Corso di meditazione Vipassana 2
S.N. GOENKA
< I DISCORSI >
(parte seconda)
Questi discorsi, tenuti da S.N. Goenka durante un
corso di meditazione Vipassana, sono stati riassunti e
curati da William Hart.
DISCORSO DEL SECONDO GIORNO
Definizione universale di moralità e immoralità –
il Nobile Ottuplice Sentiero: s²la e sam±dhi.
Il secondo giorno è terminato. Sebbene sia stato
leggermente migliore del primo, rimangono ancora delle
difficoltà. La mente è così inquieta, agitata, incontrollata:
è come un toro od un elefante infuriato, che provoca
distruzione quando entra in un insediamento umano.
Se, con saggezza, qualcuno addomestica ed addestra
quell’animale selvaggio, allora tutta la forza di
quest’ultimo, usata fino a quel momento per distruggere,
comincerà ad essere utile e costruttiva per la società. Allo
stesso modo la mente, che è molto più potente e pericolosa
di un elefante selvaggio, deve essere addomesticata ed
allenata: allora la sua immensa forza comincerà ad essere
al vostro servizio.
Ma dovete lavorare con molta pazienza
e costanza, in continuazione. È la continuità della pratica
il segreto della sua efficacia.
Siete voi che dovete lavorare: nessuno può farlo al
vostro posto. Una persona illuminata, con tutto l’amore e
la compassione, può indicare il metodo di lavoro, ma non
può portare nessuno sulle proprie spalle fino alla meta
finale. Dovete essere voi a muovere un passo dopo l’altro,
a combattere la vostra personale battaglia, a conquistare la
vostra salvezza. Naturalmente, non appena comincerete a
lavorare, riceverete l’aiuto di tutte le forze del Dhamma,
ma siete comunque voi a dover lavorare. Dovete percorrere
voi stessi l’intero cammino.
Cercate di capire cos’è questo sentiero su cui vi siete
incamminati. Il Buddha lo ha descritto in termini molto
semplici:
Astenersi dalle azioni immorali e corrotte,
compiere solo quelle buone e salutari,
purificare la mente;
questo è l’insegnamento degli illuminati.
È un cammino universale, che persone di qualsiasi
cultura, razza o paese possono accettare. La difficoltà sta
nel dare il giusto significato ai concetti di moralità e
immoralità. Quando il Dhamma non viene colto nella sua
essenza, esso diviene oggetto di devozione settaria. Ogni
setta allora darà una sua diversa definizione della moralità,
identificandola con esteriorità, o con pratiche rituali, o con
determinate credenze. Queste sono definizioni settarie, che
alcuni accettano e altri no. Dhamma dà invece un significato
universale alla moralità e alla immoralità. Ogni
azione che danneggia gli altri, che disturba la loro pace ed
armonia, è immorale e cattiva. Le azioni che giovano agli
altri, che contribuiscono alla loro pace ed armonia, sono
morali e buone.
Questa definizione non si basa su dogmi, ma sulla legge
di natura. Ed è legge naturale che non si possa compiere
un’azione dannosa per gli altri, senza aver prima generato
negatività nella propria mente, sia che si tratti di rabbia,
paura, odio od altro; ed ogni volta che si genera una
negatività mentale, si diventa infelici e si sperimentano
dentro di sé le pene dell’inferno. Allo stesso modo non si
possono compiere azioni che giovino agli altri, senza
prima generare amore, compassione, benevolenza; e non
appena si comincia a sviluppare al proprio interno queste
pure qualità mentali, si comincia a godere di una pace
celestiale. Aiutando gli altri, automaticamente aiutate voi
stessi, così come danneggiando gli altri automaticamente
danneggiate voi stessi.
Questo è il Dhamma, la verità, la legge l’universale
legge di natura.
Il cammino del Dhamma è chiamato “Nobile Ottuplice
Sentiero”, nobile nel senso che chiunque lo percorra è
destinato a diventare una persona santa, dal cuore nobile.
Il sentiero è diviso in tre parti: s²la, sam±dhi e paññ±.
S²la è la moralità, l’astenersi da azioni immorali sia
corporee che verbali. Sam±dhi è l’azione positiva di
sviluppare la padronanza della propria mente. Sono
entrambe pratiche importanti, ma né s²la né sam±dhi
possono sradicare tutte le negatività accumulate nella
mente. A questo scopo occorre praticare la terza parte del
sentiero: paññ±, sviluppo della saggezza, cioè della
comprensione profonda, che purifica completamente la
mente.
S²la comprende tre parti del Nobile Sentiero:
1) Samm±-v±c±: giusta parola, purezza dell’azione
vocale. Per capire cosa sia la purezza di linguaggio,
dobbiamo sapere cos’è il linguaggio impuro: mentire,
ingannare, usare parole aspre che offendono, diffondere
maldicenze o calunnie, fare pettegolezzi e chiacchierare
inutilmente. Quando ci si astiene da tutto ciò, quel che
rimane è la giusta parola.
2) Samm±-kammanta: giusta azione, purezza dell’azione
fisica. Sul cammino del Dhamma vi è un solo
metro per misurare se un’azione è pura o impura, sia essa
fisica, mentale o vocale: se giova agli altri o li danneggia.
Uccidere, rubare, commettere violenze sessuali o
adulterio, intossicarsi in modo tale da perdere il dominio
di sé, sono tutte azioni che danneggiano gli altri ed anche
se stessi. Quando ci si astiene da queste azioni fisiche
impure, ciò che rimane è la giusta azione.
3) Samm±-±j²va: giusti mezzi di sussistenza. Ognuno
deve aver modo di sostentare se stesso e quelli che da lui
dipendono, ma se il mezzo di sussistenza danneggia gli
altri, chiaramente non è quello giusto. Anche se non si
compiono direttamente delle azioni illecite per
guadagnarsi da vivere, ma si incoraggiano altri a
compierle, non si usa un giusto mezzo di sussistenza. Per
esempio, vendere alcolici, gestire una casa da gioco,
vendere armi, commerciare in animali vivi o in carni, non
rappresentano occupazioni lecite. Anche la professione
più nobile, esercitata con lo scopo di sfruttare gli altri, non
è un mezzo di sussistenza corretto. Se invece lo scopo del
lavoro è quello di fare la propria parte come membro della
società, contribuendo con la propria abilità ed il proprio
sforzo al bene comune, ricevendo una giusta remunerazione
con cui mantenere se stessi ed i propri familiari,
allora ci si guadagna la vita nel modo giusto.
Un laico ha bisogno di denaro per mantenersi. Il
pericolo, però, è che il guadagnare diventi un mezzo per
gonfiare l’ego: si cerca di ammassare il più possibile per se
stessi, e si considerano inferiori coloro che guadagnano
meno. Questo atteggiamento, oltre a danneggiare gli altri,
danneggia anche se stessi, perché più l’ego è forte, più la
liberazione è lontana. Perciò un altro aspetto essenziale
consiste non solo nel guadagnare correttamente, ma anche
nel dividere con gli altri ciò che si è guadagnato. Allora il
guadagno non va solo a proprio vantaggio, ma anche a
beneficio degli altri.
Ma se il Dhamma consistesse semplicemente in
esortazioni ad astenersi dal danneggiare gli altri, non
avrebbe alcun effetto. È facile rendersi conto, a livello
intellettuale, di quanto sia dannoso compiere azioni cattive
e quanto giovi farne di buone; oppure si può dare
importanza a s²la per devozione verso chi la predica.
Tuttavia, si continua ad agire nel modo errato, perché non
si possiede il controllo della propria mente.
Ecco perché la seconda sezione di Dhamma è sam±dhi,
imparare a controllare la propria mente. Questa sezione
comprende altre tre parti del Nobile Ottuplice Sentiero:
4) Samm±-v±y±ma: giusto sforzo, giusto esercizio.
Avete constatato, attraverso la pratica, come la mente sia
debole e incostante, come vaghi sempre da un pensiero
all’altro. Una mente del genere ha bisogno di esercizio per
rinvigorirsi. Ci sono quattro esercizi per rinforzare la
mente: liberarla da tutte le qualità negative che possiede,
precluderle le qualità negative che non ha, preservare ed
accrescere le qualità positive che già ha, ed aprirla alle
qualità positive che le mancano. Indirettamente, attraverso
la pratica della consapevolezza del respiro (±n±p±na),
avete già cominciato a fare questi quattro esercizi.
5) Samm±-sati: giusta consapevolezza, consapevolezza
della realtà del momento presente. Dal passato possono
solo sorgere ricordi; per il futuro possiamo soltanto avere
aspettative, paure, fantasie. Esercitandovi a rimanere
consapevoli di qualsiasi realtà si manifesti nel presente
entro lo spazio intorno alle narici, avete cominciato a
praticare samm±-sati. Dovete sviluppare la capacità di
essere consapevoli dei differenti livelli di realtà, da quelli
più grossolani a quelli più sottili.
Per cominciare, avete concentrato l’attenzione sul
respiro conscio ed intenzionale, poi su quello naturale e
leggero, quindi sul punto di contatto del respiro. Ora
dovrete portare l’attenzione su un oggetto ancora più
manifestano in questa zona limitata. Potrete sentire la
temperatura del respiro, leggermente fresca quando entra e
un po’ più tiepida quando esce. Oltre a questa, vi sono
innumerevoli altre sensazioni non collegate col respiro:
caldo, freddo, prurito, pulsazioni, vibrazioni, pressione,
tensione, dolore, ecc. Non potete scegliere che sensazione
provare, perché non potete creare sensazioni.
Dovete soltanto osservare, rimanendo semplicemente
consapevoli. Non è importante dare un nome alla
sensazione; ciò che conta è essere consapevoli della realtà
della sensazione senza reagire ad essa.
Come avete visto, la mente continua, per abitudine, a
scivolare nel futuro o nel passato, generando bramosia od
avversione. Praticando la giusta consapevolezza, avete
cominciato ad infrangere quest’abitudine. Non è che dopo
questo corso dimenticherete completamente il passato, né
smetterete di pensare al futuro. Prima, oscillando
inutilmente dal passato al futuro, sprecavate la vostra
energia in modo tale che, quando vi occorreva ricordare
qualcosa o fare piani per il futuro, non ne eravate in grado.
Ora invece, sviluppando samm±-sati, imparerete a fissare
più stabilmente la mente nella realtà del presente, e
constaterete di potere, al bisogno, ricordarvi di cose
passate e fare adeguati programmi. Sarete in grado di
condurre una vita felice e sana.
6) Samm±-sam±dhi: giusta concentrazione. La
concentrazione non è lo scopo di questa tecnica; la
concentrazione a cui dovete arrivare deve essere pura, cioè
libera da negatività. Si può anche concentrare la mente pur
mantenendo un fondo di bramosia, avversione od
illusione, ma questo non è samm±-sam±dhi. Occorre
essere consapevoli della realtà presente all’interno di noi
stessi, senza nutrire per essa bramosia od avversione.
Mantenere questa consapevolezza in continuazione,
momento per momento, questo è samm±-sam±dhi.
Seguendo scrupolosamente i cinque precetti, avete
cominciato a praticare s²la. Allenando la mente a
rimanere focalizzata su un certo punto, un oggetto reale
del presente, senza bramosia od avversione, avete
cominciato a sviluppare sam±dhi. Continuate a lavorare
con applicazione per rendere più acuta la mente, in modo
che quando comincerete a praticare paññ±, sarete in
grado di penetrare nelle profondità dell’inconscio, di
sradicare tutte le impurità che vi si nascondono, e di
godere di una reale felicità – la felicità della liberazione.
Felicità vera a tutti voi.
Che tutti gli esseri siano felici!
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