Dare e ricevere – Come indirizzare l’amore e la compassione

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Dare e ricevere – Come indirizzare l’amore e la compassione

del Venerabile Dalai Lama

La compassione è il sentimento più prezioso e meraviglioso che
possediamo ed é incoraggiante notare come la natura umana sia
fondamentalmente compassionevole e buona. A chi afferma che la natura
umana é aggressiva, replico facendo notare come la struttura del corpo
umano sia simile a quella di altri mammiferi, il cui modo di vivere è
più pacifico di quello umano. Persino le nostre mani sembrano fatte
più per accarezzare che per colpire con forza, altrimenti che senso
avrebbero le dita? Prova ne è il fatto che il pugile per sferrare un
pugno deve piegarle.

Sono quindi convinto che caratteristiche simili indichino quanto la
nostra struttura fisica determini una natura gentile e
compassionevole.

Per quanto riguarda il rapporto sentimentale fra uomo e donna, il
matrimonio e il concepimento sono estremamente importanti. Come ho già
detto in precedenza, il matrimonio non deve basarsi su un amore cieco
o folle, bensì su una approfondita conoscenza del proprio partner,
poiché l’unione di due individui deve generare una sorta di senso di
responsabilità e non limitarsi a soddisfare un piacere momentaneo.

Per concepire un figlio è necessario possedere un simile atteggiamento
mentale. Quando il bambino si trova nel ventre materno, la
tranquillità e la serenità mentale della madre influiscono
positivamente sullo sviluppo del feto. Allo stesso modo, una madre
frustrata o arrabbiata trasmetterà tali emozioni al proprio piccolo,
determinandone negativamente lo sviluppo.

Fonti autorevoli sostengono che le prime settimane dopo la nascita
sono fondamentali, poiché il cervello del bambino è in pieno sviluppo.
In quel periodo, le carezze della mamma o di chi la sostituisce sono
essenziali, poiché, sebbene il bimbo non sia ancora in grado di capire
da chi provengano tali attenzioni, ha comunque bisogno di amore e di
affetto, senza i quali il suo sviluppo mentale sarebbe gravemente
compromesso.

Subito dopo la nascita, la madre avvicina al seno il proprio piccolo.
Se tale gesto viene fatto con amore sincero, il bambino si attacca
immediatamente, pronto a succhiare il nutrimento materno. Ma se la
madre è fredda e distaccata, il piccolo avverte subito tale
atteggiamento, giungendo persino a rifiutare il latte. L’atto d’amore
scaturisce quindi da entrambe le parti, dando così il via alla nostra
vita.

Lo stesso discorso vale per l’educazione scolastica. Un professore che
al proprio insegnamento unisce un affetto sincero riesce a raggiungere
il cuore degli studenti e anche le sue lezioni verranno assimilate
meglio di quelle di un insegnante altrettanto bravo, ma al quale manca
quel trasporto umano.

Stessa cosa accade quando, ricoverati in ospedale, troviamo un medico
sorridente e gentile che ci mette immediatamente a nostro agio.
Indipendentemente dalle sue effettive capacità professionali, ci
sentiamo tranquilli. Al contrario, il grande luminare, competente ed
esperto ma privo di sensibilità umana, ci rende nervosi. Così è fatta
la natura umana.

In ultima analisi, riflettiamo sulla nostra vita. Sia da giovani che
da anziani dipendiamo dall’affetto degli altri. Nel periodo intermedio
della nostra vita, ci sentiamo così sicuri di noi stessi da essere
convinti di non avere bisogno dell’amore del nostro prossimo. Ma è
proprio allora che è terribilmente importante coltivare e dare
affetto. Quando si parla di solitudine metropolitana, non significa
che a una persona manchino gli amici, ma gli affetti. Una simile
mancanza, a lungo andare, danneggia la nostra salute mentale.

Al contrario, chi cresce circondato dall’amore sviluppa in modo più
positivo e armonico il proprio corpo e la propria mente. I bambini
cresciuti in ambienti privi di calore umano spesso sviluppano
atteggiamenti e comportamenti negativi. Inoltre, il corpo umano
apprezza la pace mentale e, infatti, le preoccupazioni, le ansie, i
timori, influiscono negativamente sulla nostra salute. Tutto questo
per sottolineare ancora una volta come il nostro fisico possa crescere
e svilupparsi al meglio solo se siamo circondati da amore e affetto
sinceri.

L’obiettivo di questa mia lunga disquisizione è dimostrare come la
natura umana sia naturalmente compassionevole e come la compassione
sia un sentimento necessario che possiamo imparare a sviluppare.

Per quanto concerne il significato esatto di compassione, filosofi e
tradizioni culturali ne danno diverse interpretazioni.

Alcuni amici cristiani sono convinti che l’amore non possa svilupparsi
senza la grazia di Dio e che quindi, per provare amore e compassione,
sia necessaria la fede.

Secondo la dottrina buddhista, la vera compassione si basa sul
riconoscimento del fatto che gli altri, come noi stessi, desiderano la
felicità e hanno diritto a sconfiggere la sofferenza. Su questa base
ognuno di noi sviluppa un certo riguardo nei confronti del benessere
altrui, indipendentemente dall’atteggiamento nei propri confronti.
Questa é la compassione.

In molti casi quello che hsi crede amore nei confronti degli amici è
in realtà semplice attaccamento, un sentimento che non si basa sulla
presa di coscienza che tutti gli esseri hanno lo stesso diritto di
essere felici e di sconfiggere la sofferenza, bensì su un’idea di
possesso: “il mio amico”, “il mio oggetto”, qualcosa di buono per
“me”. Questo non è amore ma attaccamento e lo dimostra il fatto che
nel momento in cui l’atteggiamento dell’altra persona nei nostri
confronti cambia, ecco che quel rapporto di particolare vicinanza
svanisce.

Se invece si tratta di vera compassione, il nostro atteggiamento nei
riguardi del prossimo è indipendente dal comportamento di quest’ultimo
nei nostri confronti, perché consideriamo gli altri uomini come esseri
umani che hanno diritto di sconfiggere il dolore. Se l’oggetto della
nostra compassione resta indifferente al nostro comportamento o se ci
è addirittura ostile, il nostro atteggiamento non deve mutare in
ragione dei diritti altrui.

È questa la grande differenza: la vera compassione è incondizionata e
basata sulla ragione, mentre l’attaccamento è gretto e condizionato.

La compassione autentica e l’attaccamento sono in realtà
contraddittori. Secondo la pratica buddhista, per sviluppare un
sincero sentimento di compassione é necessario meditare
sull’uguaglianza e sull’equanimità, staccandosi da quelle persone che
sentiamo particolarmente vicine.

In seguito, bisogna eliminare i sentimenti negativi che proviamo nei
confronti dei nostri nemici.

Tutti gli esseri umani devono essere considerati uguali.

Su tali basi è possibile sviluppare gradualmente un sincero sentimento
di compassione nei confronti del nostro prossimo.

È importante sottolineare che la compassione non è come la pietà o
come un sentimento che ci induce a considerare gli altri inferiori a
noi stessi; al contrario, la compassione ci porta a ritenere gli altri
più importanti di noi stessi.

Come ho appena affermato, per sviluppare un sentimento di autentica
compassione è innanzitutto necessario imparare a ragionare con
equanimità.

Cominciamo col pensare a un gruppetto di amici, o parenti, ai quali
siamo particolarmente attaccati. In secondo luogo, pensiamo ad alcune
persone che ci sono del tutto indifferenti e, infine, pensiamo a
individui che non sopportiamo. Una volta immaginate queste persone,
lasciamo vagare la mente e cerchiamo di scoprire come reagiremmo a un
incontro con questi individui. La nostra prima reazione sarà quella di
attaccamento nei confronti degli amici, di fastidio nei riguardi dei
nemici e di assoluta indifferenza nei confronti di chi non desta in
noi alcuna emozione. A questo punto paragoniamo gli effetti dei
diversi atteggiamenti che teniamo nei confronti degli amici e dei
nemici e cerchiamo di capire perché ci comportiamo in tale modo.

Quello che dobbiamo cercare di fare è comprendere quanto influiscano
tali reazioni sulla nostra mente e capire quanto sia inutile
comportarsi in modo così estremista.

Ho già illustrato i pro e i contro del nutrire odio e collera nei
confronti dei propri nemici e ho anche accennato a quanto un eccessivo
attaccamento nei riguardi di amici e parenti sia negativo. Dobbiamo
riflettere su tutto ciò e cercare di minimizzare le forti emozioni che
suscitano in noi questi due opposti gruppi di persone. Infine,
dobbiamo meditare sulla fondamentale uguaglianza esistente fra noi e
tutti gli altri esseri umani. Così come ciascuno di noi è spinto da un
istintivo desiderio di felicità e dalla repulsione della sofferenza,
così è per tutti i nostri simili; e così come noi abbiamo il diritto
di esaudire tali desideri, così è anche per i nostri nemici. Dobbiamo
perciò chiederci su quali basi poggino le nostre discriminazioni.

Se consideriamo l’umanità nella sua interezza, l’uomo è un animale
sociale. Inoltre, le strutture dell’economia moderna, dell’educazione
e della società in generale evidenziano come il mondo sia diventato un
luogo più “ristretto” e come dipendiamo ampiamente gli uni dagli
altri. Vista la situazione, ritengo che l’unica possibilità che ci
resta è quella di vivere e lavorare insieme in armonia per il bene
dell’umanità. E questo il corretto atteggiamento che dobbiamo assumere
per la nostra sopravvivenza.

Per natura, essendo un essere umano, i miei interessi sono legati a
quelli degli altri. La mia felicità dipende dalla felicità altrui.
Quando vedo persone allegre e contente mi sento del loro stesso stato
d’animo, così come mi sento triste nel vedere persone in difficoltà.
Davanti alle immagini di una Somalia distrutta dalla guerra e dalle
malattie, tutti noi proviamo un senso di tristezza, indipendentemente
dal fatto che tale tristezza possa portare o meno a un aiuto
effettivo.

Quotidianamente utilizziamo strumenti tecnologici che hanno reso la
nostra vita più piacevole, ma che non sono nati per merito nostro,
bensì per l’impegno diretto o indiretto di molte altre persone. Le
comodità della vita moderna sono il prodotto dell’attività di altri
nostri simili. La fama è indubbiamente il prodotto di altre persone,
senza le quali il concetto di fama non avrebbe alcun senso. Così gli
interessi dell’Europa dipendono da quelli dell’America e quelli
dell’Europa occidentale dalla situazione economica dell’Europa
orientale.

La verità è che tutti i continenti, per la loro sopravvivenza,
dipendono l’uno dall’altro. Così molte delle cose che desideriamo,
come la ricchezza e il successo, non possono svilupparsi senza la
partecipazione diretta o indiretta e la collaborazione di molte altre
persone.

Poiché tutti abbiamo lo stesso diritto alla felicità e siamo legati
gli uni agli altri, indipendentemente dall’importanza del singolo,
l’interesse degli altri cinque miliardi di persone del pianeta è più
importante di quello del singolo individuo.

Seguendo questa linea di pensiero, riusciremo a sviluppare un senso di
responsabilità globale.

Gli attuali problemi ambientali, quali il buco nello strato di ozono,
evidenziano chiaramente la necessità di una collaborazione a livello
mondiale. Con lo sviluppo, i confini del mondo sembrano essersi
avvicinati, ma la coscienza umana sta ancora arrancando dietro di
esso.

La posta in gioco non è una pratica religiosa, bensì il futuro
dell’umanità. Un atteggiamento più altruistico è fondamentale nel
mondo moderno. Se considereremo la situazione attuale da diverse
angolazioni, valutando ad esempio la complessità e l’interconnessione
della natura dell’esistenza moderna, il nostro atteggiamento cambierà
gradualmente, finché giungerà il giorno in cui quando diremo “altri”
non li considereremo come qualcosa di ininfluente per la nostra vita.
Avremo così sconfitto l’indifferenza.

Se assumiamo un atteggiamento egoistico, se dimentichiamo i diritti e
il benessere degli altri o se peggio ancora, li sfruttiamo, alla fine
della partita i perdenti saremo proprio noi. Non avremo amici che si
preoccuperanno per noi e, forse, quando verremo colpiti dalla
disgrazia, molte persone giungeranno addirittura a goderne.

Al contrario, chi si mostra compassionevole e altruista ed è pronto a
difendere gli interessi dei suoi simili, non verrà mai abbandonato dai
veri amici e, quando si troverà a dover affrontare un momento
difficile della propria esistenza, saranno in molti ad accorrere in
suo aiuto.

La vera amicizia poggia sull’affetto sincero, non sul denaro o il
potere. Naturalmente, chi possiede potere e ricchezza sarà oggetto di
attenzioni da par-te di molte persone, che però non potranno definirsi
veri amici, in quanto la loro sarà un’amicizia interessata,
influenzata dal potere e dalla ricchezza altrui. Fin tanto che
quest’individuo conserverà le proprie ricchezze, i cosiddetti amici
non gli mancheranno, ma se la fortuna dovesse cambiare direzione,
intorno a lui si creerebbe velocemente il vuoto. Chi si circonda di
persone simili, nel momento del bisogno non riceverà aiuto da nessuno.
Questa è l’amara realtà.

L’amicizia autentica scaturisce dall’affetto, indipendentemente dalla
posizione sociale. Più mostriamo interesse nei confronti del benessere
e dei diritti altrui, più possiamo considerarci veri amici. Più saremo
aperti e sinceri, e più saremo oggetto di bene. Se ci dimentichiamo o
non ci interessiamo agli altri, prima o poi dovremo pagare lo scotto
di un simile comportamento. È per questo che sostengo che, se siamo
veramente egoisti, allora un egoismo consapevole é indubbiamente più
auspicabile di un egoismo dettato dall’ignoranza e dalla meschinità.

Per i buddhisti, lo sviluppo di quella saggezza che porta alla
realizzazione di Shunya, la natura ultima della realtà, è di estrema
importanza. Realizzare Shunya significa comprendere l’importanza
dell’estinzione del desiderio e capire quindi che la sofferenza non è
il nostro fine e che ad essa esiste un’alternativa, per la cui
conquista vale la pena lottare.

Se esistessero soltanto due delle Quattro Sante Verità del Buddha, la
sofferenza e la sua causa, allora la vita non avrebbe scopo. Ma le
altre due Sante Verità, incluso il nirvana, indicano un modo di vivere
alternativo. Esiste la possibilità di porre fine alla sofferenza e
perciò vale la pena di comprenderne la natura.

La saggezza è quindi estremamente importante per alimentare la compassione.

La pratica buddhista è caratterizzata dall’applicazione della
saggezza, ricorrendo all’intelligenza, ed alla comprensione della
natura della realtà e dei diversi mezzi per generare compassione. Sono
convinto che nella vita di tutti i giorni, e in quella professionale,
tutti noi possiamo utilizzare tale motivazione compassionevole.

Nel campo dell’istruzione non ci sono dubbi sull’importanza della
motivazione compassionevole. Indipendentemente dal fatto di essere
ateo o credente, la compassione per la vita o il futuro degli
studenti, e non solo per i loro esami, rende il lavoro dell’insegnante
molto più fruttuoso. Se spinto da tale motivazione, gli studenti
ricorderanno il loro professore per tutta la vita.

Lo stesso discorso vale per il benessere fisico. Secondo le parole di
un detto tibetano, l’efficacia di una cura dipende dall’affettuosità e
gentilezza del medico. Per questo motivo, quando le condizioni di
salute non migliorano se ne incolpa il medico, il cui carattere
scostante potrebbe aver determinato l’insuccesso della cura. In campo
medico la compassione è quindi fondamentale.

Se anche i politici e gli avvocati agissero spinti da una motivazione
compassionevole, gli scandali diminuirebbero, l’intera comunità
vivrebbe più tranquilla e il lavoro, soprattutto dei politici, sarebbe
più efficace e rispettato.

Persino la guerra, di per sé orribile, se combattuta con un briciolo
di compassione diventa meno distruttiva.

La compassione e il senso di responsabilità dovrebbero inoltre
interessare anche il mondo scientifico. Sebbene dal punto di vista
scientifico e tecnologico armi terribili quali la bomba atomica siano
ritrovati strepitosi, dal punto di vista umano sono assolutamente
negativi, in quanto portano distruzione esofferenza al mondo intero.
Se dimentichiamo di tenere in considerazione i sentimenti umani, il
dolore e la compassione, non riusciremo più a distinguere il bene dal
male.

La compassione deve quindi interessare ogni settore della vita dell’uomo.

Più difficile è applicare il principio della compassione al campo
economico. Ma anche gli economisti sono esseri umani che, come tutti,
hanno bisogno di affetto. Se si tengono in considerazione soltanto i
profitti, indipendentemente dalle conseguenze delle proprie azioni,
allora i trafficanti di droga non agiscono male, poiché dal punto di
vista economico anch’essi fanno registrare introiti incredibili. Ma
poiché ciò che commercializzano é un prodotto dannoso perla società,
noi li definiamo criminali e condanniamo il loro operato. Lo stesso
discorso vale per i trafficanti d’armi, poiché il commercio di
materiale bellico è altrettanto pericoloso e irresponsabile.

Per queste ragioni sono convinto che la compassione umana, o quello
che a volte definisco “affetto umano”, sia il fattore chiave per ogni
attività dell’uomo. Come il palmo della mano senza le cinque dita
sarebbe del tutto inutile, così ogni azione umana compiuta senza
sentimento diventa pericolosa. Soltanto se c’è affetto sincero e
apprezzamento dei valori umani, ogni nostra azione diventa
costruttiva.

Persino la religione, che per sua natura dovrebbe avere un influsso
positivo sull’umanità, senza quel fondamentale atteggiamento
compassionevole potrebbe trasformarsi in qualcosa di meschino.

Parlando in termini generali, ho l’impressione che nel campo
dell’educazione, e in altri settori, non si dia sufficiente importanza
alla motivazione umana.

Un tempo erano i rappresentanti religiosi che cercavano di trasmettere
tale valore agli uomini, ma oggi la società sembra aver perso
interesse nella religione e, di conseguenza, nei più profondi valori
umani. In realtà, le due cose dovrebbero essere separate.

Indipendentemente dall’interesse che ognuno di noi può avere nei
confronti della religione, non dovremmo dimenticare l’importanza dei
profondi valori umani.

Dal coltivare la propria compassione derivano diversi “effetti
collaterali”. Per esempio, maggiore è la forza della nostra
compassione e più grande è l’elasticità con la quale affrontiamo le
difficoltà e le trasformiamo in esperienze positive. Un classico testo
del buddhismo, A Guide to the Bodhisattva Way of Life, propone una
metodologia che sembra dare ottimi risultati. Si tratta di
visualizzare innanzitutto se stessi, visti come incarnazione
dell’egocentrismo ed egoismo, e quindi un gruppo di persone che
rappresentano il resto del genere umano. Calandovi nei panni di un
terzo individuo che osserva imparzialmente, fate un confronto fra i
valori, gli interessi e l’importanza di questi due gruppi. Cercate
quindi di riflettere su quell’atteggiamento egoista, che vi ha portato
a dimenticare il benessere altrui, e sui risultati ottenuti assumendo
un simile comportamento. Meditate sugli altri esseri umani e
sull’importanza del loro benessere e, nelle vesti di osservatore
neutrale, cercate di capire chi, fra questi due gruppi, è più
importante per interessi e benessere.

Lentamente, comincerete a sentirvi più vicino a coloro che fino a quel
momento avete reputato privi di importanza.

Più deciso è il nostro atteggiamento altruistico, più coraggiosi
diventiamo. Maggiore è il nostro coraggio e minore è il potere che lo
scoraggiamento e la perdita di ogni speranza hanno su di noi. La
compassione è quindi anche fonte di forza interiore, che ci permette
di sviluppare una forte determinazione, elemento fondamentale per
raggiungere il successo, indipendentemente dall’enormità degli
ostacoli da superare.

D’altro canto, quando abbiamo paura e siamo privi di fiducia in noi
stessi, sviluppiamo un atteggiamento pessimistico. E proprio questo
atteggiamento, da me considerato la vera fonte dei nostri fallimenti,
ci impedisce di raggiungere anche il più semplice degli obiettivi.

Al contrario, se siamo spinti da una forte determinazione, le
possibilità di successo sono indubbiamente molte, nonostante la
difficoltà dell’impresa.

La compassione è quindi importante anche per un futuro di successo,.

Come ho già sottolineato in precedenza, i diversi livelli di
compassione dipendono dal livello della nostra saggezza: esiste la
compassione motivata da un’effettiva comprensione della natura della
realtà; la compassione motivata dall’apprezzamento della natura
transitoria dell’esistenza e la compassione motivata dalla
consapevolezza della sofferenza di altri esseri umani.

Il livello della nostra saggezza, o la profondità della nostra
comprensione della natura della realtà, determina il nostro livello di
compassione. Dal punto di vista buddhista, l’unione di compassione e
saggezza è essenziale. E come se unissimo una persona estremamente
onesta e una incredibilmente abile; il risultato sarà un individuo che
nella sua vita compirà grandi cose.

La compassione, l’amore e il perdono sono sentimenti fondamentali per
tutte le religioni, indipendentemente dalle diverse tradizioni e
filosofie. Sebbene esistano differenze basilari fra le diverse fedi,
ogni religione vuole trasmettere lo stesso messaggio: sii altruista.

Tutte le dottrine pongono l’enfasi sull’importanza della compassione e
del perdono. Un tempo, quando le distanze erano insormontabili e fra
le diverse religioni non c’era comunicazione, non si sentiva la
necessità di un cosiddetto pluralismo religioso. Ma oggi le cose sono
cambiate e la comunicazione fra le diverse dottrine é diventata
abituale; per questo sono convinto che il pluralismo fra i credenti
sia essenziale. Studiando in modo obiettivo le diverse tradizioni
religiose e comprendendo il rispetto che hanno sempre portato nei
confronti dei valori umani, sarà più semplice accettarle e
rispettarle. Dopo tutto, l’umanità si distingue per atteggiamenti
mentali così diversi che una sola religione, per quanto profonda possa
essere, non può soddisfare ogni uomo.

Per esempio, oggi, nonostante l’esistenza di una moltitudine di
tradizioni religiose differenti, la maggior parte delle persone resta
indifferente alla religione. Su cinque miliardi di uomini, credo che
soltanto un miliardo siano praticanti convinti. Mentre molte persone
si limitano ad affermare: “La mia famiglia è da sempre cristiana,
mussulmana o buddhista e perciò io sono cristiano, mussulmano o
buddhista”, il vero credente segue i dogmi della dottrina scelta in
ogni momento della giornata, pensa a Dio, lo prega e non si lascia
travolgere da emozioni negative. Se soltanto un miliardo di persone
possono essere definite autentici credenti, è evidente che una sola
religione non può soddisfare l’intera umanità. In simili circostanze,
una varietà di dottrine diventa non solo indispensabile, ma anche
utile e le diverse confessioni devono lavorare insieme, vivere in
armonia e collaborare vicendevolmente.

Dopo aver riflettuto sulla negatività di una vita basata sull’egoismo
e aver meditato sulle conseguenze positive derivanti da un
atteggiamento aperto ai bisogni altrui, la religione buddhista offre
una “tecnica di addestramento” definita “la pratica del Dare e
Prendere”, studiata appositamente per intensificare la compassione e
l’amore nei confronti degli altri esseri umani. Secondo tale pratica è
necessario visualizzare se stessi mentre ci si sobbarca la sofferenza,
il dolore e le esperienze negative altrui e si condividono con gli
altri le proprie qualità positive, quali l’atteggiamento mentale,
l’energia positiva, la ricchezza e la felicità. Un simile esercizio,
sebbene non possa realmente ridurre le sofferenze del nostro prossimo,
psicologicamente determina una tale trasformazione nella nostra mente
che i nostri sentimenti di amore e compassione ne risultano
notevolmente rafforzati.

L’attuare questo esercizio nella vita di tutti i giorni può
influenzare positivamente la mente e il corpo. Indipendentemente dal
nostro atteggiamento nei confronti della religione, se siamo convinti
che una simile pratica possa essere utile, dobbiamo cercare di
incoraggiare lo sviluppo in noi di tali buone qualità.

Nel fare ciò, non dobbiamo però dimenticare che simili trasformazioni
mentali richiedono molto tempo e non sono facili da ottenere. Molti
occidentali, abituati alla tecnologia moderna, sono convinti che ogni
cosa avvenga automaticamente. Non pensiate che questa trasformazione
spirituale avvenga in breve tempo: é assolutamente impossibile. Non
lasciatevi però scoraggiare: insistete e vedrete che dopo uno, cinque,
dieci, quindici anni scoprirete in voi alcuni cambiamenti. Io stesso
trovo ancora difficile mettere in pratica simili insegnamenti, della
cui utilità sono però fermamente convinto.

La citazione che più amo estrapolare dal libro di Shantideva afferma:
“Finché ci saranno esseri umani, finché ci sarà spazio, rimarrò per
servire e per portare il mio modesto contributo al benessere altrui.”

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