Déjà vu, una spiegazione neuropsicologica

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Déjà vu, una spiegazione neuropsicologica

Il termine déjà vu, (in francese “già visto”), si riferisce alla sensazione di familiarità che
proviamo in alcune nuove situazioni, come se le avessimo già vissute o percepite nello stesso
identico modo. Questo è un fenomeno comune, che può essere vissuto da chiunque, in egual misura da
uomini e donne, in condizione di benessere psicologico; la cui spiegazione può essere trovata nella
psicologia e nelle neuroscienze, senza ricorrere a teorie parapsicologiche.

Definizione del termine.
Il termine déjà vu, (in francese “già visto”), si riferisce alla sensazione di familiarità che
proviamo in alcune nuove situazioni, come se le avessimo già vissute o percepite nello stesso
identico modo.Questa sensazione di familiarità è sempre accompagnata da sorpresa e consapevolezza
che si tratta di un impressione erronea. Proprio questa è la differenza tra déjà vu e falso ricordo
, questo, infatti, si verifica in assenza della consapevolezza dell’errore.
Il déjà vu è un fenomeno comune, che può essere vissuto da chiunque, in egual misura da uomini e
donne, in condizione di benessere psicologico. Anche se la sua frequenza è maggiore nei giovani e
nelle persone che viaggiano molto, con un elevato livello culturale e socioeconomico, e in
condizioni di stress emotivo e affaticamento.
Esistono, inoltre, fenomeni che nonostante siano di natura diversa, sono spesso confusi con il déjà
vu. Il jamais vu, fenomeno molto raro, che può essere considerato l’opposto del déjà vu, in quanto
implica il non riconoscimento di una situazione familiare. Il flashback improvvise immagini mentali
innescate da particolari stimoli, accompagnate da intense emozioni, che creano la sensazione di
rivivere un’esperienza traumatica del nostro passato. La depersonalizzazione una forma dissociativa
che implica una sensazione soggettiva di dissociazione del senso di sé.

Déjà vu e disturbi psichiatrici e neuropsicologici.
Alcuni sindromi neuropsicologiche associate ad un’alterazione della corteccia prefrontale
dell’emisfero destro, assomigliano molto al déjà vu e spesso sono confuse con esso. Tra queste
sindromi noi possiamo includere, la sindrome di Capgras, in cui un individuo crede che le persone a
lui familiari, come parenti o amici molto stretti, siano stati sostituiti da degli impostori. La
paramnesia reduplicativa, in cui le persone ritengono che la situazione presente sia una replica di
un’esperienza vissuta nel passato, il tipico caso di paramnesia reduplicativa coinvolge un paziente
ricoverato in ospedale, che crede erroneamente che l’ospedale nel quale si trova adesso, sia lo
stesso in cui è stato in precedenza, la sindrome di Fregoli e l’intermetamorfosi.
Altre problematiche come il trauma cranico con perdita di conoscenza, la psicosi causata da
anfetamine, l’epilessia temporale e la schizofrenia causano, invece, un aumento dell’incidenza del
déjà vu, rispetto alla popolazione generale. È, però, difficile individuare le differenze tra il
déjà vu patologico, e quello vissuto dalla popolazione in generale. Sno, Schalken e Jonghe,
individuano la principale differenza nella durata del fenomeno: pochi secondi nella popolazione
generale, minuti nell’epilessia temporale e ore nella schizofrenia.

Spiegazioni del déjà vu.
Le spiegazioni scientifiche del déjà vu possono essere raggruppate in quattro categorie : ipotesi di
elaborazione duale, ipotesi neurologiche, ipotesi sulla memoria e ipotesi attenzionali.
Ipotesi di elaborazione duale. Secondo quest’ipotesi due processi di memoria che normalmente operano
insieme diventano asincroni, un processo opera in assenza dell’altro.
Familiarità e recupero. Secondo Gloor (1990), il recupero e la familiarità sono due processi
indipendenti, che normalmente lavorano insieme, creando il senso di familiarità per i ricordi
recuperati. In particolari situazioni può, però, accadere che diventino indipendenti. Se il richiamo
è attivato in assenza di familiarità un evento noto può essere percepito come nuovo (jamais vu),
mentre nel caso opposto (familiarità attivata senza recupero), una situazione nuova può essere
erroneamente considerata familiare.
Codifica e richiamo. In condizioni normali la codifica e il richiamo sono due processi che operano
in momenti diversi; noi prima codifichiamo o registriamo un evento e successivamente lo richiamiamo
in memoria. In rari momenti può accadere che che i due processi operino simultaneamente durante una
nuova esperienza, creando un’illusoria sensazione di familiarità.

Ipotesi neurologiche.Numerose ricerche sembrano dimostrare come il déjà vu sia causato da un
micro-attacco epilettico o dal rallentamento nella velocità della trasmissione neurale.
Déjà vu e epilessia. È noto che il déjà vu è parte dell’aura che precedie gli attacchi epilettici
nell’epilessia temporale o psicomotoria, causato da ipestimolazione dell’amigdala e dell’ippocampo.
Di conseguenza la causa del déjà vu nella popolazione generale sarebbe la presenza di un
micro-attacco epilettico, che secondo Hegren (1978), produrrebbe un’eccesiva attivazione del giro
ippocampale, struttura coinvolta nei processi di memoria, che sarebbe erroneamente interpretata come
una sensazione di familiarità.
Ritardo nella trasmissione dell’informazione neurale. Il déjà vu sarebbe causato da un ritardo nella
trasmissione dell’informazione dagli organi sensoriali ai centri cerebrali superiori. L’informazione
sensoriale, infatti, raggiungerebbe i centri percettivi cerebrali attraverso due strade distinte,
una primaria e una secondaria, in due momenti successivi. Se l’intervallo di tempo tra
l’informazione proveniente dalle due strade è elevato, il nostro cervello interpreta la seconda
versione dell’evento come un qualcosa di già vissuto.

Ipotesi sulla memoria. Alcuni aspetti della situazione sarebbero realmente familiari, quello che una
persona confonde è la fonte dell’informazione. Ad esempio può accedere di trovarci per la prima
volta in una città e riconoscere i suoi edifici, ma questo potrebbe dipender dal fatto che li
abbiamo precedentemente visti in foto o in televisione. Il nostro déjà vu sarebbe, in questo caso,
dovuto ad una errore nel riconoscimento della fonte dell’informazione. In altre situazioni può
accadere che un singolo elemento familiare della scena scateni il nostro déjà vu. Immaginiamo di
andare per la prima volta a casa di un amico, e che l’orologio a pendolo di suo padre sia identico a
quello di nostra zia. La percezione dell’oggetto scatena in noi la sensazione di familiarità, ma
distratti dalla situazione, non riusciamo ad identificare la fonte (l’orologio), e erroneamente
pensiamo di essere già stati in quella stanza.
Ipotesi attenzionali. In alcuni casi una scena è inizialmente percepita con un basso livello
attentivo e solo in un secondo momento il livello di attenzione diventerebbe “normale”. Questo porta
l’individuo ad attribuire la prima percezione ad un passato lontano e non ad alcuni istanti prima.

Conclusioni.
Il déjà vu è, dunque, un fenomeno normale che può essere vissuto da chiunque, la cui spiegazione
può essere trovata nella psicologia e nelle neuroscienze, senza ricorrere a teorie parapsicologiche.
Le spiegazioni scientifiche del fenomeno includono: a) momentanea alterazione del funzionamento di
due processi cognitivi; b) disfunzioni neurologiche minori; c) attivazione della memoria implicita,
causata dalla familiarità con un oggetto o con la configurazione gestaltica, d) momentanea
distrazione, accompagnata da una immediato recupero dell’attenzione.
Ma, nonostante il déjà vu occupi una solida posizione nella cultura popolare, non ha, fino ad oggi,
ricevuto un’adeguata attenzione dalla comunità degli psicologi e neuropsicologi., molto deve essere
ancora fatto per avere una completa comprensione del fenomeno. Ulteriori studi in questo campo ci
aiuteranno a comprendere meglio non solo questo singolare fenomeno, ma anche i normali processi di
memoria.

Breve bibliografia di riferimento.
Brown A. S. (2003) “A review of déjà vu experience”. Psychological Bullettin.
Gloor (1990) “Experintial phenomena of temporal lobe epilepsy: facts and hypotheses” Brain.
Lepore M. (2007) “Introduzione alla neuropsicologia” Franco Angeli.

da indaginisullamente.org

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