Da Rituale a Spirituale

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Da Rituale a Spirituale

Come andare al di là delle esteriorità della religione e perché

di Vraja Vihari Dasa

Il venticinquenne Nitin Sawant, ingegnere del software, spiega perché è rimasto deluso dalle
ritualità religiose. “Recentemente ho partecipato alle nozze di un amico. Il sacerdote chiamò la
sposa e lo sposo per compiere i sacri riti, mentre gli invitati guardavano il fumo che si alzava dal
fuoco del sacrificio. La sala risuonava del canto ad alta voce dei mantra in sanscrito pronunciati
dal sacerdote che santificava il matrimonio. Improvvisamente qualcuno protestò. Uno degli invitati,
anch’egli un esperto di sanscrito che ascoltava attentamente i mantra, rimase colpito dalla mancanza
di sensibilità del sacerdote. Sembra che il sacerdote cantasse dei mantra non adatti alla cerimonia
di un matrimonio includendovi addirittura dei mantra funebri. Per me uno shock ancora maggiore fu
l’indifferenza degli invitati alla festa di matrimonio; con gentilezza cercarono di calmare
l’invitato che protestava e la funzione proseguì senza alcun cambiamento. Me ne andai sconvolto per
la finzione di un matrimonio sacro di cui nessuno comprendeva il significato del rito o se ne
interessava.”

Nitin ha delle ragioni per essere scettico. Fin dall’infanzia ha visto crescere l’intolleranza
religiosa, il terrorismo globale perseguito in nome di Dio e la corruzione dei sacerdoti delle varie
fedi. Perfino in India nessuno spiega, per esempio, la base logica che sta dietro ai mantra che
glorificano il popolarissimo essere celeste Ganesa.

Perché la Delusione?

I riti, le procedure prescritte per l’adorazione di Dio, sono particolari in ogni tradizione
religiosa, ma queste abitudini sono spesso fraintese, perciò per molti hanno acquisito una
connotazione negativa. Si deve poi aggiungere il fatto che tendono ad essere usati per scopi diversi
dal servizio a Dio. Per esempio, spesso aiutano le persone ad esprimere lealtà ad una religione o ad
essere accettate in una comunità. Poiché le ritualità possono essere obbligatorie nei vari stadi
della vita, esse possono richiedere una quantità notevole di tempo, denaro ed energie. Fatte per
ricordarci Dio e servirLo, vengono annacquate e ridotte ad atti meccanici ripetitivi. Non sorprende
che questi riti senza significato spingano ad allontanarsi giovani intelligenti come Nitin.

Risvegliare l’Amore Divino

Lo scopo dei riti è risvegliare l’amore per Dio in ogni essere vivente. Lo spesso strato di
coscienza materiale nasconde ora quell’amore naturale. Perciò i fondatori e gli insegnanti di ogni
fede offrono una serie di riti che aiutano i seguaci a purificare gradualmente la loro coscienza
contaminata dalla materia. Per esempio, nella cultura vedica si compie la cerimonia dell’arati
durante la quale i devoti offrono a Dio, Krishna, dell’acqua, una fiamma, incenso profumato e altri
articoli. Questo rito ha lo scopo di aiutare il devoto a realizzare che Dio è l’origine del profumo,
del fuoco e di ogni altro elemento della creazione materiale. I devoti accettano il rito dell’arati
come un’opportunità di riconoscere Dio come unico proprietario e la dipendenza da Lui per le
necessità basilari.

Con la cerimonia dell’arati i devoti offrono nuovamente i vari elementi a Krishna, per reciprocare
con la Sua gentilezza ed esprimere la loro intenzione d’amarLo. Se dimentichiamo lo scopo divino
delle ritualità e ci lasciamo distrarre da fattori esterni rumorosi e fastosi, i riti diventano fine
a se stessi. Come le regole del traffico anche i riti hanno uno scopo. Le regole del traffico
aiutano gli autisti a raggiungere tranquillamente la propria destinazione, ma nonostante una stretta
osservanza delle regole, un autista non sicuro della propria destinazione alla fine può perdersi.
Nello stesso modo colui che esegue i riti religiosi e non è consapevole che lo scopo è tornare a
casa, da Dio, si perde nel mondo materiale. I riti, mantenendo questa persona legata alla coscienza
materiale, sortiscono l’effetto opposto a quello che si propongono di ottenere.

Possiamo Fare a meno dei Riti?

Sebbene perseguano una vita spirituale, alcune persone vanno all’altro estremo rifiutando riti di
ogni genere. Affermano che poiché Dio vede la nostra intenzione divina, i riti non sono
assolutamente necessari – ogni espressione spontanea del cuore è spirituale. Perciò rifiutano le
importanti pratiche sacre che per secoli hanno aiutato i devoti a collegarsi con Dio. Per la maggior
parte di noi però, distratti come siamo dagli impegni materiali, i riti sono essenziali. I riti ed
altri fattori esterni – gli stupendi templi, Divinità magnificamente decorate, le congregazioni
impegnate a cantare e danzare, creano un ambiente favorevole e stimolano i devoti ad approfondire la
loro connessione con Dio. Un ambiente sporco, abitudini sregolate e atteggiamenti capricciosi e
aggressivi creano un’energia negativa che distrae i devoti dalla ricerca spirituale. Sebbene il
sentimento interiore della nostra comunione con Dio sia decisivo, le formule esteriori, presentate
nei riti, influiscono sulla nostra interiorità. Anche se alla fine è la sostanza la cosa più
importante, la forma aiuta a sostenerla e a conservarla. Se uniamo lo spirituale con il rituale,
diventiamo spirituali.

L’Elemento di Trasformazione

Poiché i riti eseguiti in modo appropriato gradualmente hanno l’effetto di purificare la nostra
coscienza, diventano più freschi e più significativi ogni volta che li eseguiamo. Sebbene
apparentemente ripetitivi, nutrono spiritualmente. Perché i riti abbiano l’effetto di trasformare
devono includere l’elemento del ricordo di Dio. Com’è affermato nel Padma Purana: “Ci si deve sempre
ricordare di Krishna e non dimenticarLo mai. Tutte le regole e i divieti presenti nelle Scritture
dovrebbero essere al servizio di questi due principi.” Nel mondo spirituale i devoti servono Krishna
con una meravigliosa varietà di riti e di servizi, come l’offerta dell’arati, di ghirlande, il canto
e la danza gioiosi per il Suo piacere. Un ricco amore spirituale per Krishna permea ciascuna di
queste offerte. Nel mondo materiale coltivare il desiderio di servire Krishna eseguendo i riti
trasforma il cuore di colui che li esegue. Gli egoismi lasciano il passo allo spirito di servizio
disinteressato, l’arroganza si trasforma in umiltà e l’invidia diventa apprezzamento degli altri.

Nessun Compromesso

Talvolta i devoti possono adattare i riti al tempo, al luogo e alle circostanze, ma non ne
compromettono l’essenza. Per esempio, quando Srila Prabhupada installò le Divinità nei templi
durante i primi tempi del Movimento per la coscienza di Krishna in Occidente, non aveva i sacerdoti
e gli oggetti di culto necessari ad osservare tutti i riti consueti. Faceva allora programmi brevi
ma potenti da un punto di vista devozionale, che avevano al centro il canto del santo nome del
Signore. Adattava i dettagli senza compromettere l’essenza spirituale. Se possiamo permettercelo,
dobbiamo offrire le cose migliori a Krishna, ma una persona senza mezzi può offrire a Krishna una
semplice foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua con amore e devozione. (Bhagavad-gita 9.26)
Krishna è conosciuto come bhava-grahi, che significa che Egli accetta l’amore con cui Gli viene
offerto qualcosa. Il desiderio di compiacere Krishna attrae il Suo favore più che la stretta
osservanza dei riti, come dimostrano in particolare i divertimenti di Vrindavana.

La Semplicità contro Rituali senza Significato

Una volta Krishna chiese ai suoi amici d’infanzia che avevano fame di elemosinare del cibo ad alcuni
bhahmana rigidi esecutori dei riti, che vivevano nelle vicinanze. I brahmana erano impegnati a
compiere dei sacrifici e, come parte del loro programma, avevano preparato una grande varietà di
cibi. Quando i ragazzi si rivolsero a questi uomini in nome di Krishna, essi ignorarono la loro
richiesta. Krishna è lo scopo di tutta la conoscenza vedica e dei sacrifici (Bhagavad-gita 15.15),
ma a questi sacerdoti molto eruditi mancava questa realizzazione perché erano assorbiti nella
formalità dell’adorazione invece che nella sostanza: Krishna. Krishna voleva ricompensare i brahmana
accettando le loro offerte e dando loro le Sue benedizioni, che sono lo scopo dei sacrifici, ma il
falso orgoglio dovuto alla loro abilità materiale oscurò la visione di Krishna nel cuore di questi
brahmana così impegnati. Essi erano come un uomo che lavora talmente tanto da non avere tempo di
riscuotere la paga. I ragazzi ne rimasero delusi ma Krishna li incoraggiò a rivolgersi alle spose
dei brahmana, che avevano un cuore sincero anche se non erano molto esperte nei riti vedici.

Al contrario dei mariti, che avevano risposto freddamente, queste donne furono colme di gioia nel
sentire la richiesta di Krishna e corsero da Lui con tutte le offerte di cibo. Sebbene i loro
mariti, i padri e i figli cercassero d’impedire loro di andare da Krishna, non fu possibile
fermarle. Il loro esempio prova che la semplice accettazione di Krishna come l’oggetto più degno
d’amore insieme con il desiderio di compiacerLo, attrae la Sua attenzione più dell’ostentazione
rituale. In seguito gli uomini si accorsero della loro follia; glorificarono le loro mogli
condannando la propria erudizione che aveva impedito il loro servizio d’amore a Krishna. Umiliando i
brahmana eruditi, Sri Krishna c’insegna che i riti perdono la loro potenza spirituale se compiuti in
modo meccanico, senza comprenderne il significato e lo scopo. Le pratiche eseguite in modo meccanico
sono come un involucro molto attraente, ma vuoto, privo del dono dell’amore per Dio. Krishna è il
nostro padre eterno che aspetta che torniamo da Lui, ma la gioia spirituale sfugge a coloro che non
sanno far rivivere la propria relazione con Lui. Krishna ci insegna che i riti perdono la loro
potenza spirituale se compiuti in modo meccanico, senza comprenderne il significato e lo scopo.

La Pratica Spirituale per l’Era Moderna

Sri Caitanya Mahaprabhu, l’incarnazione del Signore Supremo nell’era moderna, ha presentato il canto
Hare Krishna come il metodo facile per far rivivere la nostra relazione con Krishna. Come primo
effetto il canto purifica il cuore dalla contaminazione materiale. Perciò il puro amore per Krishna
si risveglia gradualmente. Diversamente dai riti, il canto Hare Krishna non è limitato da
considerazioni di tempo, luogo e circostanza, ma la ripetizione del mantra fatta meccanicamente non
ci darà il frutto dell’amore per Dio. Srila Prabhupada ha insegnato ai devoti a cantare i santi nomi
di Krishna nello stato d’animo di un bambino disperato che chiama sua madre, perché il grido di un
bambino in pericolo non è una cieca ritualità ma una richiesta piena d’emozione. Srila Prabhupada
scrive: “Bisogna anche considerare la qualità del canto di questi suoni [del santo nome] che dipende
dalla profondità del nostro sentimento. Un uomo disperato può pronunciare il santo nome con molta
sincerità, mentre colui che lo fa con un senso di grande soddisfazione materiale ne è incapace.”
(Srimad-Bhagavatam 1.8.26, Spiegazione)

La necessità di un’Educazione Spirituale

Le Scritture contengono molte preghiere di grandi anime – Prahlada Maharaja, Gajendra e Kunti Devi –
solo per citarne alcune. Un devoto ripete queste preghiere non come una ritualità stereotipata ma
con il desiderio di comprenderne il contenuto e i sentimenti dei puri devoti che le offrono. Con
l’entusiasmo di ottenere la misericordia del Signore, i devoti coscienti di Krishna mettono i propri
sentimenti nelle preghiere dei grandi devoti e anch’essi offrono a Krishna le proprie preghiere
personali. Uno studio attento delle Scritture e una relazione di preghiera con Dio aiuta i devoti a
vedere tutti gli esseri viventi come figli del loro Signore misericordioso. Questo modo di vedere
dissolve il loro falso ego, ammorbidisce i loro cuori e li riempie di amore e gentilezza verso tutti
gli esseri. Se Nitin studiasse la filosofia della coscienza di Krishna trascorresse il suo tempo in
compagnia dei devoti, i suoi dubbi e i suoi malintesi sulla spiritualità indiana sarebbero
dissipati. Anche se la società è dominata da un fervore religioso deviato, Nitin capirà che non c’è
bisogno di criticare la ritualità nel suo insieme. Anzi, attraverso i riti potrebbe imparare ad
offrire il proprio cuore a Krishna.

Vraja Vihari Dasa, MBA, fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Mumbai e insegna la coscienza di
Krishna agli studenti di vari college.

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