DHAMMAPADA
IL LIBRO PIÙ AMATO DAL CANONE BUDDISTA
(Parte sesta)
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XVI Il piacere
209 Non lasciare che la ricerca del piacere
ti distragga dalla meditazione
e dal tuo stesso bene.
210 Va al di là del piacere e del dispiacere.
Sia cercando il piacere
sia fuggendo il dispiacere
alimenti la sofferenza.
211 Non attaccarti a nulla.
La perdita di ciò a cui sei attaccato
è sofferenza.
Chi non nutre attaccamento né avversione
è libero.
212 Ogni desiderio
è fonte di dolore e di paura.
Liberati dal desiderio
e non conoscerai dolore né paura.
213 Ogni piacere
è fonte di dolore e di paura.
Liberati dal piacere
e non conoscerai dolore né paura.
214 Ogni avidità
è fonte di dolore e di paura.
Liberati dall’avidità
e non conoscerai dolore né paura.
215 Ogni passione
è fonte di dolore e di paura.
Liberati dalle passioni
e non conoscerai dolore né paura.
216 Ogni attaccamento
è fonte di dolore e di paura.
Liberati dall’attaccamento
e non conoscerai dolore né paura.
217 Tutti amano chi è virtuoso e saggio,
saldo nel cammino,
sincero e devoto ai suoi compiti.
218 Colui la cui sola nostalgia è l’ineffabile,
la cui coscienza è desta
e il cui cuore è libero da ogni desiderio
viene detto uddhamsoto,
“uno che ha risalito la corrente”.
219 Con gioia amici e parenti accolgono
chi ritorna dopo lungo tempo
da terre lontane.
220 Con la stessa gioia
le tue buone azioni ti accolgono
all’ingresso nella tua prossima vita.
XVII L’ira
221 Abbandona l’ira, abbandona l’orgoglio,
liberati da ogni attaccamento.
Chi non si appropria di nulla,
chi non è legato ai nomi e alle forme
va al di là della sofferenza.
222 Controlla la rabbia
come un buon auriga
governa il suo carro impazzito.
223 Vinci l’ira con la delicatezza,
la cattiveria con la bontà,
l’avarizia con la generosità,
la menzogna con la verità.
224 Sii sincero,
non lasciarti trascinare dall’ira,
condividi ciò che hai, anche se. è poco.
Queste tre chiavi aprono la porta del cielo.
225 Sii padrone del tuo corpo,
non ferire alcun essere
e raggiungerai l’eterna dimora
al di là della sofferenza.
226 Sii costantemente consapevole,
osservati notte e giorno,
cerca soltanto la liberazione
e ogni impurità si dissolverà.
227 C’è un vecchio detto:
“La gente ti biasima se taci,
ti biasima se parli troppo
e ti biasima se parli troppo poco”.
Nessuno sfugge al biasimo.
228 Il mondo trova sempre modo
di mescolare il biasimo alla lode.
Così è sempre stato e sempre sarà.
229 Ma chi oserà biasimare
l’uomo saggio e virtuoso,
meditativo e immacolato?
230 Egli splende come oro puro.
Perfino gli dei lo lodano.
231 Osserva il manifestarsi dell’ira
nel tuo corpo.
Sii padrone del tuo corpo,
abitalo con purezza.
232 Osserva il manifestarsi dell’ira
nelle tue parole.
Sii padrone delle tue parole,
abitale con purezza.
233 Osserva il manifestarsi dell’ira
nei tuoi pensieri.
Sii padrone dei tuoi pensieri,
abitali con purezza.
234 Padrone del proprio corpo,
delle proprie parole,
dei propri pensieri,
il saggio è padrone di sé.
XVIII L’impurità
235 Sei ora come una foglia secca,
i messaggeri della morte ti sono vicini.
Stai per partire per un lungo viaggio
e non hai fatto alcun preparativo.
236 Fa di te stesso un’isola,
affrettati, sii saggio.
Dissolvi ogni impurità
e raggiungi il cielo degli eletti.
237 La tua vita è prossima alla fine,
sei giunto in presenza della morte.
Non ci sono soste in questo viaggio
e non hai fatto alcun preparativo.
238 Fa di te stesso un’isola,
affrettati, sii saggio.
Dissolvi ogni impurità
e va al di là della nascita e della morte.
239 A poco a poco,
come il gioielliere
separa le impurità dall’argento,
così il saggio
si libera di ogni impurità.
240 Sei consumato dal male che fai
come il ferro é corroso
dalla propria ruggine.
241 Una pecca è l’oblio dei sacri testi,
una pecca l’abbandono della casa,
una pecca la pigrizia del corpo,
una pecca il sonno della sentinella.
242 Una pecca nella donna è la condotta lasciva,
una pecca in chi dona è l’avarizia,
una pecca in questa e nella prossima vita
è il male fatto.
243 Ma la pecca più grande
è l’ignoranza.
0 bhikshu! Liberati di quella macchia
e sarai libero da ogni macchia.
244 La vita è facile
per chi è senza vergogna,
impudente come un corvo,
arrogante, corrotto ed egoista.
245 Più difficile è vivere
nella modestia, nella purezza,
disinteressatamente e saggiamente.
246 Chi uccide, mente, ruba,
chi commette adulterio,
247 chi si ubriaca,
scava la propria fossa
in questa stessa vita.
248 Non lasciare che l’avidità
e una vita vissuta male
ti precipitino a lungo nella sofferenza.
249 Chi invidia ciò che è dato a un altro
perde la propria pace giorno e notte.
250 Sradica in te lo spirito dell’invidia
e vivi in pace giorno e notte.
251 Nessun fuoco brucia come la passione,
nessun cappio strangola come l’odio,
nessuna rete è più tenace dell’illusione,
nessun torrente più impetuoso del desiderio.
252 É facile vedere i difetti altrui,
più difficile vedere i tuoi.
Vagli i difetti degli altri come la pula,
i tuoi li nascondi
come un baro nasconde un lancio perdente.
253 Ergendoti a censore dei difetti altrui
moltiplichi i tuoi.
In questo modo sei ben lontano
dal liberarti delle tue impurità.
254 Non c’è alcuna via nel cielo,
la via è dentro di te.
Gli uomini cercano la felicità
nei propri attaccamenti.
Il Tathagata,
“colui che cammina nel semplice essere-così”,
è libero da ogni attaccamento.
255 Non c’è alcuna via nel cielo,
la via è dentro di te.
Non c’è nulla di eterno
nel mondo fenomenico,
ma immutabile è la coscienza del Buddha.
XIX Il seguace del dharma
256 Se cerchi di realizzare i tuoi fini con la forza
non sei sulla via del dharma.
Il saggio esamina attentamente
ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
257 Nel guidare gli altri
non si serve della forza,
è giusto e imparziale.
Egli viene detto
“guardiano della legge”.
258 Un uomo non è un saggio perché sa parlare.
Saggio è chi è paziente,
libero dall’odio e dalla paura.
259 Non è un “custode della legge” perché sa parlare.
L’uomo che, pur conoscendo poco le scritture,
vive il dharma nel proprio corpo
e non se ne discosta,
questi è un vero “custode della legge”.
26o Non bastano i capelli bianchi
a fare del vecchio un saggio.
Molti invecchiano invano.
261 Il vero anziano è colui
in cui abitano verità, giustizia,
non-violenza e autocontrollo,
saggezza e purezza.
262 Né le belle parole, né il bell’aspetto
possono rendere bella
una persona invidiosa, avida e falsa.
263 Sradica in te queste erbacce,
coltiva la saggezza e la purezza
e la tua bellezza risplenderà da sé.
264 Non basta il capo rasato a fare un asceta
di chi è bugiardo e indisciplinato.
Come può essere un asceta
chi è schiavo dei propri desideri e attaccamenti?
265 Asceta è chi è pronto
a sradicare in sé ogni impurità
e ad acquietare la mente.
266 Non basta vivere di elemosina
per essere un bhikshu, un monaco mendicante.
Bhikshu è chi vive il dharma nella sua totalità.
267 Bhikshu è chi vive
nella purezza e nella consapevolezza,
al di là del merito e dei demerito.
268 Non basta il silenzio a fare un saggio
di chi è inconsapevole e ignorante.
269 Saggio è colui che tiene in mano
la bilancia del bene e del male,
che soppesa e sceglie.
270 Nobile è colui che non fa del male
ad alcuna creatura vivente.
271 Non è grazie ai voti
e ai precetti morali,
né alla sapienza,
né alla pratica della meditazione,
né alla castità e alla solitudine,
272 che puoi ottenere
la beatitudine della liberazione,
irraggiungibile da chi è prigioniero del mondo.
0 bhikshu! Non fermarti
finché non avrai sradicato in te ogni impurità.
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