Cos’è la postpsichiatria?

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Cos’è la postpsichiatria?

La postpsichiatria è una scommessa interessante in tempi in cui la psichiatria sta attraversando una
crisi di lunga data. L’approccio esclusivamente farmacologico al trattamento dei problemi mentali ed
emotivi si è dimostrato molto limitato nella portata e nei risultati.

La postpsichiatria è una tendenza che si sta facendo strada nel campo della psichiatria e che mira
ad affrontare la salute mentale in un modo diverso rispetto a quanto hanno fatto gli psichiatri
tradizionali; Tiene conto del fatto che la società e gli individui postmoderni hanno altri bisogni e
prospettive.

I pionieri dell’approccio postpsichiatrico furono Patrick Bracken e Philip Thomas, che proposero il
termine in un articolo intitolato Postpsychiatry: una nuova direzione per la salute mentale,
pubblicato sul British Medical Journal, nel 2001.

Questo nuovo approccio cerca di costruire un rapporto meno verticale tra gli psichiatri e i loro
pazienti, poiché tradizionalmente questo legame si basava quasi esclusivamente sull’autorità. Allo
stesso modo, cerca di dare una dimensione più sociale alla pratica, tenendo conto del contesto in
cui si trova una persona e non solo di ciò che sperimenta individualmente.

“L’analista non fa altro che restituire all’analizzando (paziente) il suo messaggio invertito, come
se fosse uno specchio (in cui l’analizzando può riconoscersi)”.
-Jacques Lacan-

Psichiatria biologica

Dall’invenzione degli psicofarmaci, la psichiatria biologica ha guadagnato terreno fino a diventare
praticamente l’unico paradigma psichiatrico in Occidente, nonostante all’interno della branca stessa
esistano approcci diversi. Col tempo la disciplina, così focalizzata, si ridusse sostanzialmente a
una pratica di diagnosi e di medicazione.

Entrambi gli aspetti, diagnosi e terapia, sono stati fortemente messi in discussione nel corso della
sua storia. Allo stesso modo, gli ospedali psichiatrici in molti luoghi sono diventati sinonimo di
abuso e violazione dei diritti umani per un gran numero di pazienti.

La psichiatria è forse l’unica disciplina scientifica che ha dato origine a un intero movimento
contro di essa: l’antipsichiatria. All’interno di quel movimento ci sono accademici di altissimo
livello e anche un gran numero di psichiatri. Per completare il quadro, gli psichiatri mostrano
risultati molto limitati con le loro pratiche. Sebbene riescano a inibire alcuni sintomi nei loro
pazienti, producono in essi un miglioramento significativo molto meno frequentemente di quanto
desiderato.

L’approccio tradizionale alla “follia”

La postpsichiatria concentra molte delle sue domande sul concetto di “follia” utilizzato dalla
psichiatria tradizionale. Egli critica il fatto che la mente sia concepita come un fenomeno
esclusivamente individuale, come se non avesse alcun rapporto con l’ambiente che la circonda.

Questa idea porta i pazienti a essere visti come “persone difettose” e, a causa delle loro
manifestazioni, si pensa sostanzialmente che la soluzione migliore sia curarli e isolarli.
Implicitamente, l’idea è che la maggior parte delle persone agisce entro certi limiti, considerati
normali, e che solo alcuni individui “hanno torto” e, pertanto, dovrebbero essere separati da coloro
che “funzionano bene”.

D’altro canto, i promotori della postpsichiatria mettono in discussione quella che chiamano “una
spiegazione tecnica della follia”. La psichiatria ha preso in prestito alcuni concetti dalla
neurologia e li ha affrontati in modo parziale. Finirono per spiegare qualsiasi fenomeno mentale
come il risultato dell’azione di qualche neurotrasmettitore e riducendo così le diverse dimensioni
dell’essere umano ad un campo puramente biologico. Un percorso pericoloso, soprattutto perché
abbiamo ancora molto da sapere sul nostro funzionamento biologico.

Postpsichiatria: le nuove sfide della psichiatria

I rappresentanti della postpsichiatria pensano che sia possibile affrontare la salute mentale in un
modo diverso. Ritengono che il rapporto instaurato con il paziente non debba essere esclusivamente
di “diagnosi-cura farmacologica”, come avviene oggi. Pensano che sia possibile introdurre nuovi modi
per affrontare questo legame, come ha fatto la rete globale “Hearing Voices”.

Allo stesso modo, la postpsichiatria non concorda con tutti i meccanismi coercitivi della
psichiatria tradizionale. La persona in cerca di aiuto non dovrebbe essere costretta a fare nulla,
tanto meno a rimanere isolata dalla società per poter migliorare. Proprio come le carceri, che
raramente riabilitano un delinquente, gli ospedali psichiatrici raramente danno un contributo
significativo a coloro che soffrono.

Questo nuovo approccio vuole trascendere anche la prospettiva della semplice psicopatologia. Oltre a
mettere un’etichetta sulla persona, si tratta di interpretare e comprendere la sofferenza di ogni
persona, cercando modi in cui quella persona possa risignificare il proprio disagio, in modo che
questo non la destabilizzi.

Ciò che si cerca è anche di superare la dualità “psichiatria-antipsichiatria”, generando un
approccio integrativo che affronti criticamente le pratiche psichiatriche, ma tragga anche vantaggio
dai progressi e dai successi in quel campo. L’obiettivo finale è democratizzare e rendere più umano
il tema della salute mentale.

Bibliografia

Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità,
l’affidabilità, l’attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata
affidabile e di precisione accademica o scientifica.

Carmona Osorio, M. (2017). Paradigmas en estallido: epistemologías para una ¿post? psiquiatría.
Revista de la Asociación Española de Neuropsiquiatría, 37(132), 509-528.

da lista mentem gg

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