Il cervello di chi soffre di depressione potrebbe avere realmente una ridotta capacità di rilasciare
serotonina: uno studio porta “le prove”.
9 novembre 2022 – Elisabetta Intini
Alterazioni nel rilascio e nell’azione della serotonina – l'”ormone della felicità” – potrebbero
giocare un ruolo importante nei disturbi depressivi: secondo uno studio britannico destinato a
creare dibattito nella psichiatria, il cervello di chi è affetto da depressione avrebbe una ridotta
capacità di rilasciare serotonina, un neurotrasmettitore che ha tra i suoi tanti effetti anche la
regolazione dell’umore.
Nel nuovo lavoro pubblicato su Biological Psychiatry, i ricercatori dell’Imperial College London
sostengono di aver fornito “la prima prova diretta”, attraverso esami di imaging cerebrale, del
fatto che il rilascio di questa molecola è attenuato in chi soffre di depressione.
SOLO QUESTIONE DI CHIMICA? La ricerca si inserisce in una delle questioni più dibattute degli ultimi
60 anni di neuroscienze, quella del ruolo della serotonina nella genesi dei disturbi dell’umore come
la depressione. La serotonina è prodotta da neuroni specializzati del sistema nervoso centrale e da
cellule della parete gastrointestinale, ma si trova in elevate concentrazioni anche nel sangue.
Secondo l’ipotesi di una disfunzione serotoninergica nei disturbi depressivi, nata da alcune
osservazioni sperimentali a partire dagli anni Sessanta, all’origine della depressione ci sarebbe
proprio la carenza di questo ormone.
L’idea – da tempo bollata come eccessiva semplificazione di un disturbo complesso e
multisfaccettato, impossibile da ridurre a un semplice “squilibrio chimico” a carico di un singolo
neurotrasmettitore – era stata di recente smentita da un’ampia revisione di studi sul tema,
pubblicata su Molecular Psychiatry a luglio 2022. A non convincere i detrattori di questa teoria non
è tanto la presenza di un’alterazione chimica che coinvolge la serotonina, ma la convinzione che
questa possa essere la ragione principale dei disturbi depressivi.
IL RUOLO DEI FARMACI. D’altro lato un qualche ruolo esercitato dalla serotonina nella depressione è
rivendicato dal fatto che i farmaci antidepressivi più usati, gli inibitori selettivi della
ricaptazione della serotonina (SSRI), siano efficaci su buona parte dei pazienti, lasciando però
senza effetti una considerevole fetta di persone, tra il 10 e il 30%. Questi farmaci funzionano
prendendo di mira la proteina incaricata del trasporto della serotonina, che riacciuffandola nello
spazio tra sinapsi, per riciclarla, mette fine alla sua azione. Ostacolando con i farmaci questo
processo biologico di eliminazione e riassorbimento (reuptake) aumenta anche la concentrazione di
serotonina nell’organismo.
IL CERVELLO IN DIRETTA. Come racconta il Guardian, gli autori del nuovo lavoro hanno coinvolto 17
pazienti con depressione maggiore o depressione legata a Parkinson e 20 volontari sani, e hanno
sottoposto tutti quanti alla PET (tomografia a emissione di positroni): una tecnica diagnostica in
cui viene usato un tracciante radioattivo per rilevare la distribuzione di determinate sostanze.
In questo caso l’obiettivo era vedere quanta serotonina si legasse a certi recettori nel cervello
dei pazienti, in risposta a uno stimolo chimico che di norma facilita il rilascio di questa sostanza
– una quantità controllata di anfetamina. Nei pazienti con depressione, il team ha osservato un
minore rilascio di serotonina.
E SE FOSSE LA CONSEGUENZA? Ciò di nuovo, secondo gli autori, non equivale a dire che la depressione
sia il frutto di una scarsa quantità di serotonina, ma dà supporto all’idea che l’ormone abbia un
ruolo importante in questo disturbo. La ricerca però è stata accolta con scetticismo da alcune
persone del settore, sia per il ridotto numero di soggetti sperimentali sia perché le analisi
statistiche impiegate sono state considerate deboli e non suffraganti la conclusione cui si arriva.
Per Joanna Moncrieff, Professoressa di Psichiatria dell’University College London che aveva firmato
lo studio “contro” di luglio, la nuova ricerca non prova che la carenza di serotonina sia la causa
della depressione. Oltre al fatto che le analisi andranno replicate, bisognerebbe capire se lo
squilibrio chimico evidenziato dalle immagini non sia piuttosto uno degli effetti della depressione.
PERSONE OLTRE AI PAPER. Al di là delle dispute scientifiche ne va della salute dei pazienti. Come se
non bastasse la difficoltà di arrivare a una diagnosi di depressione, i trattamenti disponibili
funzionano per molti, ma non per tutti. Un quadro più chiaro sull’origine di questo disturbo
porterebbe a forme di cura e supporto più efficaci.
www.biologicalpsychiatryjournal.com/article/S0006-3223(22)01704-8/fulltext
www.nature.com/articles/s41380-022-01661-0
it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_depressivo
da focus.it
Lascia un commento