Due chiavi alla prossima tua felicità: “Lascia andare” e “concedi”

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Due chiavi alla prossima felicità:”Lascia andare” e “concedi”

– di Jon Kabat Zinn

Lasciare che sia e concedere: rinunciare al controllo

Suzanne trovava difficile concentrarsi sul respiro senza cercare di controllarlo: “Mi accorgo che
cerco di controllare il respiro e rallentarlo. Passo tutto il tempo a pensare se è giusto. Non mi
sembra una respirazione naturale”.
Cercare di controllare il respiro non è un’esperienza rara nei primi stadi della pratica della
meditazione. Tuttavia il corpo sa benissimo da sé come respirare. In effetti il respiro fa ciò che
deve tare alla perfezione… finché non s’immischia la mente, con i suoi pensieri, i suoi dubbi e i
suoi sforzi. Allora ci risulta terribilmente difficile essere accomodanti con noi stessi e lasciar
perdere le nostre aspettative riguardo a come “dovrebbero essere” le cose. Ci risulta difficile
avere fiducia che il respiro se la cavi da sé.

Alla fine Suzanne si è resa conto che non aveva bisogno di cercare di rallentare il respiro, che
non aveva bisogno di fare niente di diverso, che in realtà non aveva bisogno di fare proprio nulla.
Ha cominciato a concentrarsi sulle sensazioni associate al respiro, invece di cercare di controllare
il respiro per far accadere qualcosa.
“Ora mi piace parecchio”, dice Suzanne. “Prima cercavo di controllare tutto consciamente,
compreso il respiro. Poi ho scoperto che dopotutto era più tacile lasciare che il respiro accadesse
da sé e ritornarci con l’attenzione quando la mente vagava. Se non ci si lascia incastrare in
qualche schema di pensiero è più tacile.”

Non c’è uno stato particolare che dobbiamo raggiungere quando pratichiamo la consapevolezza del
respiro: l’idea è semplicemente di permettere che l’esperienza di ogni momento sia esattamente così
com’è, senza pretendere che sia diversa. In altre parole, essere consapevoli e insediarsi e dimorare
in tale consapevolezza.

Un respiro alla volta: c’è soltanto questo momento

Concentrarsi sulle sensazioni del respiro mentre un respiro segue l’altro c’insegna come fare una
cosa alla volta e dimorare in un momento alla volta. Nella vita quotidiana incontriamo numerose
situazioni in cui tendiamo a prevedere il tuturo. È come trovarsi di fronte una catasta di legna che
deve essere spostata dal punto in cui è stata lasciata alla consegna, davanti alla casa, al luogo
dove la teniamo di solito, sul retro. Se guardiamo l’intera catasta ci scoraggiamo; magari ci
mancherà l’energia e d’un tratto la televisione sembrerà più interessante di quanto non fosse prima.
Ma sappiamo anche che se riusciamo a concentrarci su un solo pezzo di legno, quello che dobbiamo
spostare in questo momento, e a dedicargli tutta la nostra attenzione, d’un tratto questo duro
lavoro diventa fattibile. Non si tratta semplicemente di ingannare noi stessi, fingendo che la
catasta non sia grande, ma piuttosto di esplorare la possibilità di accedere a una modalità mentale
diversa, nella quale prestiamo attenzione alla qualità del momento presente, piuttosto che prevedere
quanto potremo sentirci esausti alla fine.

L’effetto della catasta di legna si applica anche a gran parte della nostra vita. Spesso ci
sfiniamo concentrandoci su tutte le cose che dobbiamo fare, non soltanto nella giornata di oggi, ma
nelle settimane o nei mesi a venire. In questo modo ci carichiamo di un fardello che non è affatto
necessario. Quando ci sintonizziamo deliberatamente su questo momento soltanto, su ciò che è
immediatamente davanti a noi, permettiamo che fluisca l’energia necessaria per completare solo il
compito del momento.

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