Delucidazioni sul karma

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Delucidazioni sul karma

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi

Capitolo 18:

– DELUCIDAZIONI SUL KARMA

Parlare del karma e dire che si tratta della legge di causa e di effetto
(“ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria”) è
sicuramente un modo di affrontare l’argomento. Il quale,
tuttavia, credo che – nelle sue fibre più profonde – contenga molti
chiaroscuri ancora e sicuramente non approfonditi da esseri umani, anche di
altissimo livello.

Difatti, chi potrà dire di conoscere a fondo i parametri di questa legge?
Solo colui che a fondo conosce la visione < esaurita > della Forma. E chi
possiede, oppure ha posseduto a fondo questa visione? Pochi, pochissimi,
nella tradizione storica del pianeta.

Ma proviamo un poco a i margini del meccanismo del karma….

Bisogna partire a monte, per riuscire a possedere un’ottica panoramica
dell’argomento. E chiedo scusa a coloro che sovente tacitano chi espone
questi argomenti in lista di essere, a volte, < difficile >
e poco < concreto >. Mi sforzerò, al contrario, di restare con i piedi bene
in terra; tuttavia – ragazzi! – rendiamoci conto che ogni volta
< continuiamo a tenere per la coda > gli argomenti che hanno intrigato i
massimi pensatori della storia e rappresentano il contenuto delle somme
domande tradizionali sull’esistenza!

Il karma è sinonimo dell’azione, in ogni sua sfaccettatura. È la garanzia
della continuità delle cose e della vita.

In effetti, l’uomo ed ogni altro frammento dell’essere sono < coevi >, o
coesistenti al resto, proprio in ragione a questa legge del karma.

Vediamo perché.

Lei immagini qualunque suo atto, dal più insignificante ed istintivo, al
più complesso e selezionato dai vertici di una sua ragion pura. Ad esempio,
il suo camminare in una campagna tra le più comuni, tra un filare di alberi
tra i più comuni, su di un sentiero battuto tra i più comuni. Il solo
battito delle sue scarpe sui sassetti che calpesta sarà causa di
risonanze sempre più sottili e complesse nel terreno; il suo respirare
produrrà delle reazioni chimiche tra i gas dell’atmosfera; lo scambio degli
elettroni del suo corpo ionizzerà l’atmosfera circostante ad essi; il suo
pensare la innesterà in un universo < parallelo > che produrrà, a sua volta,
un reattivo di peculiare natura metafisica.

Pensare che ogni elemento apparentemente parziale dell’esistenza
possegga un suo alveo individuale, o una sua nicchia propria e
privilegiata, e distaccata da tutto, è un assunto del tutto illusorio. Il
gomitolo della nostra esistenza è saldato al resto da una serie complessa
di suture impossibili ad eliminarsi.

Provi ad < isolare > un solo suo atto da una serie di collegamenti che lo
stesso possiede implicitamente con la vita.

Non ci riuscirà mai.

Potremo, addirittura, dire che lei è il risultato di quanto la precede e la
causa di quanto la seguirà
(qui, non parliamo esattamente di sviluppi temporali, ma di < espansioni
energetiche >).

Dirò di più. Come ragno al centro della tela, qualunque onda che il suo
esprimersi nella vita universale provoca nell’ambiente sarà a lei legata,
in virtù del fatto che la < la linea di minor resistenza > ch’essa continuerà
ad avere alla propria manifestazione sarà proprio il < tracciato magnetico >
che la lega al suo < creatore > (anche se il termine creare, in un universo
di cose innate, è, in fin dei conti, inesatto).

Vogliamo accennare alla linea retta che si incurva ad un certo punto del
suo procedere (per tornare al proprio asse di emittenza)? Dirò solo che
potrebbe essere causa di un altro argomento di lista il perché ogni azione
porta i suoi risultati a chi la produce.

Gli stessi Veda ci parlano di un entele fondamentale (e perché non
chiamarla la struttura ideale dell’essere?): Mulaprakriti.

La materia primordiale, il proteo universale, che a volte viene
identificato al caos primigenio, a volte allo spirito, a volte all’essere,
a volte al non essere. Si dice che esista solo questa materia
entelica. E che abbia tre qualità: il Movimento, l’Eternità, l’Essenza.
Mulaprakriti è Materia in Eterno Movimento.

Nei suoi squisiti sofismi l’uomo sovente vuole uscire dall’amplesso tenace
ed inestinguibile di ciò che è, di questa matrice inestinguibile ed
onniespansa, ed allora egli ne rinnega l’incapsulamento; suppone di potere di Mulaprakriti; di scomporsi in qualche cosa che
sia un’ < intraducibile libertà da essa >.

Illusione. Il nulla che è < tutto >; lo spazio che è < pieno >; la modulazione
in una sempre infinita spiritualizzazione di questa materia primordiale,
che è la cera con cui e su cui l’universale è composto, nei cieli avvenire
e nell’attualità più immanente, ebbene tutto ciò costituirà la base
(esprimibile nella periferia; inesprimibile nell’essenza) che incontrerà
l’uomo nelle sue eternità cosmiche.

Questa Mulaprakriti è eterna, quindi. Il che significa assoluta. È essenza:
il che significa < pieno > e non vuoto; è in movimento incessante.

Ecco, movimento incessante. Qui, appare quella legge (magistralmente
seguita e dimostrata, a fiotti di luce, nel Libro dei Mutamenti,
dell’antica Cina).

Ma, ogni movimento presuppone delle armoniche fondamentali. La geometria e
la matematica esoteriche ne sono i postulati. La Musica delle
Sfere di Pitagora si innestava appunto nello
< sgranarsi > dei loro principi universali.

Per carità, non parlerò ancora dell’uno, che si specchia nel due
e determina il tre. Sino all’apparizione del molteplice.

Voglio solo rientrare nei ranghi della tradizione consueta, dopo questo
leggero escursus che ci ha condotti in quella continuità di rapporti che ha
l’uomo, e che lo pongono al centro di un innesto di forze, che da lui vanno
verso l’esterno, ed in lui, dall’esterno, ritornano.

L’uomo, quindi, è sempre e comunque, < una parte di qualcosa >; uno < snodo
di continuità >, se visto da un ottica parziale di tempo e spazio; è tutto
ciò che esiste, se questi collegamenti appaiono quali essi sono veramente:
aspetti del suo organismo universale.

Restando nel tempo e nello spazio, dunque, ben si può affermare che
l’eternità stessa dell’uomo presuppone un’eternità della sua < espressività >
(di uomo, o di futuro dio); e, quindi, di cicli successivi a quello in cui
lo si vede vivere, mentre ne esaminiamo il suo presente stato.

Nessun essere potrà mai elidere, o spegnere la propria immortalità (sia
essa < puro nulla >, come dice una scuola di pensiero, o < puro tutto > come
afferma l’altra scuola). Né, quindi, potrà mai sfilarsi via dal ciclo
successivo a quello che produce ineluttabilmente il ciclo che, in quel
momento, sta vivendo…

E così via….

La fine di un aspetto (di un aspetto!) dell’evoluzione dona l’estinzione di
ogni modulo egoico, ed inserisce l’uomo nei cicli cosmici innati (tutto il
Libro dei Mutamenti è un Canto all’abbandono ad essi; sia a quello delle
stagioni, che alla cosiddetta < pigrizia > del Budda [evidentemente, atroce
termine di un altrettanto atroce ignoranza]; che lo vede abbandonato al
Respiro del Nulla-Tutto).

Il respiro della scaglia si sintonizza con il respiro del pesce; la
particella respira con i polmoni dell’universo; e diviene così
l’universo….

Ma, i cicli si susseguiranno sempre. A questo punto chi non possiede più
nulla, se non il tutto, a cosa può mai rinunciare?

Alla materia? Allo spirito? Al nirvana? Alla terra? Alla non terra? Mi si
dica a cosa?
Immaginiamoci un nuotatore che faccia il < morto a galla >. Ecco ciò che
diviene l’essere che ha raggiunto la perfezione che attende tutti noi,
all’orizzonte. Certamente, uno stato di sospensione che si < innesca > nella
Corrente Sottomarina Primordiale, e non segue quelle minori. Ma questo è lo
stato finale.

Il termine < reincarnazione > è foriero di complici inesattezze, a tale punto
della dialettica; sarebbe meglio mutarlo in quello di < ciclo >. La
reincarnazione odora di carne, di umido, di molliccio, di dolore, di
cecità… Ed è logico che sia così.. È il ciclo che l’umanità sta
attraversando da qualche milione di anni.

Sì, è vero, è stato indicato anche nei riflessi di ciò che molte Scuole di
pensiero chiamano Divinità
Solare, ed in riferimento a questo sistema… Forse è stato un errore..

Rimane comunque notevole il fatto che chi abbia < captato > e sappia
incarnare la chiave dei cicli, quale ho tentato di indicare nella presente
lettera, viva, da allora, ognuno di essi, standone al di fuori.

Quindi, nessun < patto d'anima > con la terra; nessun legame con
nulla; nessuna rinuncia al
Nirvana…

Certi riferimenti esoterici a certe scelte di Avatar, in riferimento al
pianeta, se si è compreso il
< principio della libertà nel movimento delle eternità > acquistano un valore
puramente storico, oppure simbolico. L’importante, ripeto, è
afferrare il concetto insito < nell'eterna libertà dalla forma; e
nell’eterna forma della libertà >.

Al solito, il rovente acido che scioglie il potere di ogni catena è l’Amore
incondizionato per tutto ciò che esiste. Il karma cosmico non può venire
meno (inteso come legge dell’immortalità infinita ciclica); può venir meno
il significato di restrizione che ogni ciclo ha verso lo spirito che lo
vive.

(Guido Da Todi)

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