Connessioni cerebrali diverse per due forme di altruismo

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Connessioni cerebrali diverse per due forme di altruismo

04 marzo 2016

Le aree cerebrali che si attivano compiendo un gesto altruistico sono le stesse anche se la
motivazione è diversa. Ma se a spingerci all’azione è l’empatia, il flusso di informazioni viaggia
in una direzione, mentre se siamo motivati da un sentimento di reciprocità verso qualcuno che ci ha
aiutato viaggia in senso inverso (red)

da lescienze.it

Sottili differenze nell’architettura di specifici circuiti cerebrali permettono di distinguere fra
le azioni altruistiche dettate dall’empatia e quelle ispirate a un più “egoistico” sentimento di
reciprocità. A identificare queste differenze è un gruppo di ricercatori dell’Università di Zurigo,
che illustrano la scoperta in un articolo su “Science”.

Per capire i comportamenti umani, è fondamentale comprenderne le motivazioni: una persona può
comportarsi altruisticamente perché è mossa da sentimenti di empatia nei confronti di qualcuno,
oppure perché si sente in dovere di restituire un favore, ossia per reciprocità.

Grit Hein e colleghi sono ora riusciti a identificare differenze strutturali nel cervello delle
persone mosse da questi distinti moventi. A questo scopo i ricercatori hanno sottoposto due gruppi
di volontari a un esperimento in cui le loro azioni potevano essere dettate o solo dall’empatia o
solo dalla reciprocità. Il monitoraggio con risonanza magnetica funzionale (fMRI) della loro
attività cerebrale ha mostrato che in entrambi i gruppi erano ugualmente attivate le stesse aree: la
corteccia cingolata anteriore (ACC), l’insula anteriore (AI) e lo striato ventrale (VS).

Le differenze sono emerse quando gli autori hanno esaminato – attraverso la recente e sofisticata
tecnica di analisi dei cosiddetti modelli dinamici causali di connettività (DCM) – il modo in cui
interagiscono queste aree durante le decisioni altruistiche. In particolare, mentre nell’azione
altruistica basata su una motivazione empatica il flusso di informazioni viaggia prevalentemente
dalla corteccia cingolata anteriore all’insula anteriore, quando la motivazione è la reciprocità il
flusso è in senso inverso.

In successivi esperimenti i ricercatori hanno anche appurato che se si vuole aumentare
l’atteggiamento altruistico di un gruppo di persone che tende ad agire su base empatica è necessario
stimolare i sentimenti di reciprocità, mentre per aumentare le azioni altruiste di chi agisce per un
senso si reciprocità, bisogna stimolarne l’empatia. Altri indizi hanno infine indotto Hein e
colleghi a ipotizzare che l’altruismo su base empatica sia filogeneticamente più antico (e comune)
di quello basato sulla reciprocità.

Lo studio solleva molte nuove domande, per esempio se questi modelli di connettività siano specifici
per l’altruismo collegato all’osservazione del dolore – su cui si è basata la sperimentazione – o se
siano riferibili a qualsiasi comportamento altruistico. Inoltre, rimane aperta la questione se sia
possibile alterare il comportamento altruistico modificando specifici collegamenti all’interno delle
reti.

science.sciencemag.org/content/351/6277/1074

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