Con il tempo la memoria dei dettagli scompare; quella dei luoghi, resta

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Con il tempo la memoria dei dettagli scompare; quella dei luoghi, resta

Sembra esserci qualcosa di speciale, nella memoria spaziale, che rende possibile conservare più a
lungo il ricordo dei luoghi visti.

19 febbraio 2024 – Elisabetta Intini

Un tuffo nei ricordi: quelli dei luoghi durano più a lungo.

La memoria, si sa, ha la brutta abitudine di affievolirsi col tempo: mano a mano che passano le ore
e i giorni che ci separano da una situazione vissuta, i dettagli sulle persone incontrate, su quello
che hanno detto, su come erano vestite, si fanno più sfocati nel cervello. Questa regola universale
sembra valere un po’ meno per la memoria dei luoghi: in genere ricordiamo molto bene dove era
posizionato un oggetto, anche quando scordiamo tutto il resto. La scoperta pubblicata su bioRxiv
potrebbe essere sfruttata da chi studia l’attendibilità delle deposizioni ai processi.

CHE COSA C’ERA NELLA FOTO? Un team di psicologi dell’Università di Chicago è arrivato a questa
conclusione attraverso due esperimenti. Nel primo, ha mostrato a 1.609 persone le immagini di sei
diversi contesti (una camera da letto, una cucina, un salotto, un parco giochi, un giardino e un
parco pubblico), per periodi di tempo variabili dai 100 millisecondi ai 10 secondi. Immediatamente
dopo, i partecipanti hanno dovuto ricreare a memoria le scene nel maggiore dettaglio possibile,
disegnando con il mouse o il touchpad sulla piattaforma di crowdsourcing Amazon Mechanical Turk.

ATTESA CRESCENTE. Nel secondo esperimento, altre 942 persone hanno visto le stesse scene, ma tutte
per 10 secondi soltanto. In alcuni casi hanno dovuto ridisegnarle subito, in altri dopo 5 minuti, in
altri ancora dopo un’ora, un giorno, due giorni o una o due settimane.

OGGETTI EXTRA. Come prevedibile, quando i ricercatori hanno verificato quanti degli oggetti della
scena iniziale i partecipanti avessero incluso nei loro disegni, si è visto che il grado di
precisione nel ricordarli diminuiva con il passare del tempo, ed era minore in chi aveva avuto il
periodo di osservazione più breve. Un quinto delle persone che aveva aspettato due settimane prima
di poter disegnare aveva inserito nella sua ricostruzione a memoria almeno un oggetto non presente
nella scena reale; un quarto di questi disegni conteneva più di un falso oggetto.

NON RICORDO COM’ERA, MA SI TROVAVA LÌ! Più sorprendente è stato scoprire che, anche se i
partecipanti non ricordavano tutti gli oggetti inclusi nella scena, sapevano però ricollocare quelli
che ricordavano in modo molto preciso nello spazio – come se ci fosse qualcosa di particolare nel
modo in cui codifichiamo, e poi rievochiamo, questo tipo di ricordo.

La differenza emersa potrebbe risultare estremamente utile nei contesti in cui è necessario
ricostruire i particolari di una scena passata, come durante le testimonianze oculari.

Per esempio i ricordi su dove si trovavano una persona o un oggetto potrebbero essere più precisi e
saldi nella memoria di quelli sul loro aspetto.

L’EFFETTO-ABITUDINE. Ulteriori test dovranno valutare se su questa precisione influisca in parte
qualche schema di pensiero pregresso: per esempio, è lecito aspettarsi che un vaso di fiori in
cucina si trovi al centro del tavolo, o che un comodino nella camera sia posizionato accanto al
letto. Anche questo “senso comune” potrebbe influire sulla nostra memoria.

www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.01.26.577281v1

da focus.it

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