Condizionamento mondiale

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Condizionamento mondiale

di: Edoardo Conte

come liberarsi

Se chiedete a qualcuno se è contento della vita che fa o se gli piace il sistema in cui vive, vi
risponderà quasi sicuramente che non è proprio la vita che vorrebbe fare e che il sistema potrebbe
essere, di sicuro, migliore. Quando poi gli chiedete se saprebbe che cosa fare per migliorarlo, vi
risponderà che lui saprebbe ma, non gli spetta. “Sono i politici a dover trovare le soluzioni giuste
per risolvere i problemi; sono stati eletti apposta”…

Questo è più o meno il ritornello che sentireste.

Il problema fondamentale sta nel fatto che, la gente, è cresciuta, educata e pasciuta nella
convinzione che deve delegare i propri desideri e la propria volontà di benessere personale e
collettivo a qualcuno o a qualche cosa che la rappresenta. Anche se questa affermazione può sembrare
assoluta, vi chiedo di osservare i vostri desideri o le vostre aspirazioni e vedere se sono ispirati
da una vostra istanza interiore o se rispondono a modelli preconfezionati che la società diffonde
come appetibili e soprattutto conformi a una aspettativa comune.

Ogni nostro desiderio personale è dettato da bisogni costruiti, appositamente, al di fuori di noi
per farci prendere e mantenere una certa direzione. Voler migliorare la nostra vita è cosa buona e
giusta, ma dipende sempre da che cosa ci offrono i modelli di riferimento. Lavoro, carriera,
successo, casa, automobile, e non ultimo, il telefonino, sono stereotipi precostruiti da chi ci
controlla e guida per orientare i nostri desideri verso il possesso di cose; possesso che viene
mostrato come la chiave della felicità. Quando vien detto da politici, sociologi, pubblicitari e
altri guru della comunicazione che, alla gente vien dato ciò che chiede, si mente sapendo di mentire
poiché è da sempre risaputo che le masse desiderano ciò che vien loro suggerito come desiderabile e
indispensabile. Creare bisogni e valori, perlopiù fittizi, fa parte della tecnica della persuasione
occulta, che mantiene l’uomo ingabbiato nella propria mentalità emotiva.

È stato così fin dai tempi degli antichi imperi dove: “Panem et circenses” era il motto che
stigmatizzava la chiave del potere. Da allora nulla è cambiato nel metodo bensì nella forma. Le
attuali società democratiche ricalcano in grande misura quella formula di alternanza di “cibo e
divertimento” che costituisce la base del governo di un popolo, con l’aggiunta di un pizzico di
“stregoneria” che riesce a infondere, al popolo stesso, perfino l’illusione di partecipare alle
scelte. Dietro il concetto di democrazia si cela, forse, il più subdolo condizionamento di massa
messo in atto da che storia è storia. Col metodo democratico, l’adeguamento del sistema alle
necessità della gente, è demandato a coloro che sono eletti per la gestione del bene comune i quali,
a loro volta, dovrebbero percepire le istanze della comunità e quindi promuovere quegli eventi
necessari a provocare il cambiamento richiesto.

I fatti, tuttavia, ci insegnano che ciò non accade se non in misura utile al mantenimento del
controllo stesso. La casta degli eletti, ad esempio, è in gran parte precostituita dalle lobbies di
potere tramite accordi trasversali che mirano all’auto-protezione. I pochi outsiders vengono “fatti
fuori” in poco tempo o resi innocui. I bisogni della gente, poi, sono “teleguidati”, come abbiamo
detto sopra, dalla manipolazione del desiderio. Anche le grandi battaglie sociali che, hanno
contraddistinto gli ultimi due secoli, compreso il diritto di voto e i diritti dei cittadini, o i
grandi movimenti come quello operaio o quelli idealistici come il socialismo, son tutti esempi di
come i poteri occulti siano riusciti a manovrare le masse facendo loro credere di compiere passi
verso un progresso sociale. Attenzione, non sto dicendo siano stati inutili; anzi, sono stati molto
utili perché hanno fatto “masticare” molta materia grezza, rendendola più duttile, e allenato i
giocatori ad un gioco di squadra sempre, però, all’interno del campo di gioco e delle regole del
gioco.

Sto cercando di dire che, il concreto o presunto successo di quelle battaglie e di quei movimenti,
ha generato, come in tutte le lotte sociali, odio di classe. E non ha molta importanza che
all’interno delle masse, quelle lotte, abbiano creato uno spirito solidale o comunitario; anzi, è
proprio quella solidarietà interna ad aver provocato odio verso l’esterno. Ciò vale, ovviamente, per
tutti i tipi di aggregazione di sinistra o di destra; politica, ideologica, religiosa e perfino,
commerciale o sportiva che sia.

Là dove si crea antagonismo, si genera conflitto; e dal conflitto si passa all’odio.

E qui sta il trucco.

Creare masse contrapposte per idee, cultura e interessi personali, è la strategia con cui si detiene
il potere.

Non ha importanza il soggetto del contendere; tutti i pretesti sono utili, che siano politici,
sociali, morali, religiosi, economici o culturali, per separare la gente in fazioni che si odiano e
combattono. “Divide et impera” dicevano i latini; “Separa e comanda”, questa è la regola che
assicura il dominio dei popoli. Le forme sono molteplici come gli effetti, ma il movente è sempre lo
stesso: incutere paura !

Dell’altro, del diverso, dell’ignoto…

Tutte le paure generano, prima o poi, odio !

Quindi, se volete dominare un gruppo di persone, inventate un pericolo proveniente da un gruppo
esterno e prospettate una soluzione vincente. Otterrete in sequenza: paura e odio per il presunto
nemico e immediato consenso al vostro agire. La lotta al terrorismo internazionale ne è l’esempio
più eclatante, ma ci sono modi più semplici e immediati per instillare la paura nel vivere
quotidiano. Rendere precario il lavoro, bloccare il flusso della liquidità monetaria, attentare alla
salute… in somma: togliere la fiducia nel presente e la speranza del futuro. Questo è il feroce
gioco del potere che, mentre tende la mano con accoglienza benevola, dall’altra parte sfodera il
bastone del condizionamento o, ancora peggio, la spada del terrore.

Mentre, ad esempio, cavalca la libertà creativa dell’individuo gli salta in groppa (all’individuo) e
lo imbriglia con le logiche produttive del mercato globale, della finanza, del credito, realizzando
il sistema dell’indebitamento. Avete mai pensato che il sistema bancario mondiale e l’emissione di
denaro si basano sul debito che andate a contrarre quando chiedete un prestito a una qualsiasi banca
? Da un lato il sistema accoglie l’idea della società solidale e dall’altro pungola l’individuo
verso una competizione sempre più feroce, mantenendo, di fatto, gli uni contro gli altri, separati e
incazzati.

Finché l’Umanità avrà paura di sentirsi libera, uguale e fraterna, sarà tenuta divisa dall’odio e
potrà essere governata, ossia, tenuta in schiavitù, da chi trae forza e giovamento da questa
condizione !

D’altra parte, non vi sembri paradossale che proprio il sistema di condizionamento sia, in ultima
analisi, il mezzo stesso che consente di percorrere il sentiero della salvezza. Senza subire sulla
propria pelle tutto il senso di limitazione che procura, l’individuo non scuoterebbe il proprio
animo verso la liberazione e non cercherebbe una condizione di vita più equa. Sotto questo profilo
la sofferenza diventa strumento di catarsi. Ma ciò è possibile solo se si giunge a una presa di
coscienza della posta in gioco. In tutto questo marasma di forze contrastanti, non è un caso che il
cittadino medio di una qualsivoglia società, si senta affetto da schizofrenia indotta da ciò che
sente dentro e ciò che gli viene inconsciamente imposto fuori. Questa schizofrenia comportamentale,
andando più in profondità, esiste nella natura stessa dell’essere umano, dove l’essenza spirituale
naturalmente predisposta al bello, al buono, alla condivisione, è contrapposta ad una caratteristica
personale orientata verso l’individualismo, la separatività, l’egoismo. Queste due tendenze agiscono
come forze che contrapponendosi provocano conflitto se non sono elaborate come elementi
complementari dell’esistenza, a cui dare una tensione armonica.

Chi gestisce il controllo, conosce bene questo meccanismo e lo sfrutta per il suo fine proponendo
modelli sociali e comportamentali a cui il lato “personale” dell’individuo non può sfuggire a
scapito di quello spirituale. A questo scopo viene alimentata la rincorsa ai beni materiali che
acceca l’aspetto personale con i bagliori del successo, della ricchezza, del possesso. Su questi
non-valori è impossibile costruire la società della solidarietà e così, il senso di frustrazione che
deriva dall’agognare una meta irraggiungibile crea, nella persona, una scissione esistenziale che la
rende succube e impotente. Badate bene che anche l’eccesso opposto, quello determinato dal
condizionamento religioso di sapore moralistico-punitivo, ottiene l’analogo effetto di mantenere
l’individuo diviso, mediante il senso di colpa.

Qualcuno obietterà che la gente non è poi così stupida e che sa scoprire gli inganni e riconoscere
la verità.

Questo in parte è vero, quando l’uomo usa la mente per discriminare e l’intuizione per scoprire più
ampi orizzonti. Ma occorre considerare che, se il livello mentale delle masse è senza dubbio
cresciuto negli ultimi 50 anni, è altresì aumentata la suggestione emotiva che è frutto del
condizionamento dell’informazione di massa. Più persone vengono informate su un evento, maggiore
sarà la partecipazione emotiva e quindi la suggestione condizionante. Più avvenimenti crudeli,
violenti e nefasti verranno proposti quotidianamente e più si svilupperà paura, odio e rancore di
massa, e l’Umanità resterà divisa.

Da questo punto di vista l’informazione sta svolgendo un duplice ruolo, liberatorio e vessatorio, al
tempo stesso.

Infatti, il paradosso di internet, l’ormai più diffuso mezzo di comunicazione, rivela bene il
conflitto di forze in atto.

Sulla rete si trova tutta l’informazione e la contro-informazione riguardante un avvenimento.
Entrambi costituiscono parti di una verità più ampia. A quale credere ? A quella ufficiale, proposta
dai media omologati, o a quella “alternativa” che sguscia fuori da indiscrezioni o presunti segreti
rivelati ?

Discernere è veramente difficile quando si è di fronte a mezze verità !

Un tempo si diceva che occorreva saper “separare il grano dalla pula” per riconoscere la verità.
Operazione che in pratica consiste nello scaraventare in aria il grano raccogliendo nello staio i
semi più pesanti mentre la pula, più leggera, se ne va col vento. Credo che questa immagine sia
tutt’ora molto efficace e veritiera. Resta difficile oggi riconoscere, all’interno
dell’informazione, che cosa sia il grano e che cosa la pula. Il grano dovrebbe essere la sostanza,
il nutrimento vero del corpo e dell’Anima; mentre la pula dovrebbe essere la forma che la riveste.

Da sempre la saggezza antica consiglia di considerare la sostanza come fonte di realtà e verità e la
forma come il contenitore cangiante e illusorio a cui non rimanere affezionati pena l’oscuramento di
quella verità. Quindi dovremmo svelare l’essenza che vivifica le forme e non adorare le forme come
fini a se stesse; anche perché le forme, svuotate del contenuto, restano vasi vuoti che occupano
spazio ma non servono più allo scopo.

E questa idolatria non è ciò che oggi condiziona chi aderisce alla civiltà dell’apparenza formale ?

Per non cadere nel tranello della forma e degli stereotipi dobbiamo sviluppare il pensiero autonomo
discriminante; ma il pensiero, da solo, non basta. Abbiamo visto che la forza seduttiva
dell’emozione devia la mente dalla chiarezza di scelta e la fa precipitare nella suggestione
collettiva. Occorre, dunque, trovare uno strumento che affranchi dalle forme di emotività
ideologica, religiosa, politica o economica, ovvero, dalle forme di controllo escogitate dalle forze
della materialità. Tale strumento è il cuore, ossia il centro interiore dell’individuo che trasforma
l’emozione in conoscenza, la passione in compassione, la separatività in condivisione; equilibra le
forze in gioco, sintetizza il dualismo degli opposti e dà misura e ritmo alla partecipazione.
L’intelligenza del cuore svela la verità, va alla sostanza delle cose, non dà ascolto ai falsi
profeti o agli imbonitori, non si fa condizionare dalle belle parole o dai bei vestiti. Il cuore sa
costruire in sintonia con i principi armonici universali, tessere rapporti sinceri e indissolubili
tra gli esseri umani, la natura e il creato.

Il cuore trasforma le forze del condizionamento in energie del rinnovamento e riprogramma il nostro
DNA in modo da liberarci dall’identificazione con il lato illusorio della vita per riformulare il
paradigma, ovvero, le regole del gioco. É l’antidoto che rompe l’incantesimo di “Matrix” e ci svela
la realtà fondata sul riconoscimento dell’Amore come forza coesiva dell’Universo. L’unica forza
capace di dissolvere la paura e annichilire l’odio e il senso di separ attività.

Sviluppare l’intelligenza del cuore è il fine di ogni essere umano che percorre la spirale
evolutiva. Richiede la consapevolezza dello stato di cattività iniziale per riorientare la propria
esistenza verso la liberazione. É un percorso di crescita che passa attraverso l’osservazione dei
moventi che spingono ad agire e prosegue con l’attuazione del distacco dai condizionamenti emotivi,
mentali e formali connettendo stabilmente la propria componente personale a quella spirituale che
tutto abbraccia e ama. Da sempre la meditazione è indicata come una tecnica molto efficace
nell’allineamento della personalità al Sé spirituale poiché stabilisce un ponte interiore che non
può essere condizionato da forze esterne.

Ascoltiamo, dunque, il nostro centro di sintonia interiore quando vogliamo trovare risposte concrete
al bisogno di benessere e non chiediamo agli altri di cambiare il mondo, ma troviamo dentro di noi
quella forza necessaria. Ogni cambiamento nasce da dentro, nella consapevolezza di ciò che siamo e
di quale compito abbiamo. É il risveglio della disposizione interiore a crescere per divenire
migliori, cioè, uniti nel trovare soluzioni di massimo bene per tutti. Se saremo capaci di fare
questo primo passo, ci troveremo tutti insieme un passo più in là, verso la civiltà della
cooperazione fraterna e scopriremo che è possibile realizzarla perché è già parte di noi.

Data articolo: maggio 2007
Edito da: FRATERNITY
Non nemici da combattere ma squilibri da sanare

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