COMPUTER E YANTRA
autore sconosciuto
Il duemila ormai oltrepassato, in piena era di sviluppo tecnologico (e purtroppo anche di
inquinamento), mi è capitato talvolta di sentirmi fare questa critica: ” …aderire, come fate voi,
all’antica filosofia indiana vuol dire andare contro il progresso e la modernità, la società va
avanti e voi andate indietro…”
Prima di rispondere a questa osservazione vorrei citare una notizia che viene dall’Unione Sovietica:
“L’elaboratore svela la geometria di un simbolo indiano, l’impresa si era dimostrata impossibile con
i normali strumenti. Il computer avrà inaspettati impieghi nell’analisi delle filosofie orientali e
dei loro più antichi simboli.
Aleksej Kulaicev, ricercatore dell’Università di Mosca ha trovato l’algoritmo (ossia un programma)
per riprodurre col calcolatore l’antico simbolo dello Sri Yantra. La figura è circolare e
all’interno nove triangoli si intersecano formando una specie di stella con quattordici punte.
Facile a dirsi, meno a realizzarsi, perché la costruzione si rivela assai complicata. Sarebbe la
prova, secondo il matematico sovietico, dell’alto livello di cultura matematica raggiunto
nell’antica India.
Lo Sri Yantra è una figura rituale della spiritualità vedica, ma in realtà gli yantra sono qualcosa
di più di semplici schemi geometrici – dice Kulaicev essi infatti raffigurano simbologicamente una
concezione filosofica antica che ha persino sorprendenti analogie con la scienza moderna, per
esempio per quanto riguarda l’origine del cosmo “. L’interesse dello scienziato per lo Sri Yantra fu
destato da un amico, un fisico di Minsk, che una quindicina d’anni fa trovò la figura su una vecchia
monografia.
“Mi colpì la rigorosa bellezza geometrica – confida Kulaicev – e cominciai a ridisegnarlo. Ma non
era un lavoro semplice. Matita, riga e compasso non bastavano e ciò non fece altro che aumentare la
mia curiosità. Non si può costruire lo Sri Yantra senza una profonda conoscenza della moderna
algebra superiore, dell’analisi matematica e della geometria. Anzi, questa struttura è così
complicata da richiedere calcoli laboriosi legati alla teoria delle equazioni, un argomento per il
momento fuori delle stesse possibilità del computer “. La macchina ha infatti dovuto svolgere più di
cento milioni di operazioni per disegnare lo Sri Yantra. Eppure, come sottolinea Kulaicev gli
elementi geometrici che entrano in gioco sono semplicissimi. Ma come potè comparire nell’antichità
una cosa del genere? La domanda per ora non ha risposta. Come ha affermato l’orientalista sovietico
Dega Deopik, tali disegni non sono mai stati analizzati con l’aiuto di metodi matematici e il lavoro
di Kalaicev costituisce la prova di come essi possano essere impegnati con profitto. Dello stesso
parere anche un altro storico sovietico, l’accademico Ivan Kovalcenko, per il quale si è aperto un
nuovo capitolo che vede l’uso del computer nell’analisi dell’antica arte dell’India.
Possiamo con tutta certezza affermare che la scienza e la cultura dei Veda sono tutte da scoprire.
Gli antichi indiani possedevano prima degli altri popoli le fondamenta di parecchie branche della
matematica, cioè dell’aritmetica, dell’algebra e della trigonometria.
Le nostre costruzioni attuali in questi rami della conoscenza scientifica sono basate su concetti
teorici e pratici formulati in India qualche migliaio di anni fa.
La scienza dei Veda passò in Arabia e da qui venne comunicata, attraverso la mediazione degli
italiani e degli spagnoli, all’Europa che stava ridestandosi nel rinascimento. Per molto tempo gli
studiosi europei hanno attribuito agli arabi l’origine di queste scienze. Soltanto nel secolo
decimottavo gli europei ebbero accesso ad alcune opere indiane, come la Lilavate e il Bijaganita di
Bhaskara, e così scoprirono che tali scienze avevano un’origine indiana. Il merito degli arabi è
solo quello di aver appreso queste conoscenze e di averle trasmesse ai popoli dell’Occidente. Il
principale contributo degli indiani all’aritmetica è senza dubbio il numero zero. Essi usarono il
simbolo zero nel sistema di notazione posizionale di scrittura dei numeri ed elaborarono la
corrispondente aritmetica, lo consideravano come un numero col quale e sul quale si possono compiere
operazioni aritmetiche.
Il termine sunya (zero) è molto antico e si trova anche nella letteratura vedica col significato di
vuoto (abhava), insignificante (tuccha), incompleto (asampurna), e meno (una). La definizione dello
zero è la seguente: “La somma di due quantità eguali ed opposte è zero, che non è né positivo né
negativo, perciò esso viene presentato senza alcuna indicazione di segno “.
Il numero zero, di per sé umile e senza pretese, ha contribuito in maniera determinante allo
sviluppo della scienza esatta così come noi la conosciamo oggi. Un grazie sincero ai grandi saggi
dell’antica India che avevano intuito e spiegato in modo chiaro e scientifico le verità fondamentali
dell’universo, un altro grazie a Srila Prabhupada che all’età di settant’anni lasciò l’India per
divulgare nel mondo la scienza e la cultura vedica. Un ultimo grazie a tutti voi che state cercando
di capire come sia importante guardare ad un certo passato per vivere meglio il futuro.
Se lo ritenete necessario usate pure il computer, vi aiuterà nei calcoli e nelle verifiche.
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