Cos’è il Buddhismo
Il Buddhismo si basa sugli insegnamenti del Buddha. Questi insegnamenti furono trasmessi dapprima
oralmente e messi per iscritto 400 anni dopo la sua morte. La prima stesura fu fatta in lingua pali
nel primo secolo avanti Cristo. Anche i discorsi dottrinali del Buddha cui si ispirano tibetani
cinesi e giapponesi sono stati scritti centinaia di anni (300-700) dopo la morte del Buddha.
Saranno state testimonianze fedeli? Possiamo comunque dividere il messaggio del Buddha in due fasi:
– Insegnamenti orali originari
– Trascrizioni – interpretazioni e aggiunte
Di tradizione induista, il Buddha ha mantenuto le credenze di base della sua terra: quindi non ha
inventato niente ma ha interpretato in modo originale le “upanishad”, testi della scuola vedica che
venivano usati dai sacerdoti indiani centinaia di anni prima della sua nascita.
Egli si assunse il compito di divulgare le conoscenze spirituali che i bramini tenevano segrete per
ragioni di potere. Nel Buddhismo infatti l’autorità è sempre messa in dubbio. “Non fidatevi di ciò
che è detto né di ciò che è scritto. Accettate gli insegnamenti che nella pratica si dimostrano
utili per voi”.
Il Buddhismo è una scuola di filosofia morale ed una religione. Il messaggio del Buddha è un
insegnamento su come vivere armoniosamente la vita. Potremo dire che non c’è stacco tra la pratica
buddista e la vita quotidiana.
Il Buddha non intende rivelarci “perché” siamo al mondo ma ci dice “come” dobbiamo viverci. Ovvero
eliminando l’ego che genera confusione ed esaminando con obiettività i fenomeni.
Quindi l’atteggiamento buddhista nei confronti delle cose non è legato ad un distacco nichilista ma
è improntato a una positiva consapevolezza. Il buddismo non è la verità ma presenta una forma di
verità relativa che ciascun praticante comprende in funzione della propria maturità spirituale.
Chi pratica il Buddhismo non è che sia esente dalle sensazioni piacevoli o spiacevoli ma non è
dominato dal desiderio e non viene toccato dalle esperienze.
Il Buddha storico
Nasce nel 563 a.C.
Si sposa a 16 anni.
Lascia la casa a 29 anni per iniziare la ricerca.
Si illumina a 35 anni, notte di luna piena di maggio.
Muore nel 483 a 80 anni.
Non è un profeta.
Non è figlio di Dio.
È un uomo che fa una propria ricerca e poi fonda un ordine religioso al quale ammette le donne, cosa
eccezionale per l’epoca e il luogo, l’India antica, in cui il ruolo femminile era poco considerato.
Le scuole
Dopo la morte del Buddha si tenne un concilio in cui furono puntualizzati i contenuti dei canoni:
Disciplina monastica
Sermoni
Metafisica – psicologia – filosofia
Cento anni dopo si tenne un altro concilio in cui i monaci si divisero in due correnti:
La prima sostiene che il risveglio si ottiene con una stretta osservanza delle regole
La seconda afferma che l’uomo ha già dentro di sé la buddhità e basta farla emergere
Duecentocinquanta anni dopo il buddismo diventa religione ufficiale dell’India per opera
dell’imperatore Asoka, ma quando l’imperatore Asoka nuore aumentano le divergenze tra le correnti e
si formano due scuole: Hinayana e Mahayana
Hinayana: segue gli insegnamenti del Buddha così come lui li ha trasmessi. Ha un aspetto razionale
ed autoritario. Si pone come custode del verbo. Il praticante lavora per la liberazione individuale.
Mahayana: si dice sia la dottrina segreta rivelata dal Buddha agli allievi migliori. Ha un contenuto
filosofico e metafisico. Lascia spazio al misticismo. Il praticante lavora per illuminare e liberare
gli altri dalla sofferenza.
I bramini si riprendono i loro spazi poco a poco.
Nel 700 d.C. il buddismo tramonta in India e si diffonde in Tibet, Cina e Giappone.
Ch’an: raccoglimento meditativo (Dhyani) zen.
Ci sono quattro scuole importanti, divise in sotto-scuole:
Buddhismo meridionale Hinayana (Shri Lanka , Birmania, Cambogia, Thailandia)
Buddhismo settentrionale Mahayana tibetano: (Tibet, Nepal, Sikkim, Butan, Ladakh, Mongolia)
Buddhismo settentrionale Mahayana Ch’an (Cina)
Buddhismo settentrionale Mahayana Zen (Giappone)
Sul piano concettuale
Buddha vuol dire risvegliato, ovvero colui che ha ottenuto la saggezza (Bodhi) attraverso
l’intuizione.
Ci sono numerosi Buddha che compaiono nella storia dell’umanità:
6 sono già venuti
1 Buddha Shakiamuni
1 Buddha futuro Maitreya
13 i Buddha ulteriori
Tutti questi Buddha hanno in comune una vita leggendaria basata su un percorso comune:
nascita miracolosa – vita in famiglia – abbandono del mondo – illuminazione – insegnamenti.
Il buddha è un principio assoluto che si manifesta nel mondo fenomenico e rappresenta la possibilità
di illuminarsi di tutti gli uomini.
Il principio buddhico si manifesta in tre modi e in diversi aspetti:
Dharmakaya: coscienza cosmica – pura luce – unità con il tutto priva di dualità
Sambhogakaya: creazione spirituale materia sottile con forma eterica che vedono solo i realizzati –
corpo di delizia (estasi)
Nirmanakaya: corpo di trasformazione – incarnazione
Secondo la tradizione Hinayana il Buddha si manifesta una sola volta per ogni epoca.
Secondo la tradizione Mahayana ci sono infiniti Buddha e Bodhisattva in ogni tempo
Le parole del Buddhismo
Dharma
Karma
Rinascita
Le 4 Nobili Realtà
La sofferenza: esiste
La sua origine: il desiderio egoistico
La possibilità che cessi: eliminando l’io separatore
La via che conduce alla cessazione: una via di educazione spirituale basata su una esistenza
virtuosa condotta con equidistanza dagli eccessi estremi
Ottuplice sentiero o sentiero di mezzo
È la quarta nobile realtà.
Per il suo tramite si può giungere alla cessazione della sofferenza attraverso una vita che si basa
su un corretto comportamento che sta in mezzo e non tocca gli eccessi del piacere o dell’ascetismo.
Otto categorie da sviluppare simultaneamente:
retta comprensione: vedere le cose nella loro vera natura, senza etichette (saggezza)
retto pensiero: distacco, pensieri di non violenza e amore (saggezza)
retta parola: no bugie, maldicenza, odio , inimicizia, offesa, pettegolezzo vano (moralità)
retta azione: rispetto dei cinque precetti (moralità)
retta condotta di vita: sostentamento con mezzi legittimi (moralità)
retto sforzo: educazione della mente a prevenire stati mentali cattivi e coltivare i buoni
(disciplina mentale)
retta consapevolezza: vigili sulle attività del corpo, delle sensazioni, emozioni, delle concezioni
(disciplina mentale)
retta concentrazione: non ci si lascia illudere, piena attenzione, meditazione e respiro (disciplina
mentale)
Moralità e disciplina mentale portano alla saggezza.
Un sentiero che conduce alla eliminazione della sofferenza mediante l’eliminazione dei desideri
egoistici.
Cessa di pensare male
Cessa di parlare male
Cessa di agire male
Impara a pensare bene, parlare bene, agire bene
Due pilastri della pratica Buddhista
Saggezza: la legge del Dharma
Compassione:la legge dell’amore che è espresso dalla legge del Dharma (dove amore vuol dire
“desiderare che tutti siano felici” e compassione vuol dire “fare di tutto perché gli altri siano
felici”).
Non c’è una causa prima: gli universi fisici e mentali sono un continuo divenire che genera mondi
apparenti ai quali noi ci leghiamo spinti da desiderio, odio, illusione o confusione generata da un
io separato dal tutto.
Causa ed effetto sono tutt’uno e noi li vediamo separati perché pensiamo in termini di passato,
presente e futuro.
La positività generata si estende al mondo e ricade su chi l’ha prodotta in un continuo scambio.
Tutto ciò che siamo è risultato di ciò che abbiamo pensato, detto, fatto. Tutto ciò che saremo è il
risultato di ciò che pensiamo, diciamo, facciamo ORA!
Ogni minuto noi costruiamo il nostro futuro. Non perdiamoci in vane elucubrazioni, agiamo
positivamente qui ed ora.
Per meglio illustrare questo concetto il Buddha faceva l’esempio di un guerriero colpito da una
freccia.
Egli estrae a freccia che lo ha ferito e genera dolore, non perde tempo a chiedersi da dove viene,
chi l’ha tirata, com’è fatta, di che tribù porta i colori: parimenti noi, di fronte al nostro dolore
dobbiamo comprendere che ORA è il momento dell’azione per eliminare la sofferenza.
Le circostanze sono esperienze. Lo spirito con cui le affrontiamo le trasforma in occasioni di gioia
o di sofferenza: tutto ciò che siamo è il prodotto dei nostri pensieri.
Vuoto
Tutte le cose sono interdipendenti e soggette a mutamento: non hanno forma eterna e se le smembriamo
non troviamo un contenuto finale.
Quindi sono prive di una esistenza intrinseca. Ogni cosa che nasce contiene in sé la necessità della
dissoluzione – deperire – morire.
Il vuoto è pieno di forme e di suoni. Le parole non esistono di per sé ma sono create dall’uomo per
esprimersi e convenzionalmente intendere l’infinito.
Non c’è nulla di permanente nell’uomo, nulla di immortale. Tutto cambia.
Chi percorre allora il sentiero dell’illuminazione? Una coscienza soggetta a dolore e mutamenti
quindi transitoria e priva di immortalità.
Cosa rinasce? Una coscienza in continua evoluzione che segue la legge del karma.
Questa coscienza arriverà un giorno ad un tale stadio di purezza – maturazione che non sarà più
spinta a rinascere ma si dissolverà nella luce.
Tutti gli esseri raggiungeranno prima o poi l’illuminazione.
Il ciclo delle rinascite
Il viaggio come metafora della vita.
L’oceano come metafora della sofferenza.
Entrare nella corrente vuol dire andare nella direzione giusta.
Stiamo acquisendo o riscoprendo in noi le qualità di Buddha.
Questa è l’essenza della vita. Qui nella nostra mente sono il paradiso e l’inferno.
Esiste un dio creatore? Buddha non ne parlò.
La meta finale, il punto d’arrivo come il punto di partenza sono inconoscibili per la mente umana e
sarebbe assurdo pretendere di saperli da una religione senza dogmi.
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