DAGLI SCRITTI DI SWAMI SIVANANDA DI RISHIKESH, INDIA
(di Swami Sivananda Radha)
I brani che seguono sono estratti da diverse opere di Swami Sivananda Saraswati, il mio grande Guru,
che mi ha istruita e mi ha insegnato a trasporre gli insegnamenti yoga, in maniera tale da renderli
comprensibili per una mente occidentale. La sua opera e’ stata per me di ispirazione costante,
durante tutta la mia vita e adesso intendo accludere, qui, parte dei suoi scritti, in modo che altri
possano cogliere, almeno parzialmente, la sua grandezza e il suo entusiasmo, e come espressione di
gratitudine per tutto quello che lui mi ha dato.
– UN DISCEPOLO: LA FEDE PUO’ OPERARE MIRACOLI –
Un grande Guru, che viveva sulle rive di un grande fiume e che aveva molte centinaia di discepoli
sparsi dovunque, una volta li convoco’ tutti, dicendo di volerli vedere prima della sua morte, che
sarebbe avvenuta presto. I discepoli favoriti del grande Guru, che vivevano sempre con lui, si
fecero ansiosi e gli si tennero vicini giorno e notte, perche’ pensavano che potesse rivelare loro
finalmente il segreto che lo rendeva tanto grande; temendo tutti di poter perdere una simile
occasione, attendevano con attenzione il momento in cui il mistero sarebbe stato rivelato.
Anche se il Guru aveva insegnato loro molti Mantra segreti, non avevano acquisito poteri e
credevano, quindi, che il Guru avesse tenuto per se’ il metodo che lo rendeva grande.
A ogni ora altri discepoli arrivavano da ogni parte e cominciavano ad attendere con grande
aspettativa. Fra gli altri, venne anche un umile discepolo, il quale viveva lontano, sulla riva
opposta del fiume, che era in piena ed era troppo turbolento per permettere a una barca di
attraversarlo. L’umile discepolo non poteva aspettare, perche’, nel frattempo, il Guru sarebbe
potuto morire, ma che poteva fare? Sapeva che il Mantra insegnatogli dal suo Guru era onnipotente e
capace di realizzare qualsiasi cosa, e la sua fede era tale che, cantando il suo Mantra con fede e
con devozione, pote’ camminare sul fiume.
Tutti i discepoli che assistettero all’evento rimasero sorpresi dei suoi poteri e, quando
riconobbero in quel discepolo una persona che era venuta, molto tempo prima, dal loro Guru, era
rimasta per un solo giorno e se n’era andata dopo essere stata istruita in qualcosa, tutti pensarono
che il Guru avesse rivelato a lui il segreto.
In tono severo chiesero al loro Guru perche’ li avesse ingannati in quel modo, anche se lo avevano
sempre servito umilmente per anni e perche’ avesse ceduto quel segreto a uno straniero che era
rimasto li’ soltanto per un giorno, molto tempo prima.
Con un sorriso il Guru li invito’ alla calma, poi convoco’ alla sua presenza il discepolo umile e
gli ordino’ di dire agli altri discepoli cosa gli avesse insegnato molto tempo prima. L’ansioso
gruppo di ascoltatori rimase sconcertato per lo stupore quando gli senti’ borbottare, con
reverenziale timore, con venerazione e con devozione il nome di “Kudu-Kudu”.
A quel punto il Guru disse:
“Sentite, lui ha creduto in esso e ha pensato di aver ricevuto l’indizio che portava al tutto, ed e’
stato ricompensato per la sua fede, la sua concentrazione e la sua devozione. Voi, pero’, avete
sempre dubitato, pensando che rimanesse ancora qualcosa da scoprire, anche se vi ho rivelato Mantra
di grande potere. Questo ha distratto la vostra concentrazione e nella vostra mente ha messo radice
l’idea di un grande segreto. Stavate pensando costantemente all’imperfezione del Mantra e questa
concentrazione non intenzionale e inosservata sull’imperfezione vi ha resi imperfetti.”
– IL DISCEPOLO E IL TEMPIO –
C’era una volta un tempio, in una piccola citta’ montana, vicino a un fiume sacro. Il tempio aveva
una porta chiusa molto saldamente e priva di maniglia, che poteva essere aperta soltanto cantando il
nome del Signore. A intervalli di qualche anno tutti i santoni e i sadhus venivano invitati al
tempio e a sedere e a cantare, a turno, uno dei nomi di Dio, davanti alle porte del luogo di culto:
se avesse accettato le loro offerte, Dio stesso ne avrebbe aperto i battenti.
Non lontano dalla citta’ c’era una grotta in cui vivevano un cantore di Mantra molto famoso e un
giovane, che condividevano la loro pratica del Mantra, dormivano per lo stesso periodo di tempo,
mangiavano insieme e meditavano insieme. La grotta era molto piccola, quindi era necessario che
coordinassero le loro attivita’, in modo da non disturbarsi a vicenda e, dal momento che adoravano
entrambi lo stesso aspetto di Dio, fra loro esisteva un’armonia che era quanto di piu’ perfetto puo’
esservi fra due persone dedite allo spirito.
Secondo la tradizione, i due si recarono al tempio e l’opportunita’ di sedersi a cantare davanti
alle porte del tempio venne data prima all’uomo piu’ anziano. Questi sedette davanti ai battenti e
levo’ con il canto il cuore e l’anima a Dio.
Dopo due settimane le porte si aprirono con un rumore violento.
Giunse quindi il turno dell’uomo piu’ giovane, che sedette a sua volta davanti alle porte del tempio
e prese a cantare. Passo’ una settimana, ne passarono due e poi tre.
Secondo la tradizione nessuno rifiutava di sedere davanti alle porte del tempio e cantare, non
importava quanto tempo questo potesse richiedere, quindi il giovane prosegui’ il canto per un mese,
due mesi, poi addirittura tre mesi.
All’improvviso ci fu un grande scoppio di tuono e le porte del tempio si aprirono con una forza tale
da scagliare a terra tutti i presenti per lo spostamento d’aria.
Il giovane torno’ a casa, sedette sotto un albero e si mise a piangere, dicendo: “Signore, sono
cosi’ lontano, cosi’ tanto lontano da te che mi ci e’ voluto tutto questo tempo per aprire le porte
del tempio? Cosa ho fatto? Dimmelo, ti prego.”
Il Signore gli concesse allora una visione e replico’:
“Accantona le tue preoccupazioni, figlio mio. Ero cosi’ deliziato dal tuo canto che mi sono
dimenticato di aprire la porta.”!
– UN VERO GURU –
Queste sono le caratteristiche di un vero Guru: ha la completa conoscenza dell’Io e dei Veda, sa
rimuovere i dubbi degli aspiranti, ha una visione equanime delle cose e una mente equilibrata. E’
libero da egoismo, ira, lussuria, avidita’ e dall’orgoglio. Alla sua presenza una persona ottiene
Shanti e l’elevazione della mente.
In India, la terra sacra della filosofia Advaita, la terra che ha generato Sri Sankar, Dattatreya,
Vam Dev e altri che predicavano l’unita’ della vita e della consapevolezza, e’ adesso diffuso il
settarismo, tanto che e’ difficile contare il numero di sette che oggi vi prevalgono…
Una discordia senza speranza e la disarmonia regnano dovunque; i discepoli di un Guru lottano contro
i discepoli di un altro Guru.
Lord Chaitanya, Sri Guru Nanak, Swami Dayananda erano tutti cattolici, anime elevate. Tutti i loro
insegnamenti erano sublimi e universali, non hanno mai voluto stabilire sette o culti individuali;
e, se fossero vissuti adesso, si sarebbero rammaricati per le azioni dei loro seguaci…
Un maestro spirituale non dovrebbe mai creare una sua setta, in quanto fondare una setta significa
creare un centro ispiratore di lotta che disturba la pace del mondo… Un insegnante puo’ fondare
una scuola che diffonda ampi principi universali e dottrine che non entrano in conflitto con i
principi di altri e che possono essere universalmente accettati e seguiti da tutti. Alcuni
[insegnanti spirituali]… non hanno creato un Ashram… non hanno tenuto conferenze… non hanno
avuto discepoli, e tuttavia i loro nomi sono stati trasmessi come quelli di celebri maestri.
Essi hanno creato un’impressione indelebile nella mente delle persone con la loro vita esemplare…
Le vibrazioni di un’anima realizzata purificano tutto il mondo, anche se quell’anima rimane isolata
in una remota grotta sull’Himalaya… Puo’ un paziente valutare i meriti di un medico non appena
entra nel suo studio? I discepoli ignoranti, che non hanno esperienza riguardo al sentiero dello
spirito, cominciano immediatamente a mettere alla prova e a esaminare il loro Guru, arrivano a
conclusioni affrettate e a deduzioni basate sulle apparenze esteriori e sul modo di vivere…
Anche se si vive insieme [ad anime realizzate] non si puo’ capire a fondo il loro cuore e la
profondita’ del loro sapere. L’Jnana e le esperienze spirituali sono condizioni interiori. Un
giovane con poco addestramento… si atteggia a Guru… le persone superficiali e ignoranti vengono
ingannate… le donne sono facilmente raggirate, vengono attratte dalla musica dolce e dalla
melodia… Questi Guru le influenzano facilmente, ne fanno i loro strumenti… le sfruttano. Aprite
gli occhi… usate la ragione… state attenti ai Guru fasulli… alcuni si creano dei discepoli per
farsi servire quando diventano vecchi.
– DEVOZIONE AL GURU –
Il Guru e’ Brahma stesso… una sua parola e’ una parola di Dio. Perfino la sua presenza, o
compagnia, e’ esaltante, ispira e incita… Vivere insieme a lui e’ educazione spirituale. Lui
conosce il sentiero dello spirito, conosce le trappole e le insidie lungo la strada e avverte per
tempo gli studenti.
E’ lui quello che rivede i vecchi, sbagliati, perniciosi Samskara degli aspiranti, che rimuove il
velo dell’Avidya, tutti i dubbi, Moha, le paure ecc., desta la Kundalini e apre l’occhio interiore
dell’intuito.
Un aspirante assetato di verita’, che ha profonda fede nel suo Guru e che e’ molto impaziente di
assorbirne gli insegnamenti puo’ bere il nettare soltanto da lui e puo’ attingere dal suo Guru in
proporzione all’intensita’ e al grado della fede che ha nei suoi confronti.
Il Guru mette alla prova i discepoli in diversi modi. Alcuni di essi lo fraintendono e perdono la
fede in lui, con la conseguenza di non trarre beneficio dai suoi insegnamenti. Lo studente e
l’insegnante dovrebbero vivere insieme come un padre e un figlio affezionato, con estrema sincerita’
e devozione; l’aspirante dovrebbe avere un atteggiamento di estrema ricettivita’, in modo da
assorbire gli insegnamenti del maestro, perche’ soltanto in questo caso trarra’ da essi beneficio
spirituale.
Nelle fasi iniziali, il discepolo si trovera’ a dover affrontare molte difficolta’ e dubbi lungo il
suo sentiero, quindi dovra’ avere qualcuno a cui potersi rivolgere per chiarire tali perplessita’.
Si dovrebbe essere attenti nella scelta del Guru e non lasciarsi trasportare dalla convinzione che
qualcuno possegga un grande Mahatma…
Non si dovrebbe cambiare Guru dopo averne scelto uno…
E’ bene vivere con [il Guru e i suoi discepoli] o frequentarli per qualche tempo… Se il Guru
esprime un punto di vista contrario e’ necessario ascoltarlo, ma non cambiare il proprio principio
centrale e basilare… E’ soltanto il Guru colui che puo’ scoprire i vostri difetti. La natura
dell’egoismo e’ tale che non sarete in grado di vedere da soli le vostre mancanze… Sul sentiero
dello spirito dovrete estrarre le vostre stesse ossa, ridurle in polvere, ricavarne olio e far
ardere lo stoppino con tale olio per parecchi anni. Soltanto allora Dio apparira’ davanti a voi…
Qual’ e’ la natura della vostra meta? E’ l’immortalita’. Non vi pare che per ottenerla sia giusto
impegnarsi con fatica? Il Karma Yoga e’ estremamente necessario per l’evoluzione dell’uomo… La
perfezione etica puo’ essere ottenuta soltanto seguendo le istruzioni del vostro Guru e praticando
il sacrificio dell’altruismo… Per un Karma Yogin l’impegno e’ adorazione… questo e’ il modo per
annullare orgoglio, vanita’ e una falsa idea di superiorita’. L’energia e’ indistruttibile. Cio’ che
ho detto non sara’ vano. Quando viene emesso, un suono non va mai perduto e tutti coloro che sono in
sintonia con le mie vibrazioni trarranno beneficio dal mio discorso.
– IL GURU E IL DISCEPOLO –
Dal momento che e’ sotto l’influenza di un’ignoranza senza inizio, l’uomo ha bisogno dell’aiuto di
un Precettore per arrivare all’Autorealizzazione. Come non puo’ vedere la propria schiena, cosi’ un
uomo non puo’ vedere i propri errori. Quando si vive con il proprio Guru si deve essere preparati a
svolgere con disponibilita’ qualsiasi lavoro venga da lui assegnato. Un aspirante che si prodiga per
il suo Guru, con grande devozione, nei servizi personali, purifica in fretta il proprio cuore, e
questo e’ il modo piu’ sicuro e piu’ facile per arrivare all’autopurificazione.
L’intensa dedizione nei confronti del proprio Guru e il fedele rispetto dei suoi insegnamenti sono
le qualita’ essenziali per essere un vero discepolo… Guru bhakti attinge alla grazia del
Precettore e concede in ultima istanza illuminazione e benedizione… La grazia del Guru fluisce
verso il discepolo, se questi ha un atteggiamento di effettiva ricettivita’ e ha fede sincera nei
confronti del suo Guru.
L’ego individuale, le idee preconcette, i pensieri meschini, i pregiudizi e gli interessi personali
dovrebbero essere abbandonati, in quanto ostacoli alla messa in pratica degli insegnamenti e delle
istruzioni del Guru… E’ necessario abbandonarsi completamente per ottenere la Grazia del Guru…
L’amore per il Guru dovrebbe generare amore per tutto l’universo, perche’ si dovrebbe vedere lui in
tutto. Il sentiero spirituale non e’ come la stesura di una tesi di laurea, e’ una cosa del tutto
diversa, in cui l’aiuto di un insegnante e’ necessario in ogni momento. Al giorno d’oggi, i giovani
aspiranti diventano autosufficienti, arroganti e assertivi, a loro non importa di adempiere agli
ordini di un Guru… Vogliono l’indipendenza fin dall’inizio.
Applicano in maniera assurda e con intelletto pervertito la Dottrina Neti-Neti. Se non si riesce ad
avere un Guru ideale, si puo’ accettare anche un uomo che ha percorso per alcuni anni il sentiero
della realizzazione, che e’ retto e onesto, privo di egoismo e di orgoglio, che ha un buon carattere
e una buona conoscenza dei Sastra. Guardatevi dagli pseudo-Guru… [che] esibiranno trucchi, o
espedienti mirabolanti per attirare la gente… non vi lasciate ingannare dalle belle parole. Guru e
discepolo dovrebbero conoscere, a fondo, ciascuno la natura dell’altro. Lo studente dovrebbe essere
in grado di esplorare le idee e i principi del suo Guru e, a sua volta, questi dovrebbe essere in
condizione di individuare i difetti e le imperfezioni dello studente. Al Guru dovrebbe essere
permesso di effettuare uno studio completo della natura interiore dell’aspirante… Il discepolo
dovrebbe mettere a nudo ogni difetto e debolezza… permettere di essere messo alla prova dal suo
Guru in modo che questi abbia assoluta fiducia in lui.
– GURU E INIZIAZIONE –
E’ meglio se si riesce a ricevere il Mantra dal proprio Guru, in quanto migliore e’ l’effetto sul
discepolo. Il maestro impartisce il suo Shakti insieme al Mantra. Se non si riesce a trovare un
Guru, si puo’ scegliere un Mantra, a seconda dei propri gusti e delle proprie esigenze e ripeterlo
quotidianamente con il pensiero, con Shraddha e Bhava. Anche in questo modo si persegue la
purificazione e si ottiene la realizzazione di Dio.
Non e’ necessario che il metodo dell’iniziazione…. sia lo stesso per ogni devoto. A seconda delle
esigenze dell’aspirante il Signore predisporra’ per lui una guida adatta al temperamento del Sadhak.
Iniziazione, ispirazione e conseguimento del sapere dipendono dagli sforzi personali dell’aspirante
e dalla sua serieta’. La grazia del Signore discende su di lui, a tempo debito, quando la sua lotta
continua e paziente per la realizzazione non e’ piu’ necessaria.
Alcuni, come Yogi Milarepa, devono servire duramente il loro maestro per un lungo periodo di tempo,
mentre altri ottengono immediatamente l’iniziazione. Questo dipende dal Sadhana spirituale e
dall’evoluzione del Sadhak.
Lo Yogi Milarepa ha dovuto affrontare una serie di difficolta’ quando era al servizio del suo Guru,
ha dovuto compiere atti sovrumani di eroismo e di coraggio prima di essere iniziato. Saggi e rishi
antichi hanno sottoposto i loro discepoli a severe prove, prima di concedere loro la propria
fiducia. Intuitivamente sapevano se uno studente era adatto all’iniziazione. Ai neofiti veniva
affidato il compito di custodire le vacche, di procurare nella foresta combustibile per l’Ashram, di
lavare gli abiti del Guru e di svolgere altre faccende che possono apparire molto umili agli occhi
dei moderni Sadhaka.
Per Sadhaka come Sweataketu, Indra, Satyakama, e altri ancora, ognuno di questi lavori era un atto
di yoga, o di adorazione, nei confronti del Guru. Per loro nulla era umile e dedicavano tutte le
loro attivita’ al loro maestro, senza motivazioni egoistiche. Di conseguenza hanno presto conseguito
il Chitta Shuddi, hanno studiato e dominato i Veda e, infine, hanno acquisito la conoscenza dell’Io
Supremo. Gutama scelse quattrocento vacche magre e deboli e chiese a Satyakama Jabala, il suo
discepolo, di accudirle e di tornare da lui soltanto dopo che fossero diventate mille. Prima di
desiderare la grazia del suo maestro, l’aspirante la deve meritare. La grazia divina giunge soltanto
quando il devoto ne ha un’effettiva sete e quando e’ pronto a riceverla.
Se viene accostato da un aspirante che vuole percorrere il sentiero del sapere, un santone Bhakta
puo’ indirizzarlo per l’iniziazione a un Guru vero e proprio… ma un santo arrivato alla perfetta
realizzazione puo’ concedere l’iniziazione lungo qualsiasi sentiero. E’ molto difficile conoscere il
particolare yoga mediante il quale il Guru ha raggiunto la perfezione, a meno che lui stesso non lo
riveli all’aspirante per compassione. Nessun Sadhak sara’ tanto coraggioso da rivolgere una simile
domanda al suo Guru, per timore di essere considerato impertinente. Tranne che nei casi di Sadhak
gia’ avanzati, l’iniziazione giunge dopo un periodo di lungo e paziente servizio nei confronti del
precettore.
Durante tale servizio il discepolo dovrebbe entrare in stretto contatto con il Guru e cercare di
assorbire tutte le sue buone qualita’. Se nella sua natura e’ accentuata la tendenza a trovare
difetti negli altri, il discepolo non riuscira’ a imparare nulla dal precettore e il suo progresso
spirituale arrivera’ a un punto morto. In assenza di un Sad-Guru arrivato alla realizzazione, gli
aspiranti anziani che hanno percorso per lungo tempo il sentiero spirituale, che sono al di sopra
dei desideri deteriori, che hanno servito a lungo i loro precettori e che sono Sannyasin, possono
anch’essi aiutare un neofita… Se non e’ in grado di trovare un simile aspirante avanzato, un
neofita puo’ seguire gli insegnamenti contenuti nei libri scritti da santoni arrivati alla
realizzazione… tenendo con se’ una foto di un Guru realizzato e adorandola con fede e devozione.
A poco a poco il neofita ne trarra’ ispirazione. Il Guru potrebbe addirittura apparire in sogno
all’iniziato e dargli ispirazione al momento opportuno. Il discepolo diventa come il Guru, dopo aver
seguito per qualche tempo le sue istruzioni… Un vero discepolo e’ colui che segue le istruzioni
del Guru nella lettera e nello spirito, che diffonde fino alla fine della sua vita gli insegnamenti
del Guru fra anime meno evolute lungo il sentiero.
da lista Sadhana >> it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana
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