Domande e risposte al Dalai Lama 1

pubblicato in: AltroBlog 0
Domande e risposte al Dalai Lama 1

Tratto dal testo: “I Valori della Vita”

del Dalai Lama

(prima parte)

7. DOMANDE E RISPOSTE – I problemi del mondo moderno
Sull’inquinamento e sulla fine dell’universo

**********

D: Secondo lei come potrà essere risolto il problema dell’inquinamento dell’universo? Dovremo prima
giungere alla fine per poi ricominciare in un mondo finalmente pulito?

R: Secondo la dottrina buddhista, così come detta anche il buon senso, esiste un inizio e una fine.
Si tratta di una legge naturale. Che lo si chiami Big Bang o in qualsiasi altro modo, esiste un
processo di evoluzione il quale, logicamente, ha una fine. Fine che sono convinto giungerà soltanto
fra diversi milioni di anni.
Per rispondere alla sua domanda sull’inquinamento, mi ricordo che ai tempi in cui vivevo in Tibet
tutto era limpido e pulito. Lasciato il mio paese, quando per la prima volta mi dissero che non
potevo bere l’acqua di fonte perché era inquinata, non capii. 
Ora, purtroppo, questo problema interessa anche il Tibet.

La questione dell’inquinamento non riguarda soltanto una o due nazioni, ma la sopravvivenza
dell’intera umanità. Se tutti noi prendessimo coscienza della gravità della situazione e imparassimo
a comportarci con maggiore responsabilità, forse le cose migliorerebbero, come dimostra il caso di
Stoccolma. 
Dieci anni fa, il fiume che attraversa la città era privo di pesci a causa dell’alto tasso di
inquinamento delle acque; oggi, grazie ai controlli e ai provvedimenti adottati, la vita sta
tornando in quello che era ormai considerato un fiume morto.

Sebbene ai problemi ambientali manchi quel forte impatto sulla mente umana che invece hanno
massacri, assassini, attentati, questo non significa che siano meno importanti. Lentamente, mese
dopo mese, anno dopo anno, la situazione peggiora e quando finalmente la gravità del problema
diventerà evidente per tutti, sarà forse troppo tardi per porvi rimedio. 

Trovo tuttavia rincuorante il numero sempre maggiore di cittadini che si impegnano attivamente per
la salvaguardia dell’ambiente, così come anche la nascita di partiti politici il cui obiettivo
primario é la cura e la difesa del nostro pianeta. 
Dopotutto, sono convinto che ci sia ancora speranza.
Sulla sofferenza umana

D: In questo mondo tutti noi cerchiamo di evitare la sofferenza, ma così facendo a volte provochiamo
dolore nei nostri simili. 
Come dobbiamo comportarci? 
Non dovremmo forse accettare una certa dose di sofferenza e dolore?

R: Innanzitutto é necessario ricordare che esistono diversi livelli di sofferenza e che, in
generale, é possibile ridurli di intensità. 
Personalmente non credo che le condizioni essenziali per il benessere e la felicità di un individuo
debbano necessariamente provocare dolore in un’altra persona.

In favore della natura umana vorrei però sottolineare una particolarità. La televisione e i giornali
non fanno che riportare notizie di omicidi, avvenimenti tragici e drammatici. Ma accanto a chi
uccide, c’é chi é impegnato a salvare i propri simili, curandoli, portando loro cibo e nutrimento,
accudendoli. Sono però notizie alle quali nessuno fa caso, poiché le azioni buone vengono date per
scontate. In realtà, mostrano come la vera natura dell’uomo sia compassionevole. 
Ignoriamo le azioni motivate da compassione e affetto solo perché riteniamo questi due sentimenti
naturali, mentre restiamo colpiti e scioccati da avvenimenti violenti, proprio perché la nostra
natura é fondamentalmente buona. 
Ma il continuo bombardamento di informazioni negative riguardanti l’uomo porta le persone a pensare
che la natura umana sia aggressiva e violenta. 

Ritengo che la diffusione di simili notizie sia psicologicamente dannosa, soprattutto per i bambini
che, nei brevi filmati televisivi, imparano a conoscere solo ciò che di negativo c’è nei loro
simili. In quel momento, omicidi e lotte possono apparire eccitanti, ma, a lungo andare, le immagini
violente si trasformano in armi dannose e pericolose per tutta la società. 

Durante un incontro con il filosofo Karl Popper abbiamo affrontato il discorso della violenza
televisiva e dell’impatto negativo che ha sui bambini e siamo giunti alla conclusione che per
sperare in un futuro migliore l’unica strada è quella di un sistema educativo più adeguato alle
giovani menti.
Sul razzismo, l’intolleranza e la follia umana

D: Razzismo, intolleranza e follia umana sembrano in aumento. Quali pensa siano le cause di un
simile fenomeno? E come pensa sia possibile combatterlo?

R: Sono convinto che molto dipenda dall’educazione. Più informazioni corrette si ricevono, più
contatti si hanno, più si è in grado di giudicare con la propria mente e meglio è. 
Parte del problema deriva dall’ignoranza nei confronti delle altre culture, delle altre comunità e
della natura della vita moderna. 
Se fosse possibile raggiungere la completa soddisfazione mantenendosi assolutamente indipendenti
all’interno della propria cultura e comunità (ed essere quindi completamente indipendenti anche nei
confronti delle altre comunità sparse in tutto il mondo), allora forse si potrebbe dire che esiste
un terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di razzismo e intolleranze di ogni genere. 
Ma così non è. Infatti non è possibile ignorare l’esistenza di altre culture e comunità. 
Inoltre, la natura della vita moderna è tale che il benessere, la felicità e il successo di una
comunità sono legati al benessere e agli interessi di altre comunità e società. 
In un mondo così complesso non c’è posto per l’intolleranza e il razzismo.

Per quanto mi riguarda, non ci sono dubbi sul fatto che il buddhismo sia la religione che più si
adattaalla mia natura. Questo però non significa che il buddhismo sia in assoluto la religione
migliore, poiché ognuno di noi ha una disposizione mentale diversa, alla quale un particolare credo
può adattarsi meglio di un altro. 
Se rispetto il diritto di ogni individuo, allora devo rispettare o accettare i valori di ogni
religione, poiché opera per il bene di milioni di persone.

Quando vivevo ancora in Tibet sapevo ben poco della natura e dei valori delle altre società. Da
quando ho lasciato il mio paese ho avuto modo di conoscere persone di ogni religione e cultura e ho
imparato ad apprezzare le diverse tradizioni. 

Naturalmente sono sempre convinto che il buddhismo, sia dal punto di vista religioso che filosofico,
sia un gradino al di sopra delle altre religioni, sebbene anch’esse abbiano un grande potenziale. 

Con il passare degli anni, il mio atteggiamento nei confronti delle altre dottrine è completamente
mutato e ogniqualvolta incontro il rappresentante di un’altra religione, provo grande ammirazione e
rispetto.
Sull’educazione dei figli

D: Come dobbiamo allevare i nostri bambini?

R: È una domanda alla quale non sono in grado di rispondere: meglio rivolgersi a uno specialista!
Sul denaro

D: Come si può vivere serenamente in una società fondata sulla necessità di guadagnare denaro?

R: Penso sia possibile bilanciare tale esigenza con una vita serena.
Sul controllo delle nascite e l’esplosione demografica

D: Che cosa ne pensa dell’esplosione demografica nel mondo?

R: Penso non ci siano dubbi sulla necessità di un controllo delle nascite e, poiché ricorrere
all’aborto non è certo il sistema migliore, è necessario divulgare i sistemi contraccettivi. 
A volte, per scherzo, affermo che sarebbe molto meglio se nel mondo ci fossero più suore e
sacerdoti. La castità non sarebbe forse il miglior sistema “nonviolento” di controllo delle nascite?
Sulla religione nel mondo moderno

D: In questi ultimi anni, in molti paesi si è verificato un allontanamento dalla religione e,
contemporaneamente, si è registrato un maggiore interesse nei confronti delle diverse forme di
autosviluppo. 
Nel mondo moderno, la religione rappresenta ancora un elemento fondamentale?

R: La religione è estremamente importante. Mi spiego. Molte religioni hanno alle spalle secoli di
storia e questo significa che alcuni aspetti sono, in un certo senso, datati e obsoleti. Questo però
non significa che la religione, nella sua totalità, sia un elemento di scarsa importanza per il
mondo moderno. 
È quindi essenziale considerare l’essenza delle diverse religioni, buddhismo incluso.

Fondamentalmente l’uomo è sempre lo stesso. Certo le culture e i modi di vivere sono cambiati, ma i
problemi, la sofferenza, la morte, la vecchiaia, le malattie, la guerra esistono ancora.
Non so come sarà l’uomo fra centomila anni, ma, per lo meno negli ultimi duecento anni, la sua
natura è rimasta praticamente immutata.
Poiché la natura e la sofferenza umana non sono cambiate, le religioni mantengono ancora la loro
importanza. Certamente, con il mutare delle tradizioni e della struttura della società, sono
cambiati alcuni aspetti rituali delle religioni che oggi non avrebbero più ragione di esistere.

Per quanto riguarda il buddhismo, dobbiamo ricordare che non si occupa soltanto di questa vita, ma
anche di aspetti molto più misteriosi. A meno che in altri reami dell’esistenza stia avvenendo lo
stesso processo di modernizzazione che osserviamo in questo mondo, penso che il buddhismo manterrà
la propria importanza, poiché i problemi fondamentali dell’esistenza permangono, e perché affronta
aspetti collegati ad altre forme misteriose di vita. 

Sono e sarò sempre convinto che i cambiamenti di questa era moderna sono solo superficiali e che,
nella profondità del nostro essere, siamo sempre gli stessi. L’anno scorso al confine fra l’Austria
e l’Italia sono stati ritrovati i resti di un uomo preistorico. Se quell’individuo fosse ancora
vivo, sono sicuro che potremmo tranquillamente comunicare con lui, nonostante la sua cultura e
linguaggio risalgano a qualcosa come quattromila anni fa.
Sulla giusta punizione e la situazione in Bosnia

D: Lei ha affermato che una giusta punizione può essere positiva in quanto può bloccare un altro
individuo dal commettere errori. 
Secondo lei è opportuno che le Nazioni Unite autorizzino le incursioni aeree contro i serbi
bosniaci?

R: Oh, che domanda difficile! L’unica cosa che possiamo fare é condividere la sofferenza di quei
popoli. E una situazione tremendamente triste. 
A parer mio, la questione bosniaca, quella africana e quella delle ex repubbliche sovietiche non
sono sorte all’improvviso. Le cause di tali situazioni risalgono a decenni passati. Ciò che possiamo
fare è cercare di trarre insegnamento da questi tristi avvenimenti e, in futuro, qualora si
individuassero altri paesi nei quali esiste una situazione potenzialmente esplosiva, intervenire
immediatamente nel modo più appropriato.

Per quanto riguarda la violazione dei diritti umani, è molto incoraggiante il fatto che sempre più
persone abbiano cambiato atteggiamento a questo riguardo. Ma considero la violazione dei diritti
umani, e problemi analoghi, come una sorta di sintomi. E come in medicina non è sufficiente curare i
sintomi, ma è necessario diagnosticare la malattia, anche in questo caso è necessario scavare a
fondo alla ricerca degli elementi scatenanti. 

Quello che dobbiamo fare è cercare di modificare le cause, così che i sintomi scompaiano
automaticamente.

Penso ci sia qualcosa di sbagliato nella nostra struttura di base, soprattutto nell’ambito dei
rapporti internazionali. Spesso, parlando con amici statunitensi affermo: “Voi tenete molto alla
democrazia e alla libertà. Eppure quando avete a che fare con altri paesi, nessuno segue il
principio della democrazia, ma piuttosto quello del potere economico o militare. Molto spesso, nei
rapporti internazionali, le persone sono più impegnate a fare valere principi di forza che di
democrazia.” 
Aggiungo inoltre che le Nazioni Unite, il più alto organo internazionale creato in seguito alla
situazione verificatasi dopo la seconda guerra mondiale, ha, per esempio, cinque nazioni con seggio
permanente nel Consiglio di Sicurezza, ognuna con diritto di veto. Trovo questa soluzione
assolutamente antidemocratica. 

Inoltre, in Africa, dove milioni di persone muoiono di fame, vengono spese ingenti somme di denaro
per l’acquisto di armi, ma non per quello di cibo.

Come ho già affermato, l’odio e le armi sono i nostri veri nemici. Naturalmente quando ero giovane
trovavo le pistole e i fucili affascinanti e mi divertivo a pulirli e lucidarli. Ma sono strumenti
che portano la morte; sono creati per uccidere e tutti noi dobbiamo impegnarci affinché spariscano
dalla faccia della terra.

Per quanto riguarda le istituzioni militari… Nella tradizione occidentale è naturale che il figlio
di un re frequenti un’accademia militare; il popolo ne è orgoglioso. 
Ma vorrei raccontare un breve aneddoto. L’anno scorso è venuta a trovarmi la troupe di una
televisione tedesca. Durante l’intervista uno di loro ha affermato che, mentre gli occidentali sono
terrorizzati dalla morte, gli orientali non sembrano temerla. Ridendo, gli risposi che era l’esatto
contrario. Nel mondo occidentale amate tutto ciò che è legato al mondo militare. Non solo avete
forti eserciti, ma costruite e vendete armi: entrambi studiati e creati per uccidere. 
Ma in oriente anche l’uccisione di un insetto crea un immediato senso di colpa e di pentimento. 

Una volta, quando ero ancora in Tibet, ricordo che un uomo venne ucciso. Eravamo scioccati. Ci
sembrava una cosa incredibile, impensabile. Oso quindi affermare che gli occidentali non temono la
morte, mentre gli orientali ne hanno un sacro terrore. 

Mentalmente deve quindi esserci qualcosa di sbagliato nel concetto di guerra e di forza militare e,
comunque, ogni nazione dovrà impegnarsi a ridurre i propri armamenti. 

Per quanto riguarda la domanda sulla Bosnia, non saprei proprio che cosa rispondere, ho le idee
molto confuse.
Come sconfiggere la negatività del sistema di informazione e dei media

D: Secondo lei che cosa bisognerebbe fare per sconfiggere quelle istituzioni sociali, quali i
notiziari, gli spettacoli di intrattenimento e i media in generale, che sembrano favorire lo
sviluppo di atteggiamenti ed emozioni negative?

R: Innanzitutto sono convinto che molto dipenda dal nostro atteggiamento mentale. Quando assistiamo
a spettacoli dove la violenza e il sesso vengono messi in primo piano, dobbiamo cercare di vederli
da una particolare angolazione. Dobbiamo cioè utilizzare simili scene in modo positivo, così che,
avendo ben presente la natura distruttiva di tali emozioni, riusciremo a rifuggirle. 
Sebbene le immagini di sesso e violenza possano essere inizialmente eccitanti, riflettendoci
serenamente non se ne ricava alcun beneficio.

Per quanto riguarda i media, fra oriente e occidente c’è una grande differenza. In India, per
esempio, la televisione trasmette spesso episodi di violenza, mentre censura tutto ciò che ha a che
fare con la vita sessuale dell’uomo. Ma se paragoniamo un omicidio con una scena erotica,
indubbiamente quest’ultima è meno dannosa, poiché il sesso fa parte della vita dell’uomo.

Il grande difetto della televisione moderna è quello di limitarsi a presentare il lato negativo
dell’umanità, quello violento, egoista, dimenticando ciò che di positivo c’è in ognuno di noi.

Dieci anni fa, mentre mi trovavo a Washington, sono andato a visitare il museo dell’Olocausto e
davanti alla drammaticità delle immagini esposte ho riflettuto sulla duplicità della natura umana.
Il mostruoso sterminio degli ebrei da parte dei nazisti mi ha ricordato quanto la mente umana possa
essere crudele se guidata dall’odio. 
Ma, in quegli anni, accanto all’odio c’era posto anche per l’amore di chi era pronto a sacrificare
la propria vita per proteggere la popolazione ebraica. 
Da una parte quindi il lato crudele dell’uomo, dall’altro la bontà, la compassione, l’amore. 
Se ci lasciamo guidare dall’odio, possiamo diventare infinitamente crudeli, ma se invece lasciamo
che le nostre buone qualità abbiano il sopravvento, sappiamo compiere atti di grande bontà e
altruismo. 

Anche la televisione dovrebbe quindi mostrare entrambi i lati della personalità umana, quello
negativo e quello positivo.
Sull’ingegneria genetica

D: Grazie alle ricerche e a li studi di medici e scienziati, chi desidera avere un figlio può
addirittura sceglierne il sesso. 
Che cosa pensa dell’ingegneria genetica e che effetti pensa abbia sul futuro bambino?

R: In alcuni casi le scoperte scientifiche possono essere indubbiamente utili, ma bisognerebbe
affrontare il problema studiando caso per caso.
Sui leader politici mondiali

D: Pensa che i leader politici mondiali utilizzino la loro intelligenza in modo utile e costruttivo?

R: Mi auguro proprio di sì!

LE EMOZIONI UMANE – Come trasformare il timore e la disperazione

D: Può una persona normale trasformare la propria paura e disperazione? E come?

R: Certo che può. Per esempio, quando ero piccolo avevo paura delle stanze buie, ma crescendo la
paura se n’è andata. 

Per quanto riguarda i rapporti con le altre persone, più siamo chiusi e più ci sentiamo imbarazzati
e a disagio. Se invece affrontiamo il nostro prossimo con allegria e cordialità, che davanti a noi
ci sia il presidente della repubblica, un mendicante o una persona qualunque non fa differenza: ci
sentiamo comunque a nostro agio. 

Le differenze religiose, culturali, linguistiche, razziali non hanno alcuna importanza. L’importante
é affrontare il mondo in modo positivo e anche gli altri reagiranno con disponibilità e simpatia.
Bisogna vincere la paura.

Poiché nella nostra mente si affollano molte speranze, il fatto che una di esse non si avveri non
significa che tutte faranno la stessa fine: ho conosciuto persone che cedono alla disperazione più
completa quando si trovano a dover affrontare una delusione. Ma la natura umana é molto complessa e
le nostre speranze e paure sono così svariate e numerose che é pericoloso puntare tutte le proprie
aspettative su una sola aspirazione e lasciarsi sopraffare dalla delusione in caso di fallimento.
Sull’attaccamento ai beni materiali e alle persone care

D: Come dobbiamo comportarci quando ci rendiamo conto di essere troppo attaccati a cose e persone?

R: Chi accetta la rinascita, o qualsiasi altra forma di esistenza dopo la morte, dovrebbe riflettere
sulla futilità dell’essere troppo attaccati a persone o beni materiali e sulla transitorietà di
questa vita. 
L’eccessivo attaccamento a persone fisiche e oggetti materiali può intensificare le emozioni
spiacevoli e determinare frustrazione e depressione.

Sia che siate non credenti o veri e propri atei, riflettendo sullo scopo della vostra vita, vi
renderete conto che non esistono soltanto la ricchezza o le persone care. Anche i non credenti
possono dedicarsi a un certo tipo di contemplazione, che li aiuti a ridurre l’eccessiva dipendenza
nei confronti di persone e beni materiali. 
Per esempio, basterebbe pensare che la ricchezza e gli amici sono sì importanti per il
raggiungimento della felicità, ma non rappresentano gli unici elementi di realizzazione e
soddisfazione personale. 

Non ha senso investire tutta la propria energia nell’attaccamento a persone e cose, poiché non
rappresentano l’unica condizione necessaria per condurre una vita felice e appagante.
Sull’autentica tolleranza

D: Che cos’altro può dirci sui rapporti interpersonali in relazione al karma personale? 
Com’è possibile capire la differenza fra tolleranza e stupidità?

R: La vera tolleranza è la posizione o l’atteggiamento che un individuo adotta in relazione a un
particolare avvenimento, un fatto o una persona. In seguito a determinate considerazioni, dopo aver
riflettuto su diversi elementi, l’individuo decide di non intraprendere azioni negative. Questa è la
vera tolleranza. 
Tutt’altra cosa è quando un soggetto non ha la capacità di prendere una decisa contromisura e
trovandosi in una situazione di impotenza non può agire diversamente. 

La differenza fra tolleranza e stupidità viene messa in rilievo nel Compendium of Deeds, una delle
opere scritte dal maestro indiano Shantideva. In quest’ottica, anche la mia tolleranza nei confronti
dei cinesi è messa in discussione: è vera tolleranza o no?
Sul modo di vincere la paura

D: Com’è possibile superare la paura come abituale stato mentale, soprattutto quando sembra non
esserci una causa apparente?

R: Bisogna innanzitutto precisare che, in questo caso, la differenza consiste nel modo di vedere e
in quello di pensare dell’individuo. Spesso veniamo colti da un improvviso pensiero o sentimento,
quale la paura, che, se lasciamo entrare in noi senza opporre alcuna resistenza, comincerà ben
presto ad attaccare il nostro essere. 
In situazioni simili è fondamentale soffermarsi a ragionare per non ritrovarsi in potere di pensieri
o sentimenti negativi. 

Al contrario, se la paura è sorta per un motivo ben preciso, allora ci aiuta a creare misure
preventive, divenendo quindi positiva. 
Se invece è immotivata, ragionando con serenità riusciremo a sconfiggerla.
Sulla spontaneità della compassione

D: Può la compassione insorgere spontaneamente dopo aver sviluppato una comprensione intuitiva?

R: Molto dipende dal proprio orientamento spirituale e dalla motivazione di base. È sicuramente
possibile per coloro che hanno sviluppato una certa familiarità con i diversi principi del
Mahayana. 
Man mano che l’individuo acquista maggiore comprensione della natura della realtà, aumenta il potere
della sua compassione e del suo altruismo, poiché si rende finalmente conto di come gli esseri umani
girino su loro stessi nel ciclo dell’esistenza a causa della loro ignoranza nei confronti della
natura della realtà. 
Queste persone, una volta acquisita una profonda comprensione della natura della realtà, scoprono
l’esistenza di una via di uscita dallo stato di sofferenza e la compassione nei confronti degli
altri esseri umani diviene maggiore, poiché capiscono la situazione dei loro simili (anche questi
ultimi potrebbero venirne fuori, se non fossero ancora imprigionati nel ciclo dell’esistenza).

Ma l’acquisizione di un certo grado di comprensione della natura della realtà non assicura
automaticamente la nascita della compassione. 
Questo perché gli individui, nel loro agire, possono essere spinti da diverse motivazioni: dal
desiderio altruistico di aiutare il proprio prossimo, ma anche da quello egoistico di liberarsi
dall’esistenza ciclica. 
Il semplice svilupparsi della comprensione della natura della realtà non è quindi condizione
sufficiente per la nascita di un sentimento di vera compassione; ad essa si devono infatti
aggiungere altre particolari condizioni.
Sul perdono

D: Che cosa pensa del perdono? 
Se in passato ho agito in modo sbagliato e discutibile e da allora un persistente sentimento di
colpa distrugge la mia pace mentale, sebbene faccia di tutto per riparare al male commesso, come
devo comportarmi per farmi perdonare?

R: Se si è buddhisti può essere utile cimentarsi in una sorta di rito di purificazione che richiede
l’applicazione dei cosiddetti Quattro Poteri, uno dei quali é costituito da un senso di pentimento
per l’azione commessa. 
A questo si deve aggiungere l’impegno a non ripetere mai più un’azione simile. 

L’effettiva pratica di purificazione potrebbe richiedere il rifugiarsi nei Tre Gioielli e quindi
l’impegnarsi in alcune pratiche religiose, come il fare atto di prostrazione, il recitare mantra, il
meditare sull’amore e la compassione o sul Vuoto, la natura ultima della realtà.
Sulla manifestazione positiva della collera

D: Esistono esempi di espressione positiva della rabbia basata sulla compassione e
l’autocomprensione?

R: Si, esistono circostanze in cui la motivazione di base può essere compassionevole, ma l’immediato
catalizzatore può essere la rabbia, intesa come una potente forza della mente.
Come guarire le ferite della violenza subita nell’infanzia

D: Se un individuo viene violentato durante l’infanzia e a causa di quella drammatica esperienza la
depressione e le emozioni negative si impossessano della sua vita di adulto, è possibile vincere la
sofferenza attraverso la meditazione? 
La psicoterapia può essere d’aiuto?

R: Ritengo sia meglio utilizzare entrambe le tecniche. È vero che ogni caso è diverso dall’altro ma,
in generale, queste tecniche sono complementari.
Come reagire alle proprie emozioni
D: Com’è possibile esprimere le proprie emozioni senza esserne spaventati? 
Spesso controllo i miei sentimenti al punto tale da rinchiudermi in me stesso ed essere incapace di
amare.

R: Quando parlo di amore e compassione abitualmente distinguo il normale sentimento di amore e ciò
che io intendo per amore, e cioè un’emozione che nasce nel momento in cui si riconosce l’esistenza
dell’altra persona e si rispettano il benessere e i diritti altrui. 
L’amore basato su un forte attaccamento nei confronti di una persona vicina, se considerato dal
punto di vista della pratica religiosa, deve essere purificato per permettere lo sviluppo di un
certo grado di distacco.
A livello iniziale probabilmente si soffrirà di solitudine. 

La conquista di tali sentimenti rappresenta uno degli scopi della vita di suore e monaci e, se da
una parte una simile esistenza può sembrare monotona e priva di qualsiasi attrattiva, dall’altra può
apparire l’esatto contrario. 
In realtà, sono convinto che, se una forma di felicità è troppo fluttuante, l’altro tipo, sebbene
meno emozionante, è almeno stabile.
Come comportarsi con chi è disperato e depresso

D: Come pensa si possa aiutare una persona, che soffre di depressione e che non desidera altro che
la morte, a diventare più stabile e positiva?

R: Nel caso si tratti di un individuo privo di fede religiosa non saprei proprio che cosa
consigliare. Ma se la persona in questione è credente o addirittura buddhista, allora può essere
utile pensare alla Natura di Buddha, alle potenzialità del corpo e della mente umani. 
Di grande aiuto può essere anche leggere la vita dei grandi religiosi del passato, molti dei quali
erano uomini privi di istruzione, che soffrivano di depressione o che vivevano nell’indigenza più
totale, ma che grazie alla determinazione e alla fiducia in loro stessi erano infine riusciti a
realizzarsi. 

Non bisogna mai dimenticare che la depressione e la perdita di ogni speranza non aiutano certo a
migliorare la situazione.
Sulla trasformazione dell’energia dell’ira e del desiderio

D: Lei ha parlato delle divinità irate. Può dire qualcosa di più sulla trasformazione dell’energia
della rabbia e del desiderio attraverso la pratica tantrica?

R: È innanzitutto necessario fare alcune precisazioni per quanto riguarda l’individuo in grado di
trasformare l’energia di emozioni negative quali la collera e il desiderio. 
Un simile individuo deve avere ben chiaro il cammino e il metodo per giungere alla saggezza. 
Oltre a ciò, deve possedere un certo grado di conoscenza della meditazione yoga della divinità:
concentrazione e un’idea precisa sull’identità della divinità stessa. 

Inoltre, ci sono alcune forme di attività che la persona può intraprendere e che possono permetterle
di trasformare tali energie, inclusa l’azione spinta dall’ira. 
Per intraprendere azioni simili, è necessaria una motivazione forte, quale una certa rabbia,
interamente basata sul karma o compassione. 
Una spiegazione più approfondita richiederebbe molto tempo.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *