E’ la memoria a costruirci una identità
Caterina Varzi
da LA STAMPA 29.01.03
L’identità personale è il cardine della nostra esistenza. Ma che cosa rende
un individuo unico e irripetibile? E perché l’amore e la coscienza sono
l’espressione più alta della nostra singolarità?
A questi interrogativi risponde <
Boncinelli. Fisico e biologo, Boncinelli racconta come l’individualità si è
affermata nella storia del mondo.
La realtà, spiega, è costituita di strati sovrapposti ciascuno dei quali
trova fondamento in quello sottostante pur avendo proprietà in questo non
presenti. Noi e il mondo siamo costituiti di molecole fatte di atomi, a loro
volta costituiti da entità ancora più elementari. Queste particelle non
hanno individualità. Perché, avendo le stesse caratteristiche, elettroni e
protoni sono identici tra loro. Ma anche perché essi non conservano ricordo
degli eventi che li riguardano. L’identità si avvale, invece, della memoria.
Nel caso degli uomini, sono i ricordi acquisiti durante la vita e scolpiti
nella mente a creare la diversità tra le persone. i ricordi acquistano un
senso anche grazie alle relazioni con gli altri. Le memorie comuni e le
esperienze condivise testiinoniano il nostro modo di essere nelle diverse
fasi dell’esistenza. E definiscono le nostre appartenenze, che altrimenti
non esisterebbero.
Boncinelli delinea i passaggi e le fasi che hanno detemiinato l’affermazione
dell’individualità nell’universo fisico e negli organismi viventi, nella
cultura e nella psiche. Così, la questione dell’identità diviene l’elemento
che sottolinea, in biologia, il valore esplicativo della narrazione storica,
gettando un ponte tra scienze esatte e scienze umane. E svela le due anime
dell’autore.
Per Boncinelli, il desiderio di trovare margini di contatto tra campi del
sapere ancora distanti non è nuovo. L’interesse per l’uomo lo spinge con la
stessa passione conoscitiva e la stessa curiosità con cui indaga lo sviluppo
embrionale e la formazione del cervello, a interrogarsi sul senso della
vita.
Per Boncinelli, il desiderio di trovare margini di contatto tra campi del
sapere ancora distanti, non è nuovo. L’interesse per l’uomo lo spinge con
la stessa passione conoscitiva e la stessa curiosità con cui indaga lo
sviluppo embrionale e la formazione del cervello, a interrogarsi sul senso
della vita. La ricerca di significati, egli afferma, è una, necessità
fisiologica che condiziona tutta la nostra esistenza. Conferiamo significato
alle cose e agli eventi della vita psichica.
Anche la mente opera come un elaboratore che per raggiungere il suo scopo
trova un senso e un signifìcato ai suoi processi. L’identità non è unica e
indivisibile, ma il prodotto di fattori biologici e culturali integrati fra
loro. E’ stato prima necessario acquisirla per poi possederla
effettivamente, quindi riconoscerla e prenderne coscienza. E’ il vero
trionfo della diversità si risolve nei rapporti di amore e odio.
La progressiva affermazione dell’individualità culmina con la comparsa del
linguaggio e della coscienza. Questa attualizza il nostro rapporto con la
realtà. La mente è fatta in modo da essere inabissata nel presente.
Nonostante la sensazione di esserci sempre stati sia radicata nel passato,
percepiamo intensamente la nostra esistenza soltanto in questo luogo e in
questo momento. L’identità diviene, allora, autocoscienza di un modo di
essere e di esistere determinato nel tempo e nello spazio. Qui e ora, «in
una traiettoria esistenziale che non ha alternative». Ma proprio questa
mancanza alimenta la nostra continua tensione.
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