Corso di Meditazione Vipassana 11f
S.N. GOENKA
< I DISCORSI >
(parte undecima e fine del seminario)
(Questi discorsi, tenuti da S.N. Goenka durante un
corso di meditazione Vipassana, sono stati riassunti e
curati da William Hart)
– DISCORSO DELL’UNDICESIMO GIORNO –
Come continuare la pratica dopo la fine del corso.
Praticando giorno dopo giorno, siamo arrivati alla fine di
questo seminario di Dhamma. Quando avete cominciato,
vi è stato chiesto di abbandonarvi completamente alla
tecnica e di osservare la disciplina del corso. Se non
l’aveste fatto, non avreste potuto sperimentare la pratica in
modo imparziale.
Ora i dieci giorni sono passati, e siete
liberi di fare ciò che volete. Una volta ritornati a casa,
riesaminate con calma ciò che avete fatto qui. Se trovate
che quanto avete imparato è positivo, logico e vantaggioso
per voi e per tutti gli altri, dovreste allora accoglierlo; e
non perché ve lo chiede qualcun altro, ma in piena libertà,
perché siete voi stessi a volerlo; e non solo per dieci
giorni, ma per tutta la vita.
La vostra adesione non deve essere solo intellettuale o
emotiva. Dhamma va accettato concretamente, va
applicato e incorporato nella propria esistenza, perché solo
l’effettiva pratica di Dhamma può recare benefici tangibili
nella vita quotidiana.
Siete venuti a questo corso per imparare come praticare
Dhamma, e cioè come vivere secondo i principi morali,
mantenendo la padronanza e la purezza della mente.
I discorsi serali sul Dhamma avevano il solo scopo di
rendere più chiara la pratica. Occorre sapere ciò che si fa e
perché lo si fa, per evitare confusioni ed un’errata
applicazione della pratica. Nello spiegare quest’ultima,
tuttavia, non abbiamo potuto evitare di parlare dei suoi
risvolti teorici; e poiché ai corsi vengono persone di
origini e tradizioni diverse, è più che probabile che alcuni
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abbiano trovato parte della teoria inaccettabile. Se è così,
basta lasciar da parte ciò che non si accetta.
Ciò che importa è la pratica di Dhamma. Non ci
possono essere obiezioni ad un modo di vivere che non
reca danno agli altri, che permette di acquistare la
padronanza della mente, liberandola da ciò che è negativo,
e che sviluppa in noi amore e benevolenza. La pratica non
può che essere universalmente riconosciuta, e questo è
l’aspetto più significativo del Dhamma, proprio perché i
benefici che si ottengono non derivano da teorie, ma dalla
pratica stessa, dal fatto che si applica il Dhamma alla
propria vita.
In dieci giorni si può soltanto acquistare una
conoscenza sommaria della tecnica, non ci si può aspettare
di diventare perfetti in così poco tempo. Ma anche
un’esperienza così breve non dovrebbe essere
sottovalutata: avete compiuto il primo passo, ed un passo
importantissimo, anche se il viaggio è lungo: dura infatti
tutta la vita.
È stato piantato un seme di Dhamma, esso è
germogliato, ed è spuntata una pianticella. Un bravo
giardiniere ha una cura particolare di una giovane pianta e,
proprio grazie a questa cura, la pianticella cresce fino a
diventare un albero imponente, dal tronco massiccio e
dalle profonde radici. A quel punto, non avrà più bisogno
di cure, ma sarà esso stesso a dare senza sosta, ad essere
utile per il resto della sua vita.
Ora questa pianticella di Dhamma necessita delle vostre
cure. Proteggetela dalle critiche altrui, distinguendo tra la
teoria, che alcuni potrebbero rifiutare, e la pratica, che può
essere accettata da tutti. Non lasciatevi influenzare da
queste critiche, non smettete di praticare. Meditate un’ora
la mattina ed un’ora la sera. È essenziale mantenere la
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regolarità di questa pratica quotidiana. All’inizio, dedicare
due ore al giorno alla meditazione può sembrare un
impegno troppo pesante, ma presto scoprirete di riuscire a
risparmiare tempo, invece di sprecarlo come facevate
prima. Prima di tutto, avrete bisogno di meno sonno. In
secondo luogo, riuscirete a fare il vostro lavoro più
rapidamente, perché aumenterà la vostra capacità
lavorativa. Ogni qualvolta sorgerà un problema,
manterrete il vostro equilibrio, e sarete in grado di trovare
subito la soluzione appropriata.
Di mano in mano che vi stabilizzerete nella pratica,
scoprirete che, dopo la meditazione della mattina, sarete
pieni di energia e liberi dall’agitazione per il resto della
giornata. Alla sera, quando andate a letto, siate
consapevoli, per la durata di cinque minuti, di qualsiasi
sensazione si manifesti nel vostro corpo. La mattina dopo,
non appena vi svegliate, osservate ancora le sensazioni per
altri cinque minuti. Questi pochi minuti di meditazione,
prima e dopo il sonno, vi saranno di grande utilità.
Se abitate vicino ad altri meditatori di Vipassana,
meditate insieme per un’ora alla settimana. Ed è
assolutamente necessario che seguiate un corso di dieci
giorni una volta all’anno. La pratica quotidiana vi
permetterà di mantenere ciò che avete acquisito qui ma,
per andare più in profondità, è necessario un ritiro: la
strada, infatti, è ancora lunga. Se potete venire ad un corso
come questo, bene; altrimenti fate un ritiro da soli, per
dieci giorni, ovunque vi sia possibile isolarvi e ci sia
qualcuno che vi prepari i pasti. Conoscete la tecnica,
l’orario e la disciplina: dovete imporvi di seguirli. Se
volete, potete informare il vostro maestro del corso che vi
proponete di fare da soli, in modo che egli possa inviarvi il
suo mett±, le vibrazioni della sua benevolenza; ciò servirà
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a creare una sana atmosfera che faciliterà il vostro lavoro.
Ma anche se non avrete informato il vostro maestro, non
sentitevi, per questo, senza appoggio: sarà il Dhamma
stesso a proteggervi. Dovete, gradualmente, diventare
indipendenti. L’insegnante è solo una guida: dovete essere
voi il vostro maestro. Non c’è liberazione, se si dipende
sempre da qualcuno.
Due ore di meditazione al giorno ed un ritiro annuale di
dieci giorni sono il minimo necessario per mantenere la
pratica. Se avete altro tempo a disposizione, usatelo per
meditare. Potete fare brevi corsi di una settimana, o di
pochi giorni, o anche di un giorno. In questi corsi,
dedicate un terzo del tempo alla pratica di Anapana ed il
resto a Vipassana.
Nella meditazione quotidiana, dedicate quasi tutto il
tempo alla pratica di Vipassana. Praticate Anapana solo
quando la mente è agitata o pigra, o se, per una ragione
qualsiasi, non riuscite ad osservare le sensazioni con la
dovuta equanimità, e fatelo per tutto il tempo necessario.
Quando praticate Vipassana, fate attenzione a non
identificarvi con le sensazioni, reagendo con euforia a
quelle piacevoli e con abbattimento a quelle spiacevoli.
Osservate ogni sensazione con obiettività. Continuate a
spostare sistematicamente la vostra attenzione attraverso
tutto il corpo, senza mantenerla ferma a lungo su alcuna
parte. Bastano due minuti per ogni parte, fino ad un
massimo di cinque in casi eccezionali, ma mai di più.
Mantenete l’attenzione in movimento, in modo da
continuare ad essere consapevoli delle sensazioni in ogni
parte del corpo. Se la pratica comincia a diventare
meccanica, cambiate il vostro modo di spostare
l’attenzione. Rimanete consapevoli ed equanimi in ogni
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situazione, e sperimenterete i meravigliosi risultati di
Vipassana.
Dovete applicare la tecnica anche nella vita attiva, non
solo quando meditate ad occhi chiusi. Quando lavorate,
tutta la vostra attenzione sarà rivolta al lavoro che state
svolgendo: quella sarà la vostra meditazione in quel
momento. Ma se avete del tempo libero, anche solo cinque
o dieci minuti, usatelo nella consapevolezza delle
sensazioni; quando riprenderete il lavoro, vi sentirete
rinvigoriti. State attenti, però, quando meditate in pubblico
ed in presenza di non meditatori, a tenere gli occhi aperti:
non date mai spettacolo praticando Dhamma.
Se praticherete Vipassana nel modo corretto, ci sarà
certamente un miglioramento nella vostra vita quotidiana.
Dovreste controllare la vostra condotta di tutti i giorni, il
vostro modo di comportarvi con gli altri, per accertarvi
che progredite sul cammino di Dhamma. Invece di
nuocere agli altri, avete cominciato ad aiutarli? Rimanete
sereni nel caso di imprevisti spiacevoli? Quanto tempo
impiegate ad accorgervi dell’insorgere di uno stato
mentale negativo, e delle sensazioni ad esso collegate, e
con quanta tempestività cominciate ad osservarle?
Quanto tempo vi occorre per riacquistare l’equilibrio mentale e
cominciare a generare amore e compassione? Esaminatevi
in questo modo, e continuate a progredire sul cammino.
Tutto ciò che avete acquisito qui va non soltanto
conservato, ma accresciuto. Applicate continuamente
Dhamma alla vostra vita. Sfruttate tutti i vantaggi di
questa tecnica, e vivete una vita felice, pacifica ed
armoniosa, per il bene vostro e degli altri.
Un avvertimento: dite pure agli altri ciò che avete
imparato qui, non vi sono segreti in Dhamma; ma, per
adesso, non cercate di insegnare loro la tecnica. Prima di
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poter fare questo, è necessario essere maturi nella pratica
ed essere stati formati nell’insegnamento. Altrimenti, si
corre il rischio di fare del male, invece di giovare agli
altri.
Se qualcuno a cui avete parlato di Vipassana desidera
praticarla, consigliategli di seguire un corso organizzato
come questo, condotto da una persona esperta. Voi, per
ora, continuate a lavorare per radicarvi bene in Dhamma.
E continuate a crescere in Dhamma: scoprirete che, attratti
dal vostro modo di vivere, altri saranno incoraggiati ad
intraprendere questo cammino.
Possa il Dhamma diffondersi in tutto il mondo, per il
bene ed il vantaggio di molti.
Che tutti gli esseri siano felici, in pace, e liberati.
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