Corso di Meditazione Vipassana – 1
di S. N. GOENKA
– I DISCORSI –
(Questi discorsi, tenuti da S.N. Goenka durante un
corso di meditazione Vipassana, sono stati riassunti e
curati da William Hart)
– Associazione Vipassana Italia –
PREMESSA
“La liberazione si raggiunge con la pratica, mai
semplicemente discutendone”, dice S.N. Goenka. Un
corso di meditazione Vipassana offre l’opportunità di fare
passi concreti verso la liberazione. In esso il partecipante
impara come liberare la propria mente dalle tensioni e dai
pregiudizi che disturbano la vita quotidiana. Ciò porta a
scoprire come si possa vivere ogni momento nella pace e
nella gioia, e ad essere attivi e produttivi.
Nello stesso tempo, si inizia il cammino verso le mete
più alte alle quali l’umanità possa aspirare: purezza
mentale, liberazione dalla sofferenza, piena illuminazione.
Per giungere a questi traguardi, non basta pensarci su o
semplicemente desiderarli, bisogna incamminarsi verso di
essi. Per questo, in un corso di Vipassana, si insiste
sempre sulla pratica effettiva. Non sono ammesse
discussioni filosofiche, né dibattiti teorici, né questioni
estranee all’esperienza personale di ciascuno. Si
incoraggiano i meditatori a trovare le risposte ai loro
problemi, per quanto possibile, all’interno di loro stessi.
L’insegnante fornisce tutte le istruzioni necessarie alla
pratica, ma spetta poi ad ognuno applicarle concretamente;
ciascuno deve combattere la propria battaglia personale,
conquistare la salvezza con le proprie forze.
Pur sottolineando la necessità della pratica, è tuttavia
necessario offrire il contesto di riferimento. Per questo,
ogni sera del corso, il maestro Goenka tiene un “discorso
sul Dhamma” che esamina gli aspetti della pratica della
giornata e ne chiarisce la tecnica. Egli avverte che questi
discorsi non intendono gratificare l’intelletto o le
emozioni, ma vogliono semplicemente aiutare i meditatori
a capire ciò che devono fare, spiegandone i motivi; sarà
così possibile lavorare in modo corretto e raggiungere
risultati adeguati.
Questi discorsi, undici in tutto, sono qui presentati in
forma concentrata. Essi forniscono una visione d’insieme
dell’insegnamento del Buddha. L’approccio a questo
argomento non è però né accademico né analitico;
l’insegnamento viene infatti presentato nel modo in cui
esso si svela progressivamente al meditatore e cioè come
un insieme dinamico e coerente. Attraverso le sue diverse
sfaccettature, si intravede una fondamentale unità, quella
data dall’esperienza meditativa. Quest’esperienza è il
fuoco interno che conferisce vita e splendore al gioiello
del Dhamma. Senza di essa è impossibile afferrare
appieno il significato di questi discorsi e, in ultima analisi,
dell’insegnamento del Buddha.
Questo vuol dire che c’è anche spazio per la
comprensione intellettuale dell’insegnamento stesso; essa
serve di sostegno per la pratica meditativa, anche se la
meditazione è un processo che oltrepassa i limiti
dell’intelletto.
La finalità di questi riassunti è quella di fissare i punti
essenziali di ogni conversazione. Essi vogliono soprattutto
illuminare e guidare coloro che praticano la meditazione
Vipassana insegnata da S.N. Goenka.
È auspicabile che i semplici lettori siano stimolati a
partecipare ad un corso di Vipassana, in modo da sperimentare
direttamente gli argomenti trattati.
I riassunti non dovrebbero essere considerati un
manuale di fai-da-te per imparare la meditazione
Vipassana, in sostituzione di un corso di dieci giorni. La
meditazione, e in particolare la tecnica di Vipassana, che
affronta le profondità della mente, è una cosa seria e non
dovrebbe mai essere presa con leggerezza e superficialità.
Il modo corretto di imparare Vipassana è quello di
partecipare ad un corso organizzato, dove il meditatore
trova un’atmosfera adatta e una guida esperta.
Chi volesse trascurare questi avvertimenti e imparare la
tecnica semplicemente sulla base di quanto ha letto, lo
farebbe interamente a suo rischio. Attualmente vengono
organizzati corsi di Vipassana in diverse parti del mondo,
secondo l’insegnamento di S.N.Goenka. Si possono
ricevere i programmi di questi corsi scrivendo ai centri
elencati in fondo al presente volume.
Questi riassunti sono, per la maggior parte, ricavati dai
discorsi tenuti da S.N.Goenka al Centro di Meditazione
Vipassana del Massachusetts, U.S.A., nell’agosto del
1983. L’unica eccezione è rappresentata dal discorso del
decimo giorno, che si basa su di un corso tenuto
nell’agosto del 1984.
S.N.Goenka ha esaminato questo materiale e ne ha
approvato la pubblicazione, ma non ha avuto il tempo di
controllarne i dettagli. Il lettore potrebbe quindi trovare
delle inesattezze e discrepanze che non possono essere
addebitate al maestro od all’insegnamento, ma unicamente
a chi scrive. Sarei quindi grato per ogni correzione che
contribuisse ad eliminare le imperfezioni del testo. Mi
auguro che questo lavoro possa aiutare molti nella loro
pratica del Dhamma.
Che tutti gli esseri siano felici!
William Hart
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ANNOTAZIONI SUL TESTO
I detti del Buddha e dei suoi discepoli, citati da
Goenkaji, provengono dalle Raccolte della disciplina
monastica (Vinaya-piµaka) e dei discorsi (Sutta-piµaka)
del Canone P±li (un certo numero di queste citazioni
appare in entrambe le raccolte, per quanto in casi del
genere vengano dati qui solamente i riferimenti ai Sutta).
Vi sono pure alcune citazioni tratte dalla letteratura p±li
post-canonica. Nei suoi discorsi, Goenkaji spiega questi
passaggi più con l’uso di parafrasi che servendosi della
traduzione letterale dal p±li. La sua intenzione è quella di
restituire l’essenza di ogni passaggio nella lingua
colloquiale, sottolineandone il rapporto con la pratica della
meditazione Vipassana.
Quando nei presenti riassunti viene citato un brano in
p±li, la spiegazione che ne viene offerta è quella data da
Goenkaji nel discorso corrispondente. Nell’ultima parte di
questo volume, e precisamente nella sezione in p±li con
traduzione italiana, si è cercato di riprodurre più
esattamente i brani in questione, sempre partendo dal
punto di vista del meditatore.
Nel testo dei riassunti, l’uso delle parole p±li è stato
ridotto al minimo. Quando queste parole sono state
utilizzate, per coerenza ne abbiamo dato il plurale secondo
la forma p±li: ad esempio, il plurale di saªkh±ra è
saªkh±r±, quello di kal±pa è kal±p±, quello di p±ram²
è p±ram².
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INDICE
Premessa …………………………………………………pag. 3
Annotazioni sul testo …………………………………pag. 6
Discorso del primo giorno…………………………..pag. 13
Difficoltà iniziali – scopo di questa meditazione – perché
si sceglie la respirazione come punto di partenza – la
natura della mente – causa delle difficoltà e come
affrontarle – pericoli da evitare.
Discorso del secondo giorno ……………………….pag. 21
Definizione universale di moralità e immoralità – il
Nobile Ottuplice Sentiero: O²la e sam±dhi.
Discorso del terzo giorno ……………………………pag. 28
Il Nobile Ottuplice Sentiero: paññ± – saggezza
acquisita, saggezza intellettuale, saggezza basata
sull’esperienza – le kal±p± – i quattro elementi – le tre
caratteristiche: impermanenza, illusoria natura dell’io,
sofferenza – andare al di là della realtà apparente.
Discorso del quarto giorno ………………………….pag. 35
Domande sulla pratica di Vipassana – la legge del
kamma – importanza dell’azione mentale – le quattro
parti della mente: coscienza, percezione, sensazione,
reazione – rimanere consapevoli ed equanimi è la via per
uscire dalla sofferenza.
Discorso del quinto giorno ………………………….pag. 45
Le Quattro Nobili Verità: sofferenza, causa della
sofferenza, liberazione dalla sofferenza, il mezzo per
eliminare la sofferenza – la catena dei condizionamenti.
8
Discorso del sesto giorno………………………….. pag. 53
Importanza di sviluppare consapevolezza ed equanimità
nei confronti delle sensazioni – i quattro elementi ed il
loro rapporto con le sensazioni – le quattro cause del
flusso della materia – i cinque ostacoli: bramosia,
avversione, indolenza fisica e mentale, agitazione,
dubbio.
Discorso del settimo giorno…………………………pag. 62
Importanza dell’equanimità sia verso le sensazioni più
sottili che verso quelle più forti – continuità della
consapevolezza – i cinque “amici”: fede, sforzo,
consapevolezza, concentrazione, saggezza.
Discorso dell’ottavo giorno ………………………..pag. 72
La legge della moltiplicazione ed il suo contrario, la
legge dell’eliminazione – l’equanimità è il bene maggiore
– l’equanimità rende possibile una vita di vera azione –
rimanendo equanimi, ci si garantisce un futuro felice.
Discorso del nono giorno ……………………………pag. 81
Applicazione della tecnica nella vita quotidiana – i dieci
p±ram².
Discorso del decimo giorno…………………………pag. 90
Ripasso della tecnica.
Discorso dell’undicesimo giorno ………………….pag. 101
Come continuare la pratica dopo la fine del corso.
Passaggi in p±li citati nei discorsi con traduzione in
Italiano ……………………………………………………
pag.108
Glossario delle parole p±li………………………….. pag.138
Centri per la pratica della meditazione Vipassana
insegnata da S.N.Goenka. …………………………. pag.154
RIASSUNTI DEI DISCORSI
Namo tassa bhagavato arahato
samm±-sambuddhassa
DISCORSO DEL PRIMO GIORNO
Difficoltà iniziali – scopo di questa meditazione –
perché si sceglie la respirazione come punto di
partenza – la natura della mente – causa delle
difficoltà e come affrontarle – pericoli da evitare.
Il primo giorno è pieno di grandi difficoltà e di disagi, in
parte perché non si è abituati a star seduti tutto il giorno
nello sforzo di meditare, ma soprattutto a causa del tipo di
meditazione che avete cominciato a praticare:
consapevolezza del respiro, solamente del respiro.
Sarebbe stato più facile e rapido concentrare la mente,
evitando tutti questi disagi se, insieme alla consapevolezza
del respiro, aveste cominciato a ripetere una parola, un
mantra, il nome di una divinità, o se aveste cominciato ad
immaginare l’apparenza o la forma di un dio. Vi si
richiede invece di osservare il semplice respiro, così com’è
naturalmente, senza regolarlo: non si devono aggiungere
parole né formare immagini.
Queste ultime non sono ammesse perché scopo di
questa meditazione non è la concentrazione della mente.
La concentrazione è solo un supporto, un gradino che
porta ad una meta più elevata: la purificazione della
mente, che comporta lo sradicamento di tutte le
contaminazioni mentali e delle negatività interiori,
conducendo così alla liberazione da tutte le sofferenze ed
al raggiungimento della piena illuminazione.
Ogni volta che nella mente sorge un’impurità, come
rabbia, odio, passione, paura, ecc., si diventa infelici. Ogni
volta che accade qualcosa di indesiderato, ci irritiamo e
cominciamo a creare tensione dentro di noi. Ogni volta
che non si avvera ciò che desideriamo, ecco che
generiamo di nuovo tensioni al nostro interno. Questo
processo va avanti tutta la vita, e si arriva al punto che la
nostra intera struttura, fisica e mentale, diventa un fascio
di grandi tensioni. E non ci limitiamo a tenere queste
tensioni dentro di noi, ma le comunichiamo a tutti quelli
con cui entriamo in contatto.
Non è certo questo il modo giusto di vivere. Siete
venuti a questo corso di meditazione per imparare l’arte di
vivere: come vivere in pace ed armonia con voi stessi, e
come procurare gioia ed armonia a tutti gli altri; come
vivere felici nel quotidiano, progredendo, nel frattempo,
verso la massima felicità di una mente totalmente pura,
piena di amore disinteressato, di compassione, di gioia per
la felicità altrui, di equanimità.
Per imparare l’arte di vivere armoniosamente, occorre
innanzi tutto scoprire la causa della disarmonia. La causa è
sempre dentro di noi, e per questa ragione dobbiamo
esplorare la realtà di noi stessi. Questa tecnica vi aiuta ad
esaminare la vostra struttura mentale e fisica, ed il forte
attaccamento che provate per essa, che produce soltanto
tensioni e infelicità.
È attraverso l’esperienza che dobbiamo arrivare a capire
la natura sia del corpo che della mente. Solo allora si potrà
sperimentare qualsiasi cosa possa esserci al di là della
mente e della materia. Questa si può quindi definire una
tecnica che porta alla realizzazione della verità, alla
comprensione di sé stessi, attraverso la penetrazione della
realtà di ciò che chiamiamo il “sé”. Potremmo anche
chiamarla una tecnica di realizzazione di Dio, visto che
Dio non è altro che verità, amore, purezza.
L’esperienza diretta della realtà è essenziale. “Conosci
te stesso”: dalla realtà superficiale, apparente, grossolana,
attraverso realtà più sottili, fino alla più profonda realtà
della mente e della materia. Dopo aver sperimentato tutto
ciò, si può allora procedere oltre, fino a sperimentare la
realtà ultima che sta oltre la mente e la materia.
La respirazione è il punto di partenza giusto per questo
viaggio. L’uso di un oggetto immaginario, frutto della
nostra fantasia, rischia soltanto di dar luogo ad altre
immaginazioni ed a maggiori illusioni: non aiuterà a
scoprire la verità profonda su se stessi. Per giungere ad
una forma più sottile di verità, occorre partire da una
verità, da una realtà chiara ed evidente qual è il respiro.
Inoltre, se ci si serve di una parola, o dell’immagine di una
divinità, la tecnica diventa settaria. La parola o l’immagine
verrà associata ad una cultura, ad una certa religione, e
potrà quindi risultare inaccettabile per coloro che hanno
altre credenze.
Essendo la sofferenza una malattia
universale, il rimedio non può essere settario, e la consapevolezza
del respiro risponde a questa esigenza di
universalità, perché il respiro è comune a tutti, e chiunque
può accettare di osservarlo. Ogni passo che si compie sul
sentiero deve essere libero da settarismi, dal confinamento
di verità universali in particolari strutture religiose.
Il respiro è lo strumento che permette di osservare la
verità su se stessi. In effetti, si sa ben poco del nostro
corpo. Conosciamo solo la sua apparenza esterna, e quelle
parti e funzioni di esso che possiamo controllare
coscientemente. Non sappiamo nulla degli organi interni
che operano al di fuori del nostro controllo, nulla delle
cellule di cui è composto l’intero corpo e che cambiano in
continuazione. Ininterrottamente, in tutto il nostro corpo,
avvengono innumerevoli reazioni biochimiche ed elettromagnetiche,
ma di esse non sappiamo niente.
Seguendo questa via, arriverete a conoscere tutto ciò
che ignorate su voi stessi. E, per questo scopo, la
respirazione è particolarmente adatta. Agisce infatti da
ponte tra il conosciuto e l’ignoto, poiché la respirazione è
l’unica funzione fisica che può essere sia conscia che
inconscia, sia intenzionale che automatica. Noi incominciamo
con una respirazione intenzionale, conscia, e
proseguiamo verso la consapevolezza del respiro normale,
naturale. Di lì progrediremo verso verità sempre più
profonde su noi stessi. Ogni passo è un passo compiuto
nella realtà; ogni giorno penetrerete più a fondo nella
scoperta delle realtà più impercettibili su voi stessi, sul
vostro corpo e sulla vostra mente.
Oggi vi è stato chiesto di osservare semplicemente
come funziona il respiro, ma contemporaneamente avete
anche osservato la mente, poiché la natura del respiro è
strettamente connessa allo stato mentale. Infatti, non
appena nella mente sorge un’impurità, una negatività, il
respiro diventa anormale e si comincia a respirare più
rapidamente e pesantemente. Quando la negatività se ne
va, il respiro ridiventa leggero. È così che il respiro può
diventare uno strumento per esplorare non solo la realtà
del nostro corpo, ma anche della nostra mente.
Una caratteristica della mente, che avete cominciato a
sperimentare oggi, è la sua abitudine di saltare in
continuazione da un oggetto all’altro. La mente non vuole
rimanere fissa sul respiro o su qualsiasi altro oggetto di
attenzione: preferisce scorrazzare incontrollatamente.
E quando la mente divaga, dove va? Avete ormai notato
che va o nel passato o nel futuro. Si tratta di un’abitudine
fissa della mente: non vuole rimanere nel momento
presente. In realtà, è nel presente che dobbiamo vivere.
Ciò che è passato è irrevocabilmente finito; ciò che è
futuro non si può raggiungere, fino a che non diventa
presente. Ricordare il passato e pensare al futuro serve
solo nella misura in cui ci aiuta a vivere il presente.
Eppure, a causa di un’abitudine radicata, la mente cerca
continuamente di fuggire dalla realtà del presente verso un
passato od un futuro irraggiungibili; è una mente pazza,
perpetuamente agitata ed infelice.
La tecnica che state imparando qui si chiama arte di
vivere, e la vita si può vivere concretamente solo nel
presente. Perciò il primo passo è imparare come vivere nel
momento presente, mantenendo la mente su una realtà
presente: il respiro che in questo momento sta entrando e
uscendo dalle narici. Anche se superficiale, questa è la
realtà di questo momento. Quando poi la mente divaga,
noi dobbiamo, sorridendo e senza tensione, accettare il
fatto che, a causa di un’abitudine ormai radicata, essa si è
distratta. Non appena ci rendiamo conto che la nostra
mente si è distratta, essa ritorna naturalmente e spontaneamente,
alla consapevolezza del respiro.
Avete facilmente riscontrato la tendenza della mente a
scivolare in pensieri riguardanti il passato od il futuro. Di
che tipo sono questi pensieri? Oggi avete constatato che
talvolta i pensieri sorgono senza alcuna sequenza, senza
capo né coda. Un comportamento mentale del genere
viene di solito considerato segno di follia. Ora anche voi
avete fatto la scoperta di essere dei pazzi, immersi
nell’ignoranza, nell’illusione, nell’autoinganno. Ma anche
quando i pensieri seguono una logica, essi hanno come
oggetto qualcosa di piacevole o di spiacevole. Nel caso di
un oggetto piacevole, si comincia a reagire con un senso
di gradimento, che sfocia in bramosia e attaccamento. Se
l’oggetto è spiacevole, si comincia a provare ripugnanza,
che si trasforma in avversione ed odio. La mente è
costantemente colma di ignoranza, bramosia ed avversione.
Tutte le altre impurità hanno origine da queste tre
impurità fondamentali, che in p±li vengono chiamate
rispettivamente: moha, r±ga, dosa, ed ognuna è causa di
infelicità.
Scopo di questa tecnica è quello di purificare la mente,
di liberarla dalla sofferenza, sradicando gradualmente i
condizionamenti interiori. È un’operazione che avviene
nelle profondità dell’inconscio, compiuta nell’intento di
scovare ed eliminare i complessi che vi sono nascosti.
Anche il primo passo in questa tecnica deve purificare la
mente, e questo è il caso: osservando il respiro, avete
iniziato non soltanto a concentrare la mente, ma anche a
purificarla.
Forse, nel corso di questa giornata, la vostra
mente è stata concentrata sul respiro solo per pochi
momenti, ma ognuno di questi è estremamente efficace
per cambiare l’abitudine mentale. In momenti del genere,
siete consapevoli della realtà del presente, e cioè del
respiro che entra o esce dalle narici, senza illusioni. Né
potete provare desiderio o avversione nei confronti del
respiro, perché vi limitate ad osservarlo, senza reagire.
Mentre fate questo, la mente è libera dalle tre
contaminazioni di base, ed è quindi pura. Questo momento
di purezza a livello conscio ha un forte impatto sulle
vecchie impurità accumulate nell’inconscio. Il contatto tra
quella forza positiva e queste forze negative produce
un’esplosione; alcune delle impurità nascoste nell’inconscio
emergono a livello conscio, e si manifestano come
differenti tipi di disagi fisici o mentali.
Il pericolo, in una situazione del genere, è quello di
agitarsi, aumentando così le proprie difficoltà. La
saggezza dovrebbe suggerirci che ciò che ci appare come
un ostacolo è in realtà un segno di successo nella meditazione,
un’indicazione che la tecnica ha effettivamente
cominciato a funzionare. È iniziata l’operazione nell’in-
conscio, e parte del pus chi vi è nascosto ha cominciato ad
uscire dalla piaga.
Il processo può risultare spiacevole, ma
è l’unico modo per liberarsi dal pus, per eliminare le
impurità. Continuando a lavorare nel modo giusto, tutte
queste difficoltà a poco a poco diminuiranno. Domani sarà
un po’ più facile, il giorno dopo ancora di più. Se lavorate
bene, gradualmente tutti i problemi spariranno.
Siete voi che dovete lavorare, nessun altro può
assumersi questo compito al vostro posto. Per riuscire a
liberarvi, dovete esplorare la realtà all’interno di voi stessi.
Alcuni suggerimenti su come lavorare
Rimanete all’interno durante le ore di meditazione.
Facendo meditazione all’aperto, a diretto contatto con la
luce ed il vento, non riuscirete a penetrare in profondità
nella vostra mente. Potete invece andar fuori durante gli
intervalli.
Dovete rimanere entro il perimetro del luogo in cui si
svolge il corso. State eseguendo un’operazione sulla vostra
mente: rimanete in sala operatoria.
Prendete la decisione di fermarvi per l’intero periodo
del corso, indipendentemente dalle difficoltà che potrete
incontrare. Ricordatevi di questa ferma determinazione
ogniqualvolta, durante l’operazione, sorgeranno dei
problemi. Andarsene a metà corso può essere pericoloso.
Allo stesso modo, decidete di attenervi alla disciplina
ed a tutte le regole, la più importante delle quali è la
regola del silenzio. Ripromettetevi anche di attenervi agli
orari e soprattutto di essere in sala di meditazione per le
tre sedute di gruppo quotidiane di un’ora.
Evitate di mangiar troppo, di cedere alla sonnolenza e
di parlare quando non ve ne sia necessità.
Seguite esattamente le istruzioni. Mettete da parte, per
il periodo del corso, tutto ciò che avete letto od imparato
altrove, senza giudicarlo. Mescolare le tecniche è molto
pericoloso. Se qualcosa non vi è chiaro, chiedete
spiegazioni all’insegnante. Ma sperimentate questa tecnica
senza pregiudizi; se lo farete, i risultati saranno eccellenti.
Utilizzate questo periodo nel miglior modo possibile,
per liberarvi dalla schiavitù dell’attaccamento, dell’avversione,
dell’ignoranza, e così provare vera pace, vera
armonia, vera felicità.
Auguro a tutti voi la felicità vera.
Che tutti gli esseri siano felici!
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