emicranie
d’origine coniugale, cancri rispecchianti vite piene solo di tristezza, sfortuna, depressione. Le
emozioni negative, cioè, influenzano il sistema nervoso il quale, a sua volta, agisce malamente
sugli altri organi del corpo. Una branca della medicina, la psico-neuro-endocrino-immunologia
(PNEI), solo da pochi anni si sta occupando di questi fenomeni; in particolare gli studiosi si
pongono la domanda: se quello appena descritto è il percorso delle emozioni negative, ne esisterà
uno inverso per le emozioni positive?”

All’estero già da anni la comicoterapia è entrata nei luoghi di cura. Il medico americano Patch
Adams è un apostolo del valore terapeutico della risata e da quasi trent’anni entra nelle corsie
degli ospedali con il naso rosso da clown, un assurdo cappello a forma di papera e un pesce di
plastica sotto il braccio.

Sogna di realizzare “il primo ospedale scemo della storia”, che si chiamerà “Gesundheit”: salute.
Avrà la forma di un clown, con il reparto di oftalmologia all’interno dell’occhio e quello di
otorinolaingoiatria nell’orecchio. Un ospedale in cui i pazienti faranno anche da infermieri e da
cuochi, avranno a disposizione libri, divertimenti e soprattutto non pagheranno nulla.

In Italia, tra i pionieri della comicoterapia ci sono il “figlio d’arte” Jacopo Fo, che con la sua
“Libera Università di Alcatraz” vicino Gubbio offre corsi di vari tipi per guarire e progredire
spiritualmente senza prendere troppo sul serio le cose, e Maria Luisa Mirabella, torinese,
fondatrice del gruppo Vip e fautrice della clown-terapia, con il suo gruppo di “Volontari del
Sorriso”.

Proprio quest’ultima ci ha concesso l’intervista che segue, per spiegarci i particolari del suo
brillante e innovativo progetto.

L’INTERVISTA: RISATE IN CORSIA

– Quanto incide il buon umore nella vita di una persona?

“Saper ridere è fondamentale per affrontare ogni situazione difficile nella vita. Chi non riesce più
a provare gioia si ammala facilmente. La comicoterapia, ovvero la terapia del riso, ha il compito di
‘allenare’ la gente alla risata. Un po’ come avviene quando non si fa esercizio fisico da tanto
tempo e si riprende ad andare in palestra. Noi, attraverso l’attività che svolgiamo come volontari
andiamo appositamente in ambienti tristi, in luoghi di sofferenza e portiamo il sorriso, stimoliamo
il riso, alleniamo nuovamente i muscoli facciali alla risata.”

– Si riesce a capire quando la gente vuole l’umorismo o quando la gente rifiuta l’umorismo? Quando,
insomma, l’umorismo è la carta giusta?

“Crediamo che sia importante innanzitutto sviluppare amore per tutti gli esseri umani, e che
l’umorismo non abbia confini, limiti. Non pensiamo ci sia un momento in cui l’umorismo non va più
bene. L’amore, l’umorismo è qualcosa che deve essere portato in tutti i contesti umani.”

– Qual è il primo passo da fare per chi, ad esempio, vuole fare volontariato come Clown in un
ospedale? E’ necessario fare un Corso per fare il clown di corsia? Come ci si veste, per esempio? Ci
si trucca?

“Il volontariato come clown richiede alcune conoscenze artistiche di base e una predisposizione al
riso e all’allegria. Il clown-volontario offre un mini spettacolo al suo pubblico e interagisce con
degenti, personale ospedaliero e visitatori, creando insieme a loro un momento di evasione
divertente. Il primo passo per agire e imparare a coordinare l’attività di clown-volontario è
frequentare un Corso di Formazione per clown dove si possono acquisire alcune tecniche di mimo, di
improvvisazione, comunicazione verbale e non verbale, gags, tecnica di burattini, favolistica, ecc.
Il Corso permette anche di imparare a relazionarsi serenamente con persone costrette a soggiornare
in ambienti dove regna la sofferenza, portando gioia, allegria, senza “strafare” e soprattutto
divertendosi a portare divertimento.

“L’abbigliamento dei Clown-volontari della nostra Associazione consiste in un camice bianco, come
quello dei medici, dipinto a colori vivaci e personalizzato con disegni particolari attinenti al
nome del clown stesso. Al camice si aggiungono vari “attrezzi”: ciucci, papillon grandissimi,
parrucche, cravatte sgargianti, pantaloni larghi e colorati, naso rosso, stetoscopio finto, pettini
giganti, burattini.

“Per quanto riguarda il trucco sul viso, abbiamo notato che i bambini si spaventano a vederne uno
troppo marcato, ragion per cui il clown si limita ad un trucco molto leggero, tipo naso rosso
applicato o dipinto, lentiggini, rossetto sulle guance.”

– Quanto dura il corso? E in quali giorni ed orari si svolge? C’è una selezione?

“L’Associazione propone due possibilità, una rivolta ai privati cittadini, l’altra ai ragazzi delle
scuole superiori. Nel primo caso, il corso si svolge in due week-end (venerdì dalle 19.00 alle
23.00, sabato dalle 09.00 alle 19.00 e domenica dalle 09.00 alle 19.00, per un totale di 48 ore di
lezioni). Nel secondo caso, per i ragazzi delle scuole superiori, il Corso dura 16 ore. Prima, però,
c’è un colloquio di selezione, atto a verificare l’attitudine artistico-creativa, la motivazione e
la disponibilità del richiedente.”

– Che differenza c’è tra un volontario-clown e altri tipi di volontariato?

“La differenza sta nell’approccio. Il volontario-clown ha il compito dell’«animatore», del mimo, del
clown: colui che porta il sorriso, che stimola la risata. Il volontario-clown offre ad ogni
ricoverato-degente un mini spettacolo e fa interagire nello spettacolo stesso i parenti e il
personale. Quindi non si limita all’ascolto, che comunque non viene escluso, ma ‘agisce’ come
attore-improvvisatore, offrendo alla struttura ospedaliera (comunità, case di riposo, famiglie) 2
ore di spettacolo.”

– Quindi, si può dire che il volontario clown sia un “comicoterapista”. Ma opera solo in ospedale?

“No, opera ovunque ci sia bisogno di sollevare lo spirito e portare la gioia. I suoi campi
principali d’azione sono: ospedali, case di riposo per anziani, comunità di bambini, famiglie con
bambini in difficoltà, accompagnamento di disabili in pellegrinaggi.”

– Come vengono accolti i clown in un ospedale dai malati? E come reagisce il personale ospedaliero?

“La nostra attuale esperienza ci porta a dichiarare con certezza che il personale ospedaliero
(infermieri, caposale e medici) ha risposto non solo bene, ma addirittura con entusiasmo alla nostra
proposta. Non è raro il caso che gli stessi infermieri partecipino ai nostri mini-spettacoli,
cantando con noi. Diverse caposala hanno espressamente richiesto la nostra presenza nei loro
reparti. In una visita ad un amico, effettuata come clown all’Ospedale Molinette nel reparto
trapianti, gli infermieri del piano ci hanno proprio chiesto di andare in un’altra stanza a
sollevare il morale di una degente.

“La caposala del Reparto rianimazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita ha richiesto la
nostra presenza per una bambina appena uscita dal coma che doveva subire alcuni interventi invasivi
da parte di medici e infermieri. Noi abbiamo riso e cantato con lei mentre il personale operava con
più tranquillità, visto che la bambina era distratta dal nostro gruppo.

“In un anno di attività ospedaliera, insomma, non abbiamo mai avuto il benché minimo problema con il
personale, ma, al contrario, abbiamo stabilito una piacevole collaborazione.”

– Se qualcuno a casa propria volesse avvicinarsi alla comicoterapia, senza per questo diventare un
volontario-clown, cosa potrebbe fare?

“Un primo passo potrebbe essere quello di comprare testi comici e leggerli, vedere film comici, per
disporsi alla risata e un secondo passo potrebbe essere quello di frequentare un laboratorio di
comicoterapia.”

1. Il Circolo VIP (Viviamo In Positivo)

2. La Libera Università di Alcatraz

3. L’Associazione Ridere per Vivere

4. Il sito della clownterapia

5. Le informazioni sui corsi per “clown volontari del sorriso”

I LABORATORI DI COMICOTERAPIA IN ITALIA

Per il momento, la diffusione della comicoterapia è affidata, per lo più, a strutture private, come
la Libera Università di Alcatraz, del sunnominato Jacopo Fo in Umbria, vicino a Gubbio (PG),
l’Associazione Ridere per vivere di Roma e il Circolo VIP (Viviamo In Positivo) di Torino. A
quest’ultimo gruppo ci si può rivolgere anche per avere informazioni sui corsi di formazione per
clown volontari.

Ecco lo scopo di questo corso di formazione, secondo il “manifesto” dell’associazione che lo
promuove:

“Crediamo che la gioia debba essere introdotta in tutti gli ambienti, soprattutto negli ambienti n
cui si soffre. L’energia della gioia rigenera, purifica, irradia, espande, unisce, armonizza. La
gioia è una dote innata dell’individuo che traumi o dolori possono aver nascosto, lo scopo di questo
corso è quello di portare i volontari a ritrovare prima di tutto la gioia in loro stessi, imparando
a donarla, attraverso il servizio disinteressato, ai loro fratelli.

“Il corso di formazione di Clown-Volontari del Sorriso sarà volto alla riscoperta della gioia
interiore, del valore del sorriso, della compassione, della carità. L’insegnamento sarà orientato a
vivere quotidianamente in maniera positiva, a sviluppare la creatività e la sensibilità. Una volta
maturate in noi, queste qualità potranno essere comunicate alle altre persone per sollevare lo
spirito, portare la speranza, diffondere la gioia.”

UN ESERCIZIO PER PROVARE LA COMICOTERAPIA

La maggioranza degli esercizi di comicoterapia va fatta in coppia o in gruppo. Ma c’è almeno un
esercizio che chi vuol sperimentare a casa un piccolo “assaggio” può fare da solo. E’ il Gioco di
Conoscenza: “Scegliersi il nome”.

Lo scopo del gioco è inventare o scegliere un nome che diventerà il “soprannome” di tutto l’anno.
Prendete un foglio di carta e fate un elenco di 5 qualità che vi riconoscete o che vi piacerebbe
avere. Da questo elenco scegliete la qualità che preferite e create un nome e cognome (buffo) dalla
qualità stessa.

Per esempio:

CALMA: Calmilla Camomilla – Serenella Tranquillo – Placido Acquechete

GENEROSITA’: Largone Sempredò – Prospero Della Mancia – Donato Donadoni – Prodiga Veladò

SPIRITUALITA’: Santuzza Pregadio (Marilu’) – Santo Diotiama – Diodato Vaincielo – Celeste Paradiso –
Angiolina Pregherò

GIOIA: Allegro Midiverto – Risatella Contentini – Gaudio Festaiolo

SIMPATIA: Gioia Allegretti – Amabile Frizzantino

BEL FISICO: Rosa Celobella – Quanto Mipiaccio

IPERATTIVITA’: Attivo Peperoncino – Ombretta Sempremimuovo.

Una volta trovato un nome si scrive una breve biografia rigorosamente comica del nuovo personaggio.

Se provate questo esercizio in gruppo, alla fine potete condividere i vostri risultati, leggendo le
biografie più divertenti.

Questo esercizio permette di liberare la fantasia, di sperimentare altri ruoli immaginari, di
distaccarsi per un attimo dalla propria stretta identità.

Vuoi approfondire la conoscenza della “comicoterapia”? Ecco i libri consigliati da BLISS
sull’argomento:

La terapia del ridere di Sonia Fioravanti e Leonardo Spina, Red, £ 26.000

La terapia del sorriso di Liz Hodgkinson, Armenia, £ 22.000

Salute! di Patch Adams, Apogeo/Urra, £ 28.000

Visite a domicilio di Patch Adams, Apogeo/Urra, £ 14.000

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