Contrastare l’invecchiamento cerebrale

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Contrastare l’invecchiamento cerebrale

L’invecchiamento cerebrale di solito inizia dopo i 25 anni. La scienza si ripropone non solo di fermare questo processo, ma combatterlo in modo da raggiungere un’età avanzata con le facoltà mentali intatte.

Si sente parlare sempre più spesso di medicina rigenerativa. La possibilità di rallentare e fermare il deterioramento cellulare e persino di riprogrammare il DNA per aumentare la longevità, più che un sogno, sembra reale. Oltre a ciò, la scienza si è ripromessa di scoprire come contrastare l’invecchiamento cerebrale.

Quest’ultimo ci interessa forse molto di più. Perché, in fondo, è inutile raggiungere i 120 anni con un cervello deteriorato e a rischio di demenza già a 70 o 80 anni. Così come sogniamo di preservare a lungo la freschezza, non possiamo dimenticare la necessità di preservare in buono stato le facoltà cognitive.

I progressi scientifici verso questo obiettivo eccezionale di vivere più a lungo e con un cervello “quasi” intatto sono in continuo aumento.

Sebbene il cervello rappresenti poco più del 2% del peso totale del nostro corpo, è uno degli organi che consuma più energie. Anche quello che subisce le maggiori alterazioni durante l’invecchiamento. La scienza sta cercando di contrastare questo processo.

Contrastare l’invecchiamento cerebrale, una realtà imminente

Il cervello inizia un lento e progressivo declino a partire dai 25 anni. Una delle cause più comuni del naturale processo di invecchiamento è l’accumulo di radicali liberi.

L’invecchiamento cerebrale è caratterizzato da diversi processi complessi e irreversibili: dimagrimento, morte neurale, riduzione della velocità degli impulsi nervosi, etc.

Il passare del tempo provoca anche l’accumulo di elementi come la lipofuscina e di proteine come la β-amiloide, legate a malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Tutto ciò è stato inevitabile finora, ma potrebbe cambiare nei prossimi decenni.

Continueremo a invecchiare, certo, ma più lentamente. Lo scopo della medicina rigenerativa è molteplice: non solo ringiovanire il cervello, ma anche tutti gli altri organi. Il cuore, il fegato e persino la pelle traggono beneficio dai trattamenti a base di cellule staminali.

Cellule staminali e progressi nelle lesioni cerebrali traumatiche

Le lesioni cerebrali traumatiche sono tra le principali cause di morte e disabilità. Un lavoro di ricerca della Zhejiang University e del Texas Biomedical Research Institute mostra dati decisivi.

L’impianto di cellule staminali esogene aiuta a spostare il tessuto cerebrale danneggiato, quindi a facilitare la riparazione e la rigenerazione delle aree cerebrali interessate. La terapia a base di cellule staminali sembra essere la soluzione per contrastare l’invecchiamento cerebrale e curare le lesioni al cervello.

L’ingegneria tissutale basata su cellule staminali e segnali molecolari può ritardare o combattere l’invecchiamento e la morte cellulare. Ciò ci permetterebbe di aumentare la nostra longevità fino a 120 anni con buone facoltà mentali.

Farmaci sperimentali che bloccano il declino cognitivo

In un documento di ricerca pubblicato nel 2020 dall’Università della California è stato proposto lo sviluppo di un nuovo farmaco. Lo scopo? Arrestare il declino cognitivo e contrastare l’invecchiamento cerebrale.

In questo caso non si ricorre alle cellule staminali, bensì all’inibizione di una piccola molecola che attiva un meccanismo noto come “risposta integrata allo stress” (ISR).

Nel tempo, questo elemento si attiva nel cervello per iniziare il suo lento e progressivo declino. A seguito di esperimenti di laboratorio con cavie, si è visto che inibendo la molecola ISR, il deterioramento cognitivo rallenta significativamente.

Gli scienziati vogliono sviluppare un farmaco per l’uomo che soddisfi questo stesso meccanismo, in modo da contrastare l’invecchiamento cerebrale.

Iniezione di nuove cellule per contrastare l’invecchiamento cerebrale

Il dottor Saul Villeda dell’Università di San Francisco studia da tempo la neurogenesi, un processo mediante il quale il cervello è in grado di produrre nuovi neuroni. Alcune aree cerebrali si rigenerano (come l’ippocampo), mentre altre no.

Il Dr. Villeda ritiene che sia possibile contrastare l’invecchiamento cerebrale “inducendolo” ad avviare processi di ringiovanimento. In altre parole, l’idea è sfruttare la capacità del cervello di creare nuove cellule in determinate aree ed estenderla a tutte.

In che modo? Il suo team della Mayo Clinic Center for Regenerative Medicine inietta cellule staminali nel cervello così da favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni, quindi nutrire e rinvigorire i vecchi neuroni al punto da promuovere la creazione di nuovi.

Conclusioni

Ci si aspetta che in futuro l’essere umano possa vivere fino a 120 anni. Privo di malattie neurodegenerative e con un cervello agile, giovane e sano in grado di godersi ancora felicità e benessere.

Bibliografia

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