Comprendere il Karma e come fermarlo

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Comprendere il Karma e come fermarlo

di Caitanya Carana Dasa

Il termine sanscrito karma oggi è accettato diffusamente e si trova nel dizionario. Il karma come
principio filosofico è tuttavia poco compreso. Detto in modo semplice la legge del karma afferma che
da ogni azione che compiamo nasce una reazione. Nella tradizione biblica questa viene espressa con
“quello che semini, raccogli.”

La Legge del Karma è Scientifica?

Sì e no. Sì, nel senso che le leggi del karma, come le altre leggi della natura scoperte dalla
scienza moderna, è un principio fondamentale che regola il mondo in cui viviamo; no, nel senso che
esso comporta l’interazione di parametri non quantificabili come la coscienza, il libero arbitrio e
le motivazioni che stanno dietro alla conoscenza della fisica classica. La scienza ha scoperto che
la natura ubbidisce a leggi per interazioni di ogni tipo, dal livello microscopico a quello
macroscopico. In effetti, la fisica classica non è nient’altro che lo studio e l’applicazione delle
leggi della natura. Se tutti gli aspetti della natura sono governati da leggi, non sarebbe contrario
alla scienza affermare che solo gli umani sono esenti dalle leggi perché diversi?

Naturalmente gli esseri umani hanno potenzialità sottili come la coscienza e il libero arbitrio, che
la materia inerte non ha e che la fisica classica non è capace di distinguere con precisione, di
quantificare e spiegare. Ma l’incapacità della fisica classica di spiegare un fenomeno rende
automaticamente non esistente questo fenomeno? La realtà della coscienza è innegabile; tutti noi la
conosciamo come una realtà che si sperimenta personalmente. Perfino gli scettici che negano
l’esistenza della coscienza possono negarla perché sono coscienti. Perciò la coscienza è una realtà
fondamentale così inevitabile che tentare di negarla diventa la sua innegabile prova di esistenza.
Data l’inadeguatezza della fisica a spiegare un aspetto della realtà così fondamentale come la
coscienza, non sarebbe una irragionevole ristrettezza mentale eliminare dalle nostre nozioni di
realtà un campo di conoscenza così vitale come quello delle interazioni della coscienza,
classificandole come non “scientifiche”?

L’esigenza umana di conoscenza è controllata e soffocata da questa ristrettezza mentale. Il fisico
David Bohm pretende apertura mentale ricordandoci che il dominio dello studio scientifico è
potenzialmente senza limiti precisi: “La possibilità che possa esistere un’illimitata varietà di
ulteriori proprietà, qualità, entità, sistemi, livelli e così via a cui applicare
corrispondentemente nuove leggi di natura è sempre aperta.” Uno di questi nuovi livelli è stato
scoperto dalla fisica quantistica che ha superato la fisica classica in molti campi e la fisica
quantistica sta riconoscendo sempre di più la coscienza come un aspetto integrale della realtà.
Perciò è possibile che il futuro sviluppo della fisica quantistica possa riconoscere come
scientifici concetti quali la legge del karma, che oggi sono giudicati non scientifici.

Inoltre, la legge del karma può essere definita scientifica anche in un altro senso. Possiamo usare
la ragione e la logica – facoltà conoscitive fondamentali che sostengono lo spirito scientifico
della ricerca – per ottenere una comprensione generale dei meccanismi del karma. Come dice un detto:
“Non possiamo mai infrangere le leggi di Dio; possiamo soltanto infrangere noi stessi contro le
leggi di Dio.” Se un gruppo di persone dice: “Non crediamo nella legge di gravità” e saltano dalla
cima di un edificio di dieci piani, che cosa succederà? Sicuramente non infrangeranno la legge della
gravità, ma senza dubbio infrangeranno loro stessi contro questa legge. Similmente non possiamo mai
infrangere nessuna legge di Dio. Proprio come le legge di gravità agisce imparzialmente su oggetti
fisici senza discriminazione, la legge del karma agisce imparzialmente sugli esseri viventi senza
discriminazione.

Dubbi sul Karma

Perché azione e reazione non si realizzano in una sola vita? La letteratura vedica ci dice che noi
anime eterne passiamo da un corpo all’altro dopo la morte, portando con noi le nostre reazioni
karmiche. Qualcuno può chiedere: “Perché dovrei soffrire ora per le azioni compiute in una vita
precedente? Perché questo ritardo?” Ogni azione che compiamo è come piantare un seme. Semi diversi,
come quelli del riso o del mango, portano frutti in tempi diversi, così fanno i diversi semi
karmici. Se però possiamo scartare il prodotto maturo non buono, non possiamo scartare il frutto
cattivo dei nostri semi karmici. Dobbiamo mangiare – soffrire – ogni singolo frutto karmico che
abbiamo seminato. Nella Bhagavad-gita (4.17) Krishna dice che il karma opera in modi complessi,
difficili da capire.

Dio sa benissimo quale reazione verrà, in quale momento e in quali condizioni. Perciò alcune
reazioni possono venire in questa vita, alcune nella prossima ed alcune in una lontana vita futura.
I meccanismi del karma corrispondono a un altro detto: “I mulini di Dio macinano lentamente, ma
macinano in modo estremamente fine.” Prima o poi si dovrà rispondere di ogni singola azione. Perché
l’ignoranza non è una giustificazione? Un cittadino che viola una legge del codice stradale dello
Stato non può usare l’ignoranza della legge come scusa. Un cittadino che usa le strade fornite dallo
Stato ha il dovere d’imparare le leggi dello Stato. Nello stesso modo, poiché noi viviamo in questo
mondo e usiamo l’aria, l’acqua, la luce del sole e il cibo forniti dalla natura, dobbiamo conoscere
e seguire le leggi di Dio, che ci dà quello di cui abbiamo bisogno per vivere, compresa la
conoscenza di come vivere.

In ogni società umana si trova praticamente un sistema morale, religioso e spirituale ed è nostro
dovere informarci e conseguentemente orientare le nostre vite. Un’altra ragione per cui non possiamo
usare l’ignoranza come giustificazione alla violazione delle leggi di Dio, è che siamo noi la causa
della nostra ignoranza – perché l’ignoranza è la conseguenza del peccato. Per esempio i detenuti
possono perdere la possibilità di usufruire del counseling e di altri aiuti per migliorare la loro
situazione se costantemente rifiutano gli aiuti quando vengono loro offerti. Nello stesso modo, se
non riusciamo mai a conoscere la legge del karma è perché con le nostre azioni abbiamo dimostrato a
Dio : “Non sono interessato a conoscere le Tue leggi; non m’interessano. Farò tutto quello che
voglio.”

Le persone sbagliano a causa dell’ignoranza e l’errore rinforza l’ignoranza spingendole ad ulteriori
azioni sbagliate che creano così un ciclo vizioso. Il modo più pratico e potente per liberarsi da
questo ciclo è il metodo del servizio devozionale che il Signore insegna da sempre per mezzo dei
suoi rappresentanti o discendendo in Persona. Per comprendere che il servizio devozionale ci libera
dal ciclo karmico prendiamo in esame i tre tipi di azione di cui Krishna parla nella Bhagavad-gita
(4.17): karma, vikarma e akarma.

Tre Tipi di Azione

Il termine karma ha significati diversi. Può indicare un’azione, la sua reazione o l’intero sistema
di azione-reazione conosciuto come legge del karma. Secondo le Scritture, innanzitutto karma indica
azioni compiute secondo i propri doveri prescritti dalle Scritture rivelate. Vikarma si riferisce
alle azioni fatte contro le Scritture usando male il proprio libero arbitrio. Vikarma ci porta in
basso, nelle forme di vita inferiori. Le quattro principali attività vikarmiche citate nello Srimad-
Bhagavatam (1.17.38) sono: assumere intossicanti, mangiare carne, fare gioco d’azzardo e sesso
illecito. Queste quattro attività portano a severe reazioni karmiche che arrivano sia nelle vite
future sia in quella presente.

In questa vita, il sesso illecito provoca varie malattie; il consumo della carne porta a problemi di
cuore, al cancro ed altre malattie; il gioco d’azzardo fa perdere l’autocontrollo e alla fine tutto
il resto. Prendere intossicanti, attività che le persone reputano molto piacevole, è in realtà un
rito di autotortura. Ciò che comincia con “Salute!”, spesso porta alle lacrime; sotto l’incantesimo
degli intossicanti le persone agiscono in modi che causano loro la perdita del rispetto di se
stessi, dell’equilibrio della loro situazione bancaria, delle loro famiglie e a volte perfino delle
loro vite. Infine akarma, che letteralmente si traduce “assenza di attività”, non significa
inattività, ma attività che non porta reazione, che libera le persone dal ciclo delle nascite e
delle morti.

Una Completa Libertà dal Karma

Il servizio devozionale al Signore è akarma. Esso porta alla definitiva liberazione
dall’imprigionamento karmico perché per sua stessa natura è un’attività trascendentale. Ci fornisce,
tra le altre cose, quattro grandi doni che ci aiutano ad avanzare verso la pura piattaforma
spirituale. La capacità di distinguere ciò che è giusto da quello che è sbagliato. Se pratichiamo il
servizio devozionale, il Signore, come Anima Suprema nel nostro cuore, ci offre la conoscenza per
fare le scelte giuste. Tutti noi possiamo, in un momento o nell’altro, sentire la voce della
coscienza (vivek buddhi). Quando iniziamo a fare qualcosa di sbagliato una voce dentro di noi ci
ammonisce: “Non farlo.” Quando desideriamo fare qualcosa di buono, la voce dice: “Sì, fallo subito.”

Quando pratichiamo servizio devozionale e cantiamo il santo nome di Krishna, questa voce interiore
diventa più forte e ci aiuta a fare le scelte giuste nella vita. Perciò il servizio devozionale può
assicurarci la conoscenza per diventare gradualmente liberi da ogni forma di karma. La
determinazione ad agire bene evitando errori. Il servizio devozionale ci preserva da (a) produrre
ulteriore cattivo karma e (b) dal desiderio ardente di produrre cattivo karma. Esso ci dà la
soddisfazione interiore che ci rende capaci di dire no a tutti i piaceri peccaminosi di questo
mondo. Perciò non solo conosciamo le scelte giuste, ma otteniamo anche la forza di volontà per
farle. La mancanza di reazioni colpevoli.

Certe reazioni sono destinate a raggiungerci dal passato, ma il servizio devozionale riduce queste
reazioni. Anziché una reazione completa, il Signore dà ai devoti reazioni simboliche in modo che
essi non dimentichino l’innata sofferenza di questo mondo. La forza interiore di affrontare la
sofferenza. Qualsiasi residuo di karma ci arrivi, il servizio devozionale ci dà la forza di
tollerare la sofferenza. Quanto più il devoto è spiritualmente avanzato, tanto più sperimenta la
realtà di questa protezione da parte di Krishna. Perciò esteriormente, i puri devoti possono
sembrare sofferenti, ma interiormente grazie al loro ricordo del santo nome non sentono la
sofferenza. Nonostante il nostro karma passato, il metodo spirituale scientifico del servizio
devozionale è il percorso migliore per la più elevata felicità in questa vita e nella prossima.

Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria
elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune. È autore di
otto libri, compreso Solving Reincarnation Puzzle, di prossima pubblicazione, da cui è stato
adattato questo articolo.

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