Cosa significa meditare?

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Cosa significa meditare?

da lameditazionecomevia.it

Cosa significa meditare?

È difficile dare una risposta a quella che potrebbe sembrare una domanda
piuttosto semplice. Si potrebbe anzi dire che il buon meditante, più pratica
e maggiormente si rende consapevole di quanto l’essenza della meditazione
stessa sia sfuggente, inafferrabile, indefinibile.

Possiamo tuttavia dire che la meditazione è uno stato di puro essere, di
chiara consapevolezza, di attenzione osservante: uno stato originariamente
naturale, ma per il quale è necessario un lavoro su di sé. Si ritorna alla
condizione normale del corpo e della mente: uno stato di unità, precedente a
qualsiasi dualità. Attraverso una serie di esercizi di indagine della
propria meccanica fisica e mentale (dalle sensazioni e dai pensieri più
grossolani a quelli più sottili), si è pienamente presenti, consapevoli, qui
ed ora: si realizza la pienezza della pura attenzione.

La meditazione è attenzione: non si tratta di cosa stai facendo, ma di come
lo fai.

La meditazione è la tua natura: non è un risultato – è una condizione
reale. Non deve essere raggiunta, deve solo essere riconosciuta. È la tua
essenza: non puoi averla e non puoi non averla. Non può essere posseduta,
non è una cosa.

La meditazione è osservazione: non fare niente, non ripetere dei mantra,
non ripetere il nome di dio – semplicemente osserva la tua mente. Non
disturbarla, non ostacolarla, non reprimerla.

La meditazione non è un credo, non è un dogma, non è un culto, non è una
religione, non è una morale, non è un giudizio: è un’esperienza evidente in
se stessa.

La meditazione è non*-*fuggire: è rilassarsi ed essere nel momento, nel
presente. È permanere nel *qui e ora*.

La meditazione è chiarezza di visione. È uno stato di pienezza, di vuoto e
di unità.

La meditazione è l’arte della consapevolezza: è una resurrezione dalla
cecità di *ciò che è*, è essere presenti.

La meditazione non è una tecnica, non è un pensiero particolare, non è uno
sforzo*, *non è concentrazione: è comprensione ed equilibrio, è equanimità e
silenzio, è ascolto e stabilità.

La meditazione non è staccare la spina: è lo stato naturale della mente, la
sua semplicità, è il * lasciare andare la presa*, la quiete originaria.

Meditare è addestrarsi in ciò che è stato chiamato ‘il miracolo della
presenza mentale’: si scopre che quella che ritenevamo all’inizio una
pratica circoscritta in tempi e luoghi prestabiliti (la palestra, la nostra
camera, ad esempio) diventa via via una macchia d’olio che si espande sempre
più, in grado di mutare radicalmente il nostro stare nel mondo, il nostro
vivere la vita.

Meditare non significa rifugiarsi nel proprio paradiso mentale, bensì avere
un contatto semplice e diretto con la realtà (interiore – noi stessi – ed
esteriore), liberi dagli innumerevoli filtri che si interpongono tra la
mente e il vero. Meditare vuol dire fare piazza pulita delle innumerevoli
teorie psicologiche, filosofiche, affascinanti quanto pretestuose, fare
piazza pulita di parole e spiegazioni, e volgersi verso il Sé, la propria
natura, in direzione di una conoscenza non più meramente intellettuale,
bensì autentica e diretta.

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