Droghe killer

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Droghe killer

di: Alessio Mannucci – ecplanet.net

Un ragazzo di 17 anni, dopo una serata trascorsa ad un concerto rock, la mattina dopo si ritrova
paralizzato. Nel referto i medici parlano di una paralisi diffusa e di «presunta assunzione di
stupefacenti con altro». Gli uomini del capitano Vincenzo Barbato che inoltrano l’informativa alla
Procura di Monza, parlando di tracce di «hashish potenziato».

Negli ultimi anni, la produzione di marijuana in Paraguay, nelle montagne del dipartimento di
Canindeyudal, è a ciclo continuo (tutto l’anno) grazie all’introduzione di semi geneticamente
modificati. Gli esperti dei servizi antinarcotici hanno rilevato un aumento nella produzione dello
stupefacente in Paraguay dovuto alle forti richieste provenienti soprattutto dal Brasile, ma anche
da Argentina, Uruguay e Cile. Il ciclo produttivo dei semi GM è di 30-35 giorni: ci sono semi per
l’epoca di forte caldo e poca umidità e semi e per la stagione fredda e piovosa. Non si sà bene da
dove provengano i semi geneticamente modificati, forse da laboratori statunitensi o olandesi che
clandestinamente sviluppano queste varietà di marijuana attraverso ibridazione semplice o multipla.

Una volta esistevano solo due tipi di marijuana (indica o sativa), mentre oggi i coltivatori
illegali possono scegliere fra almeno un centinaio di varietà diverse. L’Olanda, il paese che oltre
trent’anni fa cominciò la politica alla tolleranza verso le droghe leggere, oggi sembra pentirsi.
Negli ultimi due anni, il numero di giovani dipendenti da “super-marjiuana” è aumentato del 25%. Il
problema è che gli spinelli alla super-maria contengono una concentrazione molto più elevata di
“thc” (tetraidrocannabinolo), che arriva a sfiorare il 25%, causa di una maggiore dipendenza (i
pazienti registrati nei vari centri erano 1950 nel 1994, sono diventati 5500 nel 2005). Ivo
Osptelten, sindaco di Rotterdam, ha stabilito con un decreto che entro il 2009 chiuderanno 29 coffee
shop situati nel raggio di 200 metri dalle scuole, per scoraggiare l’uso della cannabis tra i
giovani.

Oltre alla marijuana sul mercato arriva anche olio di hascisc ricavato da piante di cannabis
geneticamente modificati e con un principio attivo che può arrivare anche al 50%. L’allarme è stato
lanciato da Massimo Clerici, docente di psichiatria all’Università di Milano. La situazione è tale
che la Società Italiana di Psichiatria (SIP) ha messo a disposizione delle scuole italiane una task
force di 500 giovani psichiatri (che hanno partecipato al corso di formazione “Cannabis, Alcol e
Disturbi Psicotici” svoltosi in 16 città italiane). La proposta della SIP vuole stimolare il governo
italiano ad affrontare il problema, così come si è fatto in Germania, in Francia o nei Paesi Bassi,
dove si sono diffusi centri di consulenza gratuita specializzati destinati ad adolescenti in
difficoltà e ai loro genitori. “Mentre ci si preoccupa delle coltivazioni di papavero da oppio in
Afganistan – dice Clerici – intere piantagioni di cannabis GM sono state realizzate in Paesi a noi
molto più vicini, anzi, a poche ore di motoscafo dalle coste adriatiche e questi prodotti invadono
quotidianamente l’Europa passando attraverso l’Italia”.

Gli spinelli geneticamente modificati provocano “un disordine psicoattivo enormemente più forte
perché la corteccia prefrontale, deputata ai processi cognitivi, subisce cambiamenti”. Secondo gli
psichiatri, aumenta il rischio di malattie psicotiche. In particolare nei giovani fra 12 e 19 anni –
che già hanno una sensibilità doppia a queste sostanze a causa della morfologia in formazione del
loro cervello – specie se sono già a rischio per gravi stress precedenti (problemi familiari,
perdita di affetti, ecc.). Una ricerca tedesca che denuncia come negli ultimi anni il limite di età
d’inizio sia sceso fino a 11-12 anni. Uno altro studio, sempre eseguito in Germania, afferma che se
con mezzi di prevenzione si riuscisse a limitare l’uso della cannabis, il numero dei casi di
disturbi mentali nei giovani (schizofrenia, depressione, disturbo bipolare) si ridurrebbero di
almeno il 15%. “Sono numerose le evidenze scientifiche – dice Clerici – secondo cui l’uso della
cannabis riduce l’effetto delle cure nei pazienti con problemi mentali, aumenta le ricadute, il
numero dei ricoveri e la loro durata”.

Non molto tempo fa, una canna con l’aggiunta di cocaina crackata ha ucciso il 15enne Dario,
studente. Dalla Brianza, sostiene la Procura di Monza, «è stata messa sul mercato una partita di
marijuana marcia». Bastarda. Sporcata con additivi. Intrisa di crack. «Le nostre “sentinelle” sul
territorio – dice il sacerdote Antonio Mazzi – registrano un aumento di spinelli che spinelli non
sono». Gira anche la «glass-grass», (vetro-erba), erba adulterata. In pratica è uno spinello di
cannabis con aggiunta di anidride silicia o microsfere di silicio, altamente cancerogena. Si
presenta sotto forma di pezzi minuscoli di vetro che permette di aumentarne dimensioni e peso e
quindi incrementare i profitti. «Il fenomeno è ancora poco studiato, ma questi pezzettini di vetro
alle volte non sono così piccoli come dovrebbero e rischiano di danneggiare non solo il cervello ma
anche i polmoni», ha detto Giovanni Biggio, presidente della Società Italiana di Farmacologia,
direttore di Neuroscienze all’Università di Cagliari. Le prime segnalazioni di questa sostanza sono
comparse sul web e provengono da alcune città inglesi. L’erba con il «vetro» ha l’apparenza di
normale marijuana con molta resina.

Ragioni di «marketing» criminale: il prodotto costa meno e rende di più. Agli spacciatori, il
cliente e il risultato finale del prodotto non interessano, si sa. Non è mai interessato. Figurarsi
ora che il mercato sfugge di mano al controllo dei grandi «cartelli» delinquenziali e vede in azione
trafficanti fai-da-te: «Attenti – ammonisce don Mazzi – girano sostanze killer». «Abiamo campionato
– dice Fabio Bernardi, vicedirigente della squadra mobile – cinque tipologie di marijuana con un
principio attivo del 25%. Quanto alla cocaina crackata, è roba da ultimo stadio dei tossici».

Secondo Ignazio Marcozzi Rozzi, presidente dell’Agenzia Comunale per le Tossicodipendenze di Roma,
le numerosi morti da overdose di eroina verificatesi negli ultimi tempi sono legate ad una nuova
strategia criminale. “La strategia di introdurre eroina più concentrata – dice Rozzi – serve a
creare in tempi rapidi nuove generazioni di tossicodipendenti”. D’altra parte, il contesto
internazionale favorisce l’ingresso nel nostro Paese di eroina purissima: “C’è una grande
disponibilità internazionale di eroina – continua Rozzi – che proviene fondamentalmente
dall’Afghanistan attraverso i Balcani. Ne è testimonianza il gran numero di quintali di sostanze e
di eccipienti sequestrati recentemente in Albania. E anche l’eroina intercettata è passata dai 7
chili del 2006 ai 70 chili del 2007. La rete di spaccio è evidentemente una rete che ha minori
intermediazioni ed è in grado di introdurre sul mercato clandestino eroina molto più pura e molto
più pericolosa”.

Il 30 dicembre scorso, due operai di 30 e 31 anni, Andrea Dionisi e Marco Silvestri, sono stati
ritrovati morti in una Fiat Punto parcheggiata in una strada di campagna senza uscita alle porte di
Tivoli. Vicino ai due cadaveri c’erano alcune siringhe e i resti delle confezioni in cui era
contenuta l’eroina. La stessa notte, un uomo di 40 anni è stato trovato cadavere nell’appartamento
dove viveva insieme alla madre e alla compagna. «Ogni anno a Roma muoiono circa 100 persone per
overdose – sottolinea il fondatore della Fondazione Villa Maraini, che si occupa dell’assistenza ai
tossicodipendenti – un rischio che durante le feste natalizie aumenta perché i servizi di assistenza
ai tossicodipendenti subiscono rallentamenti». Si tratta di una cifra che per il presidente della
Croce Rossa, Massimo Barra, arriverebbe al doppio se, «non fossero centinaia gli interventi svolti
nei casi di overdose, dove si trovano le unità di strada della fondazione Maraini, una a Tor Bella
Monaca e una alla stazione Termini».

L’eroina sembra essere tornata prepotentemente alla ribalta. Perfino tra i giovanissimi. A Verona,
il Sert, il Servizio per le Tossicodipendenze, ha in cura una ragazzina di 12 anni e mezzo. A
Padova, sono in cura due adolescenti di 16 anni e quattro ragazzine che fumavano eroina tutti i
giorni: una di 14 anni, una di 15 e due di 17. Al Sert di Teramo, durante il 2007 si sono presentati
quindici minorenni, alcuni di 13 e 14 anni. Tutti con gli stessi sintomi di dipendenza da eroina.
Stesse storie in Piemonte, in Toscana, in Liguria, a Napoli. A Faenza, in provincia di Ravenna, la
più giovane eroinomane ha cominciato la terapia disintossicante che non aveva ancora 15 anni. Ha
raccontato di essere stata iniziata alla droga da un’amica di scuola, che già fumava eroina. Sempre
a Faenza, la preside di un’altra scuola superiore ha segnalato il probabile consumo di eroina nel
suo istituto. E il pericolo non è solo per chi si droga. A Ravenna una bottiglia di plastica
trasformata in ampolla per fumare è stata trovata sull’auto di un ragazzo di 19 anni, coinvolto in
uno scontro frontale che ha ucciso madre e figlio.

“I giovani credono che l’eroina fumata, non iniettata in endovena, sia meno pericolosa”, spiega la
direttrice del Sert di Faenza, Deanna Olivoni, “dal 1986, da quando lavoro in questo dipartimento, è
la prima volta che trattiamo minorenni dipendenti da eroina. Tra i nuovi arrivi, ci sono giovani che
vengono dalla campagna e dalle colline”. Quando si tratta di ragazzine così giovani, spesso la
dipendenza da eroina, o anche da cocaina e hashish, si accompagna alla prostituzione. La ragazzina
di dodici anni e mezzo di Verona era stata segnalata dal reparto di ginecologia dell’ospedale dove
era finita per un’infezione. Durante le sedute al Sert ha poi raccontato di essere stata “ceduta”
agli amici italiani del suo amico spacciatore, un colombiano di 38 anni. A Bologna, il Comune ha
scoperto casi di ragazze minorenni che si accompagnano con quarantenni offrendo prestazioni sessuali
in cambio di cocaina o eroina. In alcune discoteche del Veneto c’è la corsa a fidanzarsi con lo
spacciatore, magari violento, ma che non nega la sniffata o la fumata in compagnia.

Fa tutto parte del “sommerso”. Come le cinque overdose in pochi giorni tra Natale e Capodanno a
Roma, quattro morti per eroina insieme a un collasso per uso di ecstasy. “Eroina troppo pura”,
dicono gli investigatori. Chi se l’è iniettata non lo sapeva. Il mercato globle è in trasformazione.
Escluse le eccezioni di Napoli e qualche quartiere nelle città del Nord, le grosse organizzazioni
non controllano più la distribuzione fino al piccolo spaccio. I boss si comportano come i broker del
petrolio: comprano e muovono grandi partite, ma i pacchi di eroina, cocaina o hashish non li toccano
nemmeno. Si riducono i rischi. E il mercato è più flessibile. Dunque uno spacciatore può muoversi
liberamente tra locali alla moda, parcheggi, bar e vendere più tipi di droga. Così a Milano gran
parte dello spaccio di eroina è stato preso in consegna da gruppi marocchini che da anni offrono
hashish. Un punto di contatto con i teenager già abituati a mescolare spinelli, alcol e cocaina.

“È una precisa strategia di marketing globale che è in grado di inventare i bisogni e imporli come
costumi”, dice il direttore del dipartimento dipendenze della Asl di Milano, Riccardo Gatti, il
primo in Italia a lanciare l’allarme sul nuovo ritorno dell’eroina, “esattamente come fanno i grandi
marchi con i loro prodotti. Nessuno nasce con il bisogno di drogarsi”. L’osservatorio di Prevo.Lab,
istituito dalla Asl di Milano con la Regione Lombardia, prevede nel suo ultimo rapporto una crescita
dei consumatori di eroina da oggi al 2010 tra il 10 e il 20%. “L’aumento potrebbe riguardare
maggiormente i soggetti più giovani della popolazione che non hanno l’immagine storica dell’eroina
connessa con malattia, devianza ed emarginazione”, scrivono i ricercatori di Prevo.Lab.

Il passaggio da una droga all’altra, insieme con l’abuso di alcolici, è la caratteristica principale
del nuovo consumo. Molti giovani fumano già abitualmente hashish (i consumatori di cannabis entro il
2010 potrebbero salire del 30% secondo l’osservatorio milanese) e cocaina (è previsto un aumento del
40% che porterebbe i cocainomani al 3%o della popolazione italiana tra i 15 e i 54 anni).

Il maxi-raccolto di oppio nell’ultimo anno in Afghanistan, che garantisce più del 90% per cento
della produzione mondiale, non è l’unica ragione della nuova diffusione di eroina. Ci sarebbe anche
un motivo strettamente economico. Dal punto di vista dei trafficanti, investire nell’eroina è come
comprare titoli di Stato. La dipendenza “fidelizza” i clienti. E chi entra nell’affare adesso può
stare tranquillo per i prossimi dieci, vent’anni. Soprattutto dopo che l’Unione Europea ha
rinunciato alla distruzione delle coltivazioni di oppio, sia nei territori afghani controllati dalla
coalizione della Nato, sia in quelli riconquistati dai talebani. Un altro scenario internazionale
gioca a favore dei narcos: la lotta ai trafficanti non è più al primo posto dell’agenda
internazionale, sostituita dalla caccia ai terroristi di Al Qaeda che con la produzione di oppio
finanziano a loro volta la guerra.

“Se non facciamo qualcosa per fermare subito quanto sta avvenendo”, sostiene Riccardo Gatti, “ancora
una volta, come è già successo, rischiamo di vedere bruciare almeno due generazioni di ragazzi. La
lotta alla droga è ferma a vent’anni fa. Affrontiamo la questione come se il problema riguardasse
solo l’ultimo anello della catena: cioè il consumatore finale. E dimentichiamo tutto quello che c’è
prima. Dimentichiamo che la droga è moneta di scambio internazionale, è strumento di colonizzazione.
Basti pensare che l’Unione Europea non esercita un’azione coordinata e non ha una legislazione
unica. Eppure da anni la droga non è più un problema soltanto giovanile. Credere questo è uno
stereotipo. Perché spesso i genitori sono o sono stati consumatori”.

“Questi fenomeni”, spiega il direttore del dipartimento dipendenze della Asl di Milano, “sono
prevedibili perché rispondono alle strategie di mercato. Intanto è cambiato il mezzo di diffusione.
Le informazioni che passano da Internet e dalla tv giocano un ruolo fondamentale. Per esempio,
nessuno si occupa dello sfruttamento dei bambini come generatori di consumi attraverso le tv
commerciali. Il bambino riceve messaggi che non sono più da bambino. Credo si debba cominciare da
lì. Il bisogno di droga nasce dal bisogno di consumo”.

I ragazzi tra i 15 e i 20 anni che arrivano ai Sert di solito non si sentono tossicodipendenti. A
volte si sottopongono a una terapia soltanto come misura alternativa perché sono stati sorpresi
dalle forze dell’ordine. “Non sanno fare autocritica in merito al proprio uso di sostanze”, rivela
Georgia Sapudzi, psicologa al Sert di piazzale Accursio a Milano, “Anche se riconoscono di essere
informati sulle droghe, negano la propria tossicodipendenza. Questo è anche dovuto alla
banalizzazione del concetto di benessere. Pensiamo a come la pubblicità televisiva presenta alcuni
antinfluenzali: prendi la pastiglia e subito sei a posto. È come se uno prendesse l’eroina perché è
in ansia. E spesso, tra i poliassuntori di droghe, è così: l’eroina serve a calmare la
sovraeccitazione che danno il consumo di alcol e cocaina. Poi magari dalle stesse persone senti dire
che odiano gli psicofarmaci perché li considerano tossici”.

“Sono ragazzi apparentemente normali”, spiega Giovanni Greco, membro della Consulta nazionale di
esperti contro le dipendenze, “che frequentano scuola e Università, vivono in famiglia o lavorano.
Si drogano non per una scelta di rottura. Cercano qualcosa per sedare l’ansia e affrontare
insuccessi o per provare nuove esperienze. E in questo l’eroina è usata come analgesico. La
precocità degli adolescenti oggi è nel sentirsi male prima e nel ricorrere prima del tempo a
qualcosa credendo di stare meglio”.

L’arrivo massiccio di eroina è confermato dai sequestri della Guardia di finanza: quasi una
tonnellata e mezzo tra gennaio e ottobre 2007, il 25,9 per cento in più rispetto al 2006. Anche se,
secondo le analisi dello Scico, il Servizio centrale contro il crimine organizzato, parte di questi
carichi era destinata alla Germania dove la ‘ndrangheta controlla traffico e riciclaggio. In aumento
anche i sequestri di sostanze da taglio, spesso tossiche. Come i 312 chili di paracetamolo di dubbia
qualità scoperti al valico del Brennero. E i 30 chili di fenacetina, un antinfiammatorio accusato di
provocare anemie e gravi lesioni ai reni.

Data articolo: gennaio 2008

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