Dignità e Responsabilità

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Dignità e Responsabilità

Dr. Marco Ferrini (Ph.D. Psychology)

Il Centro Interreligioso di Agliati accoglie persone di varie confessioni e culture spirituali che
testimoniano, in un clima di amicizia e di autentica comunione, la possibilità e la preziosità di
uno scambio nell’esperienza del Divino nelle varie tradizioni capace di arricchire ogni percorso
individuale.
Nella chiesa dedicata a San Martino e nell’adiacente canonica, dal 1996 si svolgono incontri e
dibattiti cui partecipa anche la tradizione Vaishnava, rappresentata dal prof. Marco Ferrini.
Sull’amena collina di Agliati, avvolta in un oceano di azzurro e di verde, tutto appare sospeso
nella polvere d’oro del sole. Anche per questa naturale quotidiana bellezza, il luogo si presenta
adatto alla contemplazione e all’indagine su temi che riguardano la relazione tra uomo, universo e
Dio.

Ancora una volta, in una bella giornata di maggio, il prof. Ferrini è stato invitato a tenere una
conferenza presso il Centro interreligioso preceduta, come di consueto, da alcuni minuti di
riflessione e di preghiera comune, in cui le diverse voci religiose si uniscono in coro per
glorificare lo stesso unico Dio. Sotto la navata della chiesetta, che racchiude tutti in un atomo di
luce soffusa, s’intrecciano inni, canti e mantra, parole antiche di devozione e speranza. Poi il
penetrante eloquio del prof. Ferrini, nella piccola sala contigua alla cappella, illumina le menti e
parla ai cuori dei presenti, ispirando ciascuno in profondità.

“Ogni autentico percorso spirituale – spiega il professore – presuppone la caduta di barriere tra le
differenti confessioni religiose, e non solo. Prendiamo ad esempio la barriera tra laici e
religiosi: si tratta di qualcosa che in verità non esiste, in quanto la spiritualità è per tutti,
non soltanto per sacerdoti di professione, e allo stesso modo il mondo, per chi sa viverlo e vederlo
nella sua realtà, è utile e benefico per tutti. Alle leggi eterne che regolano l’universo fino alle
nostre azioni individuali – prosegue Ferrini – deve rispondere ciascun individuo, a prescindere
dalla categoria cui dice di appartenere. Questo vale anche per dignità e responsabilità, che
attengono a diversi livelli di sviluppo della persona e delle realtà sociali”.

Ciò è forse un invito a diventare sincretisti o qualunquisti? Certamente no. Significa piuttosto non
appiattirsi su identificazioni di razza, cultura e religione, non mancare di cogliere, oltre la
diversità culturale e le peculiarità dei vari percorsi, lo scopo e i valori comuni. Barricarsi nella
propria roccaforte di credenze e pregiudizi e con arroganza, a volte subdola, voler affermare la
propria egemonia culturale e religiosa rinnegando ogni pensiero altro – spesso per paura di
confrontarsi con esso – scatena inevitabilmente tensioni, odii e conflitti, come testimonia la
storia dell’uomo, dalle crociate all’11 settembre. Responsabilità significa anche imparare a
muoversi con umiltà e prudenza, consapevoli delle conseguenze che possono causare azioni o parole
poco rispettose degli altri e delle loro scale valoriali.

“Dignità e responsabilità – dice ancora Ferrini – sono termini di ampia portata, due concetti
fondamentali per la vita di ognuno. Non si può parlare di evoluzione spirituale prescindendo dal
riconoscere a tutti gli umani e a tutti gli esseri viventi una propria dignità”. Ma cerchiamo di
capire cosa si intende per dignità e per responsabilità. Prima di tutto chiediamoci: a quali canoni
o parametri di giudizio intendiamo far riferimento? A seconda delle prospettive e dei criteri
considerati, la nostra comprensione di questi due concetti può assumere infatti connotazioni e
contenuti anche radicalmente diversi. Ogni società è caratterizzata da sovrastrutture culturali e
codici di comportamento che non di rado sono stabiliti sulla base di spinte anche fortemente
egoiche.

“Conosciamo bene le sciagure generate dai regimi dittatoriali della storia – ricorda Ferrini – che
hanno riscritto i codici politici, sociali e perfino religiosi, esercitando l’assolutismo in nome
dell’assoluto e negando alle persone dignità e libertà”. Arbeit macht frei, “il lavoro rende
liberi”, qualcuno ha sostenuto, scrivendolo a lettere cubitali all’entrata di campi di sterminio.
Pazzi criminali manipolatori delle coscienze hanno trasformato popoli interi in masse indottrinate e
confuse, li hanno resi partecipi di una follia collettiva precipitandoli nell’oscurità morale più
infima, in azioni scellerate, disumane. Ogni volta che l’ideologia ha prevalso sull’ideale sono
stati compiuti atti efferati, ad est come ad ovest, nei lager nazisti e nei gulag sovietici, così
come in molte altre parti del mondo.

“In ogni caso – sostiene il professore – gli atti criminali si verificano quando viene messa a
tacere la voce della coscienza, quella che sale dal sé profondo e da Dio e che vibra nel cuore di
ognuno”.
Al di là di ogni propaganda, di ogni trend storico-culturale del momento è proprio nella coscienza
profonda, quella che è a fondamento dell’essere e che attiene alle sue più intime istanze, che
ognuno dovrebbe ricercare la verità, il bene, una guida nell’azione, un’etica di vita fondata su
valori universali e immutabili, che diano il senso della vera dignità e dell’autentica
responsabilità.

E’ essenziale riscoprire e ristabilire il contatto con il Sé supremo e trascendente, Dio, che dimora
tanto nell’universo quanto nell’intimo di ogni creatura e che costituisce la sorgente prima ed
ultima del reale diritto, le cui leggi non conoscono confini di spazio o di tempo. Tutte le
autentiche tradizioni religiose, pur con percorsi diversi, riportano a Lui, stimolano a questa
consapevolezza, a questa esperienza della realtà. E’ per questo che gli insegnamenti che esse
trasmettono, nei loro contenuti essenziali, sono sempre validi, sempre attuabili e vivi, poiché
richiamano a leggi eterne, a valori universali, sui quali dovrebbero fondarsi le regole del
comportamento umano civile.

Occorre trascendere un piano di comprensione meramente letterale e cogliere il significato
spirituale cui tutti i simboli sacri rimandano. La Realtà assoluta è oltre ogni parola umana, ogni
dottrina, ben oltre ogni icona, ogni scrittura ed ogni categorizzazione.
“Nel mondo i concetti di dignità e di responsabilità vengono intesi a livelli diversi a seconda
della forma mentis di ogni individuo – precisa Ferrini – secondo il proprio grado di visione e la
concezione che il soggetto nutre di sé stesso e del mondo”.

Si snodano riflessioni a catena: c’è dignità nell’inquinare o nella selvaggia opera di
disboscamento? C’è dignità nei mattatoi, nella sistematica e brutale uccisione di animali indifesi?
Dov’è finita la compassione, la benevolenza verso gli altri esseri, colpevoli solo di essere
portatori di corpi non umani? Ci sono responsabilità e dignità in altre innumerevoli azioni, magari
legittimate da erogatori di pseudo-diritto?
“Il nostro bene è inscindibilmente legato a quello degli altri. Nell’universo tutto è uno – torna a
spiegare il relatore – poiché tutto si regge sullo stesso ordine di natura divina, da cui tutto ha
origine. Anche la moderna fisica delle particelle spiega che ogni cosa nel cosmo è costituita
dall’energia ininterrotta dell’ordine implicito”.

Nella parte conclusiva della lezione si apre un vivace dibattito in cui si susseguono domande e
considerazioni stimolanti, sollevate dagli appartenenti alle varie culture religiose.
“Dignità e responsabilità sono conquiste interiori, figlie della saggezza – interviene un signore –
mi chiedo se la saggezza non sia anche una conquista dell’età”.
“Il tempo certo aiuta a maturare la saggezza – risponde il professore – ma non è l’unico mezzo. Un
importante pedagogo e filosofo della tradizione vedica, Apastamba, afferma che la conoscenza e
l’amore per Dio si ottengono, oltre all’azione del tempo, attraverso gli insegnamenti del Maestro,
il supporto di coloro che stanno compiendo il nostro stesso percorso e le proprie risorse
personali”.

Anche nella tradizione della bhakti Vaishnava, infatti, gli insegnamenti e l’esempio di vita del
Maestro sono il primo e più importante fattore per una crescita a tuttotondo e per la realizzazione
del sé. Tale Maestro, che i testi vedici non identificano con una particolare posizione sociale o
con aspetti esteriori, bensì con precise qualità interiori, vive ed insegna una dignità e una
responsabilità elevate.
Chi possiede determinate qualità interiori è un Maestro autentico, indipendentemente da quale
corrente religiosa rappresenti. La saggezza, la dignità, la responsabilità, la santità, non hanno
bisogno di etichette e non conoscono confini politici o geografici; si manifestano con la coerenza e
l’aderenza a quei valori cui richiama un’autentica, matura spiritualità.

tratto dal sito del Centro Studi Bhaktivedanta www.c-s-b.org

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