Comportamenti canori degli uccelli
di: Donata Allegri
La Neuroetologia studia il sistema nervoso per cercare di individuare i meccanismi fisiologici che
conducono a determinati comportamenti animali. Studiosi di varie Università hanno preso in esame il
canto degli uccelli; fisici dell’università di Buenos Aires hanno rivolto la loro attenzione al
cervello di alcune specie di passeri americani (Zonotrichia capensis e Z. leucophrys) ed hanno
capito che i canti di questi uccellini sono prodotti da semplicissimi circuiti presenti nel
cervello. I neuroni dedicati ai suoni sono strutturati in pochi circuiti (uno superiore ed altri due
più semplici) che comandano i movimenti dei polmoni e della siringe che è l’organo di canto degli
uccelli. Quando questi neuroni si mettono in moto per emettere dei suoni, gli impulsi del circuito
superiore inibiscono o stimolano ciclicamente gli altri; in questo modo si producono suoni complessi
a partire da elementi molto semplici.
Daniel Margoliash
Ricercatori dell’Università di Chicago, guidati da Daniel Margoliash, volendo scoprire come gli
uccelli sono in grado di riconoscere i canti e i richiami dei loro simili, hanno preso in esame gli
storni europei. In questo studio emerge che il sonno svolge un ruolo centrale nell’apprendimento;
gli uccelli giovani imparano a cantare ascoltando gli adulti, i maschi giovani apprendono le canzoni
delle loro specie copiando le melodie cantate da altri maschi e continuando poi ad esercitarsi, un
po’ come fanno i tenori. In seguito ogni uccello aggiunge melodie che rendono il proprio un canto
unico. Daniel Margoliash e i suoi colleghi sostengono che il canto viene poi perfezionato e
memorizzato durante il sonno. I canti che gli uccelli hanno imparato a riconoscere innescano
risposte sia in neuroni individuali sia nelle popolazioni di cellule del loro cervello che vengono
alterate in modo significativo dal processo di apprendimento.
Zonotrichia capensis
Mentre gli uccelli imparano a riconoscere determinate canzoni, le cellule in questa zona diventano
sensibili ai modelli, agli oggetti uditivi mentre le stesse cellule non mostrano mai tale
sensibilità ai modelli di canzoni che non hanno provato ad imitare. Per esaminare i meccanismi
neurali ai quali è associata la memoria uditiva, Gentner e Margoliash hanno misurato gli impulsi
elettrici dalle singole cellule nella zona uditiva del cervello, i neuroni in una zona denominata
HVc trasmettono i segnali ad una seconda regione, RA, che collega ai neuroni del motore i quali
direttamente controllano i muscoli di canto. I ricercatori hanno registrato le risposte di ogni
neurone sia alle canzoni che gli uccelli avevano imparato riconoscere, sia alle canzoni che gli
uccelli non avevano mai sentito; in maggioranza le cellule hanno reagito soltanto a una canzone,
cioè a quella che avevano imparato a riconoscere.
Zonotrichia leucophrys
Come il cervello riceve e interpreta gli stimoli dal mondo esterno è una questione fondamentale nel
campo delle neuroscienze. Anche negli esseri umani molti sono i sistemi che hanno a che fare con la
memoria: ricordare vocaboli, voci o brani musicali sono componenti importanti dell’esperienza e sono
essenziali per la normale comunicazione, eppure sappiamo poco di come questi ricordi si formino nel
cervello e di come vengano riutilizzati. Lo studio del canto degli uccelli costituisce un ottimo
banco di studio anche per comprendere un fenomeno umano ben noto: la perdita della capacità di
apprendere nuove lingue a partire dalla pubertà, probabilmente la causa di questo sono gli ormoni
del sesso; comunque questa ipotesi deve ancora essere esaminata ed occorreranno molti altri studi e
sperimentazioni.
Istituzioni scientifiche citate nell’articolo:
University of Chicago
Universidad de Buenos Aires
Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com
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