Cosa nasconde la meta dell’uomo?

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Cosa nasconde la meta dell’uomo?

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi

Capitolo 41:

– COSA NASCONDE LA META DELL’UOMO? –

L’obiettivo dell’uomo, lungo lo sforzo della sua ricerca e della sua
evoluzione, è di raggiungere la liberazione dal mondo del dolore, di maya,
e può farlo seguendo l’ottuplice, nobile Sentiero del Budda; oppure, le
regole morali della religione a cui appartiene; oppure, se abita nel
profondo di una foresta amazzonica, amando semplicemente, con tutto sé
stesso, i propri simili.

Insomma, esistono certamente delle vie che accelerano l’evoluzione
interiore; ma, quella regale resta pur sempre la via dell’Amore splendido e
totale per tutto ciò che ci circonda.

Cosa stiamo cercando, in ultima analisi? La pura e semplice cessazione del
dolore?
No. Questa l’ha già trovata la scienza medica. Vi sono le droghe, gli
interventi sui lobi del cervello. Insomma, l’uomo, tramite una solerte
serie di narcosi già può eliminare il dolore dalla sua vita.
Ma, con il dolore, elimina anche la sua coscienza… Cosa cerchiamo, allora?

Vorremmo, in prima ipotesi, affrontare il complesso argomento affermando
con una certa validità di logiche – e sicuri di trovare molti lettori
d’accordo con noi – che vi è poca chiarezza soggettiva, nella media dei
ricercatori, su cosa essi stiano effettivamente cercando.

La cosiddetta “Meta” è rappresentata sotto molteplici forme. Le religioni
ne fanno uno stato di esistenza raffinato, ma di una materia sottile: il
paradiso cattolico e quello delle “urì” (donne) maomettano ne sono degli
esempi.

Si tratta di una simbologia che, in effetti, fa traslocare un povero,
stanco mendicante nei quartieri alti della città, ove la natura intrinseca
della vita non cambia; ma, esiste, tuttavia, un frigorifero pieno
(l’assoluta mancanza di ogni necessità materiale), una terrazza elegante,
piena di un sole lucente (la visione sempre pura della “perfezione”), ed
una congrua, definitiva somma mensile, che supplirà ad ogni esigenza
individuale (la pensione delle “realtà celesti”).

Evidentemente, quanto sopra ha forzato un concetto per esigenze di
ragionamento.

Tuttavia, lo sviluppo culturale medio delle religioni, oggi come oggi,
stenta a sollevarsi da una visione, comunque e sempre, materiale dello
spirito.

Esiste, per contro, il ricercatore che considera la “Meta” uno stato di
coscienza, e non un luogo che attende tutti noi. Già egli rappresenta uno
sbalorditivo salto di qualità, a fronte di coloro che abbiamo appena
analizzati.
Vediamo di chiarire, per quanto possibile, la situazione. E, nel farlo, non
ci discosteremo dai principi cardinali dell’antico Esoterismo delle
Tradizioni.

Forse, tuttavia, occorrerà penetrarne più profondamente alcuni concetti
usuali. La reincarnazione.
È stata poco compresa. È pur vero che essa rappresenta un ritmo individuale
e di gruppo, che porta l’anima a ricalcare un piano predisposto dalla
divinità, e la inserisce sulla terra in apparizioni sempre diverse, con
diverse personalità, che sintetizzano, ognuna, le precedenti esperienza
vitali.

Ma, è anche vero che rappresenta, pure, un principio universale increato,
il quale appare, negli universi, sotto la forma di quegli eterni cicli di
respiro cosmico, che i Sacri Veda chiamano del Manvantara e del Pralaya.

La spirale del movimento innato dell’essere conduce, senza posa, “Purusha a
salire in groppa a Prakriti”, come dice Helena Petrowna Blavatsky; ossia,
spinge lo spirito a controllare la materia, in una continuità priva di fine.

Coloro che continuano a credere nel concetto proposto da alcune precipitose
teorie, secondo le quali vi sarà una sospensione all’attuale nostra
esistenza (o coscienza), in cui si immagina una stasi “felice” e definitiva
ai nostri cicli di vita individuale contrastano sicuramente la realtà
dell’eterno movimento di Parabraham (ciò che è prima di ogni atto
cosciente), rappresentato da Mulaprakriti (la materia universale, eterna,
in costante vibrazione).

Lo Spirito dell’uomo è eterno. Ed eterne saranno le conquiste di
altrettanti Porti Cosmici che si celano dietro il suo destino.

Tuttavia, cerchiamo di fissare alcuni sani principi fondamentali, che ci
aiutino a trovare un giusto equilibrio tra l’attuale nostra situazione e
quel solare, infinito futuro di cosmica creatività che attende tutti noi.

Parlare di un “obiettivo assoluto e fisso all’essere”, di conseguenza, non
ha senso.

Parlare, invece, del raggiungimento di quelli che sono i traguardi di una
serie di cicli individuali e di gruppo è del tutto pertinente, invece,
all’equilibrato discepolo della Via Iniziatica.

Uno dei “codici ermetici” che rivela molto, in proposito, all’uomo è
contenuto nell’ideogramma che mostra il coesistere di Yinn e Yang: ossia,
la sfera che contiene le due “virgole esistenziali” combacianti
specularmente, ognuna delle quali ha un frammento dell’altra nel proprio
centro.

La materia (staticità) e l’energia (vibrazione). L’essere ed in non essere.

La vita unica pervade e livella ambedue, ma, come nella leggenda di Castore
e Polluce, essa costringe i due opposti a divenire consapevoli di un loro
inconsapevole legame originario.

L’uomo, “materiato” nel ciclo delle sue incarnazioni ha, quale primario
obiettivo, quello di rintracciare in sé il frammento di spirito che
contiene, e di dilatarlo; fino a quando quello non lo sbalzerà nella
dimensione opposta dell'”ideogramma”.

Ed ecco i sistemi di Yoga, lungo la storia dei Figli di Adamo; ecco le
dottrine che gli parlano dello Spirito, di ciò che è celato nell’esistenza
solida. Ecco, in definitiva, i mille richiami al Sentiero, che sono
soltanto ed unicamente la sollecitazione ad ampliare l’aspetto spirituale
in sé: un aspetto che egli contiene già in lui, da sempre.

La Vergine Maria (la Materia Archetipica) dovrà partorire il Cristo (quel
frammento di Yang), che
Ella possiede già nel suo utero, per eredità innata.

Il richiamo si farà ascoltare con prepotenza anche nei mondi sottili,
quando lo spirito sarà liberato; ma, per farlo ritornare verso il suo
frammento Yinn, che ora è divenuto il protagonista di una nuova sequenza..

Nessuna scelta, quindi, e nessun sacrificio, da parte di coloro che, una
volta “liberati”, tornano verso l’umanità: solo, piuttosto,
l’insostenibile risposta naturale ad una esigenza irrinunciabile
della natura universale.

Uno degli obiettivi del ciclo attuale, per l’uomo, è lo sviluppo della
sua “natura radiante”. In tale asserzione si assommano tutte le scienze
applicate della Rivelazione.

La conoscenza dei suoi organismi sottili fa parte del Piano Divino.

L’uomo possiede un corpo eterico, con dei centri occulti (chakras) lungo la
colonna vertebrale.

E possiede altri organismi svincolati da quello semplicemente materiale: il
corpo astrale, il corpo mentale concreto ed il causale (anima).

Le facoltà di intuizione e di miracolistica dei santi e degli
yoghi nascono semplicemente dall’utilizzo di questi organismi nascosti.

I metodi della concentrazione, della visualizzazione e della meditazione
pongono in evidenza la natura di queste energie virtuali nell’iniziato e ne
dilatano quella spirituale, compressa e annidata nella sua profonda
interiorità.

Mano a mano, l’uomo penetra in una dimensione non già diversa, ma ampliata,
ed inizia a percepire dei ritmi energetici condizionanti, che egli prima
non conosceva.
Egli muta radicalmente anche il suo modo usuale di concepire le cose ed i
concetti della vita. Comprende, all’inizio, e realizza in pieno, in
seguito, la libertà non teorica dai tre piani di maya. E
l’esperienza lancinante del dolore fisico, emozionale e mentale non lo
raggiunge, oramai, più. Abbiamo un “jiva” liberato.
Oramai, l’amore in lui è una forza scatenata e scatenante,
simile ad un uragano costante, equiparabile a quelli degli atolli
oceanici.

Altre esperienze di un prossimo ciclo (a noi precluso anche
nell’immaginazione) dovrà fare colui che oramai è un Sacro Guru; ma, ogni
sintesi di realizzazione e di perfezione, da noi conosciute, sono state
raggiunte e superate.

E la rivelazione sta nel termine “superate”. Un termine che indica una
fine, ma anche l’inizio di una nuova successione, nell’avventura
dell’ “ebreo errante” verso l’eterna espressione di quanto già esiste in
lui.

(Guido Da Todi)

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