Così parlò il Maestro (Yoganandaji)
< Parole di Yogananda >
“Non sono pericolose le vostre dottrine sul controllo delle emozioni?”, domandò uno studente. “Molti
psicologi affermano che la repressione conduce a disadattamenti pschici e perfino a malattie
fisiche”. Il M. rispose: “La repressione è dannosa quando ci si aggrappa al pensiero di volere una
cosa, ma non si fa nulla per ottenerla. E’ beneficio invece l’autocontrollo quando si sostituiscono
ai cattivi pensieri pensieri giusti e si convertono gli atti reprensibili in azioni utili”.
“Coloro che si soffermano sul male, si fanno male. Gli uomini che colmano la loro mente di saggezza
e la loro vita di attività costruttive, si risparmiano molta ignobile sofferenza”.
“Dio ci mette alla prova in molte maniere”, disse il M. “Egli rivela le nostre debolezze perchè
possiamo rendercene conto e tramutarle in forze. Egli può mandarci delle disgrazie che sembrano
insopportabili; talvolta sembrerà perfino respingerci da Sè. Ma il devoto intelligente dirà:”‘No,
Signore, io voglio Te. Nessuna cosa potrà ostacolare la mia ricerca. La preghiera del mio cuore è
questa: non impormi mai la prova dell’oblio della Tua presenza’”.
“Signore, datemi la grazia della devozione”, supplicò un discepolo “In effetti tu stai dicendo:
‘Datemi del denaro perchè io possa comprare quello che voglio'”, replicò il M. “Ma io dico: ‘No
prima devi guadagnarti il denaro. Dopo, potrai leggittimamente godere di quello che comprerai'”.
Per aiutare un allievo a far decollare l’aeroplano del suo pensiero, il M. narrò questa sua
esperienza: “Un giorno vidi un gran mucchio di sabbia sul quale si arrampicava una piccola formica.
Mi dissi:’ Questa formica deve pensare che sta calando l’Himalaya. Il mucchio poteva sembrare
gigantesco alla formichina, ma non a me. Similmente, un milione dei nostri anni solari possono
essere meno di un minuto nella mente di Dio. Noi dobbiamo allenarci a pensare in termini grandiosi:
Eternità! Infinito!”.
Y. e un gruppo di discepoli facevano la loro passeggiata serale sul prato dell’Eremitaggio di
Encinitas. Uno dei giovani chiese informazioni su un certo santo il cui nome gli sfuggiva.
“Signore”, disse “è quel M. che vi apparve qui alcuni mesi fa”. “Non ricordo”, replicò P. “Era nel
giardino, in fondo, Signore”. “Molti vengono a trovarmi qui; io vedo alcuni che sono andati oltre, e
altri che sono ancora sulla terra”. “Com’è meraviglioso, signore!”. “Dovunque è un devoto di Dio, là
vengono i suoi santi”. Il Guru tacque per qualche minuto,mentre eseguiva alcuni esercizi. Poi disse:
“Ieri, mentre meditavo in camera mia, desiderai conoscere certi particolari sulla vita di un grande
M. dei tempi antichi. Egli si materializzò dinanzi a me. Rimanemmo per lungo tempo seduti sul mio
letto, fianco a fianco, tenendoci per mano”. “Signore, vi raccontò la sua vita?”. “Bè”, rispose Y.
“nello scambio di vibrazioni mi si rivelò tutto il quadro”.
Per mettere in guardia i rinuncianti dell’Ordine SRF contro l’autocompiacimento spirituale, il
Maestro disse loro: “Dopo aver raggiunto il nirbikalpa samadhi non si ricade mai più nell’illusione.
Ma, prima di raggiungere tale stato non si è mai al sicuro. “Un discepolo di un grande maestro indù
era un’anima così grande, che il suo Guru usava porlo ad esempio a tutti. Un giorno, il discepolo
raccontò che stava aiutando un donna devota, e meditava con lei. “Il Guru disse quietamente: ‘Sadhu,
sta’ in guardia!”. “Alcune settimane dopo, alcuni semi di cattivo karma gerogliarono nella vita del
discepolo; egli fuggì con la donna. Presto però ritornò dal suo Guru piangendo: ‘Mi dispiace!’. Non
permise a un errore di diventare il centro della sua vita, ma si pose alle spalle tutti gli errori e
raddoppiò i suoi sforzi per raggiungere l’autorealizzazione completa.”Da questo racconto potete
vedere che è possibile perfino a un grande devoto ricadere temporaneamente nell’illusione. Non
allentate mai la vigilanza su voi stessi, finchè non sarete stabiliti perennemente nella Beatitudine
Ultima”.
“La scienza materiale è più teorica della vera religione”, disse il M. “La scienza è capace
d’investigare ad esempio la natura esteriore e il comportamento degli atomi. Ma la pratica della
meditazione conferisce l’onnipresenza; uno yoghi può diventare uno con l’atomo”.
Un certo esigente discepolo arrivava inaspettatamente al Centro di Mount Washington e faceva
frequenti telefonate interurbane al Maestro. “E’ una persona strana”, osservò una volta P., “ma il
suo cuore è col Signore. Malgrado i suoi difetti egli raggiungerà la sua mèta, perchè non lascerà in
pace Iddio finchè non ci sarà arrivato”.
Quando il M. venne per la prima volta in America, portava vesti indiane e i capelli lunghi intorno
alle spalle. Qualcuno, affascinato da quella vista che gli appariva strana, s’informò: “Siete uno
che predice la fortuna?”. Y. rispose: “No io dico alle persone come migliorare la loro fortuna”.
Un giorno, il M. narrò ai suoi discepoli di un santo che decadde dal più alto sentiero per avere
esibito in pubblico i suoi poteri miracolosi. “Ma presto si rese conto del proprio errore”, continuò
P., “e ritornò ai suoi discepoli. Al termine della sua vita era un’anima completamente liberata”.
“Signore, come potè risollevarsi così presto?” chiese un devoto. “La punizione karmica non è forse
più severa per uomo che cade da un alto stato di evoluzione, che per una persona comune che sbaglia
per pura ignoranza? Sembra strano che quel santo indiano non abbia dovuto aspettare per lungo tempo
la liberazione finale”. Sorridendo, il M. scosse il capo. “Dio non è un tiranno”, egli disse. “Se un
uomo fosse abituato a una dieta di ambrosia, sarebbe infelice di dover mangiare formaggio raffermo.
Se piangesse disperatamente per avere ancora l’ambrosia, Iddio non gliela ricuserebbe”.
Un amico riteneva poco dignitoso per la SRF di fare della pubblicità. Il M. disse: “Wrigley usa la
pubblicità per indurre la gente a masticare gomma. Perchè non dovrei usarla per indurla a
‘masticare’ delle buone idee?”.
Parlando della rapidità con la quale la grazia di Dio può liberarci dalle illusioni di maya, il M.
disse: “In questo mondo noi abbiamo l’impressione di essere immersi in un mare di guai. Allora la
divina Madre viene e ci scuote, risvegliandoci da questo terribile sogno. Ogni uomo, prima o poi,
avrà questa esperienza liberatrice”.
Uno studente era indeciso a scegliere il sentiero della rinuncia, oppure una carriera lungamente
desiderata. Il M. teneramente gli disse:”Ogni esaudimento che cerchi, e molto di più, ti sta
aspettando in Dio”.
A un allievo che sembrava essere inestricabilmente irretito dalle cattive abitudini, il M. suggerì:
“Se ti manca la forza di volere, cerca di sviluppare quella di “non volere”.
“Quale responsabilità si assume colui che cerca di migliorare gli uomini!”, eslamò il M. “La rosa
nel vaso appare bellissima; ma si dimentica tutto il lavoro di giardinaggio che ci è voluto per
renderla così bella. E se ci si deve affaticare per ottenere una bella rosa, qual maggiore sforzo è
necessario per produrre un essere umano perfetto!”.
“Non frequentate altra gente troppo spesso”, disse il M. Le amicizie non ci soddisfano, a meno che
non siano radicate nel comune amore per il Signore. Il nostro desiderio umano d’esser compresi dagli
altri con amore, è in realtà il desiderio dell’anima per Dio. Più cerchiamo l’esudimento fuori di
noi, meno probabile sarà trovare il Divino Compagno”.
“Ci sono tre topi di devoti”, diceva il M. “I credenti che frequentano la chiesa e si accontenano di
questo; i credenti che vivono una vita retta, ma non fanno alcuno sforzo per raggiungere l’unità con
Dio; e i credenti che sono decisi a scoprire la loro vera identità”.
Richiesto di definire l’autorealizzazione, il M. disse: “Autorealizzazione è sapere a tutti i
livelli del nostro essere- corpo, mente e anima – che siamo già ora in possesso della Divinità, e
che perciò non abbiamo bisogno di pregare che essa venga a noi; che non siamo soltanto vicini a Dio
in ogni istante, ma che la Sua onnipresenza è la nostra onnipresenza; e che Egli è l’essenza della
nostra vita ora, quanto lo sarà mai in futuro. Tutto ciò che dobbiamo fare, è migliorare la nostra
conoscenza”.
“Iddio supplisce in fretta a qualsiasi necessità dei Suoi devoti, perchè essi hanno eliminato
l’intralciodelle contrastanti correnti dell’ego”, disse il M.” Agli inizi del Centro di Mount
Washington, scadeva il pagamento di un’ipoteca; ma non avevamo denaro in banca. Pregai molto
profondamente, dicendo al Signore: ‘La sorte di questa organizzazione è nelle tue mani!’ La Madre
Divina apparve dinanzi a me. Mi disse in inglese: ‘Io sono i tuoi titoli bancari, io sono la tua
garanzia’”. “Pochi giorni ricevetti una grossa offerta per il centro”.
Un discepolo era fedele e sempre pronto a svolgere qualsiasi compito che gli venisse assegnato dal
Guru; ma per gli altri non voleva far nulla. Per correggerlo, il M. disse: “Dovresti servire gli
altri come servi me. Ricordati che Dio abita in tutti. Non trascurare nessuna opportunità di farGli
piacere”.
“La morte ci insegna a non riporre la nostra fiducia nella carne, bensì in Dio. Perciò la Morte è un
amico”, disse il M.”Non dobbiamo addolorarci eccessivamente per il trapasso di quelli che ci sono
cari. E’ egoistico desiderare che essi rimangano sempre vicino a noi per il nostro piacere e
conforto. Piuttosto, rallegratevi perchè sono stati chiamati ad avanzare verso la libertà dell’anima
nell’ambiente nuovo e migliore di un mondo astrale. “Il dolore della separazione fa sì che la
maggior parte degli uomini pianga per un certo tempo; poi, essi dimenticano. Ma i saggi si sentono
spinti a cercare i loro cari scomparsi nel cuore dell’Eterno. Ciò che i devoti perdono nella vita
finita, essi ritrovano nell’Infinito”.
“Qual’è la migliore preghiera?”, s’informò un discepolo. Il M. disse: “Dite al Signore: ‘Ti prego,
fammi conoscere la Tua volontà’. Non dite: ‘Voglio questo e voglio quello’. Vedrete che otterrete
cose assai migliori quando è Lui che sceglie per voi”.
Spesso il M. chiedeva alle discepole di fare alcune cosette per lui. Quando una di loro trascurò uno
di questi piccoli compiti che non riteneva importante, P. la rimproverò con dolcezza dicendo: “La
fedeltà nel compiere i piccoli doveri ci conferisce la forza di accettare le decisioni difficili che
la vita imporrà un giorno”.
Parafrasando un commento di Sri Yukteswar, il M. disse a un nuovo discepolo: “Alcuni credono che
l’entrare in un convento per imparare l’autodisciplina sia causa di dolore quanto un funerale.
Invece, ciò può significare il funerale di tutti i dolori”.
“E’ stolto aspettarsi la vera felicità dagli attaccamenti e possessi terreni, perchè questi non
hanno il potere di darla”, disse il M. “Eppure milioni di persone muoiono col cuore infranto, avendo
cercato invano di trovare nella vita terrena quell’esaudimentoche esiste solamente in Dio, la Fonte
d’ogni gioia”.
Spiegando perchè così poche persone comprendono il Dio Infinito, il M. disse: “Come una piccola
coppa non può essere un ricettacolo per le immense acque di un oceano, così la limitata mente umana
non può contenere la Coscienza Cristica universale. Ma continuando ad allargare la propria mente con
la meditazione, si raggiunge alla fine l’onniscienza. Si diviene uniti alla Divina Intelligenza che
permea gli atomi della creazione. “San Giovanni disse: ‘A tutti quelli però che lo hanno accolto, a
quelli che credono nel suo nome, ha dato il potere di diventare figlioli di Dio’. Con le parole: ‘A
tutti quelli che lo hanno’, San Giovanni si riferiva agli uomini che hanno perfezionato il loro
potere di ricettività per l’Infinito; essi soli riguadagnano il loro stato di “figli di Dio”. Essi
‘credono nel suo nome’ raggiungendo l’unità con la Coscienza Cristica’.
Un allievo che era già vissuto nell’eremitaggio ritornò un giorno e disse al Maestro con
tristezza:”Perchè mai me ne sono andato?”. “Non è questo forse un paradiso , in confronto col mondo
esterno?” chiese P. “Davvero lo è!”, rispose il giovane, e continuò a singhiozzare per tanto tempo
che il maestro, per compassione, pianse con lui.
Una suora dell’ordine SRF si lamentava della propria mancanza di devozione. “Non è che io non voglia
conoscere Iddio”, ella disse, “ma mi sento incapace di offrirGli il mio amore. Che cosa dovrebbe
fare una persona che, come me,si trova in uno stato di aridità?”. “Non dovresti concentrarti sul
pensiero che manchi di devozione, ma cercare di svilupparla”, replicò il M. “Perchè agitarsi se Dio
non ti si è rivelato? Pensa al lunghissimo tempo in cui tu Lo hai ignorato! Medita di più ; entra
più nel profondo; e segui le regole dell’eremitaggio. Cambiando le tue abitudini, risveglierai nel
tuo cuore la memoria del Suo Essere meraviglioso; e quando Lo conoscerai, non c’è dubbio lo amerai”.
Una domenica il M. entrò in una chiesa il cui coro cantava appositamente per lui. Dopo il servizio
religioso, il maestro del coro e il gruppo dei cantori chiesero a P.: “Vi è piaciuto il nostro
canto? “. “Non c’è male”, rispose Y. senza entusiasmo. “Oh allora non vi è veramente piaciuto?”, si
informarono. “Non direi questo”. Messo alle strette per spiegarsi meglio, il M. finalmente disse:
“Per quanto riguarda l’esecuzione era perfetta; ma voi non vi rendevate conto a Chi cantavate.
Pensavate solo a far piacere a me e agli altri ascoltatori. La prossima volta, non cantate per gli
uomini, ma solamente a Dio”.
Con grande rispetto, i discepoli parlavano delle sofferenze sopportate gioiosamente dai santi
martiri della storia. Il M. disse: “La sorte che tocca al coprpo non ha alcuna importanza per un
uomo dalla divina realizzazione. La forma fisica è come un piatto che il devoto usa, mentre consuma
il cibo di saggezza della vita. Quando la sua fame è sata soddisfatta e placata in eterno, a che
serve il piatto? Si può anche rompere, ma il devoto se ne accorge appena. Egli è assorto in Dio”.
Le lunghe sere d’estate trovavano spesso il M. assorto in discussioni spirituali con i discepoli nel
portico dell’eremitaggio di Encinitas. In una di queste occasioni il discorso si volse ai miracoli,
e il M. disse: “La maggior parte degli uomini è interessata ai miracoli e desidera vederne compiere.
Ma il mio M., Sri Yuktèswarji, che aveva il dominio su tutte le forze naturali, aveva opinioni molto
severe su questo argomento. Poco prima ch’io lasciassi l’India per tenere le mie conferenze in
America, egli mi disse: ‘Risveglia negli uomini l’amore di Dio, non attirarli con esibizioni di
poteri straordinari’. “Se io camminassi sul fuoco o sull’acqua, e riempissi tutte le sale del Paese
con cercatori di curiosità, quale bene ne risulterebbe? Vedete le stelle, le nuvole e l’oceano.
Vedete la nebbiolina sull’erba. Può alcun miracolo compiuto dall’uomo eguagliare questi fenomeni
essenzialmente inesplicabili? Ma anche così, pochi esseri umani sono indotti dalla natura ad amare
Iddio, il Miracolo di tutti i miracoli”.
A un gruppo di giovani discepoli tendenti a procrastinare, il M. disse: “Dovreste pianificare la
vostra vita. Dio creò la routine. Il sole splende fino al crepuscolo, e le stelle fino all’alba”.
“La saggezza dei santi non è forse dovuta a favori speciali elargiti dal Signore?”, chiese un
visitatore. “No”, rispose il M. “Che alcune persone abbiano meno realizzazione divina di altre non
dipende dal fatto che Iddio limiti il dono della Sua grazia, ma è perchè la maggior parte degli
uomini impedisce alla Sua luce sempre presente di attraversarli liberamente. Quando rimuovono il
buio schermo dell’egoismo, tutti i Suoi figli possono egualmente riflettere i Suoi raggi
d’onniscienza”.
Un visitatore parlava, sprezzante, della cosiddetta idolatria vigente in India. Il M. disse
quietamente: “Se un uomo che sta seduto ad occhi chiusi in una chiesa, permette ai propri pensieri
di soffermarsi su argomenti mondani – gl’idoli del materialismo! – Dio si rende conto che non lo si
sta adorando.”Se un uomo, inchinandosi davanti a un’immagine di pietra, la vede quale simbolo che
gli ricorda il divino onnipresente Spirito, Iddio accetta la sua devozione”.
“Vado nelle montagne per restare solo con Dio”, uno studente informò il M. P. rispose: “Non
avanzerei spiritualmente in questo modo. La tua mente non è ancora pronta per concentrarsi
profondamente sullo spirito. Ituoi pensieri si soffermeranno per la maggior parte sui ricordi delle
persone e dei passatempi mondani, anche se vivrai in una grotta. L’eseguire con animo allegro i
doveri terreni, insieme alla quotidiana meditazione, questa è la vita migliore”.
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