Di per sé la crescita non implica alcuna sofferenza
di Osho
Tratto da: “The Book of the Books”, 12 aprile 1980
É inevitabile che il ricercatore spirituale debba soffrire lungo il
sentiero?
Dipende: di per sé la crescita non implica alcuna sofferenza; soffrire nasce
dalla tua resistenza alla crescita. Crei sofferenza perché continui a
resistere, non ti permetti di crescere. Hai paura di vivere la crescita
totalmente, ti accompagni a lei senza passione.
Per questo soffri, perché ti dividi, ti dissoci. Una parte di te coopera e
una parte di te oppone resistenza, è contraria. Questo conflitto interiore
crea in te la sofferenza.
Quindi, lascia perdere questa idea, molte persone credono che si debba
soffrire per crescere. E’ un’assurdità bella e buona! Se cooperi totalmente,
non c’è affatto sofferenza. Se sei in uno stato di abbandono, invece di
soffrire sarai felice. Ogni istante sarà un istante di beatitudine e di
benedizione.
Dunque, non scaricare la responsabilità sulla crescita. La nostra mente è
molto astuta e ingannatrice: dà sempre la responsabilità a qualcuno, a
qualcosa, non si assume mai la responsabilità in prima persona. Tu sei la
causa della sofferenza.
Se ti è possibile, ricorda tre cose.
La prima: se vuoi crescere lascia cadere il passato, perché ogni resistenza
deriva dal passato. Continui a giudicare riferendoti al passato, ma il
passato non è più, è del tutto irrilevante, eppure continua a interferire.
Continui a giudicare in base a quello, continui a dire: “Questo è giusto e
quello è sbagliato”, e tutte queste idee di giusto e sbagliato, tutti questi
giudizi, derivano da qualcosa che è morto.
Il tuo passato cadaverico pesa su di te al punto che ti impedisce di
muoverti. Lascialo cadere completamente, e rimarrai sorpreso: la maggior
parte della sofferenza scompare.
La seconda cosa da ricordare è: non crearti aspettative per il futuro. Se ti
aspetti qualcosa, di nuovo creerai dolore, perché le cose non accadono
conformandosi a te; le cose accadono in conformità col Tutto.
L’onda, una piccola onda nell’oceano, non può essere il fattore decisivo:
l’oceano
decide. L’onda deve restare in uno stato di abbandono. Se l’onda vuole
andare verso Oriente, inevitabilmente nasceranno dei problemi, e in questo
caso, la sofferenza sarà inevitabile.
Se i venti non vanno verso Oriente, se l’oceano non lo vuole, cosa farà
l’onda?
Soffrirà. Lo chiamerà destino, dirà che sono le circostanze, le condizioni
sociali, la struttura economica, la società capitalista, la cultura
borghese, l’inconscio freudiano… ora le chiami “le sofferenze della
crescita”. Ma non stai facendo altro che spostare la responsabilità.
In realtà soffri a causa delle tue aspettative. Quando non sono appagate —
e non lo saranno mai! — ne deriva frustrazione, ne consegue il fallimento,
e tu ti senti rifiutato, come se l’esistenza non si curasse di te.
Lascia cadere le aspettative per il futuro. Rimani aperto, rimani
disponibile a qualsiasi cosa accada, ma non programmare il futuro. Non
fabbricare nessuna idea psicologica, nessuna fissazione sul futuro, su come
dovrebbero andare le cose: allora vedrai scomparire un’altra porzione
rilevante di sofferenza. Queste sono le due cause fondamentali della
sofferenza.
E la terza cosa: al “Movimento per lo Sviluppo delle Potenzialità dell’Uomo”
manca una cosa essenziale. Esso cerca di aiutarvi a crescere, ma ancora non
è riuscito a creare in voi uno spazio meditativo. Per cui rimane una lotta
costante, uno sforzo di volontà, ma non è rilassamento, non è riposo.
Quindi, resta da ricordare una terza cosa, e tutta la sofferenza scomparirà:
crea energia meditativa, crea dentro di te uno spazio di meditazione. Ai
metodi occidentali questo manca, ed è una cosa essenziale.
Ecco perché nella mia comune lo sforzo consiste nell’usare tutti i metodi
occidentali di psicoterapia, affiancati da tutti i metodi orientali di
meditazione.
Forse, oggi questo è l’unico posto in tutto il mondo, in cui l’Oriente e
l’Occidente
si stanno veramente incontrando, e non è un incontro diplomatico come accade
all’ONU. Qui, questi due emisferi si stanno veramente fondendo, e non
politicamente, non in modo diplomatico, perché un incontro diplomatico non è
un incontro, è solo una facciata, una finzione.
Qui sta accadendo un incontro d’amore: l’Occidente e l’Oriente, per la prima
volta, vivono una storia d’amore.
L’Occidente ha sviluppato tecniche molto importanti: la Gestalt,
l’Encounter,
la Primal, la Bioenergetica, e molte altre. E anche l’Oriente ha sviluppato
molti metodi: Zazen, Vipassana, la danza Sufi, lo Yoga, il Tantra. Il loro
approccio è diverso, così diverso che entrambi rappresentano solo una metà
del Tutto, per cui a entrambi manca qualcosa.
I metodi orientali sono in grado di creare uno spazio meditativo, ma ti
rendono introverso al punto che inizi a fuggire dalla vita; in passato tutti
i metodi orientali si sono dimostrati essere un’evasione dalla realtà. Si
arriva a desiderare di ritirarsi in un monastero, vuoi andare sull’Himalaya,
vuoi andare in una caverna chissà dove, e vivere da solo. Questi metodi ti
insegnano come stare da solo, felicemente solo: ma, a questo punto, qualcosa
viene a mancare.
La vita è anche relazione, la vita è anche stare insieme, la vita è anche
comunione. é bellissimo essere beati in solitudine, ma questa è solo metà
della storia: dovreste essere beati anche quando siete insieme a qualcuno.
E quando siete beati con qualcuno, la beatitudine raggiunge una vetta ancor
più alta. In solitudine sei come un suonatore di flauto, un solista; quando
sei beato in un rapporto, la musica assomiglia a un’orchestra.
L’Occidente ha creato metodi che vi danno un impulso maggiore verso l’essere
estroversi. Vi forniscono sistemi, tecniche per imparare a essere in
relazione, per stare bene nei rapporti con gli altri. Sono metodi d’amore,
ma manca loro qualcosa.
Arrivi ad apprezzare le relazioni, ma ogni volta che sei solo… e,
essenzialmente, tu sei solo. Sei nato solo e morirai solo; nel centro più
profondo del tuo essere, sei sempre solo. Per cui, in superficie sei felice,
ma in profondità persiste una sottile corrente di infelicità. Non sei in
grado di incontrare te stesso, non riesci a stare di fronte a te stesso, non
riesci a vederti.
L’Occidente ha fallito perché ha sviluppato solo l’estroversione; l’Oriente
ha fallito perché ha sviluppato solo l’introversione. E l’uomo non è né
estroverso né introverso.
Vorrei che venisse scritto a caratteri cubitali che la tipologia ideata da
Carl Gustav Jung è assolutamente sbagliata.
L’uomo non può essere diviso così facilmente in categorie — non si può dire
che qualcuno sia un introverso e qualcuno un estroverso — perché l’uomo è
una totalità, un essere integro. Possiede una sfera interiore e una sfera
esteriore, ed entrambe devono essere nutrite, entrambe devono essere
appagate.
Quindi, se ti limiti a seguire i metodi occidentali soffrirai molto, perché
attraverso di essi non sarai in grado di creare uno spazio meditativo. Se
segui solo i metodi orientali, potrai creare uno spazio meditativo, ma
diventerai assolutamente inutile nel mondo e ti mancherà l’arricchimento che
deriva dalla comunione con altri esseri umani.
Qui, io mi sforzo di creare la prima sintesi tra estroversione e
introversione, e di aiutare l’uomo perché diventi abile in entrambe,
simultaneamente. In questo modo, l’essere umano potrà spostarsi con facilità
dall’estroversione all’introversione, e dall’introversione
all’estroversione,
non è necessario dividere l’uomo in categorie stagne. L’uomo può diventare
pura fluidità.
E’ tanto semplice quanto l’uscire di casa. Quando esci di casa, non pensi di
diventare un estroverso. Quando in casa senti che l’aria si è raffreddata e
all’esterno non ci sono nuvole e il sole può scaldarti, esci: non ci pensi
su due volte. Non decidi: “Adesso voglio essere un estroverso”.
Viceversa, se il sole scotta troppo e la calura ti soffoca, non prendi una
decisione ferrea: “Devo rientrare. Ora voglio essere un introverso”. Niente
affatto! Quando il sole è troppo caldo, non fai altro che entrare in casa, e
quando all’interno è troppo freddo, esci. Uscire di casa oppure entrare in
casa non è affatto un problema, perché tu non sei legato né all’interno né
all’esterno.
Il mio sforzo, qui, è aiutarvi a essere liberi sia all’interno che
all’esterno,
perché voi non siete né la sfera interiore, né quella esteriore; siete
qualcosa che trascende entrambe.
La sfera interiore e la sfera esteriore non sono altro che parti della
vostra personalità; è la casa in cui vivete ad avere un interno e un
esterno. Ma, la vostra consapevolezza non ha alcun “interno” né alcun
“esterno”.
Dunque, ricorda queste tre cose: lascia perdere il passato, lascia perdere
le aspettative sul futuro, e crea una sintesi tra introversione ed
estroversione. E tutte le sofferenze scompariranno.
No, il ricercatore spirituale non deve necessariamente soffrire, lungo il
sentiero. Soffri perché non sei consapevole delle tue responsabilità. Non
soffri a causa della tua crescita. Soffri perché non sei cosciente delle tue
resistenze, del tuo orientamento al passato, delle tue aspettative verso il
futuro, e non sei consapevole del fatto che in te manca uno spazio
meditativo.
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