E’ possibile diventare leader, oggi?

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E’ possibile diventare leader oggi?

APPUNTI TRATTI DA UNA LEZIONE DI COUNSELING DAL TITOLO: “COUNSELING E LEADERSHIP”

SVOLTA PRESSO LA SEDE CSB DI MILANO

da csbcounseling.org

PARTE I

Counseling e Leadership

La definizione di leader è spesso fraintesa e confusa con quella di manager. In realtà, osservando
meglio i rispettivi ruoli, possiamo evidenziare talune differenze: in prima istanza il manager si
misura con la complessità di un sistema di gestione, mentre il leader si misura con il cambiamento
dello stesso; il manager si occupa della pianificazione e del budget, con particolare attenzione
alla definizione degli obiettivi e dell’allocazione delle risorse, mentre il leader gestisce lo
sviluppo della visione e delle strategie generative dei cambiamenti per attuare tale visione; il
manager mette in atto i processi di organizzazione delle funzioni, il leader fornisce un
orientamento alle persone ed individua la strategia di aggregazione dei gruppi per attuare la
vision.

Inoltre, il leader si impegna nella motivazione e nell’ispirazione laddove il manager attua un
controllo ed individua la soluzione dei problemi. È chiaro che spesso occorre una combinazione
stretta delle due funzioni ed il vero leader è colui che oltre a sviluppare le potenzialità delle
persone, dirigere il cambiamento, generare un clima per lo sviluppo armonico, contribuisce alla
creazione ed al mantenimento di relazioni costruttive ed allo stesso tempo riesce a gestire in
maniera eccellente la struttura dei ruoli, delle funzioni, dei costi e dei ricavi, dei protocolli e
delle procedure di gestione. Soprattutto, il leader sa rendere gli appartenenti al suo gruppo
partecipi alla realizzazione del progetto comune.

Nella cultura indovedica è ben definito il significato di leader:
Qualunque azione compia un grande uomo, la gente segue le sue orme. Tutto il mondo segue la norma
che egli stabilisce col suo esempio (Bhagavad Gita III.21).

Siamo nel III Capitolo e Krishna sta istruendo meravigliosamente il suo discepolo e amico Arjuna
sull’arte dell’azione perfetta. In questo verso viene spiegato che l’esempio è fondamentale per dare
una visione, una linea da seguire, un orientamento. E tanto più colui che agisce lo fa
coerentemente, con ispirazione e ardore, attuando per primo le metodiche che suggerisce, tanto più
fornirà un esempio indelebile che entrerà come modello in coloro che lo seguono. Ma in cosa
esattamente un leader deve essere di esempio? Sono veri leader coloro che attraverso il proprio
ruolo tendono a realizzarsi, ovvero a soddisfare quei bisogni innati e ontologici di autonomia
affettiva e armoniosa relazionalità. Realizzarsi significa sperimentare un senso di sé autentico e
congruente, un’armonizzazione fra valori, comportamenti e progetti.

“I leader che sono sulla via dell’auto-realizzazione, avendo individuato i desideri [che
caratterizzano le loro istanze inconsce], e lottando per soddisfarli [con un’attitudine aderente al
dharma], non hanno la necessità di far uso degli altri per soddisfare i propri bisogni psichici
irrisolti, né di controllarli o di possederli. Possono gestire il proprio narcisismo, evitare le
trappole del possesso o della diffidenza, insomma “ripararsi” dalle tentazioni della leadership nel
cercare di combinare benessere ed efficienza. [La] conseguenza [di tale lotta che si manifesta] nelle relazioni è la creatività, una migliore tolleranza, stabilità di umore, sensazioni di gioia e
serenità, senso dell’umorismo e soprattutto un senso di coinvolgimento in un progetto esterno a sé.
Si sentono leader, sono riconosciuti come tali, e si sentono realizzati nella concretizzazione
fisica delle loro idee.” (cfr. Luca Stanchieri, “Essere leader non basta …”, Franco Angeli,
2006.)

Un leader, quindi, è colui che vede come prioritario il raggiungimento della conoscenza della sua
realtà più profonda, il sé, e la ricerca di una relazione costruttiva ed appagante con gli altri,
attraverso un’azione coerente, è uno dei mezzi per raggiungere tale scopo.

Le Scritture Vediche, gli Shastra, forniscono innumerevoli esempi di leader autentici. Senza
perderci in una lista infinita di figure meravigliose, possiamo citarne alcune come riferimento.
Come non citare Yudhishthira, uno dei membri dei cinque Pandava, erede al trono del padre Pandu.
Egli fu un esempio sublime di gestione del potere con una ferma aderenza al dharma. Sempre pronto ad
aiutare gli altri, vedeva come prioritario il benessere dei suoi sudditi rispetto al suo personale.
Non esitava a dare ancor prima di ricevere. L’umiltà era la sua caratteristica più evidente,
unitamente a lucidità di pensiero, visione, capacità di ascolto dei suggerimenti che gli arrivavano
dai suoi consiglieri, ferma aderenza ai principi della religione. Leggendo il Mahabharata è
impossibile non innamorarsi di questa figura così pura, pulita e luminosa che regnava con vero
Amore. Il leader è colui di cui ti innamori perché desideri seguire il suo esempio, in quanto
veramente radicato nella virtù, nel dharma. Come non ricordare anche altre grandi figure come Re
Janaka, citato nelle Upanishad e nella Bhagavad-gita, padre di Sita, che diventerà la moglie di
Rama:
Re come Janaka raggiunsero la perfezione col compimento dei doveri prescritti. Compi dunque il tuo
dovere, se non altro per educare gli altri. (Bhagavad Gita III.20)

Il Bhagavata Purana riporta l’esempio di tanti Rajarishi, come Rishabadeva, Rantideva, Ambarisha
Maharaja e tanti altri ancora. Tutti questi grandi leader erano caratterizzati da visione, Amore e
lungimiranza. Tutte caratteristiche che, purtroppo, non sono presenti nei leader di oggi, immersi
nelle dinamiche oscuranti di Kali yuga.
Attualmente, venendo meno i principi fondanti che consentono l’aderenza all’Ordine Etico Universale
(dharma), che sostiene tutta la manifestazione materiale e quindi sottilmente anche il corretto
funzionamento di ogni processo psichico, ci troviamo prevalentemente di fronte ad esempi di
leadership negativa, che risultano il prodotto di malesseri, contraddizioni interiori, conflitti,
impulsi non controllati che provengono dalla mente profonda. Ovvero, i leader di oggi sono soggetti
ai comandi che provengono da un inconscio ricolmo d’impressioni malsane, non archiviate con la
giusta consapevolezza e discriminazione e che forgia la loro personalità indirizzando i
comportamenti e le relazioni verso attitudini erronee. Oggi il leader è schiavo del suo ego e le
decisioni che ne derivano sono guidate da necessità di soddisfare bisogni individuali piuttosto che
collettivi e orientati ad una crescita olistica della persona. Il risultato che ne consegue è una
comunicazione erronea, che porta a conflitti relazionali, malessere e, in ultima analisi, burn-out,
causa di profonda sofferenza.

E’ possibile diventare leader oggi?

PARTE II

APPUNTI ESTRATTI DA UN SEMINARIO DI COUNSELING SVOLTO PRESSO LA SEDE CSB DI MILANO DAL TITOLO:
COUNSELING E LEADERSHIP

Recenti studi hanno classificato nelle seguenti tre categorie gli esempi di leadership negativa:
l’affettivo, l’ossessivo, il narcisista. La caratteristica del leader “affettivo” non è
necessariamente legata ad aspetti inerenti la sfera sessuale, bensì ad una richiesta di
considerazione e sostegno. I leader definiti “affettivi” sono coloro che tengono alla cura ed al
supporto dei propri collaboratori e tendono ad evitare il conflitto, rendendo le persone dipendenti
da loro. Soffrono all’idea di non essere considerati dai loro collaboratori e anzi sono orientati ad
essere da loro dipendenti. Essi sono leader fortemente condizionati e dipendenti dal consenso degli
altri, quindi non autonomi nel prendere decisioni. Necessitano di conservazione delle relazioni
affettive.

I leader ossessivi, invece, sono pignoli ma anche coscienziosi. Tipicamente sono rigidi, schematici
nelle loro valutazioni e tendono a voler fare tutto da soli; sono ossessionati dal migliorarsi
continuamente sul lavoro e orientano il proprio agire al fine di buttarsi ciecamente in un’impresa
anche se talvolta privi della visione e del carisma necessari per la sua realizzazione. Il leader
definito narcisista è indipendente e non facilmente impressionabile. È un innovatore, guidato da
motivazioni egoiche di potere e gloria, desidera essere ammirato più che amato e non ha paura di
essere punito dal suo ego (come gli ossessivi che odiano sbagliare e si odiano se sbagliano). Sa
essere aggressivo nel raggiungimento del proprio obiettivo ed è colui che si assume più rischi.

In generale, in gran parte, oggi un leader è una combinazione di queste categorie base e mantiene in
misura più o meno forte alcune delle caratteristiche citate. Ciò è fonte di insicurezza, debolezza,
contraddizione interiore, conflitti intra ed inter personali che causano inevitabilmente sofferenza
ed insicurezza. Per questo oggi, paradossalmente, è quanto mai necessaria una figura di coaching per
supportare da un punto di vista relazionale la persona che ricopre il ruolo di leader. Si parla
quindi di relazione di aiuto nella leadership, ma quali sono i problemi più ricorrenti di un leader
odierno, che manifesta una tra le personalità sopracitate o una loro combinazione?

– Difficoltà ad essere sufficientemente convincente da far accettare la propria visione
– Mancanza di autostima
– Incapacità di garantire equanimità nella gestione del gruppo
– Incapacità di comprendere lo stato d’animo di un gruppo di lavoro
– Senso di solitudine
– Difficoltà nel mantenimento del rigore e della coerenza

Il sapere olistico dell’India classica fornisce principi efficaci nella relazione di aiuto
nell’ambito della leadership in senso ampio, ovvero aziendale, sanitario, scolastico, ecc. perché la
sua piattaforma base è quella fatta delle migliori conoscenze, strategie, tecniche e pratiche per
ottenere armonia e quindi prosperità. La figura del leader autentico opera con obiettivi realistici
ed ispirati ad un orizzonte di senso superiore, quindi vincente. Si tratta di un processo in cui
per raggiungere il graduale cambiamento interiore è fondamentale il ruolo della volontà che, se
ispirato da valori elevati, consente di portare progressivamente il soggetto agli obiettivi
prefissati e, contestualmente, permette l’armonizzazione delle sue istanze inconsce, guidandolo
verso una vera realizzazione delle sue enormi potenzialità latenti.

Lo Yoga, nella sua accezione autentica di millenaria memoria, è la base di tale cambiamento ed il
filo conduttore di tutte le azioni nel teatro della vita del leader. Per il vero leader il successo
non è mai fine a se stesso, ma conseguenza del suo progetto di sé. In tal senso, il leader autentico
necessita di possedere conoscenze e metodi che favoriscano concretamente ed efficacemente il
raggiungimento armonico del successo interiore ed esteriore, l’integrazione della sua coscienza, la
conciliazione degli opposti e l’armonizzazione degli elementi inconsci con l’io ed il sé, fino a
costituire un rapporto integrato e proficuo, in quanto completamente appagante, tra sentimento e
pensiero, intuizione e ragione, profonde istanze inconsce e razionalità operativa, fino
all’esperienza concreta e totalizzante del rapporto con piani superiori di realtà. Qual è lo
strumento per raggiungere un siffatto piano coscienziale? Lo sviluppo dell’Amore. L’Amore è il
motore che guida ogni azione e rende ogni azione armoniosa e di successo – l’amor che move il sole e
l’altre stelle– per questo il leader autentico non può prescindere dal mettere al centro del suo
agire l’Amore. Stiamo qui parlando di Amore vero, quello puro (bhakti), non qualcosa di distorto, di
inquinato da altro (kama).

L’essere umano, nella parte più profonda della sua personalità, è costituito di Amore, e per questo
necessita di amare ed essere amato, apprezzato e valorizzato. Il leader che sa agire con amore sarà
amato. L’Amore è quel sentimento fondamentale che rende viva qualsiasi relazione e senza il quale
nemmeno un minuscolo insetto riesce a vivere. Per questo, chi opera in un contesto da leader lo fa
attraverso l’azienda o attraverso il gruppo in cui è coinvolto ed in tale contesto, agendo con
amore, il risultato che ne consegue porterà al reale successo e benessere, aiutando a superare ogni
altra emozione o sentimento negativo come invidia, paura, collera, risentimento.

E’ possibile diventare leader, oggi? L’insegnamento conclusivo

PARTE CONCLUSIVA DEGLI APPUNTI ESTRATTI DA UN SEMINARIO DI COUNSELING SVOLTO PRESSO LA SEDE CSB DI
MILANO

Partendo dai presupposti specificati nella parte I di questo articolo e nella successiva parte II è
possibile identificare un vademecum operativo per sviluppare tutte le seguenti capacità che aiutano
a conseguire una leadership autentica e di successo.

(1) Capacità di sviluppare la determinazione. In particolare, per sviluppare la determinazione,
occorre attivare le seguenti attitudini:

Desiderio
Verifica della motivazione
Definizione dell’Obiettivo
Fiducia in sé stessi
Definizione di un programma operativo
Conoscenza corretta
Cooperazione

(2) Capacità di pianificare la struttura operativa secondo un gioco di squadra, in cui ogni membro
del team, a prescindere del ruolo svolto, si senta parte integrante ed essenziale nella
realizzazione del progetto comune. Il leader è colui che ha la capacità di diffondere la visione del
Progetto come simile a quella di un organismo vivente in cui ciascun organo, sebbene avente una
funzione differente da un altro, è essenziale per il corretto funzionamento dell’intero sistema.

(3) Capacità di valorizzare e motivare, attraverso interventi mirati, tutti i membri del gruppo
mantenendo comunque rigore e disciplina. La fiducia che il leader riesce a veicolare verso di sé è
legata alla percezione e al riconoscimento delle sue abilità nell’essere capace di fornire
attenzione verso l’altro, di rappresentarlo e ascoltarlo, di sentirlo e valorizzarlo. Da ciò ne
deriva credibilità, poiché le parole devono poi corrispondere ai fatti. Sviluppando fiducia e
credibilità si costruisce il carisma.

(4) Il leader, credendo fortemente nel Progetto, investe tutte le sue energie con passione e
trasmette tale passione ai membri del team. Riesce a vedere il lavoro come un gioco, ma non trascura
l’importanza dei dettagli.
(5) Il leader accetta il presente, non guarda al passato, e ammette la sua “perfetta imperfezione”.
Impara dagli errori commessi ed è pronto a correggersi, anche e soprattutto ascoltando i consigli
che arrivano dai suoi collaboratori. Così facendo riduce grandemente il senso di insoddisfazione che
tanto male fa alla propria autostima e permette di sentirsi coerente manifestando così la figura di
una persona “autentica”. Sochiro Honda ha detto:
“Molti sognano il successo, ma per me il successo può essere raggiunto solo attraverso ripetuti
fallimenti e ripensamenti. Il successo rappresenta l’1% del lavoro che risulta dal 99% di ciò che si
chiama fallimento”.

(6) È sempre desideroso di migliorarsi e vede ogni evento della vita, sia esso positivo o
apparentemente negativo, come occasione per crescere. Non si sente mai arrivato in un senso
evolutivo e vede la possibilità di poter evolvere attraverso la continua esperienza.

(7) Ha una visione globale del Progetto, non solo inerente il suo specifico campo di appartenenza, e
riesce a portare un contributo in ogni settore. La capacità di fornire una visione è inoltre
fondamentale perché attrae ed ispira i membri del team. Alimentando la speranza e riflettendo gli
ideali, esprime i valori riconosciuti nel contesto operativo, che sono ritenuti per questo
fondamentali. Inoltre, la visione definisce il percorso per arrivare all’obiettivo e muove il gruppo
verso il cambiamento. Oltre alla chiarezza d’ideali, occorrono ispirazione e ardore per realizzarli
e ciò può essere ottenuto attraverso la disciplina. Realizzare un progetto significa trarlo dal
potenziale della intuizione-immaginazione – dal mondo delle Idee, degli archetipi – e attualizzarlo
nel mondo concreto del qui ed ora.

(8) Il leader sa ispirare con il coinvolgimento personale attraverso il suo esempio.

(9) Mette in atto un processo di auto-realizzazione in cui, con determinazione e costanza, entra in
contatto con i propri sogni e le proprie aspirazioni da leader, cercando la parte profonda di sé: il
processo di individuazione di Jung. Questo può anche essere un processo doloroso, ma è sicuramente
liberatorio. Si tratta di un percorso in cui si elaborano bilanci costruttivi e si riconoscono i
percorsi ideali e i maestri che hanno contribuito a formarli. In questo senso, il ruolo del maestro
è fondamentale, poiché diventa una figura interiorizzata, un interlocutore interno, un dialogante
che ci domanda cosa fare e che immaginiamo cosa farebbe al posto nostro, a cui chiediamo pareri e
consigli anche quando non c’è:

“Cerca di conoscere la Verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con
sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la Verità”.
(Bhagavad Gita IV.34)

Attenzione tuttavia a non cercare di essere chi non si è, poiché non dobbiamo cercare un sostituto
di noi stessi, ma qualcuno a cui ispirarci per ritrovare la parte migliore della nostra personalità.

“È meglio impegnarsi nella propria occupazione, anche compiendola in modo imperfetto, che accettare
l’occupazione di un’altra persona e compierla perfettamente. Eseguendo i doveri prescritti secondo
la propria natura non s’incorre mai nel peccato”. (Bhagavad Gita XVIII.47)

Seguendo questa direzione è possibile eseguire un processo di analisi interiore in cui si individua
quale leader siamo e quale leader vogliamo diventare, comprendendo i limiti della leadership e quale
direzione occorre intraprendere per l’evoluzione e la crescita. Contestualmente, occorre individuare
l’istanza personale da modificare (caratteriale, relazionale o un obiettivo da realizzare) e
renderla nostra come segno distintivo della leadership che vogliamo raggiungere. In questo processo,
è importante evidenziare le potenzialità da allenare e mettere in atto un piano operativo di
attuazione facendo leva sui punti di forza, sulle caratteristiche positive in noi già manifeste. In
questo percorso è fondamentale la rete relazionale ed il feedback che riceviamo in un continuo
confronto e aggiustamento, infatti lo sviluppo di sé può avvenire solo stando nel mondo e
realizzandosi nel mondo:

Compi il tuo dovere prescritto perché l’azione è migliore dell’inazione. Senza agire non è possibile
nemmeno mantenere il proprio corpo. (Bhagavad Gita III.8)

“La verifica del successo di qualunque processo mettiamo in atto è il benessere che riusciamo a
suscitare in chi entra in relazione con noi”.

È allora possibile diventare leader oggi? Si, ma solo attraverso una visione spirituale consolidata
mediante la pratica costante ed il desiderio di ascendere a piani superiori di consapevolezza con
umiltà e Amore.

da www.csbcounseling.org/

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