Curare stati d’ansia, depressione e attacchi di panico regolando il modo di respirare
Vi è un nesso evidente tra il modo in cui respiriamo ed il nostro stato danimo: regolando il
respiro e imparando a respirare in modo corretto si possono risolvere in modo naturale problemi di ansia, di panico e stati depressivi
di Fiamma Ferraro – 02/01/2013
Con il freddo ed il buio dellinverno si assiste ad un riacutizzarsi dei disturbi di depressione,
sempre più diffusi nella nostra società del benessere. Alla depressione si unisce spesso anche
lansia, sensazione normale in determinati periodi e reazione naturale di fronte ad un pericolo e
alla prospettiva di perdere qualcosa di prezioso. Se però le sensazioni di depressione ed ansia si
verificano molto spesso e senza ragione e perdurano a lungo, e se lansia si trasforma magari a
volte in veri e propri attacchi di panico, allora occorre approfondire la situazione e prendere i
provvedimenti necessari per far tornare la serenità. Queste sensazioni infatti non solo ci tolgono
la gioia di vivere ma hanno anche conseguenze dannose per la nostra salute fisica.
Appare infatti sempre più evidente il nesso che vi è tra lo stato danimo delle persone e la loro
salute fisica. Tra le migliaia di studi ed articoli sullargomento, vorrei qui citare per es. le
conclusioni dell American Heart Association, University of North Carolina, in cui si è messo in
evidenza come degli studi, condotti su ben 12.453 persone in un periodo di 8 anni, abbiano
dimostrato che coloro che soffrivano per lunghi periodi di stress, ansia ed irritazione, avevano
una probabilità di attacchi cardiaci in misura superiore del 42%-69% rispetto alle persone più tranquille e serene.
Risultati analoghi sono stati messi in evidenza da ricercatori della Johns Hopkins University che,
seguendo 1000 studenti dal 1948 al 1994, hanno accertato che gli studenti più irritabili ed
ansiosi avevano un rischio di problemi di cuore, in età relativamente giovane, pari al triplo
rispetto agli studenti di temperamento più calmo e poco irritabile. Lautrice dello studio, Dr.
Patricia Chang, osserva che la rabbia e lirritazione causano un rilascio di ormoni che provocano
costrizione dei vasi sanguigni, aumentando quindi il rischio di attacchi cardiaci.
Si tratta indubbiamente di problemi complessi, sui quali influisce un gran numero di fattori,
dallo stress sul lavoro o in famiglia ai traumi, agli squilibri ormonali, allalimentazione
sbagliata e molto altro. Ciò che tuttavia lascia perplessi è che quando vengono effettuati questi
studi sul rapporto tra ansia/stress e salute fisica, in genere si osserva e si colpevolizza tutto il
possibile meno il modo usuale di respirare delle persone ansiose e stressate, al quale non si
dedica attenzione; come se si il modo in cui si respira continuamente, giorno e notte, fosse un fattore irrilevante per la salute mentale e fisica!
Eppure vi è un nesso evidente tra il modo in cui respiriamo ed il nostro stato danimo; quando siamo
calmi e sereni il nostro respiro è lieve, tranquillo ed impercettibile mentre quando siamo ansiosi
o irritati anche il respiro diventa rapido ed affannoso. Quando vediamo una persona in queste
condizioni, la saggezza popolare (frutto dellesperienza di secoli) ci porta a consigliarle, per
calmarsi, di fare qualche bel respiro profondo. Si tratta di un consiglio giusto se per respirare
profondamente si intende un respiro in cui laria viene fatta lentamente andare nella parte
profonda, e cioè bassa, dei polmoni, tramite una respirazione diaframmatica; il consiglio è invece
sbagliato se inteso nel senso di ripetuti, rapidi respiri in cui i polmoni vengono gonfiati e riempiti daria, velocemente ed al massimo della capienza.
I benefici di una lenta respirazione diaframmatica
Una lenta respirazione diaframmatica è benefica non solo perché il movimento del diaframma
ottimizza la circolazione linfatica ma anche perché in questo modo laria introdotta finisce nella
parte bassa dei polmoni, e gli alveoli della parte bassa dei polmoni, diversamente da quelli che
si trovano nella parte alta, sono circondati da una fitta rete di capillari, per cui lossigeno
contenuto nellaria respirata passa dai polmoni al sangue in quantità maggiori. Se invece, più che
a far andare lentamente laria nella parte bassa dei polmoni muovendo il diaframma si comincia a
gonfiare velocemente i polmoni, magari con una rapida respirazione toracica, allora il rimedio
rischia di essere peggiore del male, perché si finisce con il respirare troppo o, per usare il termine tecnico, si finisce con liperventilare .
Cosa significa iperventilare?
Più che respirare troppo in assoluto, significa invece respirare in modo eccessivo rispetto alle
esigenze dellorganismo impegnato in una determinata attività. Una respirazione che sarebbe giusta
ed adeguata se si stesse correndo o comunque svolgendo attività fisica, (e durante lattività fisica
lorganismo produce una grossa quantità di anidride carbonica -CO2-, che deve essere in parte
eliminata accelerando la respirazione) è invece eccessiva e dannosa se si è seduti ed immobili, e
magari si è in ansia per un esame da affrontare il giorno successivo o irritati con il vicino di sopra che fa rumore.
Guardiamo ad es. il fenomeno dell ansia da prestazione; si tratta di un problema molto comune
che, anche se non ha in genere conseguenze negative per la salute, può tuttavia farci mancare
occasioni importanti, in cui avremmo voluto “dare il massimo” e non ci siamo riusciti a causa di
quest’ansia. Quante volte, davanti ad un esaminatore/possibile datore di lavoro/capoufficio, in una
recita o discorso in pubblico ecc. improvvisamente ci siamo trovati alle prese con amnesia/batticuore/voce tremolante, e abbiamo magari fatto una “brutta figura”!
Purtroppo, la costituzione del nostro organismo è ancora quella dell’uomo preistorico e, quando
dobbiamo “dare il meglio” l’organismo, nella sua grande saggezza innata, pensa che, come capitava ai
nostri antenati preistorici, dovremo affrontare un nemico armato di clava o un leone, e non un
esaminatore o capoufficio, e quindi ci mette a disposizione tutte le reazioni che ci sarebbero utili
se dovessimo affrontare al meglio non una prestazione mentale-artistica, ma un grosso sforzo fisico, e quindi ci fa accelerare la respirazione.
Basta questa riflessione per capire che, quando lo sforzo che dovremo affrontare non è fisico ma
mentale, sarebbe bene non intensificare la respirazione (e quindi niente “bei respiri profondi” ) ma
al contrario diminuirla. Forse i nostri discendenti, tra migliaia di anni, avranno un organismo che
in situazioni di stress reagira’ automaticamente mettendo l’organismo in condizioni tali da
ottimizzare le prestazioni intellettuali e non quelle fisiche. Per ora, come ho osservato anche nei
miei articoli sulla terapia chelante (ved.Scienza e Conoscenza nr.40 e 41 /2012 ) siamo in sostanza degli uomini con la clava che viaggiano su navette spaziali
Il frequente ripetersi degli episodi di stress quotidiano non accompaganto da contemporanea o
immediatamente successiva attività fisica porta allo sfasamento del ritmo respiratorio, che diviene in permanenza, anche quando si dorme, un po più intenso del necessario.
A questo punto forse il lettore si chiederà: ma che male cè a respirare anche molto più del
necessario? Si introduce più ossigeno, che fa bene, e si elimina più CO2 (anidride carbonica), che
fa male! E invece le cose non stanno così, come sa bene chi ha letto il mio articolo, dal titolo
Respirare bene non significa respirare di più, pubblicato su Scienza e Conoscenza (n.29/2009)
oppure il mio libro Attacco allAsma e non solo (pubblicato da Bisedizioni/Macrolibri) in cui
espongo i principi fondamentali del respiro, basati su dati fisiologici, ben noti da tempo, ed
approfonditi e portati allapplicazione pratica a beneficio della salute soprattutto dal medico K. Buteyko (vedi il sito www.buteyko.it).
Il metodo del Dott. Buteyko e gli esercizi di respirazione
Gli esercizi elaborati in base agli approfondimenti del prof. Buteyko sono di efficacia clinicamente
provata per lasma (con sperimentazioni cliniche in doppio cieco effettuate in Australia, Nuova
Zelanda, Regno Unito, Canada ed USA) ma, in base allesperienza di moltissimi medici e pazienti
soprattutto nel mondo di lingua inglese, sono particolarmente efficaci anche per ansia e panico e,
portando ad un modo di respirare più sano, sono benefici in genere per tutto lorganismo.
Esiste una grande quantità di studi e pubblicazioni scientifiche sulliperventilazione, dai quali
purtroppo il mondo medico non ha ancora tratto tutte le possibili conclusioni pratiche-operative.
Tutti sanno ormai che per nutrirsi bene non basta riempire lo stomaco con la maggior quantità
possibile di cibo, anche di ottima qualità; occorre invece che il cibo -mangiato in quantità giusta- venga assimilato bene e produca energia.
Stranamente invece, per quanto riguarda la respirazione, molti pensano che per godere delle
proprietà vivificanti dell ossigeno (O2), sia sufficiente introdurlo in grandi quantità nei polmoni
con la respirazione. Ed invece occorre innanzitutto che lO2 passi dai polmoni al sangue , e che poi
dal sangue passi nelle cellule dei tessuti, nei mitocondri, per produrvi energia.
E paradossalmente, per consentire il passaggio dellO2 dal sangue ai tessuti è necessaria la
presenza di CO2 in quantità sufficiente. In assenza di CO2 nella giusta concentrazione,
lossiemoglobina nel sangue non può liberare lossigeno e lasciarlo passare nei tessuti in misura sufficiente.
La CO2, in particolare in questo periodo di riscaldamento globale, è sempre messa in cattiva luce,
come se si trattasse di un veleno, mentre è un elemento che, nella quantità giusta, è necessario per la vita, non solo delle piante ma anche delluomo.
La giusta quantità di anidride carbonica per il corretto funzionamento dell’organismo
La necessità della CO2 in particolare per il passaggio dellO2 dal sangue ai tessuti non è una
teoria di qualche scienziato stravagante; si tratta invece di una circostanza assodata, già
scoperta allinizio del 1900 dai due scienziati, Verigo e Bohr, e comunemente ammessa e conosciuta
da tutti gli esperti del settore sotto il nome di effetto Verigo-Bohr. Questi scienziati hanno
scoperto che la quantità di O2 che dai globuli rossi del sangue arterioso viene rilasciata e passa
nelle cellule dei vari tessuti, aumenta in modo proporzionale alla quantità di CO2 presente nel
sangue. Se questa CO2 è troppo poca: lossigeno in sostanza non viene rilasciato e rimane
attaccato ai globuli rossi del sangui, passa nel sangue venoso, arriva di nuovo ai polmoni e viene
espirato; è noto che nellaria espirata vi è ancora un 13-14%di ossigeno, e se manca CO2, nellaria espirata vi è una quantità ancor maggiore di O2.
Stranamente però questo effetto Verigo-Bohr, pur descritto in tutti i testi universitari di
fisiologia, non era mai stato approfondito e studiato a fondo nelle sue conseguenze finchè, nel
1950, il medico K.P. Buteyko non vi si è soffermato, traendone le logiche conclusioni mediche.
Latmosfera che ci circonda contiene una concentrazione di O2 del 21%, mentre alle nostre cellule
ne basta una pari al 13%; le nostre cellule hanno invece bisogno di una concentrazione di CO2 al
6,5% e latmosfera ne contiene una pari solamente allo 0,03%. In ambienti chiusi magari si arriva
allo 0,05% ma siamo ancora molto lontani dal 6,5% presente nellorganismo dei bambini nel grembo
materno e allinterno delle nostre cellule da adulti. Contrariamente alla pubblica percezione, la
CO2 che espiriamo non era contenuta nellaria inspirata ma è prodotta allinterno dellorganismo.
Nel processo di produzione di energia, le sostanze nutritive contenute nei cibi che abbiamo mangiato
sono bruciate dall ossigeno inspirato e producono energia (ADN adenosin-trifosfato) insieme ad
acqua ed anidride carbonica. Lanidride carbonica (CO2) non è soltanto un gas di scarto (come non lo
è lacqua prodotta in questo processo) ma, nella giusta quantità, è indispensabile per molte
funzioni nellorganismo umano. Una respirazione eccessiva provoca, con lespirazione, una perdita
eccessiva di CO2; questa perdita causa vari scompensi nellorganismo e compromette il passaggio dell O2 dal sangue ai tessuti.
Tornando ora al collegamento specifico tra iperventilazione ed ansia, stress ed attacchi di panico:
alcuni forse conoscono quello che nella medicina popolare era noto come il rimedio della
nonna, consistente nel far respirare una persona in preda ad attacchi di panico od isterismo
dentro un sacchetto di carta che le veniva messo davanti alla bocca, il che ovviamente faceva
rapidamente aumentare il livello di CO2 nel sangue; si tratta tuttavia solo di una misura
temporanea demergenza perché se non viene corretto il modello respiratorio errato, questo temporaneo aumento viene presto disperso.
In effetti, molti studi e sperimentazioni hanno consentito di provare l’esistenza di un
collegamento evidente tra attacchi di ansia/panico ed iperventilazione. Tra i tanti, cito ad es.
quello pubblicato su Arch Bronconeumol.2005 May; 41 (5):267-71, dal titolo “Prevalenza della
sindrome d’iperventilazione in pazienti trattati per l’asma in una clinica pneumologica”, in cui non
solo si constata l’esistenza di problemi di iperventilazione negli asmatici, ma anche un’elevata percentuale di attacchi di panico, collegati appunto all’iperventilazione.
Un altro articolo, dal titolo Anxiety, Respiration and Cerebral Blood Flow: Implications for
Functional Brain Imaging (di Nicholas D. Giardino, Ph.D., Seth D. Friedman, Ph.D., and Stephen R.
Dager, M.D-Departments of Radiology, Psychiatry and Bioengineering, University of Washington School
of Medicine Seattle, WA, pubblicato su Compr Psychiatry. 2007 ; 48(2): 103112.) conclude che I
pazienti con attacchi di panico sono tipicamente in condizioni di iperventilazione cronica, di
instabilita respiratoria con frequenti sospiri, anche nei periodi in cui gli attacchi di panico
sono assenti. Una iperventilazione di lunga durata causa una notevole riduzione del flusso di sangue
nel cervello, ma anche un singolo sospiro puo produrre una diminuzione di 1-3 mm Hg nella CO2
(anidride carbonica), diminuzione sufficiente per far diminuire il flusso di sangue nel cervello.
In questa immagine si vede la diminuzione di flusso di sangue e quindi di ossigenazione nel
cervello, provocata da pochi minuti di iperventilazione e conseguente carenza di CO2 (Ipocapnia, nella seconda riga di immagini). Per approfondire: www.buteykoitalia.com
http://buteykoitalia.homestead.com/What_20i3_1_.gif
Anni fa, una delle più importanti riviste fisiologiche del mondo ha pubblicato un lungo articolo
dal titolo “Effetti fisiologici dell iperventilazione”. In questo articolo, il Dr. Brown
(Dipartimento di Fisiologia presso l’Università del Kansas Medical Center, USA) ha fornito
un’analisi di quasi 300 studi medici-fisiologici affermando, in relazione agli effetti della
carenza di CO2 , che “Gli studi volti a determinare gli effetti prodotti da iperventilazione su
nervi e muscoli sono stati coerenti nel dimostrare un irritabilità aumentata” (Brown, 1953).
Nel 1965 il Journal of Physiology (un’altra rivista leader) ha pubblicato un articolo in cui si
osserva che E ‘stato dimostrato che la CO2 ha un forte effetto calmante sulla eccessiva eccitabilità di varie zone del cervello (Krnjevic et al, 1965).
Nel 1988, fisiologi della Duke University (Durham, Regno Unito) scrivono, in una loro sintesi:”Il
cervello, regolando la respirazione, controlla la propria eccitabilità ” (Balestrino & Somjen, 1988).
Secondo uno studio di scienziati finlandesi del Laboratorio di Neurologia dell’Università di
Joensuu, (Huttunen et. Al, 1999), pubblicato nella Experimental Brain Research, si osserva che
La ricerca scientifica ha accertato che un ritmo di respirazione eccessiva è presente nel 100% degli ammalati cronici.
In sintesi, in questi e vari altri studi si constata che liperventilazione e conseguente carenza
di CO2 provoca uno stato di anormale eccitazione, ed un cervello sovraeccitato può creare problemi che, in realtà, non esistono.
Quindi: ansia, paura, attacchi di panico, e molte altre emozioni negative sono spesso presenti in
persone dai ritmi respiratori eccessivi, mentre la CO2 (presente in giusta quantità nelle persone
che respirano in modo tranquillo, è un sedativo ed ansiolitico naturale. La CO2 è essenziale per
per la stabilità e il normale funzionamento del sistema nervoso e per la prevenzione di ansia, stress, insonnia, e vari altri problemi psicologici.
Tra laltro, da molti decenni gli effetti calmanti della CO2 sono utilizzati dai medici per il trattamento e la prevenzione delle convulsioni epilettiche.
Anche la mia esperienza come medico mi convinco sempre di più dell’importanza di questo
collegamento, e del fatto che in caso di fenomeni come ansia /panico una delle prime cose da fare
sia in genere quella di mettere a posto la respirazione. Il calmante e rasserenante naturale più
efficace che io abbia mai visto nella mia attività di medico è la buona respirazione. Ricorro
spesso, per un’azione di supporto, anche ad alcuni preparati fitoterapici molto efficaci e ad altre
terapie (quando è necessario anche a farmaci) ma è stata soprattutto la tranquillizzazione del
respiro con il metodo Buteyko a darmi risultati sorprendenti su pazienti che soffrivano da anni di ansia, panico e stress.
Il metodo Buteyko può essere imparato abbastanza facilmente, (da soli se non vi sono problemi di
salute, leggendo il libro Attacco allasma.. e non solo oppure, preferibilmente, seguendo anche un
breve corso di un giorno) e dovrebbe a mio avviso essere sempre attuato, insieme alle altre terapie
eventualmente necessarie. Prendere vari pur efficaci integratori e preparati, anche naturali, senza
mettere anche a posto il proprio modo di respirare equivale a voler riempire un vaso senza riparare la fessura presente nel vaso.
Conclusioni
30 anni dopo il documentato ed approfondito articolo medico dal titolo Hyperventilation Syndrome: A
Diagnosis Begging for Recognition -La sindrome delliperventilazione: una diagnosi che implora
riconoscimento (Magarian G J, Middaugh DA, Linz DH: -Topics in Primary Care Medicine-. West J Med
1983 May; 138:733-736. From Ambulatory Care and Medical Services, Veterans Administration Medical
Center, and the Division of General Medicine, Department of Medicine, Oregon Health Sciences
University), la sindrome delliperventilazione, ed i danni da questa prodotti, tra cui appunto anche
gli attacchi dansia e panico, sta ancora aspettando questo riconoscimento; cerchiamo di accelerare i tempi!
Bibliografia
Cito qui solo alcuni degli studi più noti sullliperventilazione:
– LEWIS B. I. Hyperventilation Syndrome. A clinical and physiological evaluation.California Med. 91,
121 (1959); – TUCKER W. I. Hyperventilation in differential diagnosis. M. Clin. N. Am. 47, 491 (1963).
-SINGER E. P. The hyperventilation syndrome in clinical medicine. New York State J. Med. 1 st May,
494 (1958);- RICE R. L. Symptom patterns of the hyperventilation syndrome. Am. J. Med. 8, 691
(1950).;-Evans DW, Lure LC: Hyperventilation: An important cause of pseudoangina. Lancet 1977; 1:
155-157;-Heistad DD, Wheeler RC, Mark AL, et al: Effects of adrenergic stimulation on ventilation in man. J Clin Invest 1972; 51:1469-1475
Fiamma Ferraro
Attacco all’Asma…e non Solo >> http://goo.gl/zhxIn
Nuova versione aggiornata – Respirare e vivere meglio grazie alle scoperte del Prof. Buteko e di altri illustri scienziati russi
BIS Edizioni
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__attacco-asma-bis-edizioni.php?pn=1567
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