02 settembre 2013
Fra i 20 e i 40 centimetri: è la distanza minima di sicurezza attorno al volto a cui devono rimanere
cose e persone per non essere percepite come un pericolo. L’esatta collocazione di questo limite
dipende però dallo stato d’animo individuale: quanto più si è ansiosi, tanto più ampia è la zona
“proibita” (red)
lescienze.it
Le dimensioni del nostro “spazio personale”, l’area inviolabile intorno a noi all’interno della
quale ci si sente sicuri, dipendono dal nostro stato mentale, e in particolare dall’ansia, che tende
ad ampliarle notevolmente. A dimostrarlo sono stati Chiara F. Sambo e Gian Domenico Iannetti
dell’University College di Londra che in una nuova ricerca pubblicata su The Journal of
Neuroscience sono anche riusciti a darne una precisa quantificazione.
I ricercatori hanno preso in esame il cosiddetto spazio peripersonale del volto: per determinarne
l’ampiezza, hanno usato il riflesso di ammiccamento (blink reflex) che scatta quando uno stimolo
potenzialmente pericoloso si avvicina troppo al viso del soggetto.
Nel corso dell’esperimento alcuni volontari tenevano una mano davanti al loro viso, a una distanza
variabile fra i 60 e i 20 centimetri, mentre i ricercatori inviavano un impulso elettrico, di
intensità costante a un nervo della mano noto per provocare un riflesso di ammiccamento che non è
sotto il controllo cosciente del cervello. L’entità del riflesso è stata usata per determinare
quanto pericoloso veniva considerato ciascuno stimolo (costituito dal complesso distanza della mano
e impulso elettrico).
E’ così emerso che lo spazio peripersonale difensivo ha un confine netto, che si trova tra i 20 e i
40 centimetri dal viso, e che all’interno di questo spazio vi è un sottile zona ad altissimo
rischio”, la cui collocazione varia notevolmente da persona a persona.
I dati dell’esperimento sono stati poi confrontati con quelli ottenuti dai soggetti in un test
standard destinato a valutarne i livelli di ansia in varie situazioni: è così apparso chiaramente
che le persone più ansiose percepiscono come molto pericoloso uno stimolo già a una distanza che
altri considerano ancora di sicurezza.
“Questa scoperta ha osservato Iannetti – è la prima misura oggettiva della dimensione della zona
attorno al volto che ogni individuo considera ad alto rischio, e che vuole quindi proteggere
attraverso le più efficaci risposte motorie di difesa”.
Secondo i ricercatori, l’individuazione di questa correlazione oggettiva potrebbe rappresentare uno
strumento per il controllo della capacità di valutazione del rischio nelle persone destinate a
ricoprire incarichi in cui si fronteggiano situazioni pericolose, come vigili del fuoco, poliziotti
e militari.
www.jneurosci.org/content/33/35/14225.abstract?sid=6e07dcec-f5d8-4c83-b218-b6c55ee724c2
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