Dhammapada: IX X XI – Il male e la violenza

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Dhammapada: IX X XI

Il Dhammapada

(I versi più amati dal Canone Buddista)

IX Il male

116 Affrettati a fare il bene. Astieniti dal male. Se trascuri di coltivare il
bene, il male infesta la tua mente.

117 Se ti capita di fare del male, non ripeterlo, non lasciare che metta radici
in te, onde non incorrere nella sofferenza.

118 Se ti capita di far del bene, ripetilo, lascia che metta radici in te e ti
riempia di gioia.

119 Anche chi ha fatto del male può gioire finché le conseguenze del male fatto
non sono maturate.

120 Anche chi ha fatto del bene può soffrire finché il bene che ha fatto non dà
i suoi frutti.

121 Non prendere alla leggera il male che fai, pensando che non ti tocchi.

122 Non prendere alla leggera il bene che fai, pensando che non ti tocchi. Una
brocca si riempie d’acqua che cade goccia a goccia.

123 Come un ricco mercante che viaggia senza scorta evita un cammino pericoloso,
come chi ama la vita evita un veleno, così evita il male.

124 Ma una mano senza ferite può maneggiare veleni senza danno.

Così il male non tocca l’innocente.

125 Il male fatto a un innocente è come polvere gettata controvento.
Esso si ritorce contro chi lo fa. 126 Alcuni rinascono in questo mondo,
altri all’inferno, altri ancora in paradiso. Ma coloro che sono senza macchia
entrano nel nirvana.

127 In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare,
né nelle più remote gole montane,
puoi sottrarti alle conseguenze del male che hai fatto.

128 In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare,
né nelle più remote gole montane, puoi sottrarti al dominio della morte.

X La violenza

129 Come te, tutti gli esseri tremano
di fronte alla violenza, tutti temono la morte.
Rispecchiandoti negli altri, non uccidere e non ferire.

130 Come te, tutti gli esseri tremano
di fronte alla violenza, tutti amano la vita.
Rispecchiandoti negli altri, non uccidere e non ferire.

131 Chi cerca la propria felicità
ferendo altri esseri che come lui cercano la felicità
non sarà mai felice.

132 Non ferire chi come te cerca la felicità, se vuoi essere felice.

133 Non ferire con parole crudeli.
La parole irate fanno male e il dolore che provochi rimbalza verso di te.

134 Immobile e silenzioso come un gong spezzato entra nel nirvana, dove ogni
agitazione scompare.

135 Come un mandriano con il suo bastone spinge le vacche al pascolo, la
vecchiaia e la morte sospingono le creature verso nuove vite.

136 Ma l’inconsapevole non se ne rende conto e brucia nel fuoco delle sue
proprie azioni.

137 Chi ferisce un innocente o infligge una punizione immeritata incorre in una
di queste dieci calamità.

138 Subisce crudeli sofferenze, una grave malattia,
una mutilazione, l’invalidità o la pazzia.

139 Oppure viene perseguitato dal sovrano, viene accusato di un crimine
spaventoso,
subisce un lutto o la rovina economica.

140 Oppure la sua casa viene distrutta dal fulmine. E quando il suo corpo si è
dissolto continua a bruciare all’inferno.

141 Né la nudità,
né i capelli arruffati, né il digiuno, né il dormire sulla nuda terra, né il
cospargersi il corpo di cenere, né il sedere immobile: nulla di tutto questo può
liberare chi non è libero dal dubbio.

142 Ma chi vive in serenità e purezza,
astenendosi dal nuocere ad alcun essere,
anche se indossa vesti eleganti è un vero bramino, un vero asceta, un vero
bhikshu.

143 Un cavallo ben addestrato non ha bisogno della frusta.

144 Come un cavallo ben addestrato toccato dalla frusta, sii ardente e
scattante. Liberati di questa sofferenza con la meditazione, la consapevolezza,
la saggezza, la virtù, la fiducia e l’impegno nella ricerca della verità.

145 Come il contadino incanala l’acqua,
come il fabbro raddrizza le sue frecce,
come il falegname lavora il legno, così il saggio lavora se stesso.

XI La vecchiaia

146 Di che cosa puoi rallegrarti
mentre il tuo mondo brucia?
Sei immerso nell’oscurità e non cerchi la luce?

147 Guarda questo tuo corpo: un fantoccio dipinto che sta insieme in qualche
modo,
malato, pieno di ferite, agitato da fantasie mutevoli e vacue.

148 Questo tuo corpo fragile, malato, putrescente, destinato, come ogni cosa
vivente, a morire e a dissolversi.

149 Guarda queste bianche ossa, che un giorno saranno gettate via come zucche in
autunno.

150 Queste ossa costituiscono una fortezza
intonacata di carne e di sangue, abitata da orgoglio e ipocrisia, vecchiaia e
morte.

151 Anche gli splendidi carri dei re perdono con il tempo i loro colori.
Così il corpo invecchia. Ma la legge eterna non invecchia: questo è
l’insegnamento che i saggi
trasmettono ai saggi.

152 Chi non impara dalla vita invecchia come un bue: la sua carne cresce, ma non
la sua saggezza.

153 Innumerevoli vite ho attraversato cercando invano il costruttore di questo
edificio di ossa e di carne.
Doloroso è continuare a rinascere.

154 Ma ora ti ho trovato, costruttore, e non ricostruirai mai più questa mia
dimora. La trave di colmo è spezzata,
le travi sono rotte. Ogni desiderio è estinto e la mente riposa nel nirvana.

155 Coloro che hanno dissipato gli anni della loro giovinezza da vecchi
intristiscono come vecchie gru in un lago senza pesci.

156 Giacciono inutili come archi spezzati, rimpiangendo il passato.

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