di Giampiero Ciappina
(Il cambiamento è vita: la rigità, l’immobilità, la paura sono la morte)
Se il corpo sta male, è perchè più profondamente lo spirito soffre per un
dolore nascosto o poco visibile. Se la psiche sta male, è perchè più
profondamente il nostro Sè cerca di comunicarci un malessere dell’anima che
non vogliamo prendere in considerazione. Se non viviamo in un costante stato
di benessere è perchè non vogliamo prendere in considerazione che la vita è
cambiamento, è energia in continua mutazione e in continuo fluire.
Ma quando il contattto con il nostro Sè è interrotto – o, addirittura,
assente – il cambiamento ci spaventa e le trasformazioni interiori non possono fluire
in modo naturale.
Gli adulti talvolta pensano che la crescita e il cambiamento siano
caratteristiche limitate alla giovinezza, mentre in verità sono aspetti
costanti di tutta l’esistenza.
L’universo – dicono gli astrofisici – è in costante rinnovamento. L’energia
del cosmo – dicono gli scienziati – è in costante mutazione. Perchè la vita
sulla terra e gli uomini dovrebbero essere un’eccezione a questa regola, che
si è dimostrata valida in ogni angolo dell’universo? Eppure la materia di
cui siamo composti è pura energia, la stessa che è presente sulle stelle.
Quando la comunicazione con il nostro Sè è profonda e continua, la sintonia
con i ritmi della vita, dell’esistenza e dell’universo viene stabilita nel
modo più autentico. Esso può allora comunicarci che il cambiamento è vita,
mentre la rigidità, la paura e l’immobilità sono la morte.
Malgrado ciò il cambiamento fa paura. Ogni trasformazione interiore ci mette
in contatto con il timore di perdere l’approdo al nostro tranquillo
porticciolo. Tutte le nostre sicurezze, le certezze costruite in anni di
impegno, sembrano essere messe paurosamente in discussione. Il futuro è
oscuro e ci spaventa: ci appare come un terribile buco nero di cui non
conosciamo l’uscita.
Una nuova casa, un nuovo lavoro, una nuova relazione: ogni volta che ci
troviamo di fronte alla necessità di una trasformazione, la paura – conscia
o inconcia – diventa dominante.
E non parliamo di una paura sana e naturale, quella – tanto per intenderci –
che ci sovviene di fronte ad un pericolo. Parliamo di quella paura nevrotica
che invece ci si presenta ad ogni angolo di strada, di quella paura
patologica che influenza e distorce molti dei nostri naturali comportamenti,
che condiziona molti dei nostri istinti e talenti.
Ma quanta confusione: come distinguere la paura sana, quella che ci indica
un vero pericolo, e quella invece nevrotica, quella che ci impedisce di
crescere, di trasformarci e di seguire i nostri più autentici talenti?
Come riconoscere di essere intrappolati da una paura patologica che soffoca
e spegne i messaggi del nostro Sè, precipitandoci nella più enorme
confusione ed incertezza?
Se l’ascolto del Sè interiore era una pratica naturale molto ben consciuta
alle grandi civiltà del passato – praticata da sciamani e guaritori, ma
anche dalle persone più semplici – oggi lo strapotere del mondo razionale
sembra misconoscere l’ascolto interiore come suprema pratica
auto-terapeutica.
L’uso e l’abuso dei farmaci ha dis-educato intere generazioni a cercare
fuori di sè (nel farmaco) le soluzioni ai propri problemi. Il
condizionamento alla pillola miracolosa è così forte che la ricerca
scientifica indaga nel metabolismo e nelle leggi della chimica organica per
trovare il farmaco della felicità. L’Iper-razionalità ha suggestionato e
reso dipendenti le persone a bisogni indotti e inesistenti, confidando di
trovare nella loro soddisfazione, risposte alle angosce, al dolore, alla
paura.
Ma le risposte valide ai bisogni dell’uomo non possono essere
pre-confezionate da una società per azioni, neppure se è una società
farmaceutica. Vanno pazientemente cercate nell’ascolto del Sè interiore, che
è certamente meno facile – ma assolutamente più autentico e duraturo – di
ingoiare una pillola verde o blu.
La comunicazione e il dialogo costanti con il Sè, consentono di distinguere
tra la paura naturale e la paura nevrotizzata, permettono di conoscere il
proprio ritmo interiore e di trovare la strada per la trasformazione delle
proprie parti interne.
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