Deliziosi brani poco conosciuti della vita di Yoganandaji

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Deliziosi brani poco conosciuti della vita di Yoganandaji

(Tratto da “Conversazioni con Yogananda” –
di swami Kriyanananda – Ed. Giunti Demetra)

***

Il Maestro non accettava mai una benedizione materiale come
prova dello sviluppo interiore. Tuttavia, essa poteva essere un’in-
dicazione di tale sviluppo. Egli diceva che dovremmo essere grati
a Dio per queste benedizioni, ma dovremmo esserGli ugualmente
grati se ce le toglie, poiché non sono i beni materiali che do-
vrebbero suscitare la nostra gratitudine. Dovremmo essere grati —
anzi esultare – per la vita stessa e per i molteplici costumi nei
quali si manifesta, ricordando sempre che uno di quei “costumi”
è la morte. Noi siamo la progenie immortale della Beatitudine
Infinita; è la beatitudine il nostro vero motivo di gratitudine.

Tra i discepoli del Maestro spiritualmente più progrediti c’erano
uomini d’affari di grande successo. L’abilità di riuscire in qua-
lunque cosa è certamente un aiuto nella vita, non un ostacolo. E
solo una questione di proporzioni; dovremmo impiegare la no-
stra energia dove ce né soprattutto bisogno. Molti santi, osservò
il Maestro, hanno sofferto di gravi malattie. Molti altri hanno
vissuto in povertà. La prova della spiritualità di una persona è il
suo stato di coscienza interiore e soprattutto la purezza del suo
amore per Dio. La prova dell’affinamento spirituale, inoltre, è il
grado di libertà dalla coscienza dell’ego. ,

Una Volta, il Maestro raccontò questa storia: C’era un santo che
si ammalò. I suoi discepoli lo supplicarono: “Maestro, così tante
persone sono state guarite per vostra intercessione; perché non
pregate la Divina Madre di guarire anche voi?” Al santo non
sembrò una cattiva idea e così accettò il suggerimento. Quando
pregò, la Divina Madre gli apparve.

“Questa poi!” lo rimproverò. “Tu, che hai realizzato la tua unità
con l’Infinito e che hai così tanti corpi in cui vivere, ora, pre-
gando per questa piccola forma, vuoi limitarti ad essa? Vergo-
gna!” H santo si dispiacque profondamente del suo errore e
pregò: “Madre, il tuo solo amore appaga completamente!”.

Sospetto che un giorno il Maestro mi stesse mostrando, in modo
divertente, un altro aspetto di quell’insegnamento. Fu dopo che
un ospite se n’era andato e io ero rimasto a sedere da solo a tavola
con lui. Con noncuranza, il Maestro cercava di far saltare una
forchetta dentro un bicchiere vuoto, colpendone la punta verso
il basso. Il tentativo fallì diverse volte, ma lui perseverò. All’incir-
ca al quinto tentativo, la forchetta si infilò finalmente nel bic-
chiere… che si ruppe! Il Maestro mi guardò, sorridendo quasi come
un bambino. Però c’è entrata! disse, come se ne fosse fiero.
Sembrò volermi dire che, quando si decide di fare una cosa, biso-
gna portarla a termine anche se, nel farlo, il bicchiere si rompe!

Quante volte nella mia vita ho dovuto decidere di portare avanti
una cosa fino alla fine, anche se sapevo che il tentativo stesso mi
avrebbe causato grande sofferenza personale. Ho ricordato a me
stesso con un sorriso: “Anche se il bicchiere si rompe, è mio dovere
— e l’ho accettato — farvi entrare dentro la forchetta! “

Dobbiamo trovare un equilibrio disse il Maestro tra il non
attaccamento alle cose esteriori e una giusta preoccupazione
per la nostra realtà del momento. Finché una persona è cen-
trata nella coscienza del corpo, deve prendersene cura responsa-
bilmente. Anche dal punto di vista spirituale, è importante
prendere ragionevoli precauzioni fisiche. Alimentazione appro-
priata, giusto esercizio fisico, aria fresca e sole: tutto questo è
necessario per un’esistenza completa.

Il Maestro una volta mi scrisse: ‘Mantieniti in esercizio e tieni
il corpo in forma per realizzare Dio ^

Egli, tuttavia, derideva l’eccessiva preoccupazione per la salute.
Forse in parte per incoraggiarci a non preoccuparci troppo di
questo aspetto, a volte ci dava i soldi per il gelato, una cosa che
molti fanatici della salute guarderebbero con disapprovazione.

‘Fate di Dio, non del cibo, la vostra religione’ diceva. Molti
fanatici non fanno che indebolire il loro organismo, dipendendo

r
eccessivamente dai principi dell’alimentazione. “Oh,” esclamano
“oggi non ho mangiato il mio avocado; mi sento la spina dorsale^
debole!” Quella preoccupazione per questioni secondarie ha il
solo risultato di indebolire la loro forza di volontà, facendoli
veramente diventare “privi di spina dorsale” nei confronti della
vita! Essere così preoccupati per le cose superficiali è come la-
vorare per chiudere le crepe in un muro intonacato, quando le
termiti si stanno mangiando le fondamenta!.*

I santi adottano spesso metodi estremi nella loro ricerca di Dio,
riducendosi letteralmente alla fame, ad esempio, o trascorrendo
lunghi periodi senza dormire, oppure creando deliberatamente
disagi per il proprio corpo. Molti devoti si chiedono se non
sarebbe utile anche per loro adottare pratiche simili, sebbene
seguano il sentiero più moderato della meditazione e del Kriya
Yoga.

Pensando a tali aspiranti, il Maestro, che aveva egli stesso
affrontato severe austerità durante la giovinezza, dava general-
mente questo consiglio: È meglio non essere fanatici nella pro-
pria ricerca di Dio. Solo chi ha una certa dose di realizzazione può
permettersi con tutta sicurezza di mettere a rischio la propria
salute e il proprio benessere fisico nel cercare Dio. Senza realiz-
zazione, pratiche simili rendono solo fanatici.

Una volta Henry, che aveva letto la vita di San Francesco e stava
confrontando le austerità di quel grande santo con lo stile di vita
più moderato che il Maestro ci offriva, gli chiese se non sarebbe
stato bene per noi essere più austeri. Il Maestro gli rispose:
‘Quando Dio da di più, accettalo; Lui sa cosa è giusto per te.’

In effetti, ho potuto verificare che, probabilmente poiché l’epoca
attuale è meno gravata da privazioni fisiche rispetto ai tempi di
San Francesco, anche le nostre prove, per quanto intense, tendono
a essere di natura più psicologica.

I medici, disse il Maestro, hanno scoperto le leggi di Dio a
un certo livello di realtà. Rispettateli per la loro conoscenza; non
ignorateli. Al tempo stesso, non fate troppo affidamento su di
loro. Se continuate a usare una stampella quando non ne avete
più bisogno, non svilupperete mai la vostra forza.

Nei suoi ultimi anni Yogananda, come molti altri maestri, soffrì
di una malattia fisica. Egli spiegò che un maestro, in base alla
legge karmica, pur essendo libero dal karma personale può
prendere sul suo corpo i debiti karmici di altri, liberandoli in
quel modo per accelerare la loro crescita spirituale. Questo
amorevole sacrificio era stato il vero motivo della sua malattia.

Trasportate il mio corpo, esclamò con gioia un giorno, mentre
lo portavamo su per una rampa di scale e io trasporterò le
vostre anime!. In un’altra occasione in cui lo stavamo portando
a braccia, egli disse: ìState rubando un sacco di magnetismo.
Va bene! Vi aiuterà’.

Quando, dopo una lunga malattia, il Maestro si riprese a suffi-
cienza per fare brevi passeggiate in giardino, un giorno gli dissi:

‘È così bello vedervi di nuovo camminare, signore
.
Sì, rispose è bello essere di nuovo all’aperto. Ma questo cor-
po non è tutto. Sorridendo allegramente, aggiunse: ‘Alcune
persone hanno l’uso delle gambe, ma non possono camminare
dappertutto! ‘
.
Il Maestro stava descrivendo ad alcuni di noi, a nostro bene-
ficio, quello che aveva subito durante la sua recente malattia.

Non è stata un’esperienza fisica. Anche se ha colpito il corpo
fisico, era di natura astrale. C’erano entità demoniache che mi
torturavano. Alcune avevano forma di sega; altre di cavatappi.

Lavoravano sulle gambe del mio corpo astrale. La crocifissione
di Cristo fu dolorosa, ma almeno terminò dopo qualche ora.

Questa tortura è andata avanti per mesi. A volte tenevo la mia
coscienza giù nel corpo fisico, per poter sperimentare la soffe-
renza come fanno gli altri.

C’era un’infermiera che era stata assunta per prendersi cura
di me; era completamente materialista e attivamente ostile alle
verità che insegniamo qui. Ogni volta che mi girava — doveva
farlo perché io non ci riuscivo — lo faceva volutamente con una
forza non necessaria, senza curarsi del dolore che mi causava. A
un certo punto apparve sulla mia fronte la luce blu della distru-
zione. La voce della Divina Madre mi disse: “Fagliela vedere!”

Avrei potuto distruggere quella donna con uno sguardo. Ma
sapevo che era una prova di Dio. “Fai come vuoi Tu, Madre”
pregai. “È tutto un Tuo gioco”. ;

II Maestro ci dava consigli su ciò che era meglio leggere o non
leggere. Una sera disse: ‘Perché leggere libri di altri sentieri?
Troppe persone qui leggono senza sosta gli scritti di altri, tra-
scurando i nostri. Non dovreste mescolare i vostri studi. Se lo
fate troppo, diventa una sorta di prostituzione spirituale. La
mente finisce col diluirsi con così tanti insegnamenti e si con-
fonde facilmente.

C’era una donna che viveva qui, una volta, e leggeva continua-
mente altri insegnamenti. Era molto simpatica, sempre gentile ed
educata con tutti. Ma io le dissi: “Perché non leggi ciò che è tuo?”
“Oh, gli insegnamenti sono tutti la stessa cosa” rispose lei.
“È vero,” dissi “ma comunque, se continuerai a leggere di
tutto, alla fine ti confonderai. Devi realizzare la verità dietro a
quegli insegnamenti. Solo allora saprai, attraverso la realizzaò-
zione, che sono la stessa cosa. Fino ad allora, però, sarà come
cercare di attraversare un fiume in due barche, con un piede su
ognuna; quando le barche si separeranno, cadrai nel mezzo e
annegherai. Esistono realmente alcune differenze tra i diversi
insegnamenti: possono essere risolte con la saggezza, ma per la
mente non illuminata, pur essendo superficiali, possono essere
fonte di confusione”

Beh, lei non seguì il mio consiglio e continuò con le sue
letture edettiche. Col tempo, si allontanò sempre più. Le
persone devono imparare la lealtà a un sentiero.

Una volta gli chiesi: Signore, se quello che ci tiene legati a
questo mondo sono i desideri terreni, perché coloro che si sui-
cidano non diventano liberi? Ovviamente, considerando le mi-
sure estreme alle quali sono ricorsi per sfuggire a questo
mondo, non hanno alcun desiderio di rimanervi!.

Il Maestro fece una risatina nel contemplare questo apparente
paradosso. ‘Ci deve anche essere un desiderio positivo per
Dio!’ rispose.

II Maestro stava parlando di qualcuno cui aveva donato amore
divino. Quella persona, in seguito, si era rivoltata contro di lui
e di conseguenza aveva sofferto molto. Quando doni a una per-
sona l’amore divino commentò e lei va contro quell’amore,
si crocifigge da sola .

Incontrai una donna di ottan’anni a Seattle mi disse il Mae-
stro che era stata atea per tutta la vita. Fu completamente tra-
sformata dal nostro incontro. Da allora in poi, ascoltò conti-
nuamente una registrazione della mia voce. Teneva anche dei
fiori arancioni sul suo altare, come ricordo del nostro incontro.

Nei pochi anni che le rimasero, raggiunse la salvezza.

Vedi, quindi, concluse il Maestro non dipende solo da quando
si arriva sul sentiero: è soprattutto una questione di quanta
energia si dedica ad esso, dopo averlo intrapreso. Come disse
Gesù: “Gli ultimi [o perché sono arrivati per ultimi come di- ‘
scepoli o perché perseverano fino agli ultimi istanti della loro
vita] saranno i primi, e molti che sono venuti per primi [o
presto] saranno gli ultimi”

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