Credenze base dell’Induismo

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Credenze base dell’Induismo

> Gli esseri sono padroni delle loro azioni, sono eredi
> delle loro azioni, le azioni sono il grembo dal quale
> nascono, le azioni sono il loro amico e il loro
> rifugio. Gli esseri erediteranno le conseguenze di ogni
> azione che compiranno, buona o cattiva che sia.
> (Majjhimanikaya, 135)

L’induismo si basa sulla credenza che le anime degli uomini
e degli animali si reincarnino, ovvero ritornino a vivere in
forme diverse più e più volte, andando su e giù per i vari
piani d’esistenza, più o meno caldi o freddi, felici o
infelici, gerarchicamente differenti e nei quali la vita è
più o meno lunga, a seconda delle loro azioni.

Nonostante che nel Mahabharata il grande re Yudhishthira
alla domanda “Che cos’è che fa un brahmano, la nascita,
l’istruzione o la condotta?” rispondesse, “È la condotta
che fa il brahmano” — un punto di vista poi ripreso da
tutti i grandi saggi, dal Buddha fino a Gandhi –, dalla
credenza nel karma ha avuto origine anche il sistema nelle
caste, perché, si dice, se ognuno è l’erede delle proprie
azioni passate, allora ogni persona ha i natali che si
merita: il ricco nascerebbe ricco perché s’è comportato
bene, il povero nascerebbe povero perché s’è comportato
male.

Le scritture indù si suddividono in Sruti (ciò che è stato
udito) e Smriti (ciò che viene ricordato). La Sruti
comprende profonde verità religiose trasmesse ai veggenti
(rishi) e poi trascritte. Sono i Veda, che includono gli
inni di lode agli dèi (mantra), i riti sacrificali
(brahmana) e 108 sacri insegnamenti (upanishad). La Smriti,
invece, include i libri delle leggi, i miti, le storie e le
leggende (purana) e la poesia epica del Ramayana e del
Mahabharata.

Per salvare l’anima, un indù ha tre vie: la via dell’azione
(karma), che comprende soprattutto riti e rituali; la via
della devozione (bhakti) alla divinità della propria
stirpe; la via della conoscenza (jñana) che implica
l’autorealizzazione.

In ogni caso l’indù non è abituato a pensare alla propria
religione come a un sistema di credenze chiaramente
definito, diverso e distinto da altri sistemi, perché
l’induismo è per lui il solo modo di vivere la vita di ogni
giorno che possa immaginare. E questo modo di vivere si basa
sulle credenze fondamentali nel dharma, nel karma e nella
rinascita.

Secondo Sri K. Navaratnam gli indù credono:

1) nell’esistenza di Dio;
2) nell’esistenza di un’anima separata dal corpo;
3) nell’esistenza del principio di individuazione noto come
avidya (ignoranza);
4) nell’esistenza del pricipio della natura (prakriti o
maya);
5) nella legge del karma e della rinascita:
6) nell’indispensabilità di una guida (guru) per
l’aspirante all’autorealizzazione;
7) nella liberazione (moksha) come scopo dell’umana
esistenza;
8) nell’indispensabilità, per la vita religiosa,
dell’adorazione al tempio;
9) nella gradualità delle pratiche religiose, sia interiori
sia esteriori, fino alla realizzazione di Dio;
10) nell’ahimsa (non-violenza) come la più grande virtù e
il massimo dovere;
11) nella purezza fisica e mentale come prerequisito per il
progresso spirituale.

Shri Shri Shri Jayendra Sarasvati, 69mo Shankaracharya del
Kamakoti Pitham di Kanchipuram, definisce in questo modo le
caratteristiche fondamentali dell’induismo:

1. Credenza nell’adorazione degli idoli e
nell’adorazione di Dio sia nella forma Nirguna (privo di
attributi) sia nella forma Saguna (con attributi).
2. Portare sulla fronte i sacri segni.
3. Credenza nella teoria delle vite passate e future in
accordo cn la legge del karma;
4. Cremazione degli uomini ordinari e sepoltura per i santi.

Ecco qui un altro elenco di nove credenze fondamentali
dell’induismo:

1. gli indù credono nella divinità dei Veda;
2. gli indù credono in un essere supremo onnipervadente,
che è tanto immanente quanto trascendente, tanto manifesto
quanto immanifesto;
3. gli indù credono che l’universo sia soggetto a cicli
infiniti di creazione, espansione e dissoluzione;
4. gli indù credono nel karma, la legge di causa ed
effetto, con la quale ogni individuo crea il suo proprio
destino tramite i suoi pensieri, parole e azioni;
5. gli indù credono che l’anima si reincarni, evolvendosi
man mano attraverso un ciclo di innumerevoli vite, finché
non consegue la liberazione (moksha) dal ciclo di nascita e
morte; nessun’anima sarà mai eternamente privata del suo
destino d’essere libera;
6. gli indù credono che esistano esseri divini che abitano
mondi invisibili paralleli al nostro e che l’adorazione al
tempio, i riti, i sacramenti e la devozione personale
creino una comunione con questi dèi;
7. gli indù credono che un maestro spiritualmente
risvegliato (satguru) sia tanto indispensabile per
conoscere Dio quanto lo sono l’autodisciplina, la buona
condotta, la purificazione, i pellegrinaggi e la
meditazione;
8. gli indù credono che tutta la vita sia sacra e che va
amata e rispettata e perciò praticano la non-violenza
(ahimsa);
9. gli indù credono che nessuna religione sia la sola via
di salvezza e/o che sia superiore a tutte le altre, ma che
tutte le vie religiose siano manifestazioni dell’amore e
della luce di Dio e che perciò tutte meritano rispetto e
tolleranza.

“Accettazione reverente dei Veda; riconoscimento del fatto
che le vie e i mezzi di salvazione sono diversi e la
comprensione che il numero degli dei che meritano
adorazione è grande, queste sono, invero, le
caratteristiche distintive di un indù”. Questa definizione,
di B.G. Tilak, è stata fatta propria dalla Corte Suprema
indiana, che l’ha definita una “formula adeguata e
soddisfacente”, il 2 luglio1995.

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